lunedì 26 maggio 2025

RECENSIONE | "Il fratello" di Jo Nesbo

"Il fratello" (Einaudi) è un thriller scritto da Jo Nesbo, il maestro del crime scandinavo. Si tratta di una storia di famiglia per nulla rassicurante: due fratelli, un piccolo villaggio norvegese, una vita di oscuri segreti. Per Stephen King, "Il fratello", è animato da "una tensione fortissima ed è davvero originale. Un libro speciale da tutti i punti di vista."


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il fratello
Jo Nesbo

Editore: Einaudi
Pagine: 648
Prezzo: € 22,00
Sinossi

«Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un’illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro loro, Roy. Noi contro tutti quanti gli altri». Sono anni che Roy gestisce una stazione di servizio in un paesino tra le montagne, su al Nord, facendo una vita tranquilla e ritirata. Carl, il fratello minore, se ne è andato da tempo in Minnesota dove è diventato imprenditore e da allora di lui non è arrivato che l’eco del suo successo. Ma ora che Carl è inaspettatamente tornato con il grandioso progetto di costruire un hotel e trasformare il paese in una località turistica, Roy si trova di nuovo a doverlo difendere dall’ostilità e dai sospetti degli altri. Come quando erano ragazzi, Roy cerca di proteggere Carl, ma suo malgrado si ritrova risucchiato in un passato che sperava sepolto per sempre.





Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un'illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro tutti, Roy. Noi contro tutti quanti gli altri. 

"Noi contro tutti" è il mantra dei fratelli Roy e Carl Opgard rimasti orfani di entrambi i genitori morti sulla strada di casa, precipitando con la macchina nello strapiombo all'altezza della curva delle Capre. 

Roy vive da solo e gestisce una stazione di servizio in un paesino tra le montagne, su al Nord della Norvegia, facendo una vita tranquilla e ritirata. È un uomo taciturno, burbero, che ama il suo lavoro da meccanico. 

Carl era mio fratello. Ed era proprio questo il problema. O i problemi. Più precisamente: uno dei problemi era che lo amavo. L'altro, che aveva ereditato gli stessi geni che avevo ereditato io.

Carl, l'adorato fratello minore, se n'era andato da tempo in Minnesota dove era diventato imprenditore e da allora di lui non era arrivato che l'eco del suo successo. Al paese tutti lo ricordavano come un ragazzo bello e brillante, cinico e ambizioso. 

Ma ora che Carl, insieme alla carismatica moglie, è inaspettatamente tornato con il grandioso progetto di costruire un hotel-spa d'alta quota e trasformare il paese in una località turistica, Roy si trova di nuovo a doverlo difendere dall'ostilità, dai rancori, dai sospetti e dall'invidia degli altri. Come quando erano ragazzi, Roy cerca di proteggere Carl, ma suo malgrado si ritrova risucchiato in un passato che sperava sepolto per sempre. Cosa sia successo lo scoprirete strada facendo. Tanti i ricordi, le mezze verità, i pettegolezzi che provocano dolore e rabbia. 

Noi amanti del thriller lo sappiamo bene, il passato non è mai dove credi di averlo lasciato. I fantasmi sono sempre pronti a riaffiorare portando con sé le menzogne, i segreti, i tradimenti celati dietro la rassicurante facciata della vita familiare. La famiglia è al di sopra di tutto e tutti, ma è anche un laccio di seta che uccide. 

Perché non c'è posto dove l'approvazione sia importante come a casa, il luogo dove ti senti incompreso in tutto e per tutto. 

Una malvagità interiore. La ragione per cui il dolore di farsi del male è minore della gioia di poter trascinare a fondo con sé altre persone.

A dispetto di una prima parte più lenta e tranquilla, la malvagità ruba la scena nella seconda parte del romanzo per non lasciarla più. Emerge il profondo legame morboso che lega i due fratelli resi ancor più "uniti" da scelte morali sbagliate. Si affonda insieme o si rischia e si vince insieme. 

