martedì 23 luglio 2024

RECENSIONE | "Locus desperatus" di Michele Mari

"Locus desperatus" (Einaudi) è il nuovo romanzo di Michele Mari, uno dei più grandi scrittori italiani viventi. Un uomo si vede imporre un misterioso scambio: qualcuno si prenderà il suo appartamento e lui dovrà trasferirsi. Ma gli oggetti di casa sua, che appaiono dotati di un'anima e depositari dei suoi ricordi, dovranno decidere se seguire lui o "tradirlo" passando al nuovo proprietario. Quale scelta faranno gli oggetti di una vita? "Locus desperatus" è nella cinquina finalista del Premio Campiello 2024.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Locus desperatus
Michele Mari

Editore: Einaudi
Pagine: 136
Prezzo: € 18,00
Sinossi

In filologia, il locus desperatus indica un passo testuale corrotto e insanabile, per il quale il filologo è costretto a gettare la spugna contrassegnandolo con la cosiddetta «croce della disperazione». E a dare l’avvio a questa storia è proprio una piccola croce, disegnata nottetempo con un gessetto su una porta. Un mattino, uscendo dal suo appartamento, il protagonista nota quel segno appena sopra lo spioncino dell’ingresso di casa: chi può essere stato a farlo, e che significato ha? L’uomo cancella la croce, ma il giorno seguente, e poi quello ancora successivo, il segno ricompare implacabile. Il mistero s’infittisce quando al residente viene imposto uno scambio: qualcuno prenderà il suo posto, e lui dovrà giocoforza trasferirsi. Ma cambiando abitazione sarà costretto a cambiare anche identità: tutte le cose dentro l’appartamento, infatti, dovranno a loro volta scegliere. O fuggiranno insieme a lui, oppure passeranno a un nuovo proprietario – macchiandosi di alto tradimento. Perché ogni oggetto amato ha un’anima, e dunque una sua volontà. 





Ridotto così, ero re: delle mie cose, delle mie collezioni, dunque di me, che in quelle collezioni avevo sistematicamente trasferito ogni mia più intima particola.

Il protagonista di questo romanzo abita un appartamento arredato con grande gusto e altrettanta paranoia, due caratteristiche da cui è difficile liberarsi. Soprattutto nel momento in cui si riceve un'improvvisa richiesta di sfratto, che sembra avere una genesi ultraterrena.

In filologia, il locus desperatus indica un passo testuale corrotto e insanabile, per il quale il filologo è costretto a gettare la spugna contrassegnandolo con la cosiddetta "croce della disperazione". La storia, narrata da Mari, ha inizio proprio con una misteriosa X che compare sulla porta del protagonista. Una piccola croce disegnata nottetempo con un gessetto, proprio sopra lo spioncino dell'ingresso di casa. L'uomo cancella il misterioso segno che però riappare implacabile. Al residente viene imposto uno scambio: qualcuno prenderà il suo posto e lui dovrà trasferirsi.

Noi siamo Loro, quelli che fanno i segni sulle porte. Voi siete voi, quelli che hanno le porte, e quel che vi tocca vi tocca. É sempre stato così.

Ma cambiando abitazione sarà costretto a cambiare anche identità: tutti gli oggetti dentro l'appartamento dovranno a loro volta scegliere: rimanere con lui o passare al nuovo proprietario. La casa al centro della storia sembra possedere un suo carattere ben preciso, un luogo dove la memoria affettiva del proprietario risiede negli oggetti accumulati nel corso dell'esistenza. Gli oggetti sono depositari dei ricordi, del tempo passato, dell'infanzia, possiamo farne a meno?

Senza le mie cose io non sarei stato più io, e senza di me loro non sarebbero state più loro.

La casa diventa il luogo della disputa tra il narratore e strani figuri, tra cui Asfragisto che vuol prendere il posto del narratore.

Il narratore, che si definisce un "trepido personaggetto", decide di salvare le sue cose. Tuttavia non tutti gli oggetti sono pronti a seguirlo: alcuni si nascondono, altri si ribellano e alcuni decidono di scendere a compromesso con le forze-nemiche. Tale comportamento delude il narratore che dava per scontata la fedeltà degli oggetti. Invece, al suo fianco, c'è un esercito già indebolito dalle diserzioni. Affidare la propria anima agli oggetti non si rivela una scelta vincente e i loschi figuri hanno già la vittoria in tasca. Lui, infatti, è la vittima ideale perchè ha perso la propria personalità consegnandola agli oggetti, gli ha resi "persone" e quindi è facile privarlo di tutto perché basta impossessarsi degli oggetti. Le cose hanno un'anima, vivono attraverso le mani delle persone che le usano. Ci danno protezione, ci fanno compagnia, sono scrigni di ricordi quando il tempo inizia ad offuscare la memoria. Una foto, un libro, un diario, un braccialetto, hanno il potere della memoria e anche se si tratta di illusioni, hanno la capacità di ricostruire un tessuto emozionale che si va logorando.

Anch'io tendo ad affezionarmi agli oggetti che carico di valore affettivo. Per me sono una finestra sul passato, un concentrato di ricordi ed emozioni, una memoria che resiste nel tempo. Ci sono poi oggetti che sento solo come strumenti della quotidianità. Utili ma senza alcuna forza simbolica. Ma non per tutti è così. Per l'uomo materialista è difficile, anzi doloroso, staccarsi dagli adorati oggetti. Sicuramente ricorderete la novella "La roba" di Giovanni Verga che narra la vita di Mazzarò, un uomo arricchito e ossessionato dal possedere la "roba". In punto di morte Mazzarò realizza di dover abbandonare tutto e completamente folle esce nel cortile come un pazzo, barcollando e prendendo a bastonate i suoi animali e gridando disperato: "Roba mia, vientene con me!".

Ritornando a "Locus desperatus", ci rendiamo conto leggendo che del narratore non viene rivelato nulla. Non conosciamo il nome, l'età, la professione, se è sposato. La sua realtà, quella che ci mostra, nasce dalle memorie del passato affidate a degli oggetti che hanno, come gli uomini, anche il potere di deludere. Si può ricordare ciò che crediamo di aver vissuto, ma se la verità fosse un'altra? Se per non perderci consegniamo noi stessi agli oggetti e poi dimentichiamo? Se non ricordiamo più i libri che abbiamo tanto amato, se non riconosciamo più i visi ritratti nelle fotografie che conserviamo gelosamente, cosa succede? La perdita di sé è terrificante ed è terrificante lottare per conservare la propria identità. Contro chi lottiamo?

Lottiamo contro la degenerazione del fisico, contro l'avanzare dell'età, contro l'ineluttabilità del tempo che passa. Ci arrendiamo all'impossibilità di tornare indietro, ci arrendiamo alla paura della perdita, ci arrendiamo al distacco o diventiamo tutti un po' come Mazzarò?

Con umorismo e grande profondità psicologica, Michele Mari indaga la complessità delle emozioni umane e ci pone davanti al nostro rapporto con gli oggetti che fanno parte della nostra vita. Forse liberarsi degli oggetti equivale a liberare anche noi stessi.

