martedì 17 ottobre 2023

RECENSIONE | "Le streghe di Manningtree" di A.K. Blakemore

Dal 17 ottobre in libreria "Le streghe di Manningtree" (Fazi Editore), l’emozionante romanzo di esordio di A.K. Blakemore. È la storia di una piccola comunità lacerata dai sospetti e dalla superstizione, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato mentre la sicurezza delle donne è sempre più minata.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Le streghe di Manningtree
A.K. Blakemore

Editore: Fazi
Pagine: 336
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante…





Siamo state legate da nome, destino e sangue, e non esiste altro.

Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata.

Voce narrante è la giovane Rebecca West.

Sono povera. Ma quel che è peggio è che sono povera e diversa.

Sua madre, conosciuta come Beldam West, è una vedova coraggiosa con la passione per il bere. Rebecca e la madre vivono insieme nella misera casa, fame e sospetto inquinano i rapporti con i vicini. In chiesa le due donne occupano la penultima panca e da lì possono osservare come “le donne si fanno vento con i fazzoletti, diffondendo un effluvio eterogeneo di acqua alle rose, sangue raggrumato, sudore e cenere.”

Un giorno giunge in città, per affari non ben definiti, un pallido sconosciuto vestito di nero dalla testa ai piedi di nome Matthew Hopkins. Tutti provano una gran ammirazione per i bei vestiti che indossa e per la sua apparente cultura. Ma Rebecca non si unisce al coro dell’entusiasmo generale.

Matthew Hopkins, gentiluomo e studioso di Cambridge. È piuttosto giovane e bello. Un paio di baffi curati e una bocca fine e leziosa. I suoi indumenti sono di una raffinatezza non comune a Manningtree e trasmettono un’eleganza tenuta a freno: gli stivali alti lucidati a fondo, i boccoli che gli sfiorano il petto. Stivali neri, guanti neri, mantello nero, ricci neri e un viso diafano che fluttua al centro di quel funebre simulacro.

Hopkins si mostra subito molto curioso, il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, inizia a porre strane domande.

C’è qualcosa in lui di inclinato e inconsistente, come se tutto il suo allestimento drammatico non ospitasse la solita carne umana.

Rebecca concentra fatalmente la sua attenzione su un giovane studioso dai modi miti di nome John Edes.

Sia la figura di Rebecca West che quella di Edes, sono realmente esistite e se ne ha documentazione negli archivi a cui attinge la scrittrice che, con la fantasia, ne narra il loro coinvolgimento.

Nella cittadina di Manningtree tutto sembra tranquillo, ma sotto la cenere il fuoco inizia a prendere vita. Iniziano ad accadere cose strane: nell’oscurità si nascondono forme strane, animali tormentati da una specie di allucinazioni, bambini colti da febbri misteriose. Ed ecco farsi strada tra fanatismo e superstizione, l’accusa più infamante: a Manningtree ci sono le streghe.

 Quando le donne pensano da sole, pensano il male.

Hopkins si svela essere l’Inquisitore e la sua attenzione è tutta per Rebecca, sua madre e per le loro vicine. Nei cuori delle donne sole, abbandonate a se stesse, brucia la dannazione e il Diavolo deve essere sconfitto. La povertà stravolge corpo e mente. I sogni svaniscono, la fame resta. Per un tozzo di pane si è disposti a tutto. Il processo alle streghe ha inizio, nello stesso calderone si gettano Dio, il Diavolo, i folletti.

In una cultura intrisa di fervore puritano, la priorità era data allo spirito e non alla carne. I corpi delle donne tentano e dannano chi si avvicina loro.

Ho letto con vivo interesse “Le streghe di Manningtree” e mi ha colpito vedere come la povertà e il disinteresse sociale diventino fonte di accuse verso donne indifese che non hanno più il diritto di sognare, di avere dei desideri e di guardare a un futuro migliore. La loro paura diventa tangibile alimentata da una rabbia che nasce dall’indifferenza degli altri. Il romanzo oltrepassa la semplice rivisitazione dei fatti e mostra i fattori sociali e culturali che hanno portato alla caccia alle streghe. Fattori religiosi, economici e sociali, carestia, il crescente radicalismo puritano dell’Inghilterra. Il mondo dello spirito entra in conflitto con il mondo della carne, tutto si trasforma in una minaccia ultraterrena. Accusate di praticare malefici e di adorare il diavolo, le donne di Manningtree vengono legate con il filo nero del fanatismo, della superstizione, delle torture che producono confessioni ma non verità.

Lo stesso Hopkins, nel romanzo, può essere considerato come un vile opportunista, un manipolatore, un difensore del dogma puritano. Ma il focus sono le perseguitate con le loro paure e insicurezze di donne costrette a vivere ai margini della società. Erano vittime senza voce. Tuttavia “le streghe” non sono figure appartenenti al passato. Ci sono ancora donne che vengono giustiziate perchè accusate di stregoneria. In generale si può affermare che la guerra alle donne non è mai cessata ma ha cambiato aspetto diventando violenza domestica e sessuale, economica e strutturale. A noi donne, nel romanzo Rebecca apre la via, spetta organizzarci contro la moderna caccia alle streghe. Nessuno lo farà al posto nostro.

“Le streghe di Manningtree” ci porta in luoghi oscuri dove sospetto, sfiducia e tradimento, si scatenano mentre gli uomini arroganti continuano a sottomettere le donne. La trama è ricca, intrisa di superstizione, distruzione e paura. La vicenda narrata è frutto di una accurata ricerca storica che catapulta il lettore in tempi remoti e costumi diversi. La lettura è fluida ricca di emozioni e riflessioni. Ma protagonista vera del romanzo è la diffidenza dell’uomo verso l’ignoto e verso la donna quando si mostra “diversa” dai canoni tradizionali di ogni epoca.

“Le streghe di Manningtree” è un’immersione nelle pulsioni più profonde degli uomini, nell’amore amaro, nella giustizia che giustizia non è. Ieri come oggi. La ricerca della libertà è sempre un mondo oscuro da attraversare con l’orgoglio di essere donne.

4 commenti:

  1. Eh questo l'ho puntato da quando ho letto la sinossi. La tua è la prima recensione che leggo (anche perché è uscito oggi) e mi viene voglia di leggerlo (⁠✿⁠^⁠‿⁠^⁠)

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    1. Bella la cover e bel romanzo dal fascino antico ma sempre inquietante di una caccia alle streghe che si sviluppa nei secoli. Un caro saluto :)

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  2. Sarò superficiale, ma la prima cosa che mi ha colpito è la copertina: davvero bella. Detto questo, la storia mi intriga molto, l'ambientazione è una delle mie preferite (l'Inghilterra), e anche l'epoca storica è affascinante. Mi piacerebbe leggerlo.
    A presto 😘

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    1. Ciao Fra, devo dire che la cover è piaciuta tanto anche a me, la Fazi veste i suoi romanzi con belle copertine che catturano subito l'attenzione dei lettori. In questo caso anche il romanzo non delude e merita di essere letto :)

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