"Il fratello" è il primo capitolo di una saga centrata sui fratelli diabolici Roy e Carl Opgard, affaristi senza scrupoli che esplora la psiche umana e le debolezze di una società chiusa e isolata. Il tutto è contornato da un numero sempre crescente di cadaveri. Il lettore verrà trasportato lungo tornanti pericolosi, dove i freni spesso non funzionano, e avrà sempre la percezione della tragedia imminente. 

Il libro è un concentrato di suspense e noir norvegese, una storia cupa ma deliziosa. È ipnotico il contrasto tra il quieto narrare e gli orrori che si verificano. Roy, la voce narrante, è un maestro delle strategie di sopravvivenza che si muove nell'intricata rete di legami che tutti i personaggi hanno tra loro. Il suo amore per il fratello minore diventa una sfida continua e i loro rapporti.

Ho letto con vero piacere le 600 pagine del libro apprezzando sempre più la letteratura nordica. Bellissima l'ambientazione gelida e affascinante che contribuisce a creare un'atmosfera cupa, sperduta e isolata come la pompa di benzina in mezzo alla neve della copertina. 

Mi sono lasciata trasportare da un viaggio vertiginoso tra le montagne, dai dialoghi rapidi, dalla sorprendente rivelazione della vera natura del rapporto tra i fratelli. A chi credere? Al burbero Roy o all'affascinante Carl? Essi emanano un'energia macabra eppur vitale che affonda le radici nell'adolescenza perduta. 

Tu e io, Roy, siamo soli al mondo. Tutti gli altri che crediamo di amare o che ci amano sono miraggi nel deserto. Tu e io, invece siamo una cosa sola. Siamo fratelli. Due fratelli in un deserto. Se crepa uno, crepa anche l'altro. Sì, e la morte non ci separa. Ci unisce. 

A un certo punto mi sono ritrovata a fare il tifo per "il buono", non vi dirò chi sia ma è facile scoprirlo, ma che, a ben pensarci, buono non è. Buono e cattivo, giusto e sbagliato, morale e immorale, diventano bluff all'interno di questa storia che vede i legami di sangue trasformarsi in veleno. Eppure sfuggire a quei legami è impossibile. La famiglia è una salvezza ma anche una maledizione. Insieme per uccidere. Insieme per nascondere le loro colpe. Insieme per arricchirsi. Sempre vicini, coinvolti, intrecciati nell'agonia della scelta e della colpa. 

La famiglia è l'unico principio. E giusto e sbagliato dipendono da quella, tutto il resto è secondario.

Nesbo propone con "Il fratello" una storia che nasce da forti legami che si riveleranno talmente opprimenti da superare ogni scrupolo morale. La storia risulta a tratti un po' inverosimile, non ci sono indagini per gli incidenti che si verificano tutti nello stesso luogo, con le stesse modalità e con la medesima regia occulta. Interessante vedere come l'autore nel romanzo ci propone il volto nascosto della Norvegia che tutti consideriamo un modello di efficienza ed emancipazione. Gli uomini, nel privato, covano rabbia e insoddisfazione. Le zone più oscure vengono illuminate e il romanzo diventa una lettura inarrestabile. L'autore offre una prospettiva diversa sulla criminalità che non segue i binari già tracciati. Il seme del male germoglia nel cuore della famiglia, le colpe crescono anno dopo anno e i sensi di colpa sono direttamente proporzionali agli eventi. 

A noi lettori l'arduo e intrigante compito di ascoltare ciò che ogni personaggio ha da dire. Inizialmente mi sono chiesta a chi facesse riferimento "il fratello" del titolo. Al maggiore o al minore? Inizia così l'analisi psicologica dei personaggi e l'autore è geniale nell'introdurre spesso nuove svolte narrative rese ancor più gradevoli da un black humor che induce il lettore a ragionare su temi difficili. Potere, protezione, controllo, violenza e morte, sono i pilastri dell'esistenza dei due fratelli che vogliono essere ricordati nella loro piccola comunità. 