Le cose, le cose! Sono quelle a farci schiavi, basta liberarsene e via, come uccellini spensierati, fare come quel Diogene là che viveva in una botte e se la portava in giro.

"Locus desperatus" è sicuramente un romanzo interessante, vi consiglio di avere sempre a portata di mano un buon vocabolario. Mi sono ritrovata a fare l'inventario del mio passato e a chiedermi quale sia il senso che attribuisco a questi oggetti. Potrei mai separarmi da loro? No, ma non sono poi tanti: fotografie, lettere cartacee, libri, lavoretti scolastici e alcuni profumi, in versione mignon, che mi ricordano persone care che non ci sono più. Non farò come Mazzarò ma sarebbe bello se gli oggetti a me cari continuassero a vivere anche dopo di me e non finissero gettati via. Al mio universo di sentimenti ed emozioni io dono l'immortalità con buona pace di Mazzarò.

venerdì 19 luglio 2024

BLOGTOUR | "Se i morti non risorgono" di Philip Kerr | I 5 motivi per leggere il romanzo

"Se i morti non risorgono" di Philip Kerr, edito da Fazi nella traduzione di Luca Merlini, segna il ritorno di Bernie Gunther, il famoso detective antinazista protagonista della fortunata trilogia berlinese.

Berlino, la mia città natale, era riconoscibile a stento. Prima era il luogo più libero del mondo. Adesso sembrava una vera e propria piazza d'armi. Le dittature sembrano sempre buone finchè qualcuno non comincia a darti ordini.




Se i morti non risorgono
Philip Kerr

Editore: Fazi
Pagine: 516
Prezzo: € 20,00
Sinossi
Berlino si prepara a ospitare le Olimpiadi del 1936. Per placare i dubbi espressi dagli Stati Uniti arriva in città il rappresentante del comitato olimpico americano, che rassicura il governo statunitense: in Germania non ci sono discriminazioni. In realtà i nazisti sono al potere da appena diciotto mesi, ma la Germania ha già assistito ad alcuni cambiamenti spaventosi: gli ebrei sono stati espulsi da tutte le organizzazioni sportive. Noreen Charalambides, affascinante giornalista americana ebrea, si reca a Berlino progettando di scrivere un articolo di denuncia. La giovane donna viene ospitata dall’amica Hedda Adlon, proprietaria dell’hotel dove Bernie Gunther, che ha lasciato la omicidi per via delle sue idee giudicate troppo liberali, è responsabile della sicurezza. L’hotel è frequentato da personaggi di spicco, ma nel giro di poco in una stanza viene trovato il cadavere di un uomo d’affari. Non molto tempo dopo dalle acque di un canale spunta un altro corpo senza vita: quello di un pugile ebreo. Mentre Bernie scava per portare alla luce la verità, scopre un vasto racket del lavoro e dell’edilizia progettato per trarre vantaggio dalle ingenti somme che i nazisti stanno spendendo per mostrare la nuova Germania al mondo. È un complotto che troverà la sua drammatica e violenta conclusione vent’anni dopo, nella Cuba prerivoluzionaria.



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché la trama è tortuosa, la scrittura incisiva e l'atmosfera è indiscutibilmente noir. La storia si apre nella Berlino del 1934. Il Nazismo è al potere da solo diciotto mesi e molte cose sono cambiate in peggio. La città si sta preparando a ospitare le Olimpiadi del 1936 e gli ebrei sono espulsi dalle associazioni sportive. Negli Stati Uniti si forma un movimento per boicottare le Olimpiadi di Berlino a causa della discriminazione razziale. Ma i nazisti non vogliono perdere l'occasione di fare dei giochi olimpici un palcoscenico della nuova Germania. Costretto a causa del nuovo regime a rassegnare le dimissioni dalla polizia, Bernie Gunther ha trovato un modesto impiego di poliziotto privato del famoso Hotel Adlon. La scoperta di due cadaveri, uno di un uomo d'affari tedesco e l'altro di un ex pugile ebreo, mette Bernie in contatto con due ospiti dell'albergo: un'affascinante giornalista americana ebrea che appoggia il boicottaggio delle Olimpiadi e un uomo d'affari apparentemente legato alla malavita di Chicago che cerca di sfruttare i giochi olimpici e i ricchi appalti edilizi per realizzare favolosi guadagni. Nel corso delle sue indagini Gunther scopre un potente racket che ingaggia illegalmente e a basso costo gli ebrei senza lavoro per le nuove disposizioni razziali. Sono coinvolti anche i più alti esponenti del partito nazista e Avery Brundage, presidente del Comitato Olimpico Americano. L'epilogo della vicenda si svelerà solo nel 1954 a Cuba, dove Gunther si è rifugiato dopo esser stato costretto a fuggire dalla Germania del dopoguerra sotto falso nome perché vittima di uno scambio di persona, ricercato come criminale di guerra. 

2. Perché, come sempre in Kerr, romanzo e realtà storica si intrecciano e anche questo romanzo si presenta al contempo come un thriller intrigante, una storia d'amore e una sorprendente lezione di storia. Leggeremo un'impeccabile ricostruzione storica della Berlino nazista. Scopriremo come Berlino si preparò alle Olimpiadi dal punto di vista mediatico, civile e politico. I Giochi Olimpici di Berlino del 1936 rappresentavano molto di più di un evento sportivo di importanza mondiale: essi costituivano una vetrina senza precedenti per la propaganda del Nazismo e della sua ideologia, provocando così un intenso dibattito all'estero. Quando i quarantanove paesi partecipanti mandarono le loro squadre ai Giochi legittimarono il regime di Hitler sia agli occhi del mondo che della popolazione tedesca. 

Non sono nazista, sono tedesco. E un tedesco è una cosa diversa da un nazista. Un tedesco è uno che si sforza di andare oltre i propri peggiori pregiudizi. Nazista è colui che li trasforma in legge. 

3. Perché il protagonista ha una personalità trascinante. Bernie Gunther, ex agente di polizia a Berlino, è cinico, sprezzante, caustico, amante delle donne, solitario, ostinato, sempre pronto a violare le regole ma dotato di morale in un mondo che l'ha decisamente persa. Gunther, fedele alla Repubblica di Weimar, non riesce ad essere fedele al nazismo e vive nell'inferno che i nazisti stanno realizzando, eppure non si arrende e cerca di difendere i più deboli. Egli stesso lotta per sopravvivere tanto che gli viene consigliato di rimuovere la nonna ebrea dal suo albero genealogico. Infatti i nazisti hanno in programma di privare della cittadinanza tedesca coloro che hanno anche un solo nonno ebreo. I guai riescono sempre a trovare Gunther che dovrà affrontare una serie di dilemmi morali. Kerr è davvero bravo a gestire i suoi personaggi, la trama complessa e le interazioni tra Gunther e nazisti, dittatori e gangster americani. Con abilità Bernie si muove in un mondo di corruzione internazionale e doppi giochi. Dovrà vedersela con personaggi complessi i cui lati oscuri verranno alla luce in una continua lotta tra bene e male. 

