venerdì 13 maggio 2022

RECENSIONE | "Paese infinito" di Patricia Engel

Arriva in libreria “Paese infinito”, pubblicato da Fazi nella collana Le strade, di Patricia Engel, una delle voci emergenti più interessanti dell’America contemporanea, che racconta la storia di una famiglia disposta a pagare un prezzo molto alto per una vita migliore. Vincitore del New american Voices Award 2021, finalista per l’Andrew Carnegie Medal 2022 e al primo posto nella classifica dei dieci libri dell’anno di Entertainment Weekly, questo romanzo è un grido di dolore di una famiglia colombiana intrappolata tra l’amore per la propria patria e la ricerca di un futuro migliore.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Paese Infinito
Patricia Engel

Editore: Fazi
Pagine: 222
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Dopo aver impulsivamente commesso un atto violento, Talia viene mandata in un riformatorio per adolescenti sulle montagne del dipartimento di Santander. Deve riuscire a tutti i costi a scappare da lì, per tornare a casa, a Bogotá, dove l’aspettano suo padre e un biglietto aereo per gli Stati Uniti. Se perde il volo, potrebbe anche perdere l’occasione di riunirsi finalmente con i suoi familiari. Come è arrivata la famiglia di Talia a dividersi in due? Vent’anni prima, gli adolescenti Mauro ed Elena si sono innamorati davanti a una bancarella del mercato in una Bogotá sull’orlo della guerra civile. Nella speranza di costruire una vita migliore, insieme alla loro primogenita Karina hanno lasciato il paese alla volta degli Stati Uniti, dove sono nati anche gli altri due figli, Nando e Talia, e dove hanno vissuto anni nell’ombra dell’irregolarità, da eterni esuli, rimpiangendo casa: «una nazione di amnesici, dove i narcotrafficanti diventano senatori e i senatori narcotrafficanti, gli assassini diventano presidenti e i presidenti assassini», ma pur sempre casa. Quando però Mauro, in seguito a una rissa, è stato deportato, tutto è andato in pezzi…



Mi chiedo spesso se stiamo vivendo la vita sbagliata nel paese sbagliato.

Dopo aver impulsivamente commesso un atto violento, Talia è detenuta in una struttura correttiva per adolescenti sulle montagne boscose del dipartimento di Santander, in Colombia. Deve riuscire a tutti i costi a scappare da lì, per tornare a casa, a Bogotà, dove l’aspettano suo padre e un biglietto aereo per gli Stati Uniti. Se perde il volo, potrebbe anche perdere l’occasione di riunirsi finalmente con i suoi familiari. Come è giunta la famiglia di Talia a dividersi tra due Paesi diversi? Vent’anni prima, gli adolescenti Mauro ed Elena si sono innamorati davanti a una bancarella del mercato in una Bogotà sull’orlo di una guerra civile. Nella speranza di costruire una vita migliore, insieme alla loro primogenita Karina hanno deciso di lasciare il paese alla volta degli Stati Uniti, dove nasceranno altri due figli, Nando e Talia, e dove vivranno anni nell’ombra dell’irregolarità, da eterni esuli, rimpiangendo la Colombia: “una nazione di amnesici, dove i narcotrafficanti, gli assassini diventano presidenti e i presidenti assassini”, ma pur sempre casa. 

Quando però Mauro, in seguito a una rissa, è stato deportato, tutto è andato in pezzi. 

L’idealismo dei sogni e delle aspirazioni che si infrangono grazie alla ferocia di un mondo imperfetto è la traccia vitale di questo intenso romanzo. Attraverso la molteplicità delle voci scopriamo i pensieri più intimi dei protagonisti: il paese che accoglie non è perfetto, ha tanto da offrire ma ha anche dei difetti. Così può succedere che una famiglia venga divisa senza alcuna pietà. Mauro viene rimpatriato e tocca ad Elena occuparsi della famiglia. Nel panorama della diaspora della migrazione emerge il ruolo delle donne, la loro resilienza. 

Solo le donne sapevano quanta forza ci vuole per amare gli uomini durante la loro evoluzione verso la persona che pensano di dover essere.