Pian piano si ha la ricostruzione di un itinerario narrativo che svela eventi del passato e le loro conseguenze nel presente. Nel corso di questa gestazione narrativa incontreremo strati sovrapposti di odio e di amore. I fratelli sono inaffidabili, in precario equilibrio tra desideri e coscienza. Coscienza che ben presto verrà messa a tacere. Tornare indietro, per cambiare il corso degli eventi, non si può e si deve andare avanti portando nel cuore una forza devastatrice, un tornado di sentimenti. Le menzogne, le ipocrisie, gli egoismi, le vessazioni subite, sono voci capaci di forgiare destini, sirene adagiate su scogli di cattiveria, bellezza e inganno insieme. Scriveva Sue Townsend:

I miei segreti oscuri sono potenzialmente letali. Sacche di infelicità congelate nel passato che continuano a crescere. 

Poiché al male non c'è mai fine, l'epilogo de "Il fratello" ci proietta verso il secondo capitolo della saga Opcard. Il libro è già in libreria con il titolo "La famiglia" (Einaudi). Quindi arrivederci a Os e attenti alla Curva delle Capre!

martedì 20 maggio 2025

RECENSIONE | "I sette corvi" di Matteo Strukul

"I sette corvi" (Newton Compton) è un horror italiano firmato Matteo Strukul, vincitore del Premio Bancarella con "I Medici. Una dinastia al potere" (Newton Compton).

"I sette corvi" è un romanzo che porta Matteo Strukul fuori dalla sua comfort zone. Non troverete, infatti, il racconto di epoche e dinastie lontane nel tempo ma una storia ambientata negli anni '90 che gioca con atmosfere gotiche che l'autore definisce "il lato oscuro del romanticismo". Per scrivere questo libro Strukul ha vissuto a contatto con la natura presso i boschi e le montagne bellunesi. Si è documentato studiando a fondo le caratteristiche e i comportamenti dei corvi imperiali, che danno il titolo al libro. Ha immaginato antiche leggende.

Perché uno stormo assale gli uomini penetrando con il becco le orbite? Perché i cieli si fanno scuri di bestie improvvisamente ostili? La natura e gli uomini sono in guerra?


STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
I sette corvi
Matteo Strukul

Editore: Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 9,90
Sinossi

Gennaio 1995. A Rauch, minuscolo paese della Val Ghiaccia, gola sperduta in una delle più remote lande delle Alpi Venete, quasi al confine con il Friuli, viene ritrovato il cadavere della giovane insegnante Nicla Rossi. Il volto, escoriato, è stato privato degli occhi, come se qualcuno glieli avesse strappati. La polizia di Belluno incarica l’ispettrice Zoe Tormen e il medico legale Alvise Stella di recarsi sul luogo, poiché le dinamiche dell’omicidio fanno pensare a un potenziale serial killer. I due non potrebbero essere più diversi: Zoe ha trent’anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge; Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi. Anche se i loro mondi sembrano destinati a collidere, dovranno unire le forze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra. A Rauch si annida un male profondo che neanche la neve è riuscita a spazzare via; un male che affonda le sue radici nella sete di giustizia e in un’antica leggenda. Il passato è diventato presente e forse non è un caso che proprio Zoe sia giunta a Rauch...





La paura ha forgiato questo luogo e vive in esso: nel legno, strappato al bosco impervio, nei coppi dei tetti, tempestati dalle tormente di neve, nelle vie frustate dal vento, nelle pietre che abbiamo trascinato sulle schiene, nel cibo rubato alle fauci dei lupi. La paura è ovunque ed è la nostra benedizione.

Gennaio 1995. La Val Ghiaccia è sconvolta da un terribile omicidio che ha messo in allerta tutti gli abitanti. A Rauch, un piccolo paese tra le più remote lande delle Alpi Venete, è stato ritrovato il corpo senza vita dell'insegnante Nicla Rossi. L'assassino ha infierito sul suo volto perché oltre a essere pieno di escoriazioni, è stato privato degli occhi. La polizia di Belluno pensa sia opera di un serial killer, opinione condivisa anche dall'ispettrice Zoe Tormen e dal medico legale Alvise Stella. I due non potrebbero essere più diversi: 

Zoe ha trent'anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge; 

Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi. 