4. Perchè l'autore è abile nel ricostruire l'atmosfera di un periodo come il Terzo Reich, la Germania durante il nazismo, perfetta per far emergere il Male. Lo scenario è quello di una Berlino meravigliosa che si trasforma in un incubo generato da Hitler e dai demoni suoi seguaci. La pressione nazista cominciava a esercitare i suoi effetti specialmente nell'ambito della discriminazione verso la popolazione ebraica. I tempi bui avevano inizio, tutto era un'incognita e non esisteva alcuna certezza. I Nazisti volevano proporre l'immagine di una Germania forte e unita, celando sia la persecuzione ebrea e dei Rom sia il crescente militarismo. 

Grazie a Gunther conosceremo anche l'Avana del 1954 di Fulgencio Batista che, con l'aiuto della CIA, ha appena preso il potere. Castro è in prigione e la mafia americana sta rapidamente estendendo i suoi tentacoli sulle fiorenti industrie del gioco d'azzardo. Qui ritroviamo Bernie che sembra condurre una nuova vita relativamente tranquilla. Ma Bernie scopre di non poter sfuggire al fantasma del suo passato quando si scontra con un vecchio amore e un feroce assassino dei suoi giorni a Berlino. 

5. Perché "Se i morti non risorgono" ci mostra la situazione drammatica della Germania dal suo interno, ci trasmette tante informazioni all'interno di una trama sempre in evoluzione. Con una scrittura brillante, un pizzico d'ironia e un buon ritmo, Philippe Kerr tratta i temi quali potere, denaro, sangue. Gunther interagisce anche con personaggi realmente esistiti e ci narra dell'adozione delle leggi razziali che portarono all'espulsione di molti atleti ebrei costretti ad accettare lavori in nero per poter sopravvivere. Così gli ebrei erano sfruttati sul lavoro e perseguitati politicamente. 

"Se i morti non risorgono, cosa accade all'anima umana? E se risorgono con che corpo tornano a vivere? Non ho una risposta. Nessuno ce l'ha mai avuta. Forse se i morti potessero risorgere e rimanere incorruttibili, e se potessimo essere mutati per sempre in un batter d'occhio, allora potrebbe valere la pena di farsi uccidere o di suicidarsi." 

Leggere Philip Kerr è sempre un'occasione di riflessione sulla natura dei regimi dittatoriali e sui loro effetti sul comportamento umano, sulla corruzione personale e pubblica. Gunther, alla fine del libro, riflette seriamente e tristemente su temi come la redenzione, la dannazione e la resurrezione dei morti. 

"Se i morti non risorgono" è un altro straordinario esempio del brillante talento di Philip Kerr.



martedì 16 luglio 2024

RECENSIONE | "Il mantello dell'invisibilità" di Ge Fei

"Il mantello dell'invisibilità" del cinese Ge Fei è un romanzo pubblicato da Fazi nella traduzione di Barbara Leonesi e Caterina Viglione. 

Si tratta di un breve romanzo, ambientato a Pechino, dove tutti si adoperano per arrivare al successo. La società ha un ruolo fondamentale sui destini degli individui. L'autore la dipinge a tinte fosche perché rispecchia il suo pessimismo e ne sottolinea il ruolo di antagonista nei confronti dei protagonisti che incontrano una marea di difficoltà nel cercare di realizzare le proprie aspirazioni e i propri sogni. 

La storia è ambientata nel microcosmo degli audiofili, personaggi che spendono un mucchio di soldi per acquistare amplificatori, giradischi e casse di altissima qualità. Il protagonista, Mr Cui, cinquantenne fallito, costruisce amplificatori artigianali per audiofili che non hanno nessun senso del valore della musica e del lavoro artigianale, ma spendono tanti soldi per mettersi in mostra e ascoltare le ultime canzoni pop cinesi. 


STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
Il mantello dell'invisibilità
Ge Fei

Editore: Fazi
Pagine: 144
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Il signor Cui vive nella Pechino contemporanea, città governata da forze più potenti e terribili della malavita, dove imperano l’egoismo, il brutale senso della competizione e la disperata corsa all’arrampicata sociale del capitalismo più sfrenato. Qui tutti fanno del loro meglio per salire la scala del successo; Cui, al contrario, è un perdente. Alle soglie della mezza età, senza figli e con poca iniziativa, divorziato ma ancora innamorato dell’ex moglie che lo ha lasciato per un uomo in carriera, vive in periferia a casa della sorella – ma il marito di lei lo vuole fuori dai piedi –, in un appartamento segnato da una crepa nel muro dalla quale entra il vento del Nord. Si guadagna modestamente da vivere assemblando impianti audio personalizzati per ricchi audiofili (o sedicenti tali): gente che non ha nessun senso del valore della musica e del lavoro artigianale, ma spende cifre da capogiro per mettersi in mostra e ascoltare le ultime canzoni pop cinesi. Cui prova disprezzo per i suoi clienti e per se stesso, e le uniche cose che gli piacciono davvero sono la musica classica e gli altoparlanti vintage. Finché un vecchio amico gli procura un ingaggio speciale: un individuo losco ma molto danaroso vuole l’impianto acustico migliore del mondo. Un po’ rischioso, certo, ma basterà non fare troppe domande. È forse arrivata, per questo perdente, l’occasione giusta?





Guarda che nulla é chiaro in questo mondo fin dal principio! È un caos, e allora lascia che caos sia! Se continui a voler spaccare il capello in quattro, perché tutto, proprio tutto, sia chiarissimo e limpidissimo, temo che non riuscirai ad andare avanti nemmeno per una giornata! Nell'anelito alla perfezione, dove troverai la gioia?

Nella Pechino contemporanea, tra nuovi ricchi, arrampicatori sociali e gangster, vive il signor Cui. La città è governata da forze più potenti e terribili della malavita, imperano l'egoismo, il brutale senso della competizione e la disperata corsa all'arrampicata sociale del capitalismo più sfrenato. 

Il protagonista è un uomo qualunque che ha una grande competenza nel campo dell'hi-fi. Il suo matrimonio è stato un fallimento (la moglie l'ha lasciato per un altro), non ha smanie di successo e non segue con entusiasmo la modernizzazione della Cina. Ha una sorella cinica che insieme al marito desidera mandarlo via dall'appartamento in cui abita. Il signor Cui vive distaccandosi dalla società, dove è probabile "che la maggior parte della gente ignori totalmente la nostra esistenza, cosa peraltro meravigliosa! Anche noi abbiamo svariate ragioni per ignorare la società e, nascosti negli angoli più bui, conduciamo soddisfatti la nostra vita da uomini invisibili." 

Spesso, Cui, rievoca il passato, i primi anni '80, quando è iniziata la sua passione per la musica classica, metafora della vita spirituale ormai cancellata dal materialismo. Vive in periferia a casa della sorella, in un appartamento segnato da una crepa nel muro dalla quale entra il vento del Nord. Il signor Cui prova disprezzo per i suoi clienti e non ha un'alta stima di se stesso. Finché un vecchio amico gli procura un lavoro speciale: un individuo enigmatico ma molto ricco, è suo il mantello dell'invisibilità, vuole l'impianto acustico migliore del mondo. L'uomo vive in una sontuosa villa e il signor Cui intuisce di camminare su un terreno minato ma così riuscirà finalmente ad acquistare una casa dignitosa. È forse arrivata, per questo perdente, l'occasione giusta? 

