martedì 10 giugno 2025

RECENSIONE | "La morte di Belle" di Georges Simenon

"La morte di Belle" di Georges Simenon (pubblicato, come le altre opere dello scrittore belga, da Adelphi con la traduzione di Laura Frausin Guarino) è la storia di un omicidio e delle dinamiche che portano il protagonista, principale sospettato, a isolarsi e a precipitare in un baratro dove l'aspetta il Male e il destino inesorabile. 

"La morte di Belle" fa parte dei romans durs scritti da Simenon. Nel 2024 il romanzo è stato adattato per il grande schermo con il film "Il caso Belle Steiner".


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
La morte di Belle
Georges Simenon

Editore: Adelphi
Pagine: 176
Prezzo: € 18,00
Sinossi

In un cottage di una tranquilla città americana, una ragazza diciottenne, Belle Sherman, viene uccisa. Quella sera, casualmente, il professor Spencer Ashby, che ospitava la giovane, figlia di un'amica della moglie, era rimasto solo in casa con lei. Questa circostanza fa di Ashby il principale indiziato del delitto e a poco a poco la scuola in cui insegna, la piccola comunità puritana, "i giusti", cominciano a guardarlo con sospetto, a trovarlo "diverso", a isolarlo. E' quanto basta per far risorgere in lui antichi turbamenti, fantasie sessuali, un disordine interiore che, dopo anni di vita senza scosse, credeva sopito, represso. Il coroner incalza con i suoi interrogatori e il precario equilibrio del professore si sfalda...





Può capitare che un uomo, in casa propria, vada su e giù, faccia i gesti abituali, i gesti di tutti i giorni, con l'espressione distesa di chi è solo, e poi, alzando gli occhi all'improvviso, si accorga che le tende non sono state tirate e che qualcuno, da fuori, lo sta osservando. Per Spencer Ashby fu un po' così.

L'intreccio ci porta in un lindo cottage di una tranquilla cittadina americana. Qui abitano il professor Spencer Ashby e sua moglie Christine. I due vivono una vita tranquilla, fatta di abitudini e piccole certezze quotidiane. Tutto cambia quando la coppia decide di ospitare l'avvenente Belle, una ragazza diciottenne figlia di un'amica di Christine. 

Quando la ragazza viene trovata strangolata nella sua camera da letto, i sospetti cadono su Ashby: in casa, quella sera, c'era solo lui e non ci sono tracce di altre persone. Tuttavia mancano indizi chiari, prove che lo inchiodino, ma per Ashby ha inizio un vero e proprio incubo, un'odissea giudiziaria, sociale ed esistenziale lunga settimane. A poco a poco la scuola in cui insegna, la piccola comunità puritana, "i giusti", cominciano a guardarlo con sospetto, a trovarlo "diverso". A isolarlo. Tutti gli voltano le spalle, è come se la comunità l'avesse già condannato. 

La comunità era forte, ma lo spirito del male si aggirava, instancabile, assumendo tutte le forme possibili nell'intento di appagare il suo odio per il giusto.

Lui appare freddo, schivo, ama chiudersi nel suo studio e nel suo laboratorio di falegnameria, dove lavora al tornio, piuttosto che partecipare alla vita sociale della cittadina. L'indagine non sembra scagionarlo e l'uomo si ritrova intrappolato in un meccanismo diabolico. Anche la moglie inizia ad avere dei dubbi sulla sua innocenza. 

Dopo l'omicidio riaffiorano in lui antichi turbamenti, fantasie sessuali, un disordine interiore che pensava di aver represso e invece dormivano nascosti in qualche anfratto della sua mente. Il precario equilibrio del professore inizia a vacillare e un'altra realtà verrà fuori. Tutti, intorno a lui, si sentono forti e senza macchia, sentono di essere la Legge, la Giustizia. Ashby, invece, si sente sempre più debole e solo. 

"La morte di Belle" esplora i temi della colpa, del sospetto e della pressione sociale. È un giallo intrigante, elegante ed enigmatico, specchio dell'ambiguità del male, delle abitudini che sono in realtà perversioni, del chiacchiericcio della provincia che nasconde, dietro la maschera del perbenismo, il vero volto del risentimento. Il dubbio è come un veleno che, lentamente ma inesorabilmente, riesce a insinuarsi anche nelle relazioni più solide. 

