lunedì 17 dicembre 2018

RECENSIONE | “Piccolo Mondo Perfetto” di Kevin Wilson

Lui è Kevin Wilson e il suo ultimo romanzo, “Piccolo Mondo Perfetto” edito Fazi, vi farà riflettere su quel grande enigma che risponde al concetto di famiglia. Essere genitori non è certo cosa facile. Bisogna affrontare una sfida, fare un bel salto nel buio, armati di tanto amore e infinita pazienza. Ogni giorno è un nuovo giorno. L’essere madre e padre è anche una fonte di felicità fatta da piccole conquiste che liberano le emozioni facendo battere forte il nostro cuore. I bambini sono il nostro domani, l’amore che si moltiplica e invade il mondo. Già, il mondo. Chi tra noi genitori non teme il momento in cui i nostri piccolini affronteranno l’ambiente esterno alla famiglia? Tutti abbiamo paura di non essere perfettamente in grado di preparare i bambini a ciò che troveranno oltre la soglia di casa. Lo so, mi direte che anche “nel nido” la vita può essere dura, difficile, imprevedibile e imperfetta. Bene, nel romanzo di Wilson c’è la ricerca del “bambino perfetto” nella “famiglia perfetta” anche se, come sempre, le incognite non staranno a guardare. 

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Piccolo mondo perfetto
Kevin Wilson (traduzione di S. Castoldi)

Editore: Fazi
Pagine: 424
Prezzo: € 18,00
Sinossi
Orfana di madre, senza soldi e con un padre alcolizzato, la diciannovenne Izzy Poole rimane incinta di Hal, il suo insegnante di Arte del liceo. Lei, intelligente e schiva, determinata a non frequentare l'università malgrado gli ottimi risultati scolastici, sente di volere il bambino e decide di tenerlo; ma Hal, vittima di problemi psichiatrici, non regge la responsabilità e si suicida. Preston Grind, psicologo a sua volta figlio di celebri psicologi e segnato da un passato traumatico, dà avvio a un innovativo progetto di educazione infantile: il Progetto Famiglia Infinita. Nove coppie in condizioni economiche e sociali disagiate e in attesa del primo figlio trascorreranno dieci anni in una tenuta dove alleveranno i propri bambini come una sorta di famiglia allargata; anche Izzy, unico genitore single, entrerà a far parte del programma. L'esperimento prende il via, procedendo nonostante le difficoltà, più o meno prevedibili, che accompagnano le giornate di questa strana famiglia artificiale e autosufficiente: si creeranno legami particolari, nasceranno gelosie e rancori, i rapporti inizieranno a incrinarsi in seguito a inevitabili tensioni sessuali che rischieranno di spezzare il fragile equilibrio della comunità... La famiglia può rovinarti la vita oppure te la può salvare: quel che è certo è che dalla famiglia non c'è via di uscita.

Quando ti sentivi andare alla deriva, quando ti domandavi se stavi facendo la cosa giusta, non c’era niente di meglio che tenere tra le braccia una creatura piccola e indifesa e ripeterle che ti saresti preso cura di lei, che finchè c’eri tu non sarebbe successo niente di male.
Izzy è una ragazza diciannovenne, orfana di madre, senza soldi e con un padre alcolizzato. Intelligente e schiva, rimane incinta di Hal, il suo professore di Arte al liceo. Izzy vorrebbe tenere il bambino. Hal, a causa dei suoi problemi psichiatrici, non è in grado di affrontare la responsabilità genitoriale e si uccide. Qui entra in scena il dottor Preston Grind, psicologo segnato da un passato traumatico a causa dell’educazione ricevuta che molto si discostava dai criteri abituali. Grind è il padre di un innovativo progetto di educazione infantile: il progetto Famiglia Infinita. Nove coppie in condizioni economiche e sociali disagiate, in attesa del primo figlio, trascorreranno dieci anni in una tenuta dove cresceranno tutti insieme i loro bambini. Anche Izzy, unico genitore single, entrerà a far parte del programma. Riusciranno, gli adulti e i bambini, a creare un piccolo mondo perfetto?

Leggere questo libro mi ha dato l’opportunità di riflettere su molti temi che gravitano intorno al pianeta famiglia. Io ho sempre visto la famiglia nel modo tradizionale e leggere del Progetto Famiglia Infinita, mi ha un po’ destabilizzata. È stato facile immedesimarsi, non tanto in un personaggio del romanzo ma proprio nel progetto, come elemento attivo e partecipe. Ridefinire i valori della famiglia attraverso un nuovo modello di genitorialità condivisa è una bella sfida. Il dottor Grind raccoglie il guanto di sfida e io penso che stia, egli stesso, cercando “qualcosa” che non ha mai avuto, una famiglia ricca d’amore e protezione. Una famiglia che diventa radici per il bambino donandogli le ali per volare nel mondo.