L’intero romanzo è quasi un colloquio intimo tra i vari personaggi e il lettore che scopre il microcosmo di una famiglia di emigranti. Nell’ombra sopravvive la nostalgia per la loro terra e si scopre come si possono mantenere forti i legami senza liberarsi della propria identità a favore dell’assimilazione. Quindi sono tanti i problemi da affrontare quando si giunge in un nuovo paese. Da non sottovalutare è anche il danno psicologico che si verifica quando le famiglie vengono divise per ragioni politiche o economiche. È un dolore profondo che Mauro definisce “dolore particolare” e avvolge chiunque lasci un paese per sognarne un altro. 

Quando l’entusiasmo iniziale della vita in un nuovo paese inizia a scemare, subentra un dolore peculiare. Emigrare era come staccarsi di dosso la pelle. Come disfarsi. Ti svegli ogni mattina e ti dimentichi dove sei, chi sei, e quando il mondo di fuori ti mostra il tuo riflesso, è brutto e distorto; sei diventato una creatura disprezzata, indesiderata.

L’amore sembra l’unica panacea a tutti i mali. La separazione e le distanze vengono annullate dall’amore di Elena per i figli anche se una famiglia non dovrebbe mai essere costretta a separarsi. Invece le norme sull’immigrazione negli Stati Uniti hanno distrutto tanti nuclei famigliari con la politica di “tolleranza zero”. Nel romanzo, specchio di una realtà ancor oggi preoccupante, i pericoli di essere privi di documenti di residenza affliggono Elena, Mauro e Karina. Diventano vulnerabili a molte forme di abuso. Così il tempo erode il sogno americano da cui tanti immigrati sono attratti. Non esiste un paese più sicuro di un altro. Elena dovrà fare una scelta terribile non potendo garantire la sopravvivenza ai suoi tre figli, deciderà di rimandare in Colombia la figlia Talia, lei è nata negli Stati Uniti quindi è cittadina americana e potrà ritornare senza problemi. Tra la partenza e il rientro un oceano di dolore, solitudine, rimpianti e sensi di colpa. Mauro sarà in grado di occuparsi della piccola Talia? 

Scritto con uno stile asciutto ed elegante, “Paese infinito” è un romanzo doloroso e spietato che mette in luce le contraddizioni, le ipocrisie e le assurdità della nostra società. È un racconto duro sull’emigrazione, sulle leggi americane, sulla precarietà che gli immigrati, senza documenti, devono affrontare. La trama intessuta con i miti andini, la narrazione e l’immaginazione sono per Mauro una forza vitale, rende bene la determinazione dei suoi protagonisti in un vortice narrativo tra passato e presente che riflette la frammentazione della famiglia. 

È una lettura che squarcia il velo su come sia davvero essere immigrati al cospetto del grande sogno americano. Nel libro si rincorrono desideri, sogni, rimpianti, piccole vittorie e tante sfide in un paese come gli Stati Uniti da sempre luogo di sospirati trionfi che spesso si rivelano catastrofici bluff. Decidere di lasciare la propria terra non è facile, spesso chi si allontana dalle proprie radici prova sensi di colpa e numerosi dubbi sul fatto che sia stata la scelta giusta. Si rimane legati al dolore fantasma di una patria perduta. 

“Paese infinito” è un libro sorprendente perché racchiude cinque personaggi principali, due continenti e due decenni di storie, in poco più di duecento pagine. Noi lettori incontreremo tutti i componenti della famiglia ma conosceremo soprattutto le loro idee e le domande che nascono dal loro vivere quotidiano. Si assiste a una stratificazione di riflessioni e si comprende come la migrazione può essere uno stato emotivo quanto geografico, un viaggio esistenziale che intreccia tanti fili in una narrazione compatta e intima. Pagina dopo pagina la Engel crea un mondo ricco di atmosfere in cui le delusioni sono parte di un percorso illuminato dalla speranza alla ricerca di un futuro che non sia un eterno presente. 

Forse non esistono nazioni o cittadinanze; sono solo territori disegnati su una mappa, lì dove dovrebbe esserci la famiglia, dove dovrebbe esserci l’amore, il paese infinito.

Nessun commento:

Posta un commento