 A un certo punto le cose si complicano: l'individuo enigmatico scompare e compare una donna infelice dal viso irrimediabilmente sfigurato. La storia si fa noir, il destino bussa alla porta di Cui e lo travolge. 

"Il mantello dell'invisibilità" è un romanzo in cui l'umorismo cupo di Ge Fei fa capolino con stile sobrio e ci descrive un protagonista che non rientra sicuramente tra i vincitori. Anzi è il perfetto esempio del "vinto", del perdente che cerca di sopravvivere in un mondo che gli nega ogni affetto. 

Leggere "Il mantello dell'invisibilità" è stato interessante perché l'autore trasmette tante notizie sulla vita di tutti i giorni della Pechino di oggi. La Cina è un Paese che cambia alla velocità della luce e nel finale, che fa l'occhiolino al genere thriller, c'è la denuncia sociale nello scontro tra le varie classi sociali per conquistare un posto al sole. 

I personaggi, i luoghi, la memoria, il linguaggio sono sempre in trasformazione e la musica rappresenta l'ultimo baluardo invisibile contro il realismo contemporaneo. La bellezza dell'arte sembra l'antitesi della materia ma, a ben pensare, nasce proprio dalla materia e dal mondo reale. 

"Il mantello dell'invisibilità" è un romanzo a tratti divertente e misterioso con una punta di horror. I personaggi non sono descritti nel profondo: 

Il fragile foglio di carta che chiude la finestra non nasconde nulla per cui valga veramente la pena strapparlo.

La musica è un rifugio, un mantello di note per rendersi invisibili, per proteggersi dall'ostilità che ci circonda. Il protagonista, ho tifato per lui fin dall'inizio, è insoddisfatto, non riesce a costruirsi una vita indipendente. Attraverso i suoi occhi possiamo scoprire la società in cui vive. Il capitalismo corrompe e corrode ogni cosa e vien voglia di correre, con il signor Cui, a rifugiarsi sotto il mantello dell'invisibilità perché i veri perdenti sono coloro che non riescono a resistere al richiamo mortale del capitalismo.

martedì 9 luglio 2024

RECENSIONE | "Chi dice e chi tace" di Chiara Valerio

Tra i sei finalisti al Premio Strega 2024 , "Chi dice e chi tace" è il primo romanzo di Chiara Valerio per Sellerio. Il romanzo è una storia nera ambientata a Scauri, affacciato sul Tirreno, paese natio dell'autrice. Si tratta di un'indagine su una provincia insolita, ma è anche l'occasione per ritrarre donne in continua mutazione. Siamo davvero convinti di conoscere chi è vicino a noi?


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Chi dice e chi tace
Chiara Valerio

Editore: Sellerio
Pagine: 288
Prezzo: € 15,00
Sinossi

Un golfo dalla linea morbida, una lunga spiaggia di sabbia che corre parallela alla via Appia tra due colline, il Monte d'Oro e il Monte d'Argento. Un lungomare pieno di oleandri scandito da stabilimenti colorati e a volte sbiaditi, ognuno diverso dall'altro: la Tintarella, il Lido Delfini, il Lido del Pino, il Lido Maria, e molti altri. E poi la pizzeria Lu Rusticone, il bar Luccioletta, due chiese, una sola vera piazza. Poco più a sud scorre il fiume Garigliano e inizia la Campania. Subito a nord ci sono Formia, Gaeta, Sperlonga; in meno di due ore si arriva a Napoli e a Roma. Scauri, nel Lazio, sul Tirreno, seimila residenti nei mesi invernali e centomila nei mesi estivi. Un paese né bello né brutto, ma con una sua grazia scomposta. Qui ha scelto di vivere Vittoria, che è morta nella sua vasca da bagno. È stato uno stupido incidente. L'avvocato Lea Russo, un marito e due figlie, è sempre stata affascinata da Vittoria. Una donna distante ma curiosa, accogliente ed evasiva; nel parlare ha un fatalismo che lascia sgomenti. Era arrivata a Scauri con la sua risata che cominciava bassa e finiva acuta, aveva comprato una casa nella quale tutti potevano entrare e uscire, non aveva mai litigato con nessuno, non aveva mai cambiato taglio di capelli. Viveva con Mara, forse l'aveva adottata, forse l'aveva rapita, si dicevano tante cose. Ora Vittoria è morta per uno stupido incidente in una vasca da bagno, e Lea Russo non ne è convinta. Lea non vuole più accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero.





Vittoria era morta nella sua vasca da bagno e io non volevo crederci. Vittoria che ci aveva curato o no con i suoi intrugli di erbe, che aveva fatto nascere un bambino che altrimenti sarebbe morto. Che aveva comprato una casa e una barca. Che viveva con una donna che poteva esserle figlia. Che cercava di rispondere a tutti, cosa che ci aveva fatto credere potesse rispondere a tutto, e facendolo credere ci aveva consolato. Vittoria era morta e io non capivo perché. Ma era certa che un perché ci fosse. Avevo bisogno del perché della morte di Vittoria.

Le protagoniste di questo romanzo sono due donne. Vittoria, ritrovata annegata nella sua vasca da bagno, e Lea, avvocato e voce narrante, l'amica che non riesce ad accettare l'ingiustizia della sua scomparsa.

Tutto inizia  dalla notizia, che si propaga per il paese a velocità della luce, di "un incidente nella vasca da bagno" che è costato la vita a Vittoria, 64 anni,  ritrovata dalla sua giovane convivente Mara "sotto la superficie dell'acqua". Una superficiale autopsia dichiara la morte della donna per annegamento poiché nei suoi polmoni c'era dell'acqua. Ma Lea è tormentata dai dubbi:

Come fa una nuotatrice provetta, una che si tuffa a mare d'inverno e d'estate, a morire affogata nella vasca di casa sua?

Qui iniziano le mille domande per conoscere veramente Vittoria, per andare oltre le apparenze, per squarciare quel velo di Maya che aveva avvolto la sua vita a Scauri.

Sicuramente non si tratta di un giallo anche se un'indagine c'è. Vittoria aveva vissuto i suoi ultimi vent'anni a Scauri, ma la sua morte dà il via a una domanda: "Chi era veramente Vittoria?"

Di lei si sa ciò che si vede. Si ricostruisce la sua storia grazie a chi "parla" ma anche grazie a chi "tace". Il non detto può rivelare tante cose. Lea si rende conto di aver vissuto in amicizia, per tanti anni, con una persona senza conoscerla realmente. Vittoria era giunta a Scauri, paese del basso Lazio, con la giovane Mara e aveva acquistato una casa, aperta sempre a tutti. Mara aveva avviato una pensione per animali mentre Vittoria lavorava  in farmacia, ma aveva qualcosa di speciale.

