giovedì 12 dicembre 2024

RECENSIONE | "Spinascura" di Federica Frezza e Martina Peloponesi

Federica Frezza e Martina Peloponesi, entrambe appassionate di misteri e di cronaca nera, sono le creatrici del podcast di true crime italiano Bouquet of Madness che tratta in particolare casi misteriosi e irrisolti.

"Spinascura" (Mondadori) è il loro primo romanzo, un giallo tagliente che ha le atmosfere del thriller e un thriller appassionante che ha i meccanismi del giallo. Il lettore sarà spettatore di un male oscuro che travolge e uccide.


STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 8
Spinascura
Federica Frezza e Martina Peloponesi

Editore: Mondadori
Pagine: 416
Prezzo: € 20,00
Sinossi

A Spinascura, come negli altri paesini sparpagliati per l'Emilia, non cambia mai niente. Quando hanno aperto un discount la gente ne ha discusso per settimane. Non si può avere fretta a Spinascura. Qui il tempo è distorto e sembra impossibile staccarsi da quell'abbraccio che, a volte, diventa una morsa come la nebbia che stringe la Bassa. Tutti sanno tutto di tutto e di tutti. Niente potrà mai prenderti di sorpresa. Tranne il cadavere di una giovane ragazza abbondonato sull'argine del fiume. Suicidio? Cocktail di droga e alcol? Nessuno vuole credere che sia un omicidio. Nessuno tranne Alma e Dalia. Alma prima di conoscere Dalia si sentiva sola, nonostante il suo bar il Glicine sia il centro dei pettegolezzi e delle maldicenze che animano Spinascura. E anche Dalia prima di Alma si sentiva sconfitta: ha dovuto lasciare Milano per fare la tanatoesteta nell'agenzia funebre di famiglia abbandonando sogni e futuri possibili. Alma e Dalia sono due solitudini destinate a incontrarsi grazie alla morte. Perché entrambe avvertono la violenza strisciante e infida che alimenta l'apparente tranquillità di Spinascura, loro due l'hanno subita sulla loro stessa pelle, ma questa volta non accetteranno che la verità venga coperta per non turbare la placida ipocrisia del paese: devono trovare il colpevole, costi quel che costi. "Spinascura" è un giallo tagliente che ha le atmosfere del thriller e un thriller appassionante che ha i meccanismi del giallo. Una storia che si immerge in un male oscuro, sotterraneo e viscerale. Un male che ti trascina giù per non lasciarti andare via, un male di cui tutti siamo spettatori.





I pochi che hanno assistito alla macabra scena si riconoscono subito. Hanno lo sguardo perso, velato, e anche il loro passo ciondolante è una conseguenza dell'orrenda visione. La loro unica colpa è stata essere usciti troppo presto quella mattina. In poco tempo i carabinieri avevano cordonato la scena e si erano assicurati di coprire tutto per evitare che altri vedessero il corpo martoriato, ma Spinascura è una cittadina della Bassa. C'è sempre qualcuno che guarda.

Come in tutti gli altri paesini sparpagliati per l'Emilia, anche a Spinascura non cambia mai niente. Quando hanno aperto un discount la gente ne ha discusso per settimane. Il tempo è distorto qui, sembra impossibile staccarsi da quell'abbraccio che, a volte, diventa una morsa che stringe la Bassa. Non si può avere fretta. Tutti sanno tutto di tutti a Spinascura. La quiete viene spazzata via con il ritrovamento del cadavere di una giovane ragazza abbandonato sull'argine del fiume. Suicidio? Cocktail di droga e alcol? Nessuno vuole credere che sia un omicidio. Nessuno tranne Alma e Dalia.

Alma prima di conoscere Dalia si sentiva sola, nonostante il suo bar il "Glicine" sia il centro dei pettegolezzi e delle maldicenze che animano Spinascura. E anche Dalia, prima di Alma, si sentiva sconfitta: ha dovuto lasciare Milano per fare la tanatoesteta nell'agenzia funebre di famiglia abbandonando sogni e futuri possibili.

Alma e Dalia sono due solitudini destinate a incontrarsi grazie alla morte. Entrambe sentono che l'apparente tranquillità di Spinascura nasconde una violenza strisciante e infida. Le ragazza non accetteranno che la verità venga coperta per non turbare la placida ipocrisia del paese. Bisogna trovare il colpevole, costi quel che costi.

