giovedì 27 febbraio 2020

RECENSIONE | "La ragazza con la macchina da scrivere" di Desy Icardi

Dopo “L’annusatrice di libri” (recensione), sul senso olfattivo e la lettura, Desy Icardi torna con un nuovo appassionante romanzo sul tatto e la scrittura. Con “La ragazza con la macchina da scrivere” (Fazi Editore) la scrittrice  racconta la scrittura attraverso il tatto e sceglie come protagonista una dattilografa che le storie non le scrive ma le trascrive.

 
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La ragazza con la macchina da scrivere
Desy Icardi

Editore: Fazi
Pagine: 366
Prezzo: € 15,00
Sinossi

Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?
Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.







Dalia ricordava benissimo chi era, e ancor più chi suo padre pretendeva che fosse: una ragazza che come le commesse della merceria aveva bisogno di lavorare per guadagnarsi da vivere, ma che doveva esibire il contegno elegante e un po’ altezzoso di una giovane ereditiera.

Cosa ricordano le dita? Se la memoria vien meno, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi? Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa. Con lei la sua compagna fedele, una macchina da scrivere portatile rossa, una Olivetti MP1. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che offusca parte della sua memoria. I ricordi non sono del tutto svaniti ma sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali verranno liberati nel contatto con i tasti della macchina da scrivere. Attraverso l’amata Olivetti, Dalia ripercorre la sua vita. Riaffiorano i ricordi legati agli amori, ai dispiaceri, ai momenti difficili vissuti durante gli anni della guerra. Si ricompone così la storia di una donna coraggiosa che ha saputo affrontare a testa alta i problemi della vita. Tuttavia qualcosa ancora sfugge alla sua memoria e Dalia è decisa a ridar vita a quel ricordo seguendo gli indizi che il destino ha disseminato lungo il suo percorso.

Conoscere Dalia, la dattilografa che  ha attraversato il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua Olivetti MP1 rossa, è stato un vero piacere.  La storia inizia nel 1940, il mondo è nuovamente di fronte all’abisso di un sanguinoso conflitto. Dalia aveva 17 anni, eventi drammatici l’avevano obbligata a maturare troppo in fretta. Era una giovanissima dattilografa costretta a lavorare per sopperire alle necessità della famiglia. Il  padre, dopo il fallimento della sua fabbrica di cerini, se ne stava chiuso in casa e, le poche volte che si faceva vedere in giro, guardava tutti dall’alto in basso. La madre era andata via dopo il dissesto finanziario e i parenti erano svaniti nel nulla nel timore che qualcuno chiedesse loro del denaro.  Anche se ridotto in miseria, il padre di Dalia aveva grandi progetti e anelava un matrimonio altolocato per la figlia. Il destino, però, aveva in serbo per Dalia ben altri progetti. La fanciulla, infatti, con un matrimonio frettoloso e avventato comprometterà irrimediabilmente la sua esistenza. Imprigionata in un matrimonio infelice dovrà far affidamento a tutto il suo caraggio per ritornare a essere protagonista della sua vita senza compromessi.

Quando la Seconda Guerra Mondiale si abbatterà sulla vita di tutti come un ciclone, Dalia si troverà di fronte a scelte crudeli sul suo futuro. La vita, lo sappiamo, non rispetta quasi mai i piani che noi decidiamo e così il castello di carta, costruito con desideri e speranze, crolla a causa di un colpo di vento inaspettato.

“Il colpo di vento” ha la voce del Duce che, il 10 giugno 1940, annuncia l’entrata dell’Italia in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna. La terribile guerra, dapprima desiderata e inneggiata da tutti, sarà poi da tutti maledetta e travolgerà ogni cosa. Con fierezza ed euforia gli italiani si preparavano a morire. I primi bombardamenti sveleranno una dura realtà.

Leggendo “La ragazza con la macchina da scrivere” ho provato vari sentimenti e mi sono schierata apertamente dalla parte di Dalia. Il suo personaggio mi ha permesso di vivere sulla mia pelle, oltre le dinamiche del cuore e della mente, anche i momenti più bui della guerra. Tra i vari personaggi ho amato l’avvocato Ferro, un uomo dal cuore grande e dall’amore infinito per i libri. Lui misurava il tempo in libri da leggere e aveva creato un rifugio antiaereo con le pareti foderate da librerie in cui trovavano riparo i libri messi al bando da Mussolini.

