lunedì 28 ottobre 2019

RECENSIONE | “Resina” di Ane Riel

Pubblicato da Guanda Editore, nella collana Narratori della Fenice, “Resina” di Ane Riel è un romanzo che racconta una storia di ossessioni, paura e istinto di protezione che costringeranno una famiglia a isolarsi dal resto del mondo. Dall’isolamento nasce un terribile incubo in cui potrete intravedere una macabra fiaba nera, una sconvolgente testimonianza di amore possessivo capace di trasformare la vita in follia.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Resina
Ane Riel (traduzione di I. Basso)

Editore: Guanda
Pagine: 304
Prezzo: € 18,00
Sinossi
Liv è morta a sei anni. Si è allontanata in mare durante la notte e al mattino è stata ritrovata solo la barca vuota. O almeno, questa è la storia che i suoi genitori hanno raccontato alle autorità. Ma la realtà è ben diversa. Liv è viva, si nasconde dietro un impenetrabile muro di oggetti rubati qua e là e accumulati da Jens, suo padre, nel corso degli anni: infatti, ciò che gli altri considerano superfluo, un rifiuto da buttare, per Jens è importante, degno di una seconda vita. Impossibile, anche volendo, scovare la bambina in quel fortino; impossibile, una volta oltrepassato il cancello, uscire indenni dalle trappole seminate in cortile, lungo il percorso che porta alla casa e all'officina, alla stalla e al piccolo container che racchiude tanti segreti. Qui, lontano dagli altri abitanti dell'isola, la vita della famiglia scorre imperturbabile, cristallizzata per l'eternità come una formica nella resina. Soltanto Maria, la madre di Liv, potrebbe rompere l'incantesimo. Ma anche lei, a modo suo, ha deciso di nascondersi dal resto del mondo dentro un corpo mostruosamente grasso...


Era buio nella stanzetta bianca, quando mio padre ammazzò mia nonna. Io ero là. C’era anche Carl, ma loro non se ne accorsero. Era il mattino della vigilia di Natale e nevischiava, anche se quell’anno non fu esattamente un bianco Natale. Tutto era diverso allora. Era prima che le cose di mio padre si accumulassero tanto da non lasciarci più entrare in soggiorno. E prima che mia madre diventasse così grossa da non poter più uscire dalla camera da letto.
Liv è morta quando aveva solo sei anni. O almeno questo è ciò che credono le autorità. Jens e Maria, i genitori, hanno dichiarato alla polizia che la bambina è scappata di notte, allontanandosi in mare, e che al mattino tutto ciò che restava di lei era una barca vuota. Ma i fatti non sono andati come loro raccontano. Maria e Jens vivono in una piccola casa in mezzo al bosco, lontani da tutti gli altri abitanti dell’isola. La loro casa è diventata un regno in cui accumulare svariati oggetti, custoditi come se fossero talismani.
Quando Jens guardava il suo panorama di oggetti, non vedeva né disordine né schifezze. Vedeva un tutto indivisibile. Se avesse spostato qualcosa, avrebbe distrutto quell’immagine.
Dietro quel muro di cianfrusaglie si nasconde la loro piccola, lontana dal mondo e dal dolore, protetta come una perla. Liv crescerà in solitudine, protetta dai pericoli del mondo esterno. Loro tre, da soli, potranno essere sicuri per sempre, cristallizzati e protetti come una formica nella resina.

“Resina” è un romanzo travolgente su come il troppo amore finisca per stritolare nel suo abbraccio le persone che vorrebbe proteggere. La solitudine però, sotto la lucida superficie dell’ambra, odora di morte.

Tutti noi conosciamo le conseguenze della mancanza d’amore ma vi siete mai chiesti cosa può succedere se l’amore viene elargito in modo eccessivo?

Ronald David Laing scriveva:
“La famiglia si può immaginare come una ragnatela, un fiore, una tomba, una prigione, un castello.”

La resina, lacrima degli alberi, è un nido in cui cristallizziamo i nostri ricordi. La vita non è sempre giusta, ci ferisce senza pietà e dal nostro cuore sgorgano lacrime di resina che resteranno per sempre con noi. Un perpetuo ricordo di ciò che poteva essere e non è stato.

La vita di Jean non è stata facile. Prima la prematura morte del padre, poi l’abbandono del fratello hanno fatto di Jean un uomo chiuso e di poche parole. Garbato e servizievole, egli vede il mondo, al di fuori di Hovedet, come un luogo ingestibile e pericoloso, una minaccia indefinibile. Quando sposa Maria l’isolamento, pian piano, fagocita la famiglia e la nascita di Liv aumenta ancor di più questo disagio. La casa perde il suo ruolo di luogo sicuro, il legame di sangue si trasforma a causa di cose non dette, rancori, sensi di colpa e paure. La voce del cuore tace e inizia un lungo silenzioso canto di follia. Cosa potrà mai generare tutto ciò? Questo lascio a voi scoprirlo ma sappiate che leggendo “Resina” entrerete in un mondo malato in cui regna il caos. Vedrete ombre inquietanti infrangersi sugli scogli dell’esistenza. Assisterete alla trasformazione fisica e psicologica dei personaggi.