"Spinascura" è un romanzo che rivela la complessità umana, la difficile ricerca della verità, le debolezze di una società che appare sospesa nel tempo. Le vicende oscure prendono vita in una storia nera narrata con una prosa intensa che indaga i meccanismi della psiche umana che separano realtà e ossessione, potere e devozione. Indaga un male che trascina nel baratro e le sue conseguenze sono visibili a tutti. Tra segreti, manipolazioni e intrecci amorosi non vedi l'ora di scoprire cosa accadrà. La trama si sviluppa in modo lineare in un'erosione lenta ma continua delle apparenze. A smuovere le acque ci pensa un variegato panorama di personaggi ambigui e misteriosi, che vengono descritti portando alla luce i loro aspetti più intimi, segreti e tormentati. Tutti nascondono qualcosa agli altri, a volte, a se stessi.

Alma ha trascorso, fin da piccola, le sue vacanza estive a Spinascura a casa della nonna. Oggi Alma è subentrata, dopo la morte della nonna, nella gestione del bar Glicine.

Dalia, riservata e taciturna, ha rinunciato ai suoi sogni, ha lasciato Milano ed è tornata in paese. Lavora nell'impresa funebre di famiglia, in qualità di tanatoesteta: il suo compito è molto delicato perché deve fare tutto il possibile per presentare la salma nelle migliori condizioni, attenuando i segni lasciati dalla morte. Dalia ha un particolare interesse per la cronaca nera.

Syd, tornato da poco a Spinascura, è un ragazzo malvisto dagli abitanti del paese a causa del passato della sua famiglia. É timido e insicuro, la sua difesa è la fuga.

Il brigadiere Cesare Mancini che, in cerca di tranquillità, si è trasferito a Spinascura dalla grande città. Sicuramente non si aspettava di dover indagare su un caso complicato dove aleggiano le inquietanti ombre delle organizzazioni criminali, dei traffici illegali o di misteriose sette sataniche.

Si procede avendo come sfondo i pettegolezzi del paese, i segreti inconfessati di una certa provincia e i tentativi di depistaggio. Per arginare questa deriva vengono messi in campo temi importanti come l'amicizia, la lealtà e la capacità di affrontare scelte difficili senza trasgredire la moralità.

Spinascura affronta anche il tema della stampa sempre pronta a creare, con i suoi articoli, false piste e a trasformare persone innocenti in potenziali mostri. I drammatici eventi richiamano reporter senza scrupoli, uno in particolare è davvero detestabile, che vanno a caccia di testimonianze nel paese per poi scrivere articoli deliberatamente manipolati per alimentare l'interesse morboso del pubblico. Il mondo dell'informazione deve evitare il sensazionalismo, la manipolazione delle informazioni e deve invece fornire informazioni accurate ed equilibrate nel rispetto della privacy e della dignità umana.

"Spinascura" è un romanzo che racconta con inquietante vividezza le dinamiche oscure che legano gli abitanti della cittadina. Perchè a Spinascura ciò che appare non è mai la verità e nessuno si rivela per ciò che è. La cittadina con i suoi vicoli, la piazza, il bar, la chiesa, diventa una protagonista del romanzo, una prigione emotiva in cui sono intrappolati alcuni personaggi.  

Le autrici riescono molto bene a intrecciare le varie storie con una piacevole staffetta tra passato e presente. Il tutto è reso reale con una vivida descrizione della vita in paesino di provincia dove gli anziani ti chiedono a che sei figlia/o per poterti inquadrare nel tessuto sociale.

Per essere il primo romanzo, Federica e Martina, hanno fatto un bel lavoro e spero di leggere altri loro lavori. Magari un sequel di "Spinascura" che, a mio parere, potrebbe riservare ancora mille torbide sorprese. Brava Federica. Brava Martina.

giovedì 5 dicembre 2024

RECENSIONE | "Pranzo al Gotham Cafè" di Stephen King, Javier Olivares

Stephen King, il maestro della narrativa fantastica e horror, è tornato in libreria il 12 novembre con "Pranzo al Gotham Cafè" (Sperling & Kupfer, traduzione di Giusi Barbiani). Si tratta di un racconto lungo impreziosito dalle illustrazioni dell'artista spagnolo Javier Olivares, disegnatore e illustratore, premiato nel 2015 col National Comic Award per l'opera Las Meninas.


STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 8
Pranzo al Gotham Cafè
Stephen King, Javier Olivares

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 96
Prezzo: € 18,90
Sinossi

Un uomo di nome Steve Davis un giorno torna a casa e trova un biglietto da parte della moglie, Diane, che lo informa freddamente di averlo lasciato e che intende divorziare da lui. La sua partenza spinge Steve a smettere di fumare, ma ciò lo porta a soffrire di astinenza da nicotina. Quando l'avvocato della donna, William Humboldt, lo chiama per organizzare un incontro per discutere i termini del divorzio e propone un pranzo al Gotham Café, Steve accetta. La disperazione provocata dall'astinenza e dalla presenza della ex è quasi insopportabile, ma tutto ciò è niente in confronto agli orrori che lo attendono nell'esclusivo ristorante di Manhattan...





Basta un attimo perché un pranzo tranquillo diventi il peggiore degli incubi.

Un uomo di nome Steve Davis un giorno torna a casa e trova un biglietto da parte della moglie, Diane, che lo informa freddamente di averlo lasciato e che intende divorziare da lui. Da quel giorno Steve smette di fumare, ma ciò lo porta a soffrire di astinenza da nicotina. Quando l'avvocato della donna, William Humboldt, lo chiama per organizzare un incontro per discutere i termini del divorzio e propone un pranzo al Gotham Café, Steve accetta. La disperazione provocata dall'astinenza e dalla presenza della ex è quasi insopportabile, ma tutto ciò è niente in confronto agli orrori che lo attendono nell'esclusivo ristorante di Manhattan.

Steve accetta l'incontro perché spera in una riconciliazione con la moglie, in un barlume di speranza per salvare il suo matrimonio. Tra pietanze avvelenate e presenze spettrali, l'uomo si ritrova intrappolato in una trappola mortale e dovrà lottare per sopravvivere. Ma perché Diane ha chiesto il divorzio? Se volete scoprire la verità nascosta dietro l'abbandono di Diane, non dovete far altro che varcare la soglia del Gotham Café. Riuscirà Steve a sfuggire all'incubo del malefico ristorante e a ricostruire la sua vita?

La genesi del Racconta Stephen King:

Un giorno, a New York, sono passato davanti a un ristorante molto raffinato. All'interno, il maitre stava accompagnando al tavolo una coppia. I due litigavano. Il maitre ha incrociato il mio sguardo e mi ha strizzato l'occhio con un cinismo inimmaginabile. Sono tornato al mio albergo e ho scritto questo racconto mettendo in primo piano non solo il comportamento folle del maitre ma soprattutto il rapporto esasperato tra i due coniugi. A modo loro, sono più matti di lui. E di gran lunga.

Quando si legge uno scritto di Stephen King, non importa se sia un romanzo o un racconto, occorre sempre esser pronti a tutto. Mai dare nulla per scontato ben sapendo che King è un maestro nel trasformare le normali situazioni conflittuali della vita in momenti di terrore. Una storia psicotica, dai toni cupi, resa più intensa dalle immagini di Olivares che riescono a catturare e a trasmettere le sfumature più inquietanti della storia. Un semplice pranzo, forse con piatti un po' troppo al sangue, genera un mix di follia, thriller e orrore, una montagna russa di emozioni, un menù che nutre l'immaginazione dell'autore e nostra.

La lettura di questo racconto vi porterà a riflettere su ciò che non viene esplicitamente detto ma fa capolino tra le righe come la follia che si annida spesso nella vita coniugale.  

"Pranzo al Ghotam Café" è già uscito in Italia nel 2002 nella raccolta "Tutto è fatidico", quattordici storie nere pervase di paura e angoscia, ma anche di macabro sarcasmo e un velo di malinconia.

Strenna perfetta per i Fedeli Lettori di King e ricordate: se siete invitati a pranzo siate gentili ma decisi e rifiutate l'invito.

giovedì 28 novembre 2024

RECENSIONE | "La casa dei silenzi" di Donato Carrisi

Il nuovo romanzo di Donato Carrisi, "La casa dei silenzi", segna il ritorno di Pietro Gerber, psicologo infantile esperto  di ipnosi, già presente in tre grandi successi editoriali dello scrittore e regista: "La casa delle voci" (2019), "La casa senza ricordi" (2021) e "La casa delle luci" (2022). Tutti i libri, definiti romanzi "gemelli" dallo stesso Carrisi e caratterizzati dal tema ricorrente della casa come rappresentazione della mente, sono stati pubblicati da Longanesi.

