domenica 4 maggio 2014

RECENSIONE "Cento giorni di felicità" di Fausto Brizzi


“Non v’è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l’intervallo.” 
Arthur Schopenhauer.
Ciao  ragazzi,
oggi parliamo di morte e di felicità. Che strano collocare questi due sostantivi nella stessa frase  ma è ciò che succede in un libro che si legge tutto d’un fiato ma lascia una gran tristezza nel cuore.

“Cento giorni di felicità” di Fausto Brizzi
edito Einaudi Stile Libero Big.




 Autore: Fausto Brizzi
Genere: Romanzo
Editore:Einaudi
Pagine: 400 p.
Prezzo: € 18,50 
Trama:
Cosa faresti se mancassero cento giorni alla tua morte? Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l'ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, «l'amico Fritz». Cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa piú difficile di tutte: essere felice. Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, «la piú perduta delle giornate è quella in cui non si è riso».




STILE: 8
STORIA: 8
COPERTINA: 7






“Questa è la storia di come ho vissuto gli ultimi cento giorni della mia permanenza sul pianeta Terra in compagnia dell’amico Fritz. E di come, contro ogni previsione e ogni logica, siano stati i giorni più felici della mia vita.”
Fin dalle prime pagine è chiaro il desiderio del protagonista di non nasconder nulla. La sua è la storia di una morte annunciata.
Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, ha fissato la data della sua morte. Dalla fine lo separano cento giorni. Cento giorni da vivere con un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato “l’amico Fritz”. Cento giorni prima del gran finale. Cento giorni per riconquistare la moglie,  per lasciare un bel ricordo ai figli, per salutare gli amici, per scoprire che  
“per cominciare a vivere bisogna dover morire”.
Così Lucio comincia a dar voce ai suoi ricordi, ora tristi ora gioiosi, ai suoi errori, ai suoi tentennamenti.
I genitori latitanti, i nonni amorevole, gli amici fraterni, tutto è visto con l’ottica di colui a cui rimangono circa tre mesi per essere felice, per riannodare i fili sospesi, i rapporti inclinati, per farsi perdonare. Attraverso un conto alla rovescia, Lucio scende a patti con la malattia. Nessun tentativo di cura, il rifiuto della chemioterapia, solo il desideri, anzi la necessità, di “dare un ultimo gustoso morso alla vita” per lasciare una traccia di sé al mondo, per dire: c’ero anch’io.
Lo scrittore scrive sul foglio della vita mescolando le parole con ironia e tenerezza. Il romanzo acquista più profondità, la lotta contro la malattia assume la valenza di una metafora della continua ricerca della felicità. Quando arriva la signora in nero, tutti la conoscono e la temono, non passa inosservata. La Signora è egocentrica, ama illudere e poi colpire, ama sconvolgere la vita per poi donare la Pace. La Signora sa bene che nessuno può sottrarsi al suo fascino. Anche Lucio viene travolto da questo “appuntamento” ma riesce a trovare un modo diverso per guardare alla morte. Egli specchiandosi nei suoi ricordi riesce a dare un senso al presente comprendendo che bisogna, per essere felici, apprezzare le semplici cose e riflettere sui piccoli e grandi momenti della vita.
“La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha” 
Oscar Wilde.
Ho scoperto “Cento giorni di felicità” grazie al blog “La Libridinosa”. Ho letto con interesse la recensione di Laura, il suo oscillare tra il pianto e il sorriso, il potere emozionale delle sue parole mi ha colpita. Così ho acquistato il libro. E’ stata un’ottima scelta. Ho riso e pianto con Lucio, ho vissuto il suo travaglio interiore, la sua iniziale disperazione, ho conosciuto l’amico Fritz che costringe ogni uomo a fare i conti con le ferite che ha dentro. Anche per Lucio giunge il momento in cui amore, colpa e perdono, si fondono in un unico presente perché, forse e sottolineo forse, non c’è un dopo. A quarant’anni non si pensa alla morte, si vive con la frenesia del “divenire” che ci impedisce di godere e assaporare ogni attimo della nostra esistenza.
“Stavo per vincere e invece mi hanno dato un rigore contro al 90° “.
Fausto Brizzi  affronta, in questo suo primo scritto, un tema serio e delicato. Lo fa con ironia e commozione portando noi lettori a riflettere su tante cose che diamo per scontate. Durante la lettura mi sono imbattuta in alcune situazioni poco reali, alcuni passaggi erano stereotipi(ad es. la lista dei regali per i bambini, il viaggio alla riscoperta dei luoghi importanti per il protagonista e sua moglie, gli amici di zingarate), ma il tutto è narrato con uno stile accattivante e coinvolgente, impossibile non lasciarsi conquistare dal protagonista e tifare per lui. Fino alla fine ho sperato in un miracolo, quando è stato evidente il drammatico epilogo, già annunciato all’inizio del libro, mi sono lasciata travolgere dalle emozioni. Pur comprendendo, ma non condividendo, alcune scelte del protagonista ho accompagnato Lucio fino alla pagina zero.