Zoe e Alvise si troveranno a dover collaborare e soprattutto a superare le loro differenze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra. 

Conosceremo anche i giovanissimi e inquieti Marco e Lu, la mamma di Marco, Anna, disillusa dall'amore, e la misteriosa Rauna che gestisce l'unica locanda del posto, "I sette corvi". 

Tutti saranno coinvolti in una scia di terribili delitti. 

I capitoli in cui si articola il romanzo sono uniti da un filo di tensione e angoscia. Si percepisce l'inquietudine dell'attesa, dello sviluppo degli eventi di fronte alla fragilità umana e dell'essere prigionieri dei ruoli sociali. Le atmosfere gotiche tratteggiano la vita nelle sue molteplici sfumature di luci e ombre, contraddizioni e incertezze, ricordi e paure infantili. Il tutto è immerso in luoghi di montagna dove la natura sfugge al controllo dell'uomo e la quotidianità si trasforma in un incubo alimentato da elementi soprannaturali, da visioni distorte della mente umana, da qualcosa che sfugge al nostro controllo. 

Mentre leggevo "I sette corvi" ho trovato tanti riferimenti a opere letterarie, a film e brani musicali. Lo stesso Strukul, nella nota conclusiva, parla di questi riferimenti intesi come un omaggio, a tratti esplicito, ad alcuni autori maestri del genere horror. Mi è tornato alla mente il film "Gli uccelli", diretto da Alfred Hitchcock, tratto dal romanzo "The Birds" di Daphne du Maurier. Si percepisce l'eco dei racconti di Edgar Allan Poe e di Stephen King. L'inquietudine della storia mi ha fatto pensare anche alla serie "Blackwater" di Michael McDowell. 

Nel piccolo paese di montagna di Rauch si cela un male profondo che trae origine da un'antica leggenda locale che si è trasformata in una maledizione che ha il sentore della vendetta. Sulle grandi ali dei Corvi imperiali trovano posto temi come la perdita, il trauma, il lutto, l'ingiustizia, la vergogna e il rancore. La montagna li accoglie e li protegge nel silenzio del paesaggio invernale, dove il tempo pare essersi fermato. Silenzio interrotto dal frullo delle ali dei corvi che si alzano a volo richiamati da passioni lontane nel tempo. 

Il corvo gracchiò. 

E il suono riempì lo spazio attorno. C'era qualcosa di primordiale in quel verso, qualcosa che pareva raccontare una storia antica come quella dell'uomo e forse anche di più.

A scandire i tempi del romanzo è la musica, infatti il volume si chiude con una Playlist di 19 brani musicali che idealmente accompagnano la trama del romanzo. Zoe, forse non è un caso che proprio lei sia giunta a Rauch, ama la musica grunge degli anni 90 (Nirvana e i The Black Crowes). Perciò si veste con camicie a quadri e jeans, parka e scarponi. Anche Marco Donadon è stregato dalla musica dark dei The Cure o da Siouxsie and the Banshees. Il ragazzo è un adolescente che vive una conflittualità quotidiana con i suoi genitori. 

A ben vedere il romanzo si articola in più sottotrame. C'è un'indagine della polizia, c'è il fascino legato ad un'antica leggenda, c'è il coinvolgimento di alcuni ragazzini adolescenti sorpresi da una tempesta di neve. Uno di loro porterà a casa un pullo caduto dal nido e ciò avrà una serie di conseguenze. 

"I sette corvi" è una fiaba nera e gotica, è un volo oscuro che rapisce il lettore e lo circonda di paure e desideri. Tutti vorremmo spiccare il volo ma le nostre "ali" sono appesantite dalle difficoltà della vita: dai rapporti familiari sempre complicati, dai sentimenti che hanno il brutto vizio di essere mutevoli, dalle scelte di vita che ci pongono spesso davanti a un bivio, dalle rinunce e dalla solitudine. 

