giovedì 9 novembre 2023

RECENSIONE | "Le persiane verdi" di Georges Simenon

“Le persiane verdi” (Adelphi) è tra i romanzi più belli del grande e amato scrittore del Novecento, il belga Georges Simenon. Emile Maugin è un celeberrimo attore teatrale e cinematografico, noto per la sua vita di eccessi e per il carattere dispotico con cui tiranneggia chi gli è accanto. Ma solo lui sa che il suo cuore malato gli lascia poco da vivere. E ha un sogno che, prima di andarsene, vuole a tutti i costi realizzare.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Le persiane verdi
Georges Simenon

Editore: Adelphi
Pagine: 208
Prezzo: € 19,00
Sinossi

«Forse questo è il libro che i critici mi chiedono da tanto tempo e che ho sempre sperato di scrivere» azzarda Simenon, che ha terminato "Le persiane verdi" in una sorta di stato di grazia, all'indomani della nascita del secondo figlio. Ha tutte le ragioni di essere soddisfatto: è riuscito a scolpire una figura larger than life, Emile Maugin, celeberrimo attore giunto, a sessant'anni, all'apice del successo e della fama, che un giorno apprende di avere, al posto del ventricolo sinistro, «una specie di pera molle e avvizzita». «Maugin non è ispirato né a Raimu, né a Michel Simon, né a W.C. Fields, né a Charlie Chaplin» afferma risolutamente Simenon nell'Avvertenza. «E tuttavia, proprio a causa della loro grandezza, non è possibile creare un personaggio dello stesso calibro, che faccia lo stesso mestiere, senza prendere in prestito dall'uno o dall'altro certi tratti o certi tic». Ciò detto, taglia corto, «Maugin non è né il tale né il talaltro. È Maugin, punto e basta, ha pregi e difetti che appartengono solo a lui». Pregi e difetti alla misura del personaggio: dopo un'infanzia sordida, ha lottato, perduto, vinto, amato, desiderato, conquistato e posseduto tutto - donne, fama, denaro -, e coltiva la propria leggenda abbandonandosi a ogni eccesso. Prepotente, scorbutico, cinico (ma segretamente generoso), regna da tiranno su un piccolo mondo di sudditi devoti e trepidanti, fra cui la giovanissima e amorevole moglie, ma vive nella costante paura della morte e nella nostalgia dell'unica cosa che non ha mai conosciuto: la pace dell'anima - quella cosa tiepida e dolce a cui il suo desiderio attribuisce la forma di una casa con le persiane verdi.



Bevve il terzo bicchiere a occhi chiusi. Poi ne bevve un quarto e solo allora si eresse in tutta la sua altezza, spinse il petto in fuori, gonfiò le guance e tornò a essere quello che tutti erano abituati a vedere. Si guardò intorno, osservando le facce che fluttuavano tra le nuvole di fumo, e contrasse le labbra in una smorfia, la sua famosa smorfia, feroce e patetica insieme, che alla fine produsse l’effetto desiderato, li fece ridere, come a teatro faceva ridere la platea, il tipico riso nervoso di chi per un attimo ha avuto paura.

Protagonista del romanzo è il grande Emile Maugin, celeberrimo attore giunto a sessant’anni, all’apice del successo e della fama, che un giorno apprende di avere, al posto del ventricolo sinistro, “una specie di pera molle e avvizzita”. È il dottor Biguet, eminente specialista, a fare diagnosi senza appello:

Maugin, lei mi ha detto poco fa che ha cinquantanove anni. Ma il cuore che avevo davanti era quello di un settantacinquenne.

Maugin racchiude in sé pregi e difetti. Dopo un’infanzia sordida, ha lottato, perduto, vinto, amato, desiderato, conquistato e posseduto tutto. Ha donne, fama e denaro. Coltiva la propria leggenda abbandonandosi a ogni eccesso: è prepotente, scorbutico e cinico, avaro in pubblico ma segretamente generoso. È il tiranno della sua corte formata da sudditi che lo amano e lo temono, fra cui la giovanissima e amorevole moglie Alice che non gli aveva fatto mai alcun rimprovero e che lui aveva sposato anche se la donna era incinta di un altro uomo.

Lei non gli aveva fatto nessun rimprovero. Ma erano proprio quei rimproveri non formulati che lo mandavano in bestia.