Vittoria aveva una solida preparazione medica, un grande intuito diagnostico, salva un bambino che si stava avvelenando nella placenta  e raddrizza a un ragazzo il naso rotto durante uno scontro con un coetaneo. Il mistero aumenta quando al funerale della donna si presenta l'avvocato Giorgio Pontecorvo d'Aquino che dice di essere il marito di Vittoria. A complicare le cose il testamento della sfuggente Vittoria viene consegnato a Lea dal prete e l'avvocato Pontecorvo vorrebbe portare la salma della moglie in un cimitero a Roma.

Di Vittoria, insomma, nonostante l'allegria, nonostante la confidenza che tutti sentivamo con lei, sapevamo ciò che vedevamo.

Il rapporta tra Vittoria e Mara, una giovane donna dalle trecce dorate e l'aspetto di bambola, era sempre stato fonte di curiosità, tutto il paese mormorava: erano parenti, zia e nipote, madre e figlia, Mara era stata adottata o rapita, i "si diceva" non si esaurivano mai. Vittoria era una donna distante ma curiosa, accogliente ed evasiva, non litigava mai con nessuno e faceva del bene senza dirlo. Alcune sue abitudini erano diventate moda comune. Trascorreva il suo tempo libero nuotando, facendo passeggiate, leggendo libri di botanica e coltivando il giardino. La sua figura era diventata familiare, era diventata una cellula attiva del tessuto sociale le domande si erano chetate, fino alla tragedia improbabile ma che il paese accetta perché sa capire le disgrazie e tace. Chi non tace è Lea perché non vuole accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Sarà proprio Lea a guidarci lungo un percorso scoprendo l'evanescenza dell'identità, la sua e quella di tutti. Scopre le molteplici facce della violenza. Nulla è statico, tutto si trasforma, le relazioni, le passioni, le inquietudini, gli enigmi e le verità.

"Chi dice e chi tace" è un romanzo intrigante che accende la curiosità del lettore. È un percorso conoscitivo non solo per scoprire la verità, forse una tra le tante possibili, ma anche per far luce su sé stessi, sulla propria identità, sui pregiudizi che aleggiano nei paesi. Le voci sono molteplici e si rincorrono raccontando ognuna la sua versione dei fatti arricchita da particolari inventati o modificati. Non si riesce più a tracciare una linea tra verità e finzione, tra i silenzi del presente e i mormorii del passato. Tutto è sempre in movimento, tutto può cambiare. La narrazione mette in luce il contrasto tra città e paese, le differenze sociali e culturali. Tra le maglie nere della nostra società si trovano i semi del male, si ingarbugliano passioni umane, si nascondono enigmi che il tempo cerca di cancellare ma la memoria sopravvive, custode incorruttibile della verità: l'inquietudine è di tutti, il desiderio non ha ordine e la vita non è un mare tranquillo. Mai.

venerdì 28 giugno 2024

BLOGTOUR | "Il villaggio perduto" di Camilla Sten | I 5 motivi per leggere il romanzo

"Il villaggio perduto" è il primo romanzo per adulti scritto da Camilla Sten, in uscita per Fazi il 2 luglio . Si tratta di un thriller psicologico con venature horror e brividi assicurati. Perché leggerlo? Per ben 5 motivi che vado a illustrarvi.




Il villaggio perduto
Camilla Sten 

Editore: Fazi
Pagine: 372
Prezzo: € 19,50
Sinossi
Alice Lindstedt è una giovane regista di documentari costretta a barcamenarsi con la precarietà. C’è una storia, nascosta da qualche parte nelle crepe del passato, che la ossessiona da sempre. Nell’estate del 1959 il piccolo villaggio minerario di Silvertjärn è stato teatro di un evento inspiegabile: i suoi novecento abitanti sono svaniti nel nulla, lasciandosi dietro soltanto una città fantasma, il cadavere di una donna lapidata nella piazza del paese e una neonata di pochi giorni abbandonata sui banchi della scuola. Nonostante le indagini e le perlustrazioni a tappeto della polizia, non si è mai trovata alcuna traccia dei residenti, né alcun indizio sul loro destino. La nonna di Alice viveva nel villaggio, e tutta la sua famiglia è scomparsa insieme a loro. Le domande senza risposta sono troppe, e Alice decide di realizzare un documentario per ricostruire ciò che è realmente accaduto. Insieme a una troupe di amici si reca sul posto per i primi sopralluoghi: ben presto capiranno che non sarà così facile tornare indietro.



I 5 motivi per leggere il romanzo

Il male si diffonde come una malattia. Deforma l'anima finché non c'è più nulla da salvare.

1. Perché ci sono tutti gli ingredienti per tenervi incollati alle pagine. La storia ruota attorno a un mistero. Nell'estate del 1959 il piccolo villaggio minerario di Silvertjärn è stato teatro di un evento inspiegabile: i suoi 900 abitanti sono svaniti nel nulla, lasciandosi dietro solo una città fantasma, il cadavere di una donna lapidata e una neonata di pochi giorni abbandonata sui banchi di una scuola. La polizia non ha risolto il mistero e il tempo ha steso un velo pietoso sulla vicenda. Velo che Alice Lindstedt, una giovane regista di documentari, è decisa a squarciare. La nonna di Alice viveva nel villaggio ed è scomparsa con tutta la famiglia. Ossessionata da questa storia, Alice decide di realizzare un documentario per ricostruire ciò che realmente è accaduto. Insieme a una troupe di amici si reca sul posto e la situazione si complica fino a diventare terrificante.

Come e perché sono scomparsi tutti?

2. Perché è il thriller perfetto per l'estate: atmosfere da brivido, ritmo serrato, una tensione crescente. Un caleidoscopio di personaggi che ci guidano in un labirinto di odio, rancore, invidia e vendetta. In un gioco degli specchi prede e cacciatori finiranno per scambiarsi i ruoli, finché nessuno saprà più con certezza da che parte sta e perché. In una città fantasma, dietro le porte delle case abbandonate, per le vie solitarie, si aggirano ombre inquiete che non hanno accettato il loro destino. Bisbigli nella notte, risatine sinistre in lontananza, grida improvvise, sono l'innesco di fatti di sangue. Lo stato emotivo ansiogeno dei protagonisti coinvolge il lettore. È indubbio che nel villaggio sia successo qualcosa di terribile.

Qualcuno ha rapito l'intero villaggio?

3. Perché il romanzo porta in luce le nostre paure nascoste, la crudeltà insita nell'uomo, l'oscurità che  alberga in noi e che dà alla luce un incubo terrificante e angoscioso. Per tutto il libro vi chiederete cosa sia successo, farete supposizioni, metterete in moto la vostra fantasia. Novecento persone non svaniscono nel nulla con un colpo di bacchetta, la magia non vive nel villaggio fantasma. Ma c'è qualcosa di immensamente malvagio che non gioca seguendo le regole della realtà. Qui il terrore non ha volto, né forma, né nome, e questo è quanto di più tremendo si possa immaginare.

4. Perché "Il villaggio perduto" è un romanzo claustrofobico, il passato e il presente si evolvono nel villaggio minerario del Norrland centrale, rimasto inalterato dal 1959. Il perimetro del villaggio delimita i luoghi degli eventi, un tempo sospeso. Anzi tutto il villaggio appare come una capsula del tempo che racconta uno spaccato di vita crudo e brutale come spesso è la realtà. Il gran finale vi sorprenderà.