Matteo Strukul sa perfettamente come catturare l'attenzione dei lettori con questo romanzo dell'inquietudine. È abile nell'intrecciare leggenda e realtà costruendo atmosfere cariche di tensione. La sua scrittura incisiva ci porta in un mondo sospeso dove il passato reclama un tributo di sangue. Il candore della neve è violato dal rosso del sangue, la bellezza della montagna è deturpata dalla violenza, gli incubi sepolti riemergono in tutta la loro forza distruttrice. Il tutto è reso in modo vivido e invita il lettore a un viaggio emozionante per la mente e per il cuore. 

"I sette corvi" è sicuramente un romanzo difficile da identificare in un solo genere. Matteo Strukul è promosso a pieni voti: il suo primo horror è una lettura godibile e inquietante. Le parole si fanno immagini, realtà e incubo si confondono, il passato e il presente si affrontano seminando delitti e misteri nella valle alpina dove "la paura è ovunque ed è una benedizione".

martedì 13 maggio 2025

RECENSIONE | "L'angelo di pietra" di Marcello Simoni

Autore bestseller di gialli storici, Marcello Simoni torna con "L'angelo di pietra" (Einaudi), la nuova indagine dell'inquisitore Girolamo Svampa nella torbida e oscura Ferrara del Seicento. Si tratta di una storia che vedrà, nascosta nell'ombra, la magia nera e subdoli demoni in grado di far oscillare la logica della mente dell'Inquisitore e del suo amico Francesco Capiferro.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
L'angelo di pietra
Marcello Simoni

Editore: Einaudi
Pagine: 272
Prezzo: € 17,50
Sinossi

Nella Ferrara del Seicento si aggira un assassino di donne che sembra spostarsi tra il mondo onirico e la realtà, lasciando dietro di sé solo un profumo di fiori. Per fermarlo ci vuole qualcuno che non sia facile preda della suggestione e dell’inganno. Qualcuno in possesso di una razionalità ferrea. L’orgoglio intellettuale ha sempre procurato problemi a fra’ Girolamo Svampa, fin dai tempi in cui viveva a Roma. E le cose non sono migliorate nell’ex capitale estense, dove da poco è stato nominato inquisitore generale. Il suo carattere scontroso, incapace di empatia, non accenna a addolcirsi nemmeno davanti alla richiesta d’aiuto di una giovane aristocratica, che giura di essere stata posseduta carnalmente da un “incubus”. Liquidare la ragazza senza troppi riguardi si rivela però un grave errore. Proprio mentre i suoi nemici ordiscono contro di lui trame ogni volta più pericolose, lo Svampa deve far fronte a delitti che paiono legati a cause sovrannaturali. Ad affrontare insieme a lui queste acque inquiete ci sono la splendida Margherita Basile, amante, artista, spia, Cagnolo Alfieri, coraggioso uomo d’armi, e padre Francesco Capiferro, confratello dalla prodigiosa cultura. Anche se nemmeno degli amici bisogna mai fidarsi troppo. 





Abituato sin dall'infanzia a isolarsi nelle proprie meditazioni, l'inquisitore si accorse all'improvviso che il canto era cessato. E ripensò all'angelo di pietra. La prospettiva di ritrovarselo di fronte gli risultò così sgradevole da infondergli il desiderio di ritornare al piano inferiore per rifugiarsi altrove. Ma dove?, si domandò in un crescendo malanimo. (...) Persino la biblioteca delle Crocette l'avrebbe esposto al rischio d'imbattersi in qualche scocciatore. Gli avrebbero forse offerto maggior quiete le prigioni, rise dentro di sé fra' Girolamo. Infine, rassegnato, raggiunse lo studiolo e richiuse la porta alle proprie spalle, sedendo davanti all'intruso. Ruax, l'angelo vorace. 

