mercoledì 23 settembre 2020

RECENSIONE | "Vardo. Dopo la tempesta" di Kiran Millwood Hargrave

“Vardo. Dopo la tempesta”, della giovane inglese Kiran Millwood Hargrave (Neri Pozza),è un romanzo potente e agghiacciante che trae ispirazione dai processi alle streghe di Vardo del 1620. È la storia di una caccia alle streghe, di una brutale sottomissione delle donne, di superstizione e di atrocità compiute nel nome della religione. Kiran Millwood Hargrave è una pluripremiata poetessa, drammaturga e romanziera britannica. “Vardo. Dopo la tempesta” è il suo primo romanzo storico.


STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 8
Vardo. Dopo la tempesta
di Kiran Millwood Hargrave (traduzione di L. Prandino)

Editore: Neri Pozza
Pagine: 336
Prezzo: € 18,00
Sinossi
1617, Norvegia nordorientale. In una funesta vigilia di Natale, il mare a Vardø si è improvvisamente sollevato e una folgore livida ha sferzato il cielo. Quando la tempesta si è acquietata in uno schiocco di dita, così com’era arrivata, le donne si sono raccolte a riva per scrutare l’orizzonte. Degli uomini usciti in barca non vi era, però, nessun segno. Quaranta pescatori, dispersi nelle gelide acque del Mare di Barents. Alla ventenne Maren Magnusdatter, che ha perso il padre e il fratello nella burrasca, e a tutte le donne di Vardø non resta dunque che un solo compito: mettere a tacere il dolore e cercare di sopravvivere. Quando l’inverno allenta la presa e le provviste di cibo sono quasi esaurite nelle dispense, le donne non si perdono d’animo: rimettono le barche in mare, riprendono la pesca, tagliano la legna, coltivano i campi, conciano le pelli. Spinte dalla necessità, scoprono che la loro unità può generare ciò che serve per continuare a vivere. L’equilibrio faticosamente conquistato è destinato, però, a dissolversi il giorno in cui a Vardø mette piede il sovrintendente Absalom Cornet, un fosco e ambiguo personaggio distintosi, in passato, per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. Absalom è accompagnato dalla giovane moglie norvegese, Ursa, inesperta della vita e terrorizzata dai modi sbrigativi e autoritari del marito. A Vardø, però, Ursa scorge qualcosa che non ha mai visto prima: donne indipendenti. Absalom, al contrario, vede solo una terra sventurata, abitata dal Maligno. Un luogo ai margini della civiltà, dove la popolazione barbara dei lapponi si mescola liberamente con i bianchi e dove una comunità di sole donne pretende di vivere secondo regole proprie.




La burrasca arriva in uno schiocco di dita. Così ne parleranno nei mesi e negli anni a venire, quando smetterà di essere solo un dolore sordo dietro agli occhi e un’oppressione alla base della gola. Quando infine entrerà nella storia.
1617, Norvegia nordorientale. In una funesta vigilia di Natale, a Vardo il mare si è improvvisamente sollevato e una folgore livida ha sferzato il cielo. Quando la tempesta si è acquietata, le donne si sono raccolte a riva per scrutare l’orizzonte. Degli uomini usciti in barca non vi era, però, nessun segno. 
E poi il mare si solleva e il cielo si abbassa e una folgore livida sferza tutto quanto, illuminando il buio con un bagliore istantaneo e terribile. Ci sono solo il mare e il cielo e le luci delle barche inghiottite e le barche che saettano e le barche che vorticano e le barche sollevate, rovesciate, sparite.
Quaranta pescatori, dispersi nelle gelide acque del Mare di Barents. Alla ventenne Maren, che ha perso il padre e il fratello e il promesso sposo nella burrasca, e a tutte le donne di Vardo non resta che mettere a tacere il dolore e cercare di sopravvivere sostituendosi, nei lavori, agli uomini. Coltivano i campi, riprendono a pescare, vanno nei boschi per tagliare la legna e conciano le pelli. L’unione è la loro forza, la loro ancora di salvezza. Tutto cambia il giorno in cui a Vardo giunge il sovrintendente Absalom Cornet accompagnato dalla sua giovane moglie norvegese Ursa. L’uomo, dai modi sbrigativi e autoritari, in passato ha mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. A Vardo, Ursa, scopre una cosa che non credeva potesse esistere: donne indipendenti. Absalom , invece, vede una terra desolata ormai in mano al Maligno. Quelle donne che pretendono di vivere secondo regole proprie sono, decreta Absalom, delle streghe e l’isola è stata abbandonata da Dio quindi occorre necessariamente liberarla dal peccato diabolico. 