5. Perché "Il villaggio perduto" regala una lettura ricca di emozioni. Nulla è lasciato al caso. I personaggi, le vicende e i luoghi sono ben definiti. Il romanzo è scritto in maniera scorrevole e l'ambientazione è perfetta per creare la giusta atmosfera e rendere la lettura intrigante. Suspense e mistero, luci e ombre sono ben dosati tanto da tenere in bilico il lettore costretto a camminare sul confine ristretto che separa il probabile dall'impossibile, il vero dal falso.

Camilla Sten è un'autrice svedese. Nata nel 1992 e figlia della famosa scrittrice di gialli Viveca Sten. Scrive storie da quando era ragazzina. "Il villaggio perduto" è il suo primo romanzo per adulti, pubblicato in Italia da Fazi.

Con "Il villaggio perduto" Camilla Sten conduce il lettore in una zona grigia dove l'impossibile diventa realtà, la fragilità è una colpa e nulla è come sembra. L'oscurità che dimora dentro ognuno di noi disegna una spirale maligna che conferisce al romanzo il suo accattivante potere nero.




venerdì 14 giugno 2024

BLOGTOUR | "Il Nido del Pettirosso" di Lorenzo Sartori | I 5 motivi per leggere il romanzo

Il 18 giugno 2024 esce il nuovo romanzo di Lorenzo Sartori, "Il Nido del Pettirosso". Pubblicato da Fazi, nella colonna Darkside, si tratta di un thriller psicologico ambientato tra le montagne del Trentino.

Il romanzo racconta di una famiglia che vive a Milano e che decide di  cambiare totalmente la propria esistenza per andare ad aprire un piccolo albergo di montagna. Tanti bei progetti, tanti sogni e aspettative, ma le cose non andranno come previsto. Si tratta di un thriller appassionante che dovreste leggere per ben 5 motivi.




Il Nido del Pettirosso
Lorenzo Sartori

Editore: Fazi
Pagine: 336
Prezzo: € 18
Sinossi
La scomparsa improvvisa di una ragazza riporta a galla un terribile omicidio avvenuto in passato e mai dimenticato. Ad Alveno, paese di poche anime tra i monti del Trentino, Alice ha lasciato i ricordi più belli e anche i più atroci. Dopo alcuni anni di assenza, sta andando lì con gli amici di sempre. Sono in macchina, diretti al Nido del Pettirosso, l’albergo che i suoi genitori gestivano quando lei era ancora una bambina e che ora sua madre Laura ha deciso di vendere per lasciarsi alle spalle i tragici eventi accaduti nei dintorni. Undici anni prima, infatti, sua sorella Sara era stata ritrovata morta in fondo a un burrone: come siano realmente andate le cose resta un mistero ma la sua famiglia, nel frattempo, è andata in pezzi. L’indomani, Laura riceve una telefonata dalla polizia: l’auto su cui viaggiava Alice è finita in una scarpata; lei e un suo amico si sono allontanati per chiedere aiuto e da quel momento nessuno ha più avuto notizie di loro. Laura si precipita sul posto per seguire le indagini, portate avanti dall’agguerrita ispettrice Valenti. Possibile che la montagna voglia prendersi anche l’unica figlia rimastale? Tutte le paure e i dubbi del passato si riaffacciano come ospiti indesiderati dalle finestre delle stanze ormai vuote del Nido del Pettirosso: che fine ha fatto Alice? La sua scomparsa è legata in qualche modo alla morte di Sara? Riusciranno Laura e l’ispettrice Valenti a ritrovare la ragazza prima che accada di nuovo l’irreparabile?



I 5 motivi per leggere il romanzo

Dopo tre giorni di ricerche, alla fine l'avevano trovata. In fondo a un dirupo, morta. Quello stesso dirupo che Laura adesso sta cercando di raggiungere con il cuore che è ormai una pietra acuminata e a ogni passo le incide il petto da dentro, togliendole fiato più del pendio.

1. Perché la trama crea una fitta ragnatela intrecciando i misteriosi avvenimenti del passato con un presente altrettanto misterioso. Vecchi segreti e nuove paure si rincorrono in un incastro perfetto rivelando una realtà impensabile.

Ad Alveno, paese di poche anime tra i monti del Trentino, Alice ha lasciato i ricordi più belli e anche i più atroci. Dopo alcuni anni di assenza, sta andando lì con gli amici di sempre. Sono in macchina, diretti al Nido del Pettirosso, l'albergo che i suoi genitori gestivano quando lei era ancora una bambina e che ora sua madre Laura ha deciso di vendere per lasciarsi alle spalle i tragici eventi accaduti nei dintorni. Undici anni prima, infatti, sua sorella Sara era stata ritrovata morta in fondo a un burrone. La verità non è mai venuta a galla e la famiglia è andata in pezzi. L'indomani Laura riceve una telefonata dalla polizia: l'auto su cui viaggiava Alice è finita in una scarpata; lei e un suo amico si sono allontanati per chiedere aiuto e da quel momento nessuno ha più avuto notizie di loro. Laura si precipita sul posto per seguire le indagini portate avanti dall'agguerrita ispettrice Valenti. Possibile che la montagna voglia prendersi anche l'unica figlia rimastale?

Tra le cime affilate degli alberi la luna era l'unghia di un predatore. Alice rimase incantata a osservarla... Tremava. Si accorse di essere scalza. A piedi nudi e con una strana veste addosso. Cosa ci faceva di notte in un bosco?

2. Perché è un romanzo potente e coinvolgente, un caso delicato ad alto tasso di suspense. L'autore è bravissimo a evocare inquietudine e paura sullo sfondo del paesaggio montano con i suoi boschi, i torrenti e gli animali selvatici. In tanta bellezza, che fa da cornice a una intricata vicenda umana, riemerge l'orrore del passato e si scrutano i recessi più oscuri dell'animo umano. Avvincente l'architettura narrativa, l'autore prima ci accoglie con un prologo che è un pugno nello stomaco  e ci cattura con tanti piccoli dettagli che rendono la narrazione ancora più vera e inquietante. I personaggi sono il cuore pulsante del romanzo, sono credibili, alcuni sono simpatici, altri determinati e qualcuno è davvero antipatico. La forza e il coraggio delle donne appare determinante, sono donne decise che si sentono incomprese da chi dice di amarle, ma alcune sono anche abilissime manipolatrici. Gli uomini si rivelano  più enigmatici e sfuggenti.

"Mamma", urlò, e fu allora che qualcuno la strinse. L'incubo era finito. Diverse torce illuminarono quell'abbraccio disperato e fu solo quando sua madre si scostò, gli occhi sbarrati, che Alice si accorse delle chiazze di fango e sangue sulla sua veste.

3. Perché è una storia di coraggio, di amore e di legami familiari. Ridare voce ai ricordi è doloroso ma necessario e Laura nasconde la sua vulnerabilità con il coraggio che solo una madre può avere per salvare la propria figlia. Non si può rimanere indifferenti davanti alla trasformazione di Laura che, attraverso i suoi ricordi, ci permette di scoprire cosa è successo nel passato e come ogni componente della famiglia abbia reagito alla morte di Sara. Non si può fuggire dai propri demoni e Laura per salvare Alice dovrà iniziare un viaggio doloroso nel passato. Dovrà ritrovare la speranza per affrontare un'altra esperienza spaventosa tra ricordi angoscianti e fantasmi venuti a tormentarla.