Nella Ferrara del Seicento si aggira un assassino di donne che sembra spostarsi tra il mondo onirico e la realtà, lasciando dietro di sé solo un profumo di fiori. Per fermarlo ci vuole qualcuno che non sia facile preda della suggestione e dell'inganno. Qualcuno in possesso di una razionalità ferrea. Se parliamo di grande razionalità, determinazione, grande attenzione per i dettagli e mancanza di empatia, stiamo descrivendo sicuramente fra' Girolamo Svampa. Il suo orgoglio intellettuale è noto ed è sempre stato una fonte di problemi fin dai tempi in cui Girolamo viveva a Roma. Le cose non sono migliorate nell'ex capitale estense, dove da poco è stato nominato inquisitore generale. Il suo carattere scontroso non accenna a addolcirsi nemmeno davanti alla richiesta d'aiuto di una giovane aristocratica, che giura di essere stata posseduta carnalmente da un "incubus". 

L'unico maleficio che io conosca è l'ignoranza... La scaturigine di ogni misfatto va riconosciuta sempre e comunque nell'essere umano. E le azioni umane, per quanto fuggevoli e misteriose, lasciano sempre prove tangibili. 

Girolamo liquida la ragazza senza troppi riguardi. Lei vorrebbe un esorcismo, il frate è convinto che si tratti solo di un brutto sogno. Sarà un grave errore. 

Quella clessidra stabilirà il termine della nostra conversazione? 

In verità essa indica la durata della mia sopportazione nei confronti del prossimo. Sono rare le persone che hanno il dono di non venirmi a noia oltre lo scadere di un tale lasso di tempo.

La fanciulla verrà trovata morta, strangolata nel suo letto. Il delitto sembra non aver alcuna spiegazione. Il delitto è forse legato a cause sovrannaturali? Purtroppo non si tratta di un singolo caso, altre donne saranno uccise. 

Ad affrontare con Svampa queste acque inquiete ci saranno la splendida Margherita Basile, ammaliante donna d'intrigo, Cagnolo Alfieri, coraggioso uomo d'armi, e padre Francesco Capiferro, confratello dalla prodigiosa cultura. In questo romanzo ritroviamo anche il personaggio di Dolce Fano, banchiera intraprendente nel ghetto ebraico, che gestisce gli affari dopo la morte del padre e del marito. 

Anche se nemmeno degli amici bisogna mai fidarsi troppo, i nemici sono sempre pronti a ordire trame ogni volta più pericolose, ma Girolamo è deciso a portare avanti la sua personale indagine. É infatti alla ricerca di Cesare Torrefosca, il magus responsabile della morte di suo padre. 

Incontrare nuovamente fra' Girolamo Svampa è un gran piacere. Amabile scorbutico, Svampa è diffidente, anaffettivo, asociale, sempre in lotta con se stesso. In un'atmosfera intrisa di paura e superstizione, l'inquisitore si muove tra fede, magia, inganni e delitti. Solo una mente lucida e razionale come la sua può affrontare l'enigma. Il suo scetticismo lo porta a far prevalere sempre la ragione sulla superstizione anche quando i fatti sembrano testimoniare il contrario. Esperto di demonologia e stregoneria, Svampa obbedisce a un suo preciso codice morale ma non accetta certe degenerazioni dell'Inquisizione che in passato hanno condannato, sbagliando, suo padre. 

Marcello Simoni, vincitore del premio Bancarella con "Il mercante di libri maledetti", è un autore di romanzi storici molto interessanti perché trattano del pensiero, dei costumi e delle tradizioni del relativo periodo storico. 

Il giallo storico mi permette di fantasticare, di emozionarmi e di meravigliarmi. Quando leggo un romanzo di Simoni mi sembra di essere parte delle avventure narrate. É come se davanti ai miei occhi prendessero vita le scene descritte in una girandola di intrighi e false piste. Con Simoni, autore di grande talento, si entra nella narrativa gotica e avventurosa. Le sue trame intricate tengono il lettore con il fiato sospeso, con lui si percorrono labirinti tortuosi e sotterranei, si accede a biblioteche perdute nei monasteri, si cercano manoscritti e tesori nascosti nelle abbazie, si salpa su velieri che solcano i mari. 