Jens, sempre più chiuso in se stesso, raccoglie gli oggetti buttati dagli altri. Egli prova un legame sentimentale con quegli oggetti e non può liberarsi di qualcosa. La sola idea lo distrugge. Un legame è per sempre, non importa se si tratti di persone o oggetti. Bisogna difendersi dal mondo che tende a portarti via le persone che ami. Nascondere, isolarsi, interrompere ogni rapporto con gli altri è un modo per difendere la propria famiglia. Creare un’oasi di oggetti che nessuno vuole più è  erigere un muro per difendersi ma diventa anche un modo per cristallizzare il tempo, per mantenere vivo il passato, per non perdere il ricordo della persona a cui gli oggetti sono appartenuti. È un modo per far sì che nessuno vada via. Nessuna separazione, nessun allontanamento, nessun ripetersi di eventi traumatici di tipo affettivi da dover nuovamente affrontare. Non ci troviamo davanti a un caso di semplice confusione. Il vuoto, la mancanza di dialogo con la propria moglie, la paura di “perdere” qualcosa o qualcuno fanno di Jean una persona insicura e fragile che a modo suo mette la famiglia a sicuro dal male del mondo.

Maria, sua moglie, accetta passivamente questa situazione e silenziosamente decide di uccidersi con il cibo. Ingrassa sempre più e perde l’uso della parola.
Col tempo la mia gola si riempì di un ammasso di frasi non dette. Parole che erano andate in pezzi e non avevano niente a che fare l’una con l’altra, inizi abortiti, frasi interrotte, righe senz’aria in mezzo, costruzioni spezzate, gutturali ammazzate. Era il mio dolore ad essere bloccato là, e non volevo passartelo. Non volevo passarlo nemmeno a tuo padre, perché lui aveva già il suo. Così l’ho tenuto dentro di me, era il mio modo per proteggerti. Tuo padre ne ha scelto un altro.
In tutto questo dolore e inquietudine cresce la piccola Liv convinta che il mondo sia tutto lì, tra le pareti della sua casa. La bambina vive nascosta in una prigione fatta di silenzi e di ossessioni. Le paure di Liv prendono vita nel suo amico immaginario. Lei ha paura della gente, ha paura di non poter soddisfare le esigenze dei genitori, ha paura di ciò che si può nascondere nell’oscurità.
L’intera famiglia si nasconde: Jean dietro a montagne di oggetti, Maria dietro a cuscinetti di grasso, Liv dietro la solitudine e il buio. Jean però ha un rimedio per tanto dolore. È la resina, il balsamo dorato degli alberi. È la resina che guarisce, uccide e conserva.

“Resina” è la storia di un distacco doloroso e definitivo che porta con sé, nel buio della morte, la comprensione, la confidenza, la sicurezza.

Con una scrittura fluida, a tratti poetica e commovente, Ane Riel ci svela un mondo in cui l’amore sconfina nella follia. La paura di perdere chi si ama, il terrore di veder svanire il ricordo di chi non c’è più, è intollerabile. Allora ci si rifugia nell’accumulo compulsivo di oggetti, nel cibo e nell’isolamento. Si diventa fantasmi vivendo nelle tenebre di un’esistenza che scorre sul labile confine tra ragione e follia.

“Resina” è una storia originale in cui l’eccessivo amore è inquietudine, ossessione e disordine. La sofferenza manda in frantumi la vita, la travolge come un mare in tempesta, la cristallizza nell’abbraccio rassicurante della resina. L’eternità consola ma non è per noi uomini, dopo i suoni della vita ecco giungere il silenzio della morte. Per sempre.

5 commenti:

  1. Già mi ispirava moltissimo, dopo le tue parole... Boom!

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  2. La famiglia dovrebbe essere il luogo più sicuro al mondo... e invece in questo libro è il contrario.
    Bello, me lo segno!!

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    1. Nel libro la famiglia diventa un guscio in cui nascondersi, il troppo amore porta alla follia!

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  3. Non lo conoscevo, ma mi hai stregato. Mi sento già vicina alla piccola Liv costretta a sopportare un amore e una vita malata. Tra l'altro è la prima volta che leggo in un libro di un accumulatore seriale. Finisce sicuramente in wishlist!

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