4. Perché è un thriller che intreccia un cold case e una sparizione nel presente, ma affronta anche temi socialmente rilevanti, controversi e provocatori. L'autore dispone tutte le tessere del puzzle per poi incastrarle perfettamente e ti rendi conto che la vera protagonista, nel bene e nel male, è "la maternità". I capitoli sono un gioco crudele che mescola le carte, ognuno reinterpreta gli eventi a seconda delle loro visioni interiori. Qui non troverete una netta distinzione tra vittima e carnefice, ma sarete alla presenza di un vortice ingannevole che scompagina le certezze che il lettore crede di aver accumulato strada facendo.

Leggendo "Il nido del pettirosso" si ha una piacevole sensazione ansiogena, ci si immedesima con Laura. Una madre che non smette di lottare per rendere giustizia alla memoria della figlia e per salvare l'altra figlia, oggi in pericolo. La verità verrà a galla e sarà sorprendente, crudele e inattesa.

5. Perché è un viaggio attraverso le luci e le ombre dell'animo umano in un vortice di emozioni. Esplora temi sempre attuali come il senso di appartenenza e d'integrazione, di giustizia e sguardo al futuro. Interessante leggere le dinamiche familiari che portano a determinate scelte e le conseguenze, che gli eventi, hanno sulla vita dei protagonisti tormentati da rimpianti e rimorsi.

"Il Nido del Pettirosso" mescola mistero, emozioni e realtà. Pone al centro di una serrata narrazione il sacrificio e la paura di perdere una persona amata. I sentieri di montagna sono fantastici ma possono nascondere pericoli mortali.



martedì 11 giugno 2024

RECENSIONE | "Uomini e topi" di John Steinbeck

"Uomini e topi" di John Steinbeck, scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo, è un romanzo breve pubblicato in Italia nel 1938 da Bompiani nella celebre traduzione di Cesare Pavese.

Nel 1962 a Steinbech gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura "per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l'umore sensibile e la percezione sociale acuta."

"Uomini e topi" ha come protagonisti due diseredati, due uomini legati da una profonda amicizia che non accettano l'umiliazione e vivono, anche loro, il sogno americano. Il titolo è tratto da una poesia dello scrittore scozzese settecentesco Robert Burns che parla di come i piani architettati da uomini e topi abbiano spesso un esito negativo. La gioia promessa dal "sogno" si rivela null'altro che dolore e sofferenza. 



Uomini e topi
John Steinbeck

Editore: Bompiani
Pagine: 144
Prezzo: € 12,35
Sinossi

La storia di un'amicizia profonda tra due uomini, due braccianti stagionali in California che condividono un sogno. George Milton si occupa da sempre con ferma dolcezza di Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino. Il loro progetto, mentre vagano di ranch in ranch, è trovare un posto tutto per loro a Hill Country, dove la terra costa poco: un posto piccolo, giusto qualche acro da coltivare, e poi qualche pollo, maiali, conigli. Ma le loro speranze, come "i migliori progetti predisposti da uomini e topi" (è un verso di Burns), sono destinate a sbriciolarsi. Il ritratto di un'America soffocata dalla crisi e di un'umanità gretta e gelosa nella drammatica rappresentazione di un maestro della letteratura. 





Di' della casa George, supplicò Lennie. Va bene, avremo una casetta e una stanza tutta nostra. Una stufetta di ghisa bella panciuta, e d'inverno la accendiamo e la lasciamo bruciare. Terra non ce ne sarà molta, così non dovremo lavorare troppo. Magari sei, sette ore al giorno. Non dovremo  sollevare l'orzo per undici ore al giorno.

Il romanzo narra la storia tragica e violenta di due braccianti, sono due hobos ossia lavoratori stagionali, che trovano lavoro in un ranch della California. Lennie, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, e il saggio George, guida e sostegno dell'amico.

Lennie ha una stazza imponente e una straordinaria forza fisica, è affetto da ritardo mentale e non è in grado di controllare la sua forza. Lui, che il bene non l'ha mai conosciuto, ama accarezzare piccoli animali ma finisce per ucciderli perché non riesce a dosare la sua forza che malvagia non è.

George, punto di riferimento di Lennie, ha un fisico minuto ma è acuto di mente e scaltro. George cerca di proteggere Lennie da se stesso e dagli altri che non comprendono quanto siano inconsapevoli le azioni del gigante.

I due uomini, siamo negli anni trenta in piena Depressione, affrontano insieme le difficoltà della vita e condividono un sogno: acquistare, un giorno, un piccolo pezzo di terra a Hill Country, dove la terra costa poco, dove condurre una vita finalmente serena, vivendo dei frutti della terra, insieme con i tanti animali di cui Lennie sogna di prendersi cura. Da questo sogno, i due uomini, traggono la forza per sopportare la durezza della vita quotidiana. Giunti al ranch, dove hanno trovato lavoro come stagionali, i due protagonisti fanno conoscenza con gli altri personaggi simbolo della sconfitta, del dolore, dell'insoddisfazione e della rabbia.

C'é l'anziano scopino Candy, rimasto monco in seguito a un incidente sul lavoro che teme di essere mandato via dal ranch quando sarà diventato inutile.

Poi c'è Curley, il rissoso figlio del padrone, con sua moglie.

Slim, l'autorevole capo-mulattiere, si rivela un personaggio positivo. Quando il vecchio cane di Candy dev'essere soppresso, gli regala uno dei cuccioli della sua cagna, e fa lo stesso con Lennie, quando sa che quest'ultimo adora gli animali.

Crooks, lo stalliere di colore vittima del pregiudizio, è costretto a  dormire separato dagli altri. Tutti lo evitano. Crooks ha solo la compagnia dei suoi libri.

Un uomo ha bisogno di qualcuno vicino. Un uomo diventa pazzo se non ha nessuno. Non importa chi è, da quanto è con lui. Te lo dico io che a rimanere troppo soli si finisce per impazzire.

E poi c'é lei, la sensuale e superficiale moglie di Curley, satanica tentatrice senza nome, che ha accettato il matrimonio solo per sfuggire alla madre e a una infanzia e giovinezza segnate da incomprensioni e abusi. La donna coltiva il sogno di diventare una star del cinema e si lascia andare in ammiccamenti e sottointesi con tutti i lavoranti della fattoria.

"Uomini e topi" é un piccolo gioiello, un romanzo indimenticabile che mostra l'importanza  dei veri rapporti umani in una vita difficile. È una storia che emoziona e coinvolge, ma il finale lascia sicuramente l'amaro in bocca. I dialoghi si arricchiscono dello slang dei braccianti e tracciano un quadro di sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana.

"Uomini e topi" è  un omaggio agli umili e oppressi della terra, alla solitudine  e alla perdita. Il sogno americano acquista i contorni di un'illusione. L'ingiustizia sociale ferma il loro cammino versa la terra promessa. Lennie e George sono protagonisti di un'odissea moderna, di una storia che si ripete.