Sono avventure piene di misteri in un'atmosfera suggestiva e sempre nel rispetto del contesto storico. Marcello Simoni è un autore imperdibile per chi ama i romanzi storici, è un bravissimo narratore. Se amate l'intrigo, l'avventura e il mistero, "L'angelo di pietra" potrebbe essere la vostra prossima lettura.

mercoledì 7 maggio 2025

RECENSIONE | "Il giorno dell'ape" di Paul Murray

"Il giorno dell'ape" (Einaudi, traduzione di Tommaso Pincio) è un romanzo dello scrittore irlandese Paul Murray. Il libro, uscito nel 2023 e finalista al Booker Prize, ha vinto l'Irish Book Award.

Si tratta di una saga familiare in cui si intrecciano desideri e solitudini. Tutto ha inizio quando la famiglia Barnes, un tempo potente e ricca, si trova ad affrontare difficoltà finanziarie dopo la Grande recessione. E l'ape? Il piccolo insetto sarà la causa di tutto.

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 7
Il giorno dell'ape
Paul Murray

Editore: Einaudi
Pagine: 664
Prezzo: € 22,00
Sinossi

«Il passato è così, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lì ad aspettarti». Un irresistibile romanzo famigliare di desideri, solitudini e macerie senza fine ma, forse, con un inizio preciso. La famiglia Barnes è nei guai. La concessionaria di Dickie sta per fallire, ma lui, invece di affrontare la situazione, trascorre le giornate costruendo un bunker a prova di apocalisse. La moglie Imelda, nel frattempo, si è messa a vendere i gioielli su eBay, la figlia adolescente Cass, ex prima della classe, sembra voler sabotare la sua carriera scolastica e PJ, il figlio dodicenne, sta allestendo un piano per scappare di casa. Che cosa è andato storto per i Barnes, al punto da mandare tutto in rovina? Al tempo stesso affresco famigliare e ritratto della contemporaneità, “Il giorno dell’ape” è un indimenticabile tour de force pieno di umorismo e calore umano.



Nel paese vicino, un uomo aveva ucciso la famiglia. Aveva inchiodato le porte perché non uscisse nessuno; i vicini li avevano sentiti correre per le stanze, gridare, chiedere pietà. Finita l'opera aveva rivolto la pistola contro sé stesso. Ne parlavano tutti. Che razza d'uomo bisognava essere per fare una roba simile, che segreti doveva nascondere. Le voci si rincorrevano. Tresche, droghe, file segreti nel computer.

"Il giorno dell'ape" è un corposo romanzo, 655 pagine, ambientato in Irlanda e dalla trama ricca di personaggi ai quali non viene risparmiato nulla: dolore e gioia, vergogna e divertimento, ansia e speranza, senso di colpa e solitudine, amore perduto e sesso. É un romanzo che affonda le sue radici in un forte realismo, subito dopo la crisi economica del 2000, e parla con quattro voci. Le voci dei componenti della famiglia Barnes. 

Dickie Barnes, proprietario di una concessionaria Volkswagen che naviga in cattive acque, trascura il lavoro per dedicarsi alla costruzione di un bunker a prova di apocalisse. 

La moglie Imelda (la cui storia è raccontata in un lungo flusso di coscienza senza punteggiatura), per arginare i problemi finanziari, si è messa a vendere i suoi mobili, i vestiti, i gioielli, le porcellane, ogni cosa su eBay. 

Cass, la loro figlia adolescente, ex prima della classe, sembra non trovare più alcuna soddisfazione nello studio. Incolpa il padre per la situazione in cui si trovano. 

Le sembra di essere sepolta sotto la vita dei genitori, i loro fallimenti, la loro infelicità. 

Frequentare l'università, al Trinity College di Dublino, è la scusa perfetta per scappare dalla cittadina in cui è cresciuta. Cass ha un'amicizia tossica con Elaine. 

PJ, il figlio dodicenne, è intento a organizzare un piano per scappare di casa e andare a vivere con un giocatore di videogame che ha incontrato online. Sta affrontando i problemi adolescenziali e teme che i suoi genitori stiano divorziando. É schiavo del suo cellulare ed è perseguitato da un bullo arrabbiato perché convinto che sua madre sia stata truffata dalla concessionaria Barnes. 

