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![]() STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7 |
Pagine: 121

Non ho saputo incastrarti per i delitti che hai commesso, ora ti incastro con quello che non hai commesso.
Protagonista della vicenda è il commissario Barlach, ormai prossimo al pensionamento per seri motivi di salute. Col suo giovane assistente Tschanz deve risolvere un caso di omicidio. La vittima è un ispettore della polizia di Berna. L'uomo viene ritrovato senza vita nella sua auto, nei pressi di un piccolo paese, vicino a Bienne.
Durante le indagini appare evidente una diversità di base nel portare avanti le indagini.
Barlach era più riflessivo e pacato, Tschanz era per le maniere forti. Tutto precipitò quando Barlach trovò sulla sua strada l'acerrimo nemico Gastmann con il quale si scontrava da tutta la vita.
Il primo incontro, tra i due, avvenne in una bettola nel sobborgo di Tophane, dove sostennero tesi opposte.
Barlach sosteneva che "l'imperfezione umana è il motivo per cui la maggior parte dei delitti viene inevitabilmente alla luce: siamo incapaci di prevedere con sicurezza come agiranno gli altri, e nei nostri ragionamenti non riusciamo a integrare il caso, che in tutto mette lo zampino."
Invece Gastmann affermava che "proprio il garbuglio dei rapporti umani ti permette di compiere delitti che non si possono scoprire. È questo il motivo per cui i crimini, nella loro stragrande maggioranza, non solo rimangono impuniti ma non destano nemmeno sospetto, quasi avvenissero in gran segreto."
Il confronto porta a una scommessa: Gastmann avrebbe compiuto un delitto in presenza di Barlach, senza che lui fosse poi in grado di fornirne le prove.
Tre giorni dopo Gastmann uccide un uomo, gettandolo giù da un ponte, sotto gli occhi di Barlach che non riuscirà a trovare le prove per farlo incriminare. Da quel momento i due uomini vivranno "incatenati" per sempre l'uno all'altro. Per oltre quarant'anni il commissario seguirà imperterrito le orme di Gastmann, nel vano tentativo di fornire le prove dei delitti via via più audaci, efferati e sacrileghi che costui ha commesso per capriccio.
Ora che i due uomini si erano nuovamente incrociati, Gastmann era tra gli indiziati per l'omicidio del poliziotto, era giunta l'ora della resa dei conti. Barlach aveva solo un anno, questa era la sua aspettativa di vita, per dare scacco matto alla belva Gastmann, per chiudere la partita.
Il male è davanti a noi, inutile negarlo, ma sappiamo combatterlo e vincerlo con le forze della logica, della filosofia e della scienza?
Barlach non accetta "le grandi acquisizioni della moderna criminologia", lui conosce già la soluzione nel groviglio umano. E inizia la sua ultima partita muovendo gli uomini come pedine ma ben presto il "fattore umano" prevale, menzogna e verità si mescolano. Il commissario, prima di morire, tesse con astuzia una rete che costringerà un carnefice a eseguire una sentenza di morte che egli stesso ha decretato. Si può ricorrere a comportamenti illegali, pensa Barlach, pur di colpire criminali che altrimenti sfuggirebbero alla Legge. Così il poliziotto diventa giudice e ha già scelto il boia per regolare i conti.
Io ti ho giudicato, Gastmann, e ti ho condannato a morte. Tu non sopravvivrai a questa giornata. Il boia che ho scelto per te ti ucciderà, perché in nome di Dio questa cosa va fatta una buona volta.
Tutto andrà come pianificato o il caso ci metterà lo zampino?
"Il giudice e il suo boia" è un racconto poliziesco breve, conciso, ipnotico, ricco di tensione e ambiguità. La trama intricata e affascinante si avvale di un'atmosfera cupa e ricca di suspense. Il finale è assolutamente sorprendente.
Questo romanzo è una delle opere che meglio esprime il pensiero dell'autore che intende dimostrare l'impossibilità della legge di arrivare alla verità. Nelle sue opere il concetto di giustizia é sempre presente al centro di una girandola di criminali, enigmi e detective. I personaggi si muovono nel labirinto dell'ingiustizia e del male.
Per Durrenmatt tutte le nostre azioni sono dominate dal caso, un misterioso concatenarsi di eventi. Il caso, mescolate le lettere e otterrete "caos", porta il mondo a vivere nel caos. L'investigatore tradizionale rivela la sua incapacità a muoversi in una realtà complessa e incomprensibile.
"Il giudice e il suo boia" è un noir raffinato, imprevedibile e movimentato, che introduce il Caso, parola chiave che racchiude la concezione del mondo di Durrenmatt.
I suoi romanzi criminali, come "Il giudice e il suo boia", hanno un sottofondo filosofico e spesso sono intrisi di macabra satira. L'autore analizza con critica pungente e sarcastica i problemi della società e smaschera la meschinità che si cela dietro la facciata perbenista della società svizzera.
Quando Durrenmatt scrisse "Il giudice e il suo boia" aveva appena trent'anni. Georges Simenon, che di noir se ne intendeva, lesse questo romanzo cupo, implacabile, e disse: "Non so che età abbia l'autore. Se è alla sua prima prova, credo che farà strada." Ben detto!