giovedì 7 luglio 2022

RECENSIONE | "La custode dei peccati" di Megan Campisi

“La custode dei  peccati” è il romanzo d’esordio della drammaturga americana Megan Campisi. È un romanzo originale e coinvolgente, ambientato in una reinventata ma molto credibile epoca Tudor. L’autrice si ispira alla figura realmente esistita della Mangiapeccati e dà vita a una protagonista commovente e coraggiosa, decisa e intelligente.


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 9
La custode dei peccati
Megan Campisi

Editore: Nord
Pagine: 400
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio. Ma la verità non si può tacere per sempre. Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all'unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d'intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre...


Sale per l’orgoglio. Semi di senape per le menzogne. Orzo per le bestemmie. C’è anche l’uva, acini rossi e rigonfi, sparsi sulla cassa in pino (…) Ci sono anche altri cibi, ma non tanti. Mia madre non ha commesso molti peccati.

Ha rubato solo un pezzo di pane per sfamarsi, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una pena peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. A May viene messo un collare e le viene tatuata la lettera S (di “sin”, peccato) sulla lingua. Da quel momento non potrà più parlare, tranne per chiedere i cibi e per la Recitazione, nessuno le rivolgerà più la parola, nessuno le si avvicinerà, nessuno la toccherà. A insegnarle le regole del mestiere è la Mangiapeccati anziana. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono donne disprezzate e temute da tutti, sono solo donne poiché il peccato originale è tutta colpa di Eva.

A fine giornata, m’incammino di nuovo verso Dungsbrook. Le Recitazioni mi si confondono nella testa e ho ancora sulla lingua il sapore dei peccati altrui: erbe amare per chi saltava le preghiere, grani d’orzo per i bestemmiatori, capone gorno in umido per i maldicenti, vino speziato per i bevitori smodati. Mi sento malinconica e gonfia. Mi fa male il collo. Voglio il mio tappetino davanti al fuoco. Voglio dormire.

Un giorno May e la sua Maestra sono convocate a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, tra i cibi associati ai peccati compare un cuore di cervo. È un cibo non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio che la donna morente non ha confessato. La Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. May, rimasta sola, porta a termine il compito e giura  in cuor suo che renderà giustizia all’unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione.

Megan Campisi, per il suo romanzo, si ispira all’usanza da tempo dimenticata di “mangiare i peccati” e da vita a un personaggio che non accetta passivamente il destino che qualcuno ha deciso per lei. May rifiuta il ruolo impostole dalla società che la umilia in quanto donna e riuscirà, con determinazione e coraggio, a cambiare la propria vita.

Ho adorato fin da subito questa storia dal fascino particolare che appassiona e incuriosisce e sono rimasta sbalordita dall’apprendere che la figura della mangiapeccati sia realmente esistita. Quando una persona era in fin di vita, la famiglia, per dare una bella ripulita alla coscienza del morto, gli metteva del pane sul petto in modo che assorbisse le sue colpe. Poi chiedeva a un mangiatore di peccati di consumare quel pasto in modo da far transitare i peccati dal morto a qualcun altro. Così l’anima del morto volava in paradiso e l’anima dei mangiatori di peccati sprofondava all’inferno. Questo rituale era praticato in alcune zone dell’Inghilterra e della Scozia.

L’invisibile è ora visibile. L’inudibile è ora udibile. I peccati della tua carne diventano i peccati della mia, così che io li possa portare nella tomba in silenzio. Parla.

Questa è la formula della Recitazione con cui la Mangiapeccati prendeva su di se le colpe dei morenti e sono le parole che portano la protagonista nelle case di chi sta per morire. Costrette a vivere ai margini della società, allontanate e disprezzate da tutti, queste donne erano costrette al silenzio e condannate alla povertà. Ambientata nel XVI secolo, in un’Inghilterra abilmente mascherata (si tratta del regno della regina Elisabetta I, Bethany nel romanzo), la storia coinvolge fin dalle prime pagine e il piacere della lettura non viene mai meno. Attraverso le vicende di May, povera orfana e analfabeta, abbiamo l’occasione per conoscere usi e costumi del luogo. Con mio grande piacere ho assistito, man mano che la lettura procedeva, alla comparsa di intrighi alla corte della regina Bethany, c’è un terribile segreto che riguarda personaggi potenti e crudeli, e all’intreccio di eventi in un gioco d’incastri ben costruito.

Il romanzo è scritto in prima persona, è la voce di May che narra non solo la società in cui vive, ma anche il suo grande bisogno di affetto, le sue paure, la solitudine, l’indifferenza che la circonda. Quel collare al collo e la S tatuata sulla lingua, sono la sua maledizione, indicano il compito che altri hanno scelto per lei. Dentro di sé May ha un mondo fatto di libertà, si sente una ragazzina come tante, ancora umana: fragile, inesperta, ingenua.

Tante volte, nel corso degli anni, mi sono sentita svuotata. Nel senso di sola. Però adesso in me c’è qualcosa di ancora più brutto. Un senso di morte che mi striscia fino al cuore… Sono una mangiapeccati. Cosa significa? Significa che non vedrai mai più una persona che ti sorride con gli occhi, significa che non sentirai mai più un petto premuto contro il tuo in un abbraccio.

 A volte fa fatica a comprendere cosa le accade intorno, non conosce il significato delle parole, vive la sua condizione non con rassegnazione ma con la certezza di avere un compito, oltre a quello di Mangiapeccati, che solo lei può assolvere. Perché essere invisibili può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero    rimanere chiuse per sempre. May impersona le donne dell’epoca, la loro continua umiliazione e oppressione, senza alcuna libertà.

Forse la libertà sta nel poter decidere da sé, anche se le decisioni sono pessime.

“La custode dei peccati” è una storia di riscatto femminile. May saprà, con intelligenza e audacia, trasformare la sua maledizione in una forma di potere. Lei, ragazzina di 14 anni, deve farsi strada in un mondo pericoloso e crudele che a malapena comprende, e allora sfrutta al meglio i lati negativi della sua condizione. May non è solo una Mangiapeccati ma è anche una ragazzina alla scoperta di se stessa, del suo io più profondo. Non vuol essere un invisibile, il suo status di emarginazione diventa un mezzo per scardinare il male in cui la società la vorrebbe seppellire. Attorno a lei si aggirano uomini e donne prigionieri della loro ignoranza, allontanati a causa delle superstizioni e di una religione che crede in un Dio pronto a punire il peccatore senza alcuna pietà. Ultimi tra gli ultimi diventano l’unica famiglia che May ha, l’abbraccio che tanto desidera, la carezza per riscaldare il suo giovane cuore.

“La custode dei peccati” è un racconto oscuro e suggestivo, una miscela di storia, invenzione e mistero. L’autrice ci conduce in un mondo ingiusto e crudele dove le donne non contano nulla oppresse da una società patriarcale. Il loro silenzio diventa una catena, la loro libertà un’utopia, ma quando una di loro decide di osare, di usare le avversità come occasioni, ecco che tutto diventa possibile. May attraverserà la notte delle Mangiapeccati per veder sorgere l’alba e camminare verso il futuro che lei desidera.

2 commenti:

  1. ciao aquila!! letto qualche mese fa, mi è piaciuto soprattutto perché questa figura del mangiapeccati non la conoscevo e l'ho trovata sì cupa e oscura ma anche interessante.
    Ho inserito questo libro tra quelli che mi hanno colpito maggiormente nei primi sei mesi del 2022.

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    1. La figura della mangiapeccati è davvero inquietante, è stata una lettura dal fascino nero ma con un risvolto che guarda a un futuro migliore per la protagonista :)

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