giovedì 21 aprile 2022

RECENSIONE | "L'uccello blu di Erzerum" di Ian Manook

Ian Manook, autore della trilogia di Yeruldelgger, torna in libreria con “L’uccello blu di Erzerum” (Fazi Editore) per raccontare la storia della sua famiglia scampata al genocidio armeno in un’appassionante saga carica di umanità. Muovendo dal racconto della nonna, Manook tratteggia la tragica odissea di due sorelle in fuga per sottrarsi alla diaspora armena. Attorno a loro si snoda una galleria di personaggi desiderosi di sfuggire alla follia degli uomini.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
L'uccello blu di Erzerum
Ian Manook

Editore: Fazi
Pagine: 520
Prezzo: € 20,00
Sinossi

1915, non lontano da Erzerum, nell’Armenia turca: Araxie ha dieci anni quando, sotto ai suoi occhi, tre predoni curdi uccidono la madre e feriscono la sorellina Haïganouch, che perde la vista. Salvate dai miliziani armeni, le due piccole vengono ospitate dai loro parenti, ma per breve tempo: comincia infatti la deportazione degli armeni che, a Erzerum come altrove, sono costretti a rinunciare ai loro beni e ad abbandonare la loro terra. Deportate nel deserto di Deir ez-Zor e condannate a una morte atroce, le bambine riescono a salvarsi grazie a una vecchia insegnante che le prende sotto la sua ala. Quando poi un medico le compra come schiave per la figlia, le priva della libertà ma permette loro di sfuggire a una fine ineluttabile. Ma la Storia le getta ancora una volta nel caos: separate e spinte verso due capi del mondo opposti, Araxie e Haïganouch sopravvivranno alle guerre e ai tradimenti di un secolo crudele? Troveranno finalmente la pace?


Ma sulla collina un cavallo s’impenna e Gaianée riconosce il fez di un tchété. I tre predoni già scendono al galoppo lungo il pendio, con la sciabola sguainata. La madre urla alle figlie, Araxie e Haiganouch, di nascondersi in mezzo al grano e afferra una forca.

1915, non lontano da Erzerum, nell’Armenia turca: Araxie ha dieci anni quando, sotto ai suoi occhi, tre predoni curdi uccidono la madre e feriscono la sorellina Haiganouch, che perde la vista. Salvate dai miliziani armeni, le due piccole vengono ospitate dai loro parenti, ma ben presto inizia la deportazione degli armeni che, a Erzerum come altrove, sono costretti a rinunciare ai loro beni e ad abbandonare la loro terra. Deportate nel deserto di Deir ez-Zor e condannate a una morte atroce, le bambine riescono a salvarsi grazie a una vecchia insegnante che le prende sotto la sua protezione. Grazie a lei, sopravvivono alla fame, alla sete, all’abuso e alla stanchezza. Verrano comprate da un medico come schiave per la figlia Assina, verranno private della libertà ma ciò le permetterà di sottrarsi a una fine ineluttabile. Quando Assina  andrà in sposa a un ricco proprietario di Aleppo, i loro nomi verranno cambiati e un uccellino blu sarà tatuato tra il pollice e l’indice per contrassegnare la loro appartenenza alla casa. Ma la Storia le getta ancora una volta nel caos: separate e spinte verso due capi opposti del mondo, Araxie e Haiganouch sopravvivranno alle guerre e ai tradimenti di un secolo crudele? Troveranno finalmente la pace?

“L’uccello blu di Erzerum” è la storia terribile di due sorelline sopravvissute al genocidio armeno, ed è in libreria da oggi, 21 aprile, in occasione della Giornata della memoria armena che si celebra il 24 aprile.

Il romanzo si apre immediatamente con una scena di violenza che mi ha catapultata nell’epurazione programmata degli armeni. Hanno così inizio eventi drammatici e spaventosi che vengono narrati nei primi capitoli del romanzo. L’autore mostra la realtà in tutta la sua crudeltà, tuttavia ha deciso di accogliere la richiesta del suo editore “di cancellare le due scene di massacro più violente.”