I libri sviluppano tante doti, incluso il coraggio, e circondarsi di amanti dei libri fa sentire quasi invulnerabili.

“La ragazza con la macchina da scrivere” ci mostra il potere degli oggetti del passato che hanno mille storie da raccontare, basta saperle ascoltare ricordando che la speranza del cuore non muore mai.

Quando incontriamo Dalia ha 71 anni, “un piccolo incidente” le ha lasciato dei buchi di memoria che lei è decisa a colmare. La sua macchina da scrivere diventa lo scrigno di una memoria tattile che permetterà ai ricordi di riaffiorare. Conosceremo così il buon ragioniere Borio, la pestifera vedova Monti, la cara signorina Girola con le sue vivaci commesse Elvira e Rachele. Riappaiono nuovamente alla memoria, immagini e volti messi in pausa per un momento ma mai dimenticati. Tenera l’immagine di Dalia ragazzina che, con l’Olivetti posizionata nella sua custodia sul portapacchi della bicicletta, andava al lavoro.

Il momento nel quale montava sulla bicicletta per recarsi al lavoro era per Dalia il più felice della giornata.

L’uso della bicletta mi ha trasmesso una sensazione di autonomia e indipendenza, il coraggio di andare incontro alla vita in cui paure, bugie, sospetti, segreti si mescoleranno con illusioni e nuove possibilità. Storie mai nate grideranno il loro diritto di esistere, di percorrere la strada verso la felicità eliminando le ombre fredde di un passato difficile.

Secondo l’opinione comune le dattilografe devono scrivere senza pensare, ma la realtà è un’altra: noi dattilografe pensiamo molto e assai velocemente, ma senza mai darlo a vedere.

“La ragazza con la macchina da scrivere” è un romanzo sull’aprirsi di un vuoto e sullo sforzo fatto per colmarlo. Da una parte c’è la frammentarietà apparente del ricordo, dall’altra la disperata volontà di riappropiarsi del passato. Nel mezzo c’è la MP1 rossa che nelle mani di Dalia diventa una creatura umana che l’aiuta a capire, a ricordare, creando un complesso di sfumature effimere che caratterizzano la  simbiosi tra la macchina da scrivere e la protagonista. Il ticchettio dei tasti richiama i ricordi, fa luce nel passato e infonde in Dalia un’inattesa energia per scoprire il mistero di tutta una vita. Un incontro rimandato per troppo tempo, un rincorrere ciò che poteva essere ma non è mai stato. Una speranza, un’attesa di felicità, un timido sorriso apparirà su quelle labbra che i dolori della vita non hanno mai scalfito. Perché, credetemi, non è mai troppo tardi per cambiare nuovamente il corso del destino.

giovedì 20 febbraio 2020

RECENSIONE | "I misteri di Borgoladro" di Filippo Semplici

Se volete assistere alla trasformazione della normalità in un feroce incubo allora vi consiglio la lettura del romanzo “I Misteri Di Borgoladro” di Filippo Semplici pubblicato da Newton Compton Editori. Brividi, azione, stupore vi aspettano a testimonianza che la scelta di andare in vacanza non è sempre una buona idea soprattutto se il vostro itinerario turistico comprende antichi borghi dove tutto è possibile.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
I misteri di Borgoladro
Filippo Semplici

Editore: Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Quando Orlando parte per un viaggio in Toscana insieme a Elise, la sua compagna, ha tanti propositi per passare dei giorni all’insegna del divertimento: non vede l’ora di dedicarsi al buon vino, al cibo genuino e all’esplorazione di luoghi fuori dalle rotte turistiche consuete. Ma sulla strada, durante una sosta nel piccolo paese di Borgoladro, l’allegria lascia spazio al sospetto. Nel piccolo insediamento di case arroccato sulle colline e abitato da vecchi pensionati si respira un’atmosfera sinistra. Difficile capirne la ragione: ma a un certo punto è chiaro che Orlando ed Elise non sono ospiti graditi e ben presto la vacanza rilassante tanto agognata si trasforma in un incubo da cui sembra impossibile svegliarsi…
Chi ha detto che la provincia sia rassicurante?
Nel piccolo paese di Borgoladro nulla è come sembra


