New York. 1903. Solo un detective di origini italiane può sfidare la mafia di Little Italy.
Pagine di Storia hanno come tema l’emigrazione degli
italiani. Le destinazioni più ambite erano New York e gli States. Milioni di
italiani cercavano una vita migliore all’estero. Erano, però, accolti dagli
stessi pregiudizi che oggi spesso noi riserviamo agli immigrati che arrivano
nel nostro Paese. I viaggi della speranza avvenivano a bordo di transatlantici
che approdavano a Ellis Island, nella baia di New York. Da qui iniziava la
grande sfida e da qui inizia il romanzo ”Joe Petrosino. Il mistero del cadavere
nel barile.” di Salvo Toscano, Newton Compton Editori.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
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Joe Petrosino. Il mistero del cadavere nel barile
Salvo Toscano
Editore: Newton Compton
Editore: Newton Compton
Pagine: 285
Prezzo: € 9,90
Prezzo: € 9,90
Sinossi
New York, 1903. Un cadavere orribilmente mutilato viene ritrovato all'interno di un barile abbandonato su un marciapiede. I sospetti portano verso la criminalità italiana. È un lavoro per il "Dago", il sergente Giuseppe "Joe" Petrosino, il più famoso detective della città. L'unico dell'intero dipartimento di polizia di New York che, grazie alle sue umilissime origini italiane, è capace di passare inosservato tra i vicoli di Little Italy, capire i dialetti del sud della penisola, interpretare i simboli e le modalità delle prime organizzazioni criminali mafiose, come la temutissima Mano Nera. Un'indagine difficile in cui a Petrosino toccherà fronteggiare non solo gli spietati padrini ma anche i violenti pregiudizi di cui sono vittime gli immigrati italiani. Un romanzo tratto da una storia vera che racconta la nascita della Mafia italo-americana e il coraggio degli uomini che la sfidarono.
E poi, i più numerosi, i più rumorosi, i più poveri forse. Sono loro, gli italiani. Saranno più di trecento su questa nave. Una parte viene dal Nord, sono gli ultimi scampoli di un’emigrazione cominciata nei decenni scorsi. Vanno a raggiungere i familiari e gli amici che da un po’ si sono trasferiti negli Stati Uniti. I più, invece, arrivano dal Sud. Fuggono dalla fame e da una povertà che dopo l’Unità è diventata insopportabile.
Con la speranza di un futuro migliore le persone arrivavano
affamate, sporche e senza una lira. Non conoscevano una parola d’inglese e i
loro cuori si aprivano alla speranza quando intravedevano, dopo un lunghissimo
viaggio, la Signora.
La Merica! La Merica!
È un attimo. Il sogno cullato a lungo prima d’imbarcarsi sta prendendo forma in questa giorno d’autunno del Novecentouno. La terra promessa è lì, dapprima solo un puntino. Poi sempre più chiara e nitida assume i contorni di un’isola. E della sua Signora che solleva la fiaccola della libertà e accoglie i pellegrini a Nuova York.
Tuttavia da quelle navi non scendevano solo persone oneste e
pronte al duro lavoro, ma anche schiere di furfanti. L’Italia esportò la mafia,
non era mafia vera e propria, ma era un’organizzazione chiamata la Mano Nera.
Gli italiani vivevano in condizioni terribili in America. Ghettizzati, privi di
diritti, vittime di razzismo. In tali circostanze, l’organizzazione crebbe
sempre più con l’arrivo di persone sgradite.
Finchè una sagoma si erge tra loro. E la sua apparizione sembra fermare il tempo. I siciliani si scostano per fargli largo, i più tenendo gli occhi bassi, qualcuno piegandosi in una sorta di pudico inchino. Don Vito Cascio Ferro, con passo lento e solenne, raggiunge la prua de La Champagne. Inspira l’odore della salsedine e scorge i rimorchiatori vicini alla riva. Sul suo viso appare un ghigno diabolico, lui non è venuto a chiedere nulla. Don Vito è venuto per prendersela l’America. Senza chiedere il permesso.