Araxie era la nonna dell’autore di origini armene e lei raccontava, a suo nipote Manook, la storia della sua famiglia e in questo libro della memoria possiamo scoprire una delle tante pagine oscure della Storia. L’orrore vissuto da un intero popolo cristiano massacrato dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, ma continuarono anche per gran parte degli anni Venti, fu il primo genocidio del XX secolo. Vi furono 1,5 milioni di morti, molti erano bambini e donne, gli ottomani volevano cancellare la comunità armena come soggetto storico, culturale e politico, perché la consideravano un corpo estraneo alla popolazione a maggioranza musulmana. Tutto venne pianificato con lucida follia per ripulire il sacro suolo turco: inizialmente i maschi adulti vennero arruolati e poi passati per le armi, poi fu la volta di massacri e violenze indiscriminate sulla popolazione civile, infine fu organizzata la marcia della morte verso il deserto dove non c’era possibilità di sopravvivere. I corpi, molti ancora vivi, furono gettati in caverne e bruciati, altri annegati nel fiume Eufrate, per intere settimane il fiume ne trascinò i cadaveri che si accumulavano sui banchi di sabbia e diventavano pasto per cani e avvoltoi. Molti armeni fuggirono creando una diaspora in Grecia, in Libano, in Francia e anche in Italia.

Il mondo, però, stava a guardare e il primo genocidio dell’età moderna entrò nell’oblio. Per dar voce alle atroci sofferenze degli armeni, nasce “L’uccello blu di Erzerum”. Per ricordare le esecuzioni di massa, i campi di sterminio in cui gli armeni furono lasciati morire di fame, gli stupri di gruppo delle donne armene, i corpi seviziati dei bambini, le fossi comuni. Gli Armeni chiamano il massacro subito in Anatolia, Mendz Yegern – il Grande Male – e ricordano il 24 aprile (data di inizio delle deportazioni) come la Giornata Della Memoria Del Genocidio. Hitler stesso, il romanzo di Manook ne porta testimonianza, dichiarò di essersi ispirato a quelle tecniche di sterminio per compiere l’Olocausto dei 6 milioni di ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

Dalle pagine del libro si alzano le voci delle vittime, la cui memoria è fondamentale e preziosa anche perché il genocidio armeno è riconosciuto ufficialmente solo da pochi Paesi tra cui l’Italia. La Turchia nega, non vuol ammettere le proprie responsabilità.

Con una scrittura intrisa di lacrime e sangue, Manook ci permette un viaggio nella memoria di un popolo, alla scoperta di un massacro cancellato, negato, dato in pasto all’oblio. Manook, come discendente di coloro che sono sopravvissuti, ha iniziato un doloroso e faticoso lavoro di scavo nella memoria della sua famiglia per portare alla luce la memoria della tragedia. Rinascere dal dolore, anche attraverso la scrittura, è possibile per scalfire il silenzio, un intero secolo di silenzio, su una delle pagine nascoste della Storia. La censura della memoria non ti dà il permesso di ricordare e bene fa Manook a raccontare questa tragica storia attraverso le vicende della sua famiglia. Il tutto è filtrato attraverso una struttura romanzesca sostenuta da solide basi storiche.

“L’uccello blu di Erzerum” è un libro coraggioso, una tempesta emotiva, un romanzo da leggere per conoscere, per capire, per emozionarsi, per camminare al fianco di personaggi reali, in carne ed ossa. È la vita romanzata della nonna di Manook e si ispira a ciò che lei raccontava quando lui era bambino, e alle risposte che riceveva quando era più grande. A questi ricordi si aggiungono le testimonianze di altri armeni e lo scrittore dà nuova vita a queste memorie per mantenerne vivo il ricordo.

Manook esprime, nel romanzo, sentimenti universali e lo fa tramite i destini individuali dei suoi personaggi che sono sopravvissuti alla disumanità di guerre e massacri. Per mantenere una memoria viva, le prime 60 pagine mettono i brividi, l’orrore del genocidio e della deportazione intrappola il lettore in un’atmosfera sospesa e sconosciuta, di perturbante atrocità e crudeltà, diventa difficile dominare le emozioni che da tale lettura scaturiscono. “L’uccello blu di Erzerum” è una saga famigliare struggente, una galassia articolata di  storie, una riflessione amara, una lacrima silenziosa, ma anche il seme della speranza per non dimenticare, per non ripetere gli stessi errori.

2 commenti:

  1. La trilogia di Yeruldelgger ce l'ho in wishlist da tempo immemore, e ora che me la fai ricordare mi sta venendo voglia di prenderla.
    Questo libro mi fa ancora più gola perché tratta un tema drammatico come quello del genocidio degli armeni, e proprio ultimamente mi sono interessata a fare una ricerca sui genocidi meno noti o comunque di cui non si parla abbastanza. indi per cui... grazie per la dritta, arriva tempestiva :)
    ciao aquila!!!

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    1. Il genocidio armeno è stato per anni dimenticato ed è importante non perdere la memoria di questi atroci eventi storici. Ciao Angela :)

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