"Sembra strano che un matto come lui e un ometto come voi giriate insieme".

"Non è matto," disse George.

"È duro assai, ma non è un matto. E neanche io sono poi una cima, altrimenti non starei a caricare sacchi per i miei cinquanta e rotti."

Nel romanzo il sogno americano svanisce e al suo posto c'è un mondo di prevaricazione, di disperazione, di uomini invisibili. L'eterno scontro tra classi sociali e la lotta per la sopravvivenza sono il substrato che nutre questo romanzo amaro che rappresenta la metafora della vita. Si sogna la libertà, si anela al paradiso in terra, si brama la felicità. Ma tutto è utopia, scritto sulla sabbia del deserto.

Ai classici nessun voto, brillano di luce propria.

giovedì 30 maggio 2024

RECENSIONE | "La mossa dell'assassino" di Angela Marsons [Review Party]

"La mossa dell'assassino" di Angela Marsons è l'undicesimo volume della brillante serie di Kim Stone e della sua squadra investigativa. Il thriller, pubblicato da Newton Compton Editori nella traduzione di Anna Ricci, affronta un tema delicato ma molto interessante, i bambini gifted. Si tratta di bambini plusdotati e la storia ci permette di conoscere, almeno in parte, il modo in cui vivono, i metodi di educazione e gli effetti di tanta pressione e attenzione nelle fasi delle loro vite. Naturalmente il tutto è adattato a un romanzo poliziesco in cui l'unica regola è la sete di vendetta, perché anche il più innocente dei giochi si può trasformare in una trappola mortale.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La mossa dell'assassino
Angela Marsons

Editore: Newton Compton
Pagine: 352
Prezzo: € 9,90
Sinossi

Una tarda sera d’estate, la detective Kim Stone arriva a Haden Hill Park sulla scena di un orribile delitto: una donna è stata legata a un’altalena con del filo spinato e ha una X incisa sulla parte posteriore del collo. La vittima si chiamava Belinda Evans ed era una professoressa universitaria di psicologia infantile ormai in pensione. Perquisendone l’abitazione, Kim e la sua squadra trovano una valigia pronta e indizi di un complesso rapporto tra Belinda e la sorella Veronica. Quando vengono rinvenuti altri due cadaveri con gli stessi segni distintivi, Kim capisce di avere a che fare con un serial killer rituale. Indagando sulle vittime, individua un comun denominatore: tutte e tre erano coinvolte in tornei per bambini prodigio e si stavano recando all’evento annuale. L’assassino è uno dei più spietati che Kim abbia mai incontrato, e l’unico modo per scovarlo è indagare su ogni bambino che ha partecipato alle gare nei decenni addietro. Di fronte a centinaia di potenziali piste e a una sorella in lutto che si rifiuta di collaborare, riuscirà Kim a entrare nella mente del killer e a impedire un altro omicidio prima che sia troppo tardi?





Perché non vieni a giocare con me?

Una tarda sera d'estate, la detective Kim Stone arriva a Haden Hill Park sulla scena di un orribile delitto: una donna è stata legata a un'altalena con del filo spinato e ha una X incisa sulla parte posteriore del collo. 

La vittima si chiama Belinda Evans ed era una professoressa universitaria di psicologia infantile ormai in pensione. Perquisendo l'abitazione Kim e la sua squadra trovano una valigia pronta e indizi di un complesso rapporto tra Belinda e la sorella Veronica. Quando vengono rinvenuti altri due cadaveri con gli stessi segni distintivi, Kim capisce di avere a che fare con un serial killer rituale. Indagando sulle vittime si scopre che tutte e tre erano coinvolte in tornei per bambini prodigio e si stavano recando all'evento annuale. L'unico modo per fermare il killer è indagare su ogni bambino che ha partecipato alle gare nei decenni addietro. Di fronte a centinaia di potenziali piste e a una sorella in lutto che si rifiuta di collaborare, riuscirà Kim a entrare nella mente del killer e a impedire un altro omicidio prima che sia troppo tardi? 

Dopo aver letto tutti i romanzi della serie sono sempre convintissima che Angela Marsons sia proprio brava nel scrivere thriller che indagano il lato oscuro dell'uomo. La scrittrice ci porta a scoprire quanto l'abisso può essere profondo. Sicuramente i personaggi imperfetti son un punto di forza di questi romanzi e dopo ben 11 storie mi sembra di conoscerli da sempre. Iniziare a leggere un thriller Marsons è come essere catapultati direttamente sulla scena del crimine e per la detective Kim Stone non è raro trovarsi di fronte a brutali casi di omicidio, ma ogni volta c'è qualcosa di diverso che cattura l'attenzione del lettore. 

"La mossa dell'assassino" parte subito mostrandoci un omicidio raccapricciante. Innocenti giochi d'infanzia come l'altalena, la campana, un gioco da tavolo, diventano scene del crimine e Kim, con la sua squadra, avrà un bel da fare perché i sospettati sembrano moltiplicarsi e così anche le piste investigative. 

Quindi, ancora una volta, per ottenere dei risultati è necessario un lavoro di collaborazione di tutti i componenti della squadra. Tutti tranne Penn costretto a presentarsi in tribunale, con la sua vecchia squadra, per poter assistere a un processo riguardante un caso da loro risolto e tutto, proprio tutto, andrà storto. Così in "La mossa dell'assassino" i casi raddoppiano e anche la mia curiosità è aumentata, soprattutto quando il Killer inizia a sfidare la polizia e Penn vede il castello delle accuse franare miseramente. Due belle e intriganti storie da seguire! 

Un'altra cosa che ho sempre ammirato nei romanzi firmati da Angela Marsons è la sua capacità di svelare sempre microcosmi nuovi e affascinanti. Questa volta la trama coinvolge bambini gifted e un torneo che mette alla prova le loro abilità. É interessante scoprire la loro psicologia, le scelte genitoriali, le alte aspettative che gravano su di loro. Questi bambini hanno un quoziente intellettivo molto superiore alla norma o mostrano un talento particolare in una o più aree dello sviluppo. I loro rapporti sociali non sono semplici soprattutto se hanno alle spalle "la genitorialità tigre" ossia dei genitori rigorosi fortemente intenzionati a garantire il successo dei propri figli. I bambini cresciuti da genitori tigre possono subire minacce emotive e punizioni. 

"La mossa dell'assassino" è una matassa di rivalità, abbandoni, crudeltà e bugie, depistaggi e colpi di scena. I capitoli sono brevi, dinamici, tentacolari e carichi di suspense. Una narrazione trascinante per un altro capitolo irrinunciabile della storia di Kim e della sua squadra. Angela Marsons ci sa fare con le parole e sa come catturare il lettore, dalla prima pagina fino all'ultima, con un bel mix tra casi e vite personali. 

Anche se i libri possono essere letti singolarmente, consiglio vivamente di leggerli in ordine per poter meglio apprezzare le storie personali di Kim e dei componenti del suo team. Per quanto mi riguarda non vedo l'ora di sapere cosa accadrà nel prossimo libro.