A metà libro compare anche il ricco padre di Dickie, Maurice, che sembra poter salvare la famiglia dal crollo finanziario. Tuttavia il suo coinvolgimento porterà nuovi problemi. 

"Il giorno dell'ape" è un romanzo corale, travolgente e drammatico. Murray racconta il modo di stare al mondo delle figure che crea, la debolezza delle loro personalità e la ricerca per soddisfare desideri e realizzare passioni. I protagonisti condividono con noi ogni loro debolezza, dolore, illusione. Siamo attratti da questi personaggi, dalle loro voci inquiete, dall'incapacità di mettere in luce il loro vero carattere assumendone uno differente che non fa che portar guai. Una marea di guai che porta con sé passioni, divertimenti, dolore, sorprese, tormenti, rivelazioni. 

Ogni personaggio racconta, secondo la propria sensibilità, la sua vita caratterizzata da segreti e cose non dette che si celano soprattutto nei rapporti famigliari e in una comunità di provincia ipocrita e ottusa. 

Il passato è così, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lì ad aspettarti. 

Il passato influenza le loro esistenze e il presente è un esame continuo per formulare le varie ipotesi su come andare avanti. Le conseguenze del fallimento della concessionaria di famiglia sono catastrofiche per ognuno dei quattro Barnes. La famiglia soffre ma ognuno lo fa in silenzio, tra loro non c'è dialogo, non c'è collaborazione. Così salvarsi diventa un'impresa impossibile. I protagonisti sono ognuno chiuso in un mondo solitario in cui diventano ostaggio dei propri pensieri, dei rimorsi e dei problemi che devono affrontare. Quattro sfere che rotolano giù per un pendio accidentato, rassegnate a non poter far più nulla per cambiare e migliorare la loro situazione. Vivono prigionieri di una ragnatela fatta d'insoddisfazione e rabbia reciproca. Tra loro sembra esserci solo odio e nulla più. 

É questo che ci unisce. E quando lo avremo riconosciuto, quando ci vedremo come una comunità di differenze, quelle stesse differenze non ci definiranno più. Sarà allora che potremo cominciare a lavorare insieme e a cambiare le cose. 

I personaggi mostrano sempre nuove sfumature del loro carattere e ciò permette al lettore di penetrare nella loro psiche per meglio comprendere il dramma che stanno vivendo. Il fallimento economico è solo il fattore scatenante che fa riemergere il passato che si ripresenta di continuo per ricordare a tutti che ogni scelta ha delle conseguenze. Vivere d'illusioni è pericoloso e lo sa bene Imelda cresciuta con un padre violento. 

Per lei la ricchezza era un travestimento che andava rinnovato di continuo. Spendere era diventato il carburante che alimentava l'illusione, la grande macchina che la portava via dal passato.

E siccome al peggio non c'è mai fine, arriva anche un'alluvione per travolgere ciò che resta. È quasi un'eco dello sfacelo famigliare. Crisi economica e crisi climatica impongono un cambiamento del nostro stile di vita. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. 

Cambiare per poter vivere, accettarsi per poter davvero esistere senza ombre, essere moderni implica la possibilità di non adottare i modelli che la società ci propone. 

 Murray, nel suo romanzo, cambia abilmente stile, sintassi e punti di vista. L'impatto emotivo è notevole: si ride e si piange nella convinzione che i ricordi del passato creano, nella nostra mente, il profilo di persone che non ci sono più, di ciò che poteva essere e che non è stato e mai sarà. Quando tutto crolla i fantasmi escono dagli armadi ed è inutile nascondersi. Non c'è bunker che tenga, non c'è ricchezza che soddisfi, non c'è alcol in cui annegare, non ci sono videogiochi per sostituire la realtà. L'uomo è nudo, la vita lo aggredisce, il dolore indugia sotto la superficie e la redenzione rimane sepolta sotto le macerie del passato portando con sé la vera identità di ognuno. Identità che scivola via nel gorgo di un'esistenza ripiegata su se stessa. Seppellire il passato per guardare al futuro. Il segreto è tutto qui: trovare la strada per il futuro, sempre che ci sia ancora una strada da trovare.