New York, 1903. In un barile, abbandonato su un marciapiede,
viene ritrovato un cadavere orribilmente mutilato. Si pensa subito alla
criminalità italiana. Al sergente Giuseppe “Joe” Petrosino, detto il “Dago”,
vengono affidate le indagini. Petrosino, di umili origini italiane, è il
detective più famoso della città. Sa come muoversi tra i vicoli di Little
Italy, comprende i dialetti del sud Italia, riesce a interpretare i simboli e
le modalità delle prime organizzazioni criminali mafiose, come la temutissima
Mano Nera. Il Dago dovrà affrontare mille pericoli rappresentati non solo dagli
spietati ma anche dai violenti pregiudizi
di cui sono vittime gli immigrati italiani.
“Joe Petrosino” è un romanzo che parte da un dato di realtà.
Ispirandosi a una storia vera, reali sono il poliziotto Petrosino e il caso del
cadavere nel barile, Toscano intreccia abilmente realtà e finzione. Il ritmo
narrativo si arricchisce di accelerazioni e frenate, che rendono la lettura
sempre avvincente con momenti in cui l’azione è travolgente, e sequenze più
calme e riflessive. Tanti i personaggi caratterizzati da un soprannome. Ne cito
solo alcuni per stuzzicare la vostra curiosità. Giuseppe “don Piddu” Morello
detto “l’Artiglio”, capo della Mano Nera di New York; James Corrigan detto
“Smart Jimmy”, senatore; Tommaso Petto detto “il Bove”, scagnozzo
dell’Artiglio; George “il Presuntuoso” McClusky, il grande capo
dell’Investigativa.
La scena, però, è dominata dal sergente Joe Petrosino, un
abile e integerrimo segugio italiano. Lo scrittore lo descrive, sia fisicamente
che caratterialmente, in modo approfondito. La storia di Petrosino si mescola
con la storia dei tanti emigranti italiani. Egli considera l’ignoranza e la
povertà alleati della criminalità e nutre il fondato sospetto che la Mano Nera
si stia organizzando per trasformarsi in qualcosa di ancor più devastante. Dago
ha un carattere forte, è abituato a
combattere e non si è mai arreso alla paura. Egli è un uomo al servizio dello
Stato, dotato di grande fiuto investigativo. I suoi metodi operativi, forse
poco ortodossi, sono efficaci e riuscirà a imprimere duri colpi alla Mano Nera
americana. Tuttavia Petrosino ha un sogno, dar vita alla Squadra italiana per
mettere sulle strade di Little Italy poliziotti che capiscano l’italiano per
dare la possibilità agli emigrati di parlare con la polizia per ricevere
protezione e giustizia.
“Joe Petrosino”, l’appassionante libro di Salvo Toscano, è un romanzo che rispolvera storie lontane nel tempo. I personaggi hanno un forte senso del potere e la lotta alla “mafia” non sarà priva di dure e drammatiche conseguenze. Con uno slang, che mescola siciliano e inglese, tutto assume connotati di tragica realtà e ci rimanda all’incrollabile certezza che la “memoria” sia fondamentale. Ricordare le vittime per mafia vuol dire non abbassare mai la guardia, vuol dire non vanificare il lavoro di tanti uomini giusti che hanno dato la vita per la giustizia e la difesa di tutti noi. Volgere lo sguardo al passato vuol dire serbar memoria di ciò che è stato, dei magistrati che hanno vinto la paura, dei tanti Joe Petrosino che hanno marciato contro la mafia. Ieri come oggi.
“Joe Petrosino”, l’appassionante libro di Salvo Toscano, è un romanzo che rispolvera storie lontane nel tempo. I personaggi hanno un forte senso del potere e la lotta alla “mafia” non sarà priva di dure e drammatiche conseguenze. Con uno slang, che mescola siciliano e inglese, tutto assume connotati di tragica realtà e ci rimanda all’incrollabile certezza che la “memoria” sia fondamentale. Ricordare le vittime per mafia vuol dire non abbassare mai la guardia, vuol dire non vanificare il lavoro di tanti uomini giusti che hanno dato la vita per la giustizia e la difesa di tutti noi. Volgere lo sguardo al passato vuol dire serbar memoria di ciò che è stato, dei magistrati che hanno vinto la paura, dei tanti Joe Petrosino che hanno marciato contro la mafia. Ieri come oggi.
Altro titolo che non avevo notato!
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