Maugin vive però avendo costantemente paura della morte anelando l’unica cosa che non ha mai avuto: la pace dell’anima, quella cosa tiepida e dolce a cui il suo desiderio attribuisce la forma di una casa con le persiane verdi.

La figura di Maugin, come lo stesso autore tiene a precisare, non si ispira a nessun altro attore realmente vissuto. Maugin è Maugin, punto e basta. Tutti lo amano e ammirano, lui cerca una pace interiore che non è mai riuscito a raggiungere. Un’infanzia di estrema povertà, senza nessun affetto e valori, ha segnato la sua vita affollata da demoni. Il suo rifugio è l’alcol, rigorosamente cognac e vino rosso, che scaccia la malinconia ma è un rifugio temporale, alla fine l’inevitabile si presenterà. Se vuol continuare a vivere Maugin dovrà rinunciare alla vita frenetica e agli eccessi. Ma come può il grande attore rinunciare al suo modo di presentarsi agli altri? Come può rinunciare al bere, alle donne (amate e perdute), al sesso e alla vita frenetica delle prove a teatro? Non può ma deve. Inizia a percepire l’assedio della stanchezza:

Sono stanco. Stan-co, capite? Stanco da morire. Stanco di essere un uomo. Stanco di reggersi in piedi. Stanco di vedere e sentire individui come Cadot, e di doversene per giunta fare carico. Avevano remore, loro, a tormentarlo? Qualcuno aveva mai avuto pietà di lui? Lo avevano mai visto andare a chiedere educatamente aiuto a checchessia?

È affascinante leggere Simenon e “Le persiane verdi” si rivela un ulteriore romanzo in cui l’autore esegue un’autopsia accurata sul corpo del genere umano. È l’analisi di un uomo solo che si sente prossimo alla morte e sogna di essere l’imputato di un processo i cui giudici sono persone a lui note. Cerca l’assoluzione per le sue colpe Maugin, la pace dell’anima simboleggiata da una casetta con le persiane verdi. Ma indietro non si può tornare ed è impossibile sfuggire al destino di cui lui è l’artefice. C’è tanta infelicità tra le pagine di questo romanzo e si percepisce la solitudine del protagonista anche se intorno a lui ci sono tante persone.

Era strano: il buio che lo circondava non era il buio immobile, immateriale, negativo, a cui siamo abituati. Gli ricordava piuttosto il buio quasi palpabile di certi incubi della sua infanzia, un buio minaccioso, che a volte di notte lo assaliva a ondate come a volerlo soffocare.

“Le persiane verdi” è un romanzo intenso alla ricerca delle stratificazioni psicologiche che danno spessore al protagonista, il grande Maugin, che si condanna e autoassolve, si odia e si ama, si consola con l’alcol per sentirsi meglio e dimenticare i cattivi pensieri. Con brevi frammenti di memoria, l’autore svela la vita movimentata dell’attore che decide, alla fine, di cercare la pace lasciando Parigi e stabilendosi con la sua famiglia ad Antibes in una grande villa. Ancora una fuga, ancora un cambiamento che nulla risolve: Maugin si sente inutile, beve sempre più. Un giorno, durante un uscita in barca per pescare, si ferisce con un amo al piede. Quella piccola, insignificante ferita, sarà l’inizio della fine.

Un lungo flusso di coscienza porta Maugin a riflettere sulla sua cronica infelicità ma non troverà risposte precise. 

“Le persiane verdi” è un romanzo in cui le incertezze vanno a braccetto con i fantasmi di una vita. Il protagonista abbraccia in sé tutti coloro che hanno faticato per ottenere successo e spesso sono costretti a “recitare” anche nella quotidianità. Il porto sicuro è una casetta dalle persiani verdi ma arrivarci è impossibile anche se a volerlo è il grande Maugin, vittorioso sul palcoscenico ma fallimentare nella vita.

Ancora una volta Georges Simenon ha scritto un gran romanzo in cui c’è la ricerca del senso della vita tra sentimenti e passioni che vivono nei pensieri e diventano evanescenti nei fatti. Il protagonista vive dentro la tempesta della sua vita come in una voragine in cui l’anima perde la retta via.