"La morte di Belle" è la trasformazione di un crimine in un'analisi psicologica dell'essere umano e delle dinamiche sociali. Il delitto e l'indagine diventano tasselli per un'osservazione acuta e incisiva delle figure umane e dell'ambiente in cui si muovono. L'ossessione è tra i temi principali: ossessione di essere giudicati, di essere guardati dal di fuori, di essere costretti dagli altri a essere qualcosa, anche un assassino. Quando si è condannati dal pregiudizio è difficile mostrare la propria innocenza. La società si difende mettendo al bando il diverso: il protagonista, sospettato di essere "il peccatore" viene isolato, gli amici non lo salutano più, riceve telefonate anonime e sulla facciata della sua casa viene tracciata, con del catrame, una grande M (Murderer). 

Essere sospettati non vuol dire essere colpevoli. Il mondo spietato emette subito il verdetto: colpevole. 

Tutto ciò porta alla luce il lato nascosto di Ashby, gli argini sono travolti e il "male" inonda ogni cosa e per lui non ci sarà salvezza. 

Io non mi stanco mai di leggere i romanzi di Simenon. I suoi personaggi mostrano sempre una profonda complessità psicologica. Simenon innesta le sue storie sulla quotidianità, tutto è realistico e il lettore ha la possibilità di riflettere e interpretare gli eventi. Non ci sono verità scalfite su pietra. L'autore riesce a catturare subito l'attenzione del lettore. Osserva e racconta gli uomini con i suoi personaggi insoddisfatti che scoprono il loro malessere radicato nella quotidianità delle loro vite. In molti sopravvivono nell'insoddisfazione, assediati dai dubbi, dal senso di vuoto e dalle emozioni che li tormentano. Spesso le emozioni dei personaggi sono le stesse che anche noi lettori, in circostanze particolari, abbiamo provato. Non sono però emozioni di felicità, sono baratri in cui si cade continuamente. Cambiare è impossibile, il fallimento è una certezza. Non si può evadere dalle prigioni che costruiamo intorno a noi. 

I romanzi di Simenon non danno una visione confortante dell'umanità. Egli è sempre alla ricerca "dell'uomo nudo", l'uomo privato delle infrastrutture sociali e culturali, con le sue paure e i suoi desideri nascosti che diventano incontrollabili e mettono a rischio la tranquilla esistenza banale a lungo costruita. Nei suoi romanzi duri cadono le maschere e l'autore esplora le menti dei personaggi, i loro conflitti interiori e le loro fragilità. 

Il suo stile è essenziale, caratterizzato da atmosfere dense. Le descrizioni di luoghi e persone sono racchiuse in poche righe. Tutto è realtà, nuda realtà. Narrazione, riflessioni e dialoghi si alternano in modo bilanciato. 

Nei romanzi di Simenon ritrovo la profondità di una lettura psicologica. Il protagonista libera la sua parte più repressa e con essa libera anche una violenza che non riesce a frenare. Si ha così una lettura sociale che pone attenzione all'ambiente sociale soffocante e convenzionale, una lettura che rimanda a un trauma primario che ha segnato il protagonista e che, privandolo della veste sociale, lo mette a nudo sottraendolo alla finzione di vivere.

mercoledì 4 giugno 2025

RECENSIONE | "La famiglia" di Jo Nesbo

"La famiglia" (Einaudi, 2025) segna il ritorno dei diabolici fratelli Carl e Roy Opgard, già protagonisti de "Il fratello"(Einaudi, 2020) di cui vi ho parlato la scorsa settimana (recensione). La straordinaria saga porta la firma di Jo Nesbo, incontrastato maestro del crime scandinavo con oltre 40 milioni di copie vendute nel mondo.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
La famiglia
Jo Nesbo

Editore: Einaudi
Pagine: 440
Prezzo: € 21,00
Sinossi

Due fratelli pronti a combattere in difesa di ciò che hanno conquistato. Pronti, se occorre, anche a uccidere. Di nuovo. Senza dubbio, i fratelli Opgard hanno avuto successo nella vita. O, perlomeno, ne hanno avuto quanto è possibile in un paesino come Os: un migliaio di anime aggrappate a una montagna, apparentemente dimenticate da Dio e dagli uomini. Carl dirige un lussuoso hotel con spa, mentre Roy ha in mente un progetto ambizioso: un parco dei divertimenti con un ottovolante tra i più alti e paurosi del mondo. E si potrebbe ottenere ancora di più, per esempio ingrandendo l’hotel. Se non fosse che l’Ente nazionale per le strade ha deciso di far scavare una galleria in quella montagna, spostando la statale e ostacolando così il turismo a Os. Nel frattempo un agente rurale vuole indagare sul baratro noto come curva delle Capre e sulle carcasse delle automobili che ci sono finite dentro, spesso grazie a una spinta dei fratelli… Ancora una volta, dunque, Carl e Roy devono cancellare le proprie tracce e sporcarsi le mani, probabilmente di sangue. Ancora una volta, devono essere disposti a tutto, pur di salvare i loro interessi. Un grandioso, esplosivo romanzo sulla lealtà, i legami familiari, la passione e la lotta contro i poteri forti.





Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? 

I fratelli Roy e Carl Opgard sembrano avere tutto sotto controllo. La loro vita scorre tra affari e ambizioni nel piccolo paese di Os. Ma il passato torna a bussare alla porta. Un poliziotto indaga su vecchie morti sospette e i due uomini devono difendere ciò che hanno conquistato. Pronti, se occorre, anche a uccidere. Di nuovo. 

Sette omicidi. Avevo sette omicidi sulla coscienza. Avevo sperato che il conteggio si fermasse lì.

Roy e Carl hanno avuto successo nella vita anche se tutto è da rapportare a un paesino come Os: un migliaio di anime aggrappate a una montagna, apparentemente dimenticate da Dio e dagli uomini. 

Nel primo capitolo della saga Opgard, avevamo lasciato Carl e Roy alle prese con l'ambizioso progetto di realizzare a Os un hotel- spa d'alta quota. Ora li ritroviamo in gran forma: Carl dirige il lussuoso hotel, mentre Roy ha in mente di costruire un parco divertimenti con un ottovolante tra i più alti e paurosi del mondo. 

Si oppongono ai loro desideri l'Ente nazionale per le strade, che ha deciso di spostare la statale ostacolando così il turismo a Os, e un agente rurale che vuole ancora indagare sul baratro noto come curva delle Capre e sulle carcasse delle automobili che ci sono finite dentro spesso grazie a una spinta dei fratelli. 

Ancora una volta i fratelli diabolici devono salvaguardare i propri interessi e difendersi da una comunità da sempre ostile. Roy e Carl si contendono il trono di Os, un regno di miserabili. 

Perseveriamo dove gli altri si arrendono, finché non otteniamo quello che vogliamo.

La famiglia è ancora la loro ancora di salvezza ma è da sempre la loro maledizione. I ruoli sono ben definiti: Carl è il seduttore, Roy è il protettore del fratello. 

Chi sarà il Re di Os? 

In questo secondo capitolo il personaggio di Roy emerge con tutta la sua forza, si prepara a travolgere tutto e tutti. Una volta innescata la valanga, nessuno può fermarla. 

Alla fine, non si riusciva più ad andare avanti. Ma cosa si poteva fare, oltre a giocare finché non usciva la scritta "game over", la musica si interrompeva e le luci si spegnevano? 

"La famiglia" è un thriller teso e oscuro, dove Jo Nesbo mescola abilmente mistero e psicologia portando il lettore nelle zone più oscure dell'animo umano. 

Finale spietato, amaro, in linea perfetta con la crudeltà del romanzo sulla lealtà, i legami familiari, la passione e la lotta contro i poteri forti. Come sopravvivere se l'umanità svanisce e la morale si dissolve? I legami con il passato non si possono sciogliere nell'acido, i cattivi pensieri non affogano nelle fredde acque dei fiumi, i problemi non finiscono per magia giù in una scarpata. 

L'infanzia ha segnato il destino dei due fratelli, le azioni di ieri oggi presentano il conto. Quella maledetta scarpata riecheggia di voci mai sopite, di corpi straziati, di prove immortali. Da quella profondità sale il buio dell'anima che tutto travolge. 

Nell'universo Opgard non ci si annoia di sicuro. I sentimenti "buoni" sono stati messi dietro a una porta chiusa e la chiave è stata gettata via. Di lì non si muovono, non coccolano i protagonisti, non sono il pane quotidiano con cui saziarsi. Al contrario le passioni violente, l'odio, la colpa, diventano il parco giochi dei due fratelli. Il cuore pulsante della storia è la famiglia, la bussola narrativa ne fa il suo nord e la pone sull'altare del sacrificio. Si, miei cari amici, un sacrificio ci sarà. Del sangue verrà versato ma i morti non avranno pace. 

"La famiglia" è un romanzo ricco di tensione, dolore e violenza. Esplora le emozioni umane più oscure e A gran voce i protagonisti affermano che la famiglia viene prima di ogni cosa. "Prima del bene e del male". Ci si protegge a vicenda, si condivide ogni cosa, anche se il seme della rivalità non tarderà a germogliare. Tuttavia la società si basa sulla morale che tende ad adattarsi. La famiglia è un fertile terreno per i conflitti, le debolezze, le devianze e i drammi. 