“Non piangere, amore mio. Ti prego, non piangere.
Ho sonno. Molto sonno.
L’ultima cosa che sento è la ninna nanna che mi canta nonna. La canta piano piano per non svegliarmi. Continua anche dopo che mi sono addormentato. Mi culla lentamente, tenendomi una mano sulla pancia…Ninna oh…Ninna oh…La sua voce si allontana…Sono sereno…Cento giorni sono volati in un soffio. E oggi posso dirlo con certezza: sono stati i più felici della mia vita.”

Dopo aver letto la pagina “Zero” ero molto triste per l’epilogo del romanzo che si è rivelato molto duro, lo capirete leggendolo, e non mi aspettavo un “DOPO”.
Per chi crede nella “vita” dopo la morte il “DOPO” diventa una consolazione, un ultimo sorriso malinconico, un ultimo avvertimento:
“Il dopo non è male. Ma godetevi l’adesso che è meglio”.
Giusto Fausto/Lucio, godiamoci il presente così come si gusta una ciambella fritta. Un bel morso alla vita e lo zucchero renderà dolce ogni nostro momento. Attenti, quindi, apprezziamo ciò che abbiamo non rincorriamo l’impossibile. Che l’amico Fritz non ci colga impreparati! Quando arriva il momento l’abbraccio della Signora ci avvolge e non c’è più tempo per nulla, nessun rinvio neanche per gustare quell’ultima ciambella.
Curiosità
La Giornata Internazionale della Felicità si celebra in tutto il mondo il 20 marzo di ciascun anno. E’ stata istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012.

10 commenti:

  1. Era un po' che aspettavo la tua recensione per vedere se anche in te, questo libro, avesse suscitato una selva di emozioni. Vedo che è stato così e sono felice che tu abbia deciso di leggerlo spinta dalla mia recensione.
    Conteggio totale dei fazzoletti consumati?!

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    1. Hai ragione, Laura! La selva di emozioni è stata fitta, fitta. Lacrime e sorrisi si sono mescolati. Ho consumato una quantità industriale di fazzolettini. Continuerò a tener d'occhio le tue recensioni fonti, per me, di preziosi consigli letterari:)

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  2. Spesso anche a me è capitato di pensare che se sapessi che in un preciso giorno dovessi morire, tutto cambierebbe e cercherei di godermi al massimo quegli ultimi giorni, senza lasciare niente in sospeso dietro di me. Lo leggerò di sicuro questo libro, sembra un piccolo gioiellino!! *_*

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    1. Se potessimo conoscere il momento della nostra morte, la visione della vita cambierebbe in modo radicale. Nel libro l'autore ha inserito due pagine-muro per poter scrivere i personali AMO e ODIO. Lucio annota: "AMO la mela grattugiata di mia nonna. ODIO quello che mi ha fregato il motorino". Vedrai che la lettura di questo libro sarà "speciale". Un consiglio che faccio mio ma è partito da Laura: fai una bella scorta di fazzoletti:)

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  3. Questo libro l'ho intravisto in libreria qualche giorno fa e volevo prenderlo :D Adesso mi segno il titolo e lo inserisco in wl XD

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  4. Comprato stamattina!! Ora mi procuro una confezione gigante di fazzolettini e posso iniziare! ;-)

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  5. Anche a me è piaciuto molto questo libro, anche per il modo ironico con cui è scritto. E anche a me è stato consigliato da Laura/La Libridinosa XD
    Sono d'accordo con tutto ciò che hai scritto, anche se la lista dei regali non la considererei proprio uno stereotipo, in quanto penso che ognuno di noi, in una situazione simile, cercherebbe di lasciare qualcosa ai propri figli per il futuro, che siano regali, lettere, foto o video.
    E come te pure io sono rimasta stupida leggendo la scritta "Dopo", ho pensato cosa ci può essere dopo?
    Altra cosa che ho apprezzato molto è l'interazione con il lettore e lo spazio lasciato per inserire i nostri pensieri.

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  6. Laura è un'ottima consigliera! Nel suo blog trovi sempre letture interessanti. Essere presenti nella vita dei propri figli è un desiderio di ogni genitori, se poi si considera che con certezza non si sarà presenti nel loro futuro, allora diventa una necessità lasciare un nostro ricordo.Era quindi prevedibile che il nostro protagonista volesse lasciare un suo ricordo ai suoi cari tramite l'elenco dei regali. Elenco che mi ha fatto sorridere e commuovere. Il Dopo è stata una piacevole sorpresa: è il finale giusto per dare una speranza per mostrare che la morte non è una fine ma un nuovo inizio:)

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