“Le persiane verdi” è una “zona franca” in cui ognuno dice la sua senza dare spettacolo e gli eventi vanno in varie direzioni ma è Maugin a dar vita a uno straordinario contesto di riflessione. È la sua voce a prevalere su tutti. Ma è una voce interiore che medita sui misteri dell’esistenza e della dignità delle persone. È una voce alla ricerca di ciò che le viene negato, la serenità e l’equilibrio interiore. Se lui non fosse il grande Maugin, qualcuno lo cercherebbe ugualmente? Possono l’amore, il calore di una famiglia, l’amicizia mostrare veramente i loro volti o tutto è finzione come a teatro? L’interesse muove cielo e mare, guida le azioni degli uomini e si traveste da fragilità sociale. Il passato e il presente dialogano tra loro creando un vortice che si immerge nell’interiorità del protagonista. Del futuro non c’è certezza e questo Maugin lo sa perfettamente e malinconicamente percorre la via del crepuscolo in compagnia del suo “ventricolo sinistro paragonato a una specie di pera molle e avvizzita”, sognando quella casa dalle persiane verdi che anela da una vita.

10 commenti:

  1. Ciao Aquila, non è il mio genere di romanzo, ma mi sembra una storia davvero affascinante, soprattutto per gli spunti di riflessione che suscita nel lettore... bella recensione :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Ariel, io adoro Simenon per i suoi romanzi che spaziano tra le emozioni umane e inducono a profonde riflessioni. La psicologia umane è protagonista dei suoi scritti e potresti provare a leggere un romanzo breve. Sono sicura che Simenon potrebbe sorprenderti positivamente :)

      Elimina
  2. Simenon è un maestro nell'esaminare con finezza psicologica le personalità dei suoi personaggi, soffermandosi sui lati oscuri, tormenti, solitudini...
    Le tue recensioni così accurate mi invitano sempre a cercare il libro in questione e a metterlo in lista!
    ciao Aquila :))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Leggere Simenon è sempre un'avventura nella psicologia e nel lato oscuro di noi uomini. Mi piace come in poche pagine, i famosi "romanzi duri", l'autore crei situazioni e riflessioni che appartengono al nostro quotidiano dando voce alle nostre paure più recondite. Un caro saluto :)

      Elimina
  3. Ciao Aquila Reale, purtroppo non ho mai letto i libri di Simenon, non so perché. È una grande lacuna che devo assolutamente colmare. Magari potrei provare con un racconto breve.
    Un abbraccio 😘

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, se vuoi leggere Simenon ti consiglio la serie dei romanzi "duri": brevi storie dal fascino nero e intrigante. Un caro saluto :)

      Elimina
  4. Grazie per la visita e piacere di conoscere il tuo blog.
    Mi piace tantissimo leggere anche se purtroppo il tempo a disposizione per la lettura è sempre meno!!!
    Dopo aver riempito la casa di libri, ho risolto il problema dello spazio utilizzando la ricca Biblioteca del mio comune, perchè non voglio rinunciare al piacere delle pagine di carta tra le dita!!!
    Spazio tra i generi, ora mi sono data alle saghe familiari che mi prendono molto.
    Vedo che stai leggendo Carrisi, di cui ho letto diversi libri, e aspetto la tua recensione per un eventuale ritorno di lettura!!!
    Alla prossima

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te per essere passata dal mio Blog! Anche per me è gratificante avere tra le mani un libro in forma cartacea e la mia casa è piacevolmente invasa dai libri. La Biblioteca è un'ottima soluzione per noi lettrici. Ho appena iniziato "L'educazione delle farfalle" , i primi capitoli sono davvero coinvolgenti e si percepisce l'attesta del dramma che verrà. Un caro saluto :)

      Elimina
  5. Mi piacque tantissimo La camera azzurra, ma poi non lessi più niente. Se questo romanzo trattasi di un giallo non credo lo leggerò nell'immediato perchè a me non piacciono, ma...chi può dirlo?!?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "La camera azzurra" è tra i romanzi più coinvolgenti scritti da Simenon. Io ho da sempre apprezzato la bravura di Simenon, il modo in cui descrivi i tormenti dell'animo umano. Se puoi ti consiglio di leggerlo o puoi scegliere tra il considerevole repertorio di romanzi duri pubblicato da Adelphi. Un caro saluto :)

      Elimina