"La casa dei silenzi" rivela, già dal prologo, il suo volto misterioso che ritroveremo nell'evoluzione della storia. C'è un bambino che ha bisogno di aiuto ma non sa ancora perché, ci sono due genitori disperati che bussano alla porta di Gerber per aiutare il loro amato figlio e c'è lui, l'amato e fragile Gerber che cercherà di rendersi utile, c'è la psicologia per indagare l'io più profondo, c'è il coraggio per oltrepassare la soglia che porta oltre il visibile.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
La casa dei silenzi
Donato Carrisi

Editore: Longanesi
Pagine: 416
Prezzo: € 23,00
Sinossi

"Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l'addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l'ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall'aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient'altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia? Mi chiamo Pietro Gerber, sono l'addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio."





Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perchè in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall'aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient'altro che un sogno, ma allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere... Come la mia? Mi chiamo Pietro Gerber, sono l'addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancor più paura di stare sveglio.

Pietro Gerber si trova nel suo studio, ereditato dal padre anche lui psicologo, in una soffitta che affaccia su piazza della Signoria, a Firenze.

Gerber ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e con l'ipnosi aiuta i suoi pazienti a elaborare e a superare paure e fobie, la sua quotidianità è fatta di abitudine e solitudine.

Non sembrerebbe, dice Gerber, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare.

Una sera bussa alla sua porta una coppia di genitori. Sono inquieti e hanno paura per ciò che sta accadendo al loro bambino. Matias, nove anni, non riesce più ad avere sonni tranquilli ed è diventato chiuso e triste. Non ha più amici, non vuol più uscire di casa e in piena notte si sveglia urlando. Matias, ogni notte, ha un sogno ricorrente: "una donna con un vestito scuro e lunghi capelli neri"

Una presenza silenziosa, non ha voce, che non abbandona mai l'inconscio del ragazzino.

Gerber è l'ultima speranza per Matias, una mano a cui aggrapparsi per salvarsi. L'ipnotizzatore di bambini non si sottrae a questa nuova "missione". Con in tasca il suo metronomo portatile, strumento base per "addormentare" i piccoli pazienti, Gerber inizia il suo lavoro seguendo tappe ben precise. Per prima cosa deve conquistare la fiducia di Matias per poi entrare nella sua mente, mentre è profondamente addormentato, e indurre l'ipnosi per provare a capire chi è e cosa vuole la donna in nero. Ma soprattutto è importante mandarla via prima che lei riesca a uscire dai sogni per diventare una presenza più reale. Per far ciò Gerber dovrà addentrarsi in un territorio quasi inesplorato ricordando il monito del padre: "mai aprire le porte che non si è in grado di richiudere". Dovrà cercare di dar voce alla donna misteriosa penetrando nella psiche del bambino senza lasciar traccia. Ci riuscirà? A voi il piacere di trovare le risposte.

É il limite della tua natura umana: nasci, vivi, muori in quest'ordine e ti sembra incontrovertibile. Ma se questo modello è valido per te, non è detto che lo sia anche per ogni altra cosa esistente.

Gerber non si è mai sottratto a una sfida, si lascia coinvolgere e si mette in gioco trascurando se stesso. Lo psicologo, come sempre, convoglia tutte le sue energie e il suo sapere nel caso che sta trattando tanto da lasciarsi suggestionare. Uno psicologo, mi direte, che si fa suggestionare è cosa strana. Invece no! Quando i luoghi delle presenze non sono più solo i sogni, tutto può succedere. Correnti d'aria, fruscii, strane presenze, silenzi, rumori bianchi.

Lo spavento, per me, è iniziato non nei sogni, non nel labirinto della mente, ma nel momento in cui dal mondo onirico vengono catapultate, nella realtà, quelle presenze che inquietano. La realtà non ha più barriere, la violenza irrompe nella quotidianità e diventa carne e sangue. Ci si perde quando il reale inizia a vacillare, quando incerti sono gli orizzonti del sapere. I sogni spaventano, ma anche la realtà può essere un incubo.

Carrisi è un maestro nel mescolare di continuo le carte in gioco. L'autore cattura il lettore e lo trasporta in un mondo narrativo che somiglia sempre più a un labirinto dove si intrecciano più storie e il confine tra sogno e follia si assottiglia. La ricerca della verità diventa una ricerca personale, ci si lascia coinvolgere con vero piacere provando emozioni che rasentano l'angoscia mentre si è accerchiati dal pericolo.