Scriveva Tolstoj: "Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo."

La famiglia Opgard è un dramma infinito, parola di Jo Nesbo!

lunedì 26 maggio 2025

RECENSIONE | "Il fratello" di Jo Nesbo

"Il fratello" (Einaudi) è un thriller scritto da Jo Nesbo, il maestro del crime scandinavo. Si tratta di una storia di famiglia per nulla rassicurante: due fratelli, un piccolo villaggio norvegese, una vita di oscuri segreti. Per Stephen King, "Il fratello", è animato da "una tensione fortissima ed è davvero originale. Un libro speciale da tutti i punti di vista."


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il fratello
Jo Nesbo

Editore: Einaudi
Pagine: 648
Prezzo: € 22,00
Sinossi

«Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un’illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro loro, Roy. Noi contro tutti quanti gli altri». Sono anni che Roy gestisce una stazione di servizio in un paesino tra le montagne, su al Nord, facendo una vita tranquilla e ritirata. Carl, il fratello minore, se ne è andato da tempo in Minnesota dove è diventato imprenditore e da allora di lui non è arrivato che l’eco del suo successo. Ma ora che Carl è inaspettatamente tornato con il grandioso progetto di costruire un hotel e trasformare il paese in una località turistica, Roy si trova di nuovo a doverlo difendere dall’ostilità e dai sospetti degli altri. Come quando erano ragazzi, Roy cerca di proteggere Carl, ma suo malgrado si ritrova risucchiato in un passato che sperava sepolto per sempre.





Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un'illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro tutti, Roy. Noi contro tutti quanti gli altri. 

"Noi contro tutti" è il mantra dei fratelli Roy e Carl Opgard rimasti orfani di entrambi i genitori morti sulla strada di casa, precipitando con la macchina nello strapiombo all'altezza della curva delle Capre. 

Roy vive da solo e gestisce una stazione di servizio in un paesino tra le montagne, su al Nord della Norvegia, facendo una vita tranquilla e ritirata. È un uomo taciturno, burbero, che ama il suo lavoro da meccanico. 

Carl era mio fratello. Ed era proprio questo il problema. O i problemi. Più precisamente: uno dei problemi era che lo amavo. L'altro, che aveva ereditato gli stessi geni che avevo ereditato io.

Carl, l'adorato fratello minore, se n'era andato da tempo in Minnesota dove era diventato imprenditore e da allora di lui non era arrivato che l'eco del suo successo. Al paese tutti lo ricordavano come un ragazzo bello e brillante, cinico e ambizioso. 

Ma ora che Carl, insieme alla carismatica moglie, è inaspettatamente tornato con il grandioso progetto di costruire un hotel-spa d'alta quota e trasformare il paese in una località turistica, Roy si trova di nuovo a doverlo difendere dall'ostilità, dai rancori, dai sospetti e dall'invidia degli altri. Come quando erano ragazzi, Roy cerca di proteggere Carl, ma suo malgrado si ritrova risucchiato in un passato che sperava sepolto per sempre. Cosa sia successo lo scoprirete strada facendo. Tanti i ricordi, le mezze verità, i pettegolezzi che provocano dolore e rabbia. 

Noi amanti del thriller lo sappiamo bene, il passato non è mai dove credi di averlo lasciato. I fantasmi sono sempre pronti a riaffiorare portando con sé le menzogne, i segreti, i tradimenti celati dietro la rassicurante facciata della vita familiare. La famiglia è al di sopra di tutto e tutti, ma è anche un laccio di seta che uccide. 

Perché non c'è posto dove l'approvazione sia importante come a casa, il luogo dove ti senti incompreso in tutto e per tutto. 

Una malvagità interiore. La ragione per cui il dolore di farsi del male è minore della gioia di poter trascinare a fondo con sé altre persone.

A dispetto di una prima parte più lenta e tranquilla, la malvagità ruba la scena nella seconda parte del romanzo per non lasciarla più. Emerge il profondo legame morboso che lega i due fratelli resi ancor più "uniti" da scelte morali sbagliate. Si affonda insieme o si rischia e si vince insieme. 

"Il fratello" è il primo capitolo di una saga centrata sui fratelli diabolici Roy e Carl Opgard, affaristi senza scrupoli che esplora la psiche umana e le debolezze di una società chiusa e isolata. Il tutto è contornato da un numero sempre crescente di cadaveri. Il lettore verrà trasportato lungo tornanti pericolosi, dove i freni spesso non funzionano, e avrà sempre la percezione della tragedia imminente. 