Dieci famiglie, quindi, vivranno insieme per dieci anni: abiteranno insieme e avranno libero accesso alle risorse migliori per la cura, lo sviluppo e l’educazione dei bambini che vivranno non solo con la famiglia tradizionale ma avranno nove fratelli e sorelle. Trascorreranno la prima infanzia insieme e solo all’età di cinque anni scopriranno chi siano i loro genitori biologici. Facile a dirsi, difficile a farsi. Io non ci riuscirei, sono una mamma vecchio stile: il bimbo è, almeno per i primi anni, tutto mio e guai a chi me lo tocca!. Mi metto però da parte e lascio al dottor Grind il compito di traghettare questa comunità verso lidi felici. Il mare però inizierà, quasi subito, ad agitarsi e a nulla serviranno gli specialisti in ogni campo pronti a risolvere i problemi insiti nel crescere un figlio. Sicuramente avere qualcuno che ti risolve ogni difficoltà sarebbe bellissimo ma non è realstico. Le difficoltà ti forgiano, si cade per rialzarsi. Un bambino a cui viene spianata la strada penserà che nel mondo tutto vada sempre per il verso giusto. Ahimè, che delusione!

Nel Progetto Famiglia Infinita la famiglia collettiva allevia la responsabilità individuale. I genitori vengono aiutati a entrare, con più preparazione, nel mondo del lavoro. In teoria tutto è bello, rassicurante e realizzabile. In pratica, invece, tutto si complica. L’incognita “genitori” crea l’elemento di instabiltà: si creano legami, nascono gelosie e rancori, il fragile equilibrio della comunità rischia di spezzarsi. Non si possono lasciare le emozioni fuori dalla porta.

I personaggi a cui mi sono affezionata di più sono Izzy e il dottor Grind.

Izzy si è mostrata subito come una ragazza molto matura per la sua età. Ha un lavoro duro che le piace, non ha amici della sua età ma condivide interessi con persone molto più grandi di lei. Sa di non poter contare su una famiglia. La madre la spronava ad affrontare la vita, a realizzare qualcosa di grande. Dopo la sua morte, Izzy si sente sola, il padre è assente perso nell’alcol. Ed è proprio la paura di dover affrontare la vita e la maternità da sola a spingerla ad accettare la proposta di Grind.

Il personaggio del dottor Preston Grind è complesso e affascinante. Mi ha incuriosito molto il motivo che si cela dietro la realizzazione del progetto. Grind appare come un uomo con una emotività ridotta al minimo, frutto di un’educazione particolare messa in opera dai suoi genitori in base al Metodo della Frizione Continua. Già il nome è tutto un programma, comunque i signori Grind avevano allevato il figlio creando situazioni disastrose e condizionandolo ad affrontarle mettendo da parte le emozioni. Mi ha turbato l’episodio in cui questi genitori regalano a Preston un animaletto domestico. Lasciano che il bambino si affezioni al suo amico a quattro zampe e poi lo fanno sparire senza alcuna spiegazione. Questa non è educazione è crudeltà. Il fine era affermare un principio, per loro, fondamentale. Il dolore e le emozioni devono sempre rimane sotto controllo. I risultati della loro educazione potrete scoprirli leggendo il romanzo.

Il dottor Grind veglia sui bambini e sui loro genitori, ma chi veglia su di lui? Creando una grande famiglia, lo psicologo si comporta come un buon padre di famiglia. In lui è facile intravedere la speranza di creare una famiglia che non ha mai avuto perché tutti vogliamo essere amati e accettati per quel che siamo. Non importa se siamo bambini prodigio o con mille difficoltà, l’amore è importante come accettazione prorpio dei nostri limiti. Eliminare ogni difficoltà non è una soluzione, bisogna accettare l’incertezza per guardare al futuro con speranza. L’epilogo è una cartolina rosa che guarda al domani con nuovi sentimenti finalmente liberi di essere espressi.

“Piccolo mondo perfetto” è un romanzo che invita alla riflessione. Kevin Wilson, con scrittura sensibile e incisiva, ci propone una storia in cui le emozioni giocano a nascondino per poi manifestarsi in tutta la loro forza costruendo un ponte tra il visibile e l’invisibile. La ragione non può dominarle completamente. C’è coraggio e fantasia in questo bel romanzo. Una domanda rimane sospesa tra le pagine: “Che cosa significa la parola famiglia?”

Amore, protezione e serenità sono solo alcune componenti che legano genitori e figli. Il resto è in continuo divenire, giorno dopo giorno. La “casa della vita” è la famiglia, il nostro nido, il nostro domani.
La famiglia può rovinarti la vita oppure te la può salvare: quel che è certo è che dalla famiglia non c’è via di uscita.

5 commenti:

  1. Da amante delle "famiglie infelici a modo loro", subito in lista!

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  2. Che romanzo affascinante! E' piaciuto tanto anche a me, mi ha fatto riflettere e il finale mi ha anche commosso. Bella la tua recensione, come sempre!

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    1. È importante trovare libri che fanno riflettere. Ti ringrazio :)

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  3. Grazie per avermi fatto conoscere questo libro,non vi avevo dato importanza e comunque non immaginavo potesse essere coinvolgente e dare spunti di riflessione.
    In lista per il nuovo anno!!

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