Chi ha detto che la provincia sia rassicurante?
Nel piccolo paese di Borgoladro nulla è come sembra.
Orlando ed Elisa partono per un viaggio in Toscana. I due ragazzi hanno il desiderio di trascorrere alcuni giorni all’insegna del divertimento dedicandosi all’esplorazione di luoghi fuori dalle consuete rotte turistiche. Durante una breve soste nel piccolo paese di Borgoladro, tutto cambia e l’allegria cede il posto al sospetto e alla paura. Il paesino è abitato da vecchi pensionati e l’atmosfera idilliaca delle colline toscane cede ben presto il posto a un clima di ferocia. Orlando ed Elisa vedranno la loro rilassante vacanza trasformarsi in un incubo da cui sembra impossibile svegliarsi.

Quale segreto nasconde il piccolo paese di Borgoladro sperduto nella campagna toscana?

L’autore ha il dono di trasportare il lettore nel cuore della storia. Offre una vicenda intrisa di orrore, angoscia e follia che si intrecciano creando uno scenario che nasconde una verità inimmaginabile.

Orlando è un ragazzo pacifico, prudente e riflessivo che vedrà la sua natura trasformarsi a causa di ciò che dovrà affrontare. Diventerà coraggioso, spietato e calcolatore ma non sarà un eroe perché “i cattivi” e “i buoni” ben presto si confonderanno. Il confine tra bene e male è così esiguo che attraversarlo è questione di un attimo. La dura e cocciuta Elisa capitolerà davanti alla ferocia, la paura si impadronirà della sua mente e condizionerà ogni suo comportamento. È facile essere ottimisti e determinati nella vita di tutti i giorni quando tutto procede per il meglio. Tutto si complica quando la paura bussa alla tua porta.

Borgoladro, paese immaginario, è un borgo antico in cui vivono poche persone che lavorano i loro campi e sembrano vivere lontano da ogni forma di tecnologia. Il mondo è fuori dai suoi confini. Saranno proprio i due giovani a scoprire la vera natura di quel luogo dove si giunge con facilità ma da cui è impossibile andar via.

Il male non ha confini, è ovunque e spesso si nasconde dietro la maschera della quotidianità. Borgoladro è una trappola, un girone infernale che accoglie i due protagonisti. Fin da subito gli abitanti della zona si dimostrano poco amichevoli. Infatti, in un’atmosfera che scivola inesorabilmente verso l’orrore, i “bravi ragazzi” di città si trasformeranno. Il loro lato oscuro verrà alla luce in una continua lotta per la sopravvivenza. La perversione umana e la cattiveria regnano nel borgo. Le vicende si susseguono con rapidità, una dopo l’altra, ad ogni azione è associata una profonda e dettagliata descrizione degli stati d’animo dei personaggi. Oltre a Elisa ed Orlando conosceremo Faina, Malcuori, Beccamorti, nomi che sono tutto un programma.
Da quella prospettiva, il paese assumeva una diversa identità. Sembrava un’orda di demoni famelici, pronti a banchettare con le sue carni. Dentro i loro occhi vedeva agitarsi tutta la malvagità e il rancore che crescevano nelle profondità delle loro anime, gli inferni che bruciavano dentro ognuno di loro.
Questi pensieri attraversano la mente di Orlando durante il suo incontro con i “mostri” e scoprirà la capacità di diventare mostro egli stesso.
Non stava ammazzando nessuno, lui, stava facendo pulizia. Riportava ordine dove regnava il caos. Toglieva la polvere dagli angoli più bui, quelli nascosti e irraggiungibili. Era come attraversare lo specchio di Alice per ritrovarsi dall’altra parte, dove tutto cambiava di prospettiva e di significato; dove l’illogico diventa logico e il giusto sbagliato.
L’autore racconta una tensione crescente che sottolinea come le cose non vanno sempre come ci si aspetta. Da un momento all’altro tutto può cambiare e i ragazzi dovranno combattere per salvare la loro stessa vita.

Fin dalle prime pagine di questo romanzo, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro. Si percepisce che qualcosa non va per il verso giusto e ritrovarsi in un abisso di violenza sarà inevitabile.
Si era calato in quell’abisso nero per dare una sbirciata, ma alla fine era rimasto invischiato nelle tenebre che aveva spiato, fino a smarrirsi dentro di loro. Solo lottando avrebbe ritrovato la luce.
“I Misteri Di Borgoladro” è un thriller-horror che mi è piaciuto per vari motivi. C’è un filo rosso che tiene legate insieme le vicende oscure che danno vita a una storia inquietante che nasconde pericoli non tanto immaginari. Non vi svelo cosa si nasconde tra le stradine del borgo ma sappiate che resterete con il fiato sospeso fino al finale aperto, preludio di un seguito che leggerò con molto interesse. L’orrore non è tanto visivo (non troverete lunghe scie di sangue) quanto invece concentrato nelle espressioni e azioni dei personaggi che appaiono nella loro natura più istintiva e primordiale.

È la storia di una lotta, uomo contro uomo, uno spettacolo terrificante che vede la ragione addormentarsi e il risveglio della bestialità. L’istinto per la sopravvivenza, l’imprevedibilità, la bestia che dorme in noi, sono temi forti che vengono affrontati con coraggio e determinazione. L’orrore è dentro di noi, pronto ad assumere gli aspetti più imprevedibili, è immerso nella quotidianità e ognuno sceglie il suo inferno personale.

Ogni uomo sceglieva la propria dannazione, sceglieva il diavolo a cui affidarsi per bruciare all’inferno. Non tutti gli esseri umani erano pronti ad accettare il paradiso.

I “mostri” non sono lontani, si aggirano fra di noi.

martedì 18 febbraio 2020

RECENSIONE | "La Signora del martedì" di Massimo Carlotto

Un attore porno in disarmo, una signora misteriosa, un travestito dalla doppia vita, sono i protagonisti del nuovo romanzo di Massimo Carlotto “La Signora Del Martedì”, edizioni E/O. L’autore, maestro del noir, ci propone un romanzo che oltrepassa i confini del crimine e diventa un invito a ripensare i rapporti tra crimine e società. È uno scavo interiore nell’animo umano, una radiografia dei sentimenti, un desiderio d’amare e di essere amati, un aggrapparsi agli altri per non scivolare nelle crepe della solitudine. Perché, sappiatelo, quando la vita diventa nera nera anche la luce di una candela può sembrarci un faro nella nebbia.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La Signora del martedì
Massimo Carlotto

Editore: E/O
Pagine: 212
Prezzo: € 15,00
Sinossi
Tre personaggi che la vita ha maltrattato. Bonamente Fanzago, attore pomo dal nome improbabile che un ictus ha messo in panchina e che assiste angosciato all'ascesa dei giovani concorrenti. Tiene duro aspettando che ogni martedì una donna affascinante dal passato misterioso paghi i suoi servizi da gigolò alla pensione Lisbona, un alberghetto poco frequentato dove il proprietario, il signor Alfredo, vive la sua condizione di travestito nascondendosi da un ambiente ipocrita e perbenista. Tre esseri umani sui quali la società si accanisce proprio perché più fragili, ma che troveranno il coraggio di difendersi. Non sono eroi senza macchia né paura, hanno debolezze, hanno commesso errori e a volte azioni riprovevoli. Ma soprattutto aspirano ad amore e rispetto. Quando un imprevisto darà il via a una girandola di effetti collaterali, per i nostri tre personaggi diventerà questione di vita o di morte scavare, dentro di sé e nel proprio passato, per trovare le risorse necessarie a tirarsi fuori dai guai.



Bonamente Fanzago è un attore porno ormai in declino. Dopo l’ictus che l’ha colpito, tiene duro aspettando che ogni martedì una donna misteriosa paghi i suoi servizi da gigolò alla pensione Lisbona, un alberghetto da poco dove il proprietario, il signor Alfredo, vive la sua condizione di travestito nascondendosi da un ambiente ipocrita e perbenista. Un imprevisto darà origine a una girandola di effetti collaterali e per i tre protagonisti  diventerà una questione di vita o di morte scavare dentro di sé e nel proprio passato per tirarsi fuori dai guai.
Era sempre l’ultimo ai provini. Per una questione di prestigio. La vecchia guardia non aveva nulla da dimostrare. Lui la gavetta l’aveva fatta da un pezzo, era passato il tempo in cui sgomitava per essere tra i primi a entrare e abbassarsi i pantaloni.
Con questo incipit, l’autore ci presenta Bonamente Fanzago, in arte Zagor. La malattia l’aveva costretto ad abbandonare la sua professione di attore porno e assisteva angosciato all’ascesa dei giovani concorrenti. Incapace di gestire la quotidianità, viveva alla pensione Lisbona e di lui si occupava il signor Alfredo che si vedeva inequivocabilmente come una bella donna e come tale voleva essere trattata.
Il signor Alfredo era una che la sapeva lunga. Di cognome faceva Guastini, ed era apparsa dal nulla una trentina di anni prima. Nessuno nel quartiere l’aveva mai vista.

Il signor Alfredo aveva superato la sessantina da un po’ e tra le mura della pensione si era sempre vestita da donna. Sopra i radi capelli tinti di nero indossava una parrucca modello sexy lady, una cascata biondo cenere lunga settanta centimetri.
Costretto a porre fine alla sua carriera nel porno, Fanzago si proponeva  come gigolò ma aveva un’unica cliente: la signora del martedì, una donna affascinante  e dal passato misterioso.
Era venuta a cercarlo. Aveva sentito parlare di lui da una sua conoscente che lo aveva incontrato un fine luglio a Bellaria. La recensione era stata positiva, pare tra il buono e l’ottimo, e così si era presentata alla pensione Lisbona. L’attore viveva lì da sempre.
Per nove anni, ogni martedì, dalle quindici alle sedici, la signora si presentava alla pensione. Stanza numero tre. Metteva i soldi sul comodino e s’infilava nel letto. Inevitabilmente Fanzago s’innamora di lei.

Sono loro i tre personaggi  che animano le pagine di questo bel romanzo. Sono persone che la vita ha maltrattato e sulle quali la società si è accanita proprio perché fragili. Non sono eroi, hanno commesso errori, ma come tutti gli uomini aspirano ad amore e rispetto. Vite complicate le loro. Ognuno nasconde qualcosa e reagisce in modo diverso agli ostacoli che la vita pone. C’è chi si lascia vincere dalla depressione, chi, invece, sposa la rabbia e chi si lascia travolgere dal dolore. Tuttavia hanno una cosa in comune: ogni loro azione avrà delle conseguenze che inevitabilmente travolgeranno anche tutti gli altri.
La vita è fatta così. Quasi sempre è spietata, e tocca fingere di essere animati da buoni sentimenti per non essere giudicati nel modo sbagliato. Un cazzo di spettacolino di varietà nel quale è consigliabile ritagliarsi un ruolo da consumati ballerini di prima fila.
Il signor Alfredo, Fanzago, la signora misteriosa, faranno di tutto , seppur involontariamente, per rovinarsi la vita a vicenda. La cosa assurda è che alla base di questa “rovina”, c’è la paura della solitudine e il desiderio di essere amati. Oltrepassare la paura non è facile, la vita è fatta di sbagli e ferite. Se poi ci aggiungiamo un destino travolgente, allora ci accorgiamo che le cose cattive capitano senza preavviso. Bussano alla nostra porta e prepotentemente stracciano le nostre buone intenzioni. A dare una mano al destino ci sono, nel romanzo,  alcuni personaggi antipatici e altri ambigui.

Tra gli antipatici al primo posto si colloca il giornalista Pietro Maria Belli. Uomo spregevole è capace di tutto pur di ottenere un’intervista e non ci pensa due volte a distruggere una persona per aumentare le vendite del giornale per cui scrive. Sempre a caccia di scoop non sa cosa significhi scrivere la verità, tutta la verità, solo la verità. Con le parole può condannare una persona senza processo e con la penna in mano si sente un dio che dispensa vita e morte.

Per completare il variegato mondo dei personaggi presenti nel romanzo di Carlotto, non posso non menzionare “l’uomo con gli stivali texani”. Egli vive nell’ombra e risolve tutti i problemi avendo competenze e conoscenze nella malavita. Svolgerà un ruolo importante nella vicenda e il suo contributo sarà fondamentale per le sorti dei tre protagonisti che sceglieranno la pensione Lisbona come luogo d’eccellenza in cui sentirsi liberi di essere ciò che vogliono

“La signora del martedì” è un romanzo che parla di solitudine, di amori folli, di vite non facili. Il timore di essere giudicati per il passato, la paura della solitudine, le scelte per rimediare agli errori commessi, sono le colonne portanti di questa intensa storia. Non mancheranno eventi violenti anche se la violenza si nasconderà tra le pieghe della società e si manifesterà quasi per caso. La storia ci presenterà tante maschere e pochi volti, sarà crudele e tenera, amara e dolce.
La vita può contenere diverse esistenze se si è capaci di inventarle. E una fiaba è la più bella delle invenzioni.
“La signora del martedì” è una storia dura in cui la verità si nasconde nei posti più impensati. È un’infelice sequenza di eventi e di effetti collaterali che avranno un effetto domino sulla vita dei protagonisti. Loro, gli esclusi, sapranno come lottare contro una società spietata che vuol negar loro il diritto di vivere e di amare. Il finale non ve lo svelo, sarà un’amara e delicata speranza d’amore. Solo però di martedì, dalle quindici alle sedici. Stanza numero tre.

mercoledì 12 febbraio 2020

BLOGTOUR | “The House of Secrets" di Meltzer e Goldberg | I 5 motivi per leggere il romanzo

“The house of secrets” di Brad Meltzer e Tod Goldberg, è una storia intricata, piena di segreti che coinvolgono militari, diplomatici e i servizi segreti americani. Sullo sfondo, una storia che si tramanda di generazione in generazione nella famiglia Nash e che affonda le proprie radici nella guerra d’indipendenza. La casa editrice Fazi, nella collana Darkside, porta nelle librerie questo thriller mozzafiato e affida a un intrigante blog tour, il compito di farlo conoscere. Io collaboro con piacere a questa bella iniziativa e vi illustrerò i cinque motivi per cui val la pena leggere “The House Of Secrets”.




The House of Secrets
Brad Meltzer e Tod Goldberg

Editore: Fazi

Prezzo: € 15,00
Sinossi
Jack Nash, celebre conduttore di The House of Secrets, un programma televisivo su complotti e segreti, ha sempre detto alla figlia che i misteri devono essere risolti. Da bambina, Hazel adorava ascoltare i racconti del padre, soprattutto quello su una Bibbia appartenuta a Benedict Arnold, rinvenuta nel petto di un cadavere. Quando, molti anni dopo, padre e figlia rimangono coinvolti in un incidente, lui muore sul colpo e lei viene colta da un’amnesia che le impedisce di riportare alla mente ricordi legati a emozioni intense. Proprio adesso che gli insegnamenti del padre le servirebbero… Un agente dell’FBI, Trevor Rabkin, si presenta in ospedale facendole strane domande su suo padre. Una volta tornata a casa, cercando di riconnettere i tasselli della propria identità, Hazel scopre dettagli della propria vita di cui non ha alcuna memoria e che le fanno nutrire sempre più dubbi su chi sia veramente. Cosa ha fatto in tutti quegli anni? Perché ha viaggiato per il mondo ripercorrendo i luoghi di alcune puntate di The House of Secrets? La ragazza si rende conto che le cose sono molto più complicate di quanto sembrino. Inseguendo la verità su se stessa e su Jack, Hazel s’imbatte così in una storia intricata, piena di segreti che vanno ben al di là dello show televisivo e che coinvolgono militari, diplomatici e gli stessi servizi segreti americani. Sullo sfondo, una storia – la Storia – che si tramanda di generazione in generazione nella famiglia Nash e che affonda le proprie radici nella guerra d’indipendenza.
I misteri devono essere risolti… soprattutto quelli su se stessi. 



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché è una cospirazione avvolta in un’altra cospirazione che vede il personaggio di Hazel Nash muoversi tra mille pericoli. In seguito a un incidente, in cui perde la vita suo padre Jack Nash, la ragazza subisce un grave trauma cranico e la sua memoria non le restituisce il pieno ricordo del passato. Tuttavia una storia affiora nella sua mente. È la storia che suo padre le ha raccontato quando era solo una bambina. Parlava di un uomo trovato morto con la bibbia di Benedict Arnold nel suo petto. Come è arrivata la bibbia nel petto dell’uomo? Mistero.

2. Perché i complotti sono affascinanti e gli autori sanno come catturare l’attenzione del lettore spingendoli a fare tante ipotesi che, almeno per quanto mi riguarda, si riveleranno errate. Mi ha coinvolta l’incapacità di Jack Nash di resistere a qualsiasi mistero e alle curiosità storiche che, in questo libro, non deludono. Tuttavia ci sono ancora tante domande senza risposta, forse ci sarà un seguito, e mi piacerebbe vedere tutti i tasselli della storia andare al proprio posto. Una storia diversa dal thriller a cui siamo abituati. Infatti ci troviamo in presenza di misteri resi più audaci da frammenti di Storia. Non vi nascondo che in alcuni passaggi ho rilevato un po’ di confusione e il finale mi ha lasciato più domande sospese che certezze ma nonostante ciò leggere questo romanzo è stato piacevole. 

3. Perché è stata una lettura intrigante. La storia si basa su una girandola di componenti che vanno dalla mitologia storica al mistero, dalle conseguenze di lesioni cognitive alla volontà di risolvere un mistero, dai problemi famigliari all’intelligence. I contorni storici in cui gli eventi si svolgono sono fonte di curiosità. Mi sarebbe piaciuto sapere di più “sulle pagine” che non sono oggetti ma persone. Mi è venuta voglia di fare qualche ricerca su Benedict Arnold, un generale statunitense che, durante la guerra d’Indipendenza nel 1780, tradì la causa rivoluzionaria e passò nel campo britannico.

4. Perché è difficile scoprire chi siano i buoni e chi i cattivi. I suoi personaggi enigmatici non sono eroi, sono umani, imperfetti e pian piano si svela quanta oscurità scorre nella famiglia protagonista. Infatti grattando la patina di bontà che li ricopre, si scoprono bugie e inganni. Prendiamo ad esempio la figlia di Jack Nash, Hazel non ha un’amnesia tradizionale ma, pur ricordando abbastanza, ha perso le emozioni  i sentimenti che la legano alle altre persone. Scoprire il suo passato equivale a scoprire la verità che si nasconde in nicchie oscure e che appare caparbiamente decisa a non rivelarsi. La verità, sappiatelo, può liberare ma può anche uccidere. Chi è veramente Hazel? Cosa ha fatto in tutti quegli anni? Perché ha viaggiato per il mondo ripercorrendo i luoghi di alcune puntate di The House Of Secrets, la trasmissione in cui il padre risolve i più grandi misteri del nostro tempo?

5. Perché i misteri devono essere risolti… soprattutto quelli su se stessi. Cosa c’è di più affascinante del risolvere un mistero? “The House Of Secrets” è un thriller in cui gli enigmi regnano sovrani caratterizzando una trama dal ritmo altalenante ma ricca di colpi di scena, suspence e personaggi che si muovono in un’atmosfera inquieta e nebulosa. Si intravede, fin dai primi capitoli,una tela di ragno in grado di intrappolare e uccidere. È un viaggio a ritroso nel tempo per scoprire colpe che non si possono cancellare. Non aspettatevi un’indagine tradizionale, nessun detective, nessun commissario. Sarete al cospetto di un segreto, farete un salto nel vuoto senza paracadute alla ricerca di un passato che custodisce amare verità. Procederete a piccoli passi, con il fiato sospeso, tra il presente di Hazel e il passato del padre. Scoprirete l’importanza dei legami di sangue che vi indicheranno il percorso da seguire attraverso situazioni oscure in cui si rispecchiano generazioni. Vi troverete coinvolti in situazioni limite, un venire a patti con eventi terribili che ripercorrono eventi tragici della Storia.