Con stile elegante e vivide descrizioni che suscitano forti emozioni, la scrittrice ci consegna un romanzo cupo e suggestivo, a tratti ricco di una forza distruttrice che invade e travolge Vardo. Il villaggio di pescatori è un luogo dove il buio della tempesta rinasce nella luce della collaborazione e dell’amicizia tra donne. Tuttavia esiste davvero l’amicizia tra donne? Invidia e competizione, insicurezze e mezze verità, pettegolezzi e gelosie, aggravano una situazione già molto critica. Il peggio e il meglio degli uomini non tarderanno a manifestarsi celandosi dietro il lato oscuro della religione. Un concetto è indelebile nella mente di questi uomini: le donne sono fragili, deboli, incapaci di vivere da sole senza la guida di un padre, di un fratello, di un marito. Quindi se riescono a sopravvivere in una comunità dove non ci sono uomini, vuol dire che la loro forza è frutto del maligno e per questo sono pericolose. La paura patriarcale nei confronti delle donne serpeggia nella mente dei personaggi maschili del romanzo. Tutto deve rientrare in un modello di relazioni ben strutturato, tutto ciò che è diverso diventa potenzialmente pericoloso perché mina la netta divisione dei compiti. Le donne devono pensare che non esista altro sistema sociale che non sia il patriarcato. Davanti a una donna libera l’identità maschile entra in crisi. 

A Vardo, però, le donne testardi e indipendenti non temono gli sguardi di disapprovazione. La loro voglia d’indipendenza verrà atrocemente punita. 

Il romanzo ci accoglie con un sogno, oscuro presagio di eventi terribili. A sognare è Maren, nel suo cuore c’è lo strazio per la perdita dei suoi cari ma germoglia anche il desiderio di andare avanti. La speranza di costruire una comunità che guardi al futuro ha in Kirsten un’altra paladina. Kirsten ricopre il ruolo di leader. Fa del suo senso pratico una carta vincente. Indossa i pantaloni e organizza il lavoro delle donne assegnando a tutte dei compiti ben precisi prima “esclusivi” degli uomini. Naturalmente non tutte le donne apprezzano la libertà, alcune preferiscono rivolgersi alla chiesa e sottomettersi al suo volere per espiare i peccati che hanno tolto loro i mariti. 

Nascono sospetti nutriti da superstizione, riemergono vecchie rivalità, nascono nuove alleanze. Il tutto è intriso da simpatie, antipatie e gelosie. Le donne purtroppo si dividono e l’iniziale coalizione svanisce. La caduta è inevitabile e Absalom Cornet ne approfitta. Semina il disaccordo, recide i fili dell’amicizia e conduce le donne sulla via della distruzione sentendo dentro di sé la volontà di Dio che lo guida nella sua personale caccia alle streghe. Absalom e gli uomini di potere non permettono che qualcuno metta in dubbio il loro potere, tantomeno possono accettare che le donne non stiano al loro posto. 
Noi siamo qui per ravvivare la fiamma, cacciare le tenebre e illuminarle. Per cancellarle con il fuoco dell’amore di Dio.
Le fiamme purificatrici feriranno le notti di Vardo. Alcune donne diventano grandi accusatrici, chi è ritenuta colpevole di magia viene arrestata e sottoposta all’ordalia in mare. 
 Maren credeva che niente potesse rivaleggiare con la malvagità della burrasca. Ma adesso sa che è follia credere che il male sia solo là fuori. Era qui, in mezzo a loro, camminava su due gambe, emetteva condanne con lingua umana.
Streghe, marchiate, strangolate, bruciate. 
Il fanatico Absalom avvia il processo per stregoneria, è felice del suo potere. Le donne da Kirke lo guardano con espressioni rapite, come se fosse un miracolo, tremendo e meraviglioso. Indossano la fede come se fosse un’armatura e colpiscono con l’arma della devozione. L’accusa è questa: le donne di Vardo, le streghe, hanno evocato la tempesta allo scopo di ottenere la proprietà e il dominio sulle terre dei loro mariti. Solo il rogo può rendere giustizia agli uomini morti in mare. 

“Vardo. Dopo la tempesta” è un romanzo affascinante e doloroso, malinconico e cupo,che mescola insieme tragedia, poesia e spirito romanzesco. Una sensazione di morte, di vuoto, accoglie il lettore e lo rende testimone del fascino del Maligno. I personaggi si muovono in ambientazioni splendide. Spesso alla bellezza della natura si contrappone la cattiveria dell’animo umano. La drammatica caccia alle streghe s’inchina davanti all’autorità maschile e le donne si sentono impotenti. 
L’opera del diavolo è oscura.

2 commenti:

  1. Era già in wishlist, ma la tua recensione mi ha convinto ancora di più. Mi attrae molto l'atmosfera cupa, così come il ruolo delle donne.

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  2. questo mi sa che non devo farmelo scappare, le atmosfere cupe, i pregiudizi sulle donne dalle conseguenze terribili, l'ambientazione...: ha tanto elementi che lo renddono molto interessante!

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