Il libro è un concentrato di suspense e noir norvegese, una storia cupa ma deliziosa. È ipnotico il contrasto tra il quieto narrare e gli orrori che si verificano. Roy, la voce narrante, è un maestro delle strategie di sopravvivenza che si muove nell'intricata rete di legami che tutti i personaggi hanno tra loro. Il suo amore per il fratello minore diventa una sfida continua e i loro rapporti.

Ho letto con vero piacere le 600 pagine del libro apprezzando sempre più la letteratura nordica. Bellissima l'ambientazione gelida e affascinante che contribuisce a creare un'atmosfera cupa, sperduta e isolata come la pompa di benzina in mezzo alla neve della copertina. 

Mi sono lasciata trasportare da un viaggio vertiginoso tra le montagne, dai dialoghi rapidi, dalla sorprendente rivelazione della vera natura del rapporto tra i fratelli. A chi credere? Al burbero Roy o all'affascinante Carl? Essi emanano un'energia macabra eppur vitale che affonda le radici nell'adolescenza perduta. 

Tu e io, Roy, siamo soli al mondo. Tutti gli altri che crediamo di amare o che ci amano sono miraggi nel deserto. Tu e io, invece siamo una cosa sola. Siamo fratelli. Due fratelli in un deserto. Se crepa uno, crepa anche l'altro. Sì, e la morte non ci separa. Ci unisce. 

A un certo punto mi sono ritrovata a fare il tifo per "il buono", non vi dirò chi sia ma è facile scoprirlo, ma che, a ben pensarci, buono non è. Buono e cattivo, giusto e sbagliato, morale e immorale, diventano bluff all'interno di questa storia che vede i legami di sangue trasformarsi in veleno. Eppure sfuggire a quei legami è impossibile. La famiglia è una salvezza ma anche una maledizione. Insieme per uccidere. Insieme per nascondere le loro colpe. Insieme per arricchirsi. Sempre vicini, coinvolti, intrecciati nell'agonia della scelta e della colpa. 

La famiglia è l'unico principio. E giusto e sbagliato dipendono da quella, tutto il resto è secondario.

Nesbo propone con "Il fratello" una storia che nasce da forti legami che si riveleranno talmente opprimenti da superare ogni scrupolo morale. La storia risulta a tratti un po' inverosimile, non ci sono indagini per gli incidenti che si verificano tutti nello stesso luogo, con le stesse modalità e con la medesima regia occulta. Interessante vedere come l'autore nel romanzo ci propone il volto nascosto della Norvegia che tutti consideriamo un modello di efficienza ed emancipazione. Gli uomini, nel privato, covano rabbia e insoddisfazione. Le zone più oscure vengono illuminate e il romanzo diventa una lettura inarrestabile. L'autore offre una prospettiva diversa sulla criminalità che non segue i binari già tracciati. Il seme del male germoglia nel cuore della famiglia, le colpe crescono anno dopo anno e i sensi di colpa sono direttamente proporzionali agli eventi. 

A noi lettori l'arduo e intrigante compito di ascoltare ciò che ogni personaggio ha da dire. Inizialmente mi sono chiesta a chi facesse riferimento "il fratello" del titolo. Al maggiore o al minore? Inizia così l'analisi psicologica dei personaggi e l'autore è geniale nell'introdurre spesso nuove svolte narrative rese ancor più gradevoli da un black humor che induce il lettore a ragionare su temi difficili. Potere, protezione, controllo, violenza e morte, sono i pilastri dell'esistenza dei due fratelli che vogliono essere ricordati nella loro piccola comunità. 

Pian piano si ha la ricostruzione di un itinerario narrativo che svela eventi del passato e le loro conseguenze nel presente. Nel corso di questa gestazione narrativa incontreremo strati sovrapposti di odio e di amore. I fratelli sono inaffidabili, in precario equilibrio tra desideri e coscienza. Coscienza che ben presto verrà messa a tacere. Tornare indietro, per cambiare il corso degli eventi, non si può e si deve andare avanti portando nel cuore una forza devastatrice, un tornado di sentimenti. Le menzogne, le ipocrisie, gli egoismi, le vessazioni subite, sono voci capaci di forgiare destini, sirene adagiate su scogli di cattiveria, bellezza e inganno insieme. Scriveva Sue Townsend:

I miei segreti oscuri sono potenzialmente letali. Sacche di infelicità congelate nel passato che continuano a crescere. 

Poiché al male non c'è mai fine, l'epilogo de "Il fratello" ci proietta verso il secondo capitolo della saga Opcard. Il libro è già in libreria con il titolo "La famiglia" (Einaudi). Quindi arrivederci a Os e attenti alla Curva delle Capre!