Pericolo che investe i protagonisti scoperchiando un vaso di Pandora contenente il Male. Anzi, per dirla con Carrisi, si assiste impotenti all'avanzata di grandi scarafaggi. Siete curiosi di sapere cosa c'entrano questi insetti, campioni di mimetizzazione, con "la signora vestita di nero"? Leggete il romanzo e tutto vi verrà svelato!

Carrisi, sappiatelo, mette in scena il dolore, la disperazione, l'inganno. Vi sorprenderà ma la "signora in nero" è, in questo romanzo, il mio personaggio preferito. È stato facile, dopo un primo disorientamento, creare un ponte di empatia con lei, vivendo in prima persona le paure e le tante sensazioni che nascono dalla storia. Verranno trattati temi sempre attuali, ma siate pronti ad allargare i vostri orizzonti.

"La casa dei silenzi" è un romanzo enigmatico e imprevedibile sulla complessità della mente, sulla corrispondenza tra sogno e realtà. Carrisi mette i brividi e non delude mai!

C'è una casa che abitiamo da sempre, senza rendercene conto: è la nostra mente. Ma cosa succederebbe se diventasse una casa senza ricordi, senza voci, senza luci? 

Quanto può essere forte il rumore del silenzio? Ho quasi paura della risposta. Cosa succederà nel futuro romanzo "delle case"? Non oso immaginarlo, ma non vedo l'ora di scoprirlo spalancando la porta della prossima casa. Se poi quella porta non dovesse più chiudersi, siate cortesi e chiamate Pietro Gerber. Ci penserà lui a sistemare ogni cosa. Alla prossima.

lunedì 18 novembre 2024

RECENSIONE | "La portalettere" di Francesca Giannone

"La portalettere" (Casa Editrice Nord), ha vinto il Premio Bancarella 2023 e il Premio Amo Questo Libro,
è l' intenso ed emozionante romanzo d'esordio di Francesca Giannone, scrittrice salentina.

Anna, una donna del Nord trasferitasi in Salento, dà scandalo quando nel 1935 diventa la prima donna portalettere del suo paese. Per vent'anni, Anna consegna le lettere dei soldati al fronte, le cartoline degli emigranti, i messaggi degli amanti. E diventa il "filo segreto" che unisce i suoi compaesani.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La portalettere
Francesca Giannone

Editore: Nord
Pagine: 416
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.





La corriera blu, malandata e arrugginita, si fermò stridendo sull'asfalto rovente del primo pomeriggio. Umido di afa, il vento faceva oscillare le foglie della grande palma al centro della piazza deserta... In estate, lo scirocco che soffiava dall'Africa era impietoso. Gli unici tre passeggeri a bordo scesero: Carlo e sua moglie Anna che reggeva a fatica Roberto, un bimbo di un anno dallo sguardo vispo.

In un mondo che sembra appartenere a un passato remoto, il postino consegnava la corrispondenza: lettere che potevano contenere buone o cattive notizie, cartoline con brevi saluti. La posta si attendeva con ansia e trepidazione per leggere le notizie dei cari lontano, con il portalettere si creava un rapporto di speranza, confidenza e timore, alcune volte si stabilivano veri e propri rapporti d'amicizia. 

"La portalettere" racconta tutto ciò. 

 Francesca Giannone ha rivelato che l'ispirazione della storia è nata quando ha ritrovato, in un cassetto nella casa di famiglia, un vecchio biglietto da visita della bisnonna: "Anna Allavena, Portalettere". Il biglietto, stampato nel lontano 1935, era testimonianza di una professione svolta con orgoglio da una donna straordinaria. 

Partendo da questo biglietto da visita della bisnonna, l'autrice narra della determinazione di una donna del Nord che porta una ventata di cambiamento in un paese maschilista e conservatore del Sud. 

Anna, la protagonista del romanzo, era una maestra elementare nata e cresciuta in Liguria. Sposa Carlo, pugliese trasferitosi al nord per lavoro. Dopo i primi anni di matrimonio, Carlo inizia a sentire una forte nostalgia per il paese natio. L'uomo non vuol più vivere al nord, ricco di famiglia, decide di lasciare il lavoro per tornare a vivere con i parenti in Salento. Per amore Anna lo accontenta ma, quando scende dalla corriera nella piazza principale del paese, è confusa, perplessa. Quale vita la attende in quella terra sconosciuta? 

Osservò la piazza, lo strano giallo paglierino degli edifici, le sbiadite insegne delle botteghe, la torre grigia del castello massiccio. Era la nuova scenografia della sua vita, e ogni cosa era così diversa da ciò che conosceva. 

Anna si appresta a conoscere la realtà di un piccolo paese come Lizzanello, che fa da sfondo alla vicenda raccontata, e tutto le appare arcaico rispetto alla cittadina ligure da cui proviene. Ambientarsi non è facile, tutti la chiamano "la forestiera" e la guardano con curiosità. Ben presto Anna, bella come una statua greca ma con tanta tristezza negli occhi, si rende conto che la nuova realtà è un insieme di abitudini e tradizioni che una buona moglie deve rispettare. Il pranzo della domenica con i famigliari, gli abiti da indossare, essere sempre un passo indietro rispetto al marito, dedicarsi ai lavori domestici e soddisfare le esigenze della famiglia. I paesani non le tolgono gli occhi di dosso, sempre pronti a giudicare ogni suo comportamento. "La forestiera" è diversa, non va in chiesa e dice sempre quello che pensa. 

Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. 

Carlo la fissò sbalordito. Antonio, invece, abbozzò un sorriso. 

Dai, Anna - disse Carlo ridacchiando - non è un lavoro da donne. Cosa ci sarebbe di non adatto a una donna? - ribatté lei piccata. - É faticoso, rispose lui, in giro a piedi tutto il giorno, con la pioggia o con il sole. Ci perderesti la salute. Siamo seri. Non esistono portalettere donna. 

«Finora», disse Anna

La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. "Non durerà", maligna qualcuno e la reazione di Carlo non si fece attendere: le urlò addosso. Non si rendeva conto che tutto il paese le avrebbe riso dietro? 

Grave errore. Per oltre vent'anni Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. 

Quella di Anna è la storia di una donna decisa a vivere la propria vita in libertà senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello degli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna. 

"La portalettere" non è solo la storia di Anna venuta dalla Liguria per amore di suo marito. È la storia di una donna determinata libera dai condizionamenti mentali, è la storia di una donna che ha a cuore la sorte degli altri, che trasforma il proprio dolore in un progetto sociale per la difesa e la tutela delle donne, che raccoglie le firme per l'approvazione del voto alle donne. 

Si potrebbe dare nuova vita a quel vecchio edificio trasformandolo in una Casa per le Donne, disse Anna. Un luogo dove la porta è sempre aperta, dove ogni donna in difficoltà sa di poter trovare rifugio. Penso alle giovani madri senza un marito né un lavoro, a chi è sola, alle donne che non sanno come liberarsi di uomini violenti.

Ma è anche la storia di Carlo e del suo grande progetto vinicolo, di Antonio che ama i libri e sottolinea le frasi che lo coinvolgono emotivamente, di Carmela che non ha mai perdonato l'abbandono di Carlo e trama vendetta, di Daniele che sogna di diventare stilista ma che è costretto a fare un lavoro da maschio, di Lorenza travolta dai suoi sentimenti e dalle sue fragilità. È la storia di Agata simbolo di tutte le mogli del paese, di Giovanna che tutti chiamano "la pazza" e di un amore che nasconde abusi. 

La componente storica del romanzo è appena accennata, rappresentata non solo dal fascismo e dalla guerra ma anche nella conquista di piccole libertà da parte di donne manipolate e sottomesse agli uomini. Donne discriminate anche sul lavoro e vittime di violenze fisiche e psicologiche. Perchè "Non c'è principe che tenga" e non è vero che "una femmina diventa intera soltanto quando trova marito e si sistema, che è il maschio che salva e protegge, e, se nasci donna, da sola non vai da nessuna parte." 

È un libro scritto con una prosa curata, un mix equilibrato di storie personali e temi sociali. I personaggi sono ben delineati e la lettura si fa intrigante procedendo tra legami di famiglia, tradimenti e passioni, gioie e dolori, amori negati e traditi. L'autrice riesce a trasmettere il dolore di persone che rimangono intrappolate in vite che non vorrebbero. I dialoghi si susseguono e leggendo tra le righe si scopre che tutti sono uguali, nessuno è del tutto innocente. Le tentazioni, i sospiri nelle notti insonni, la fuga, la passione, sono un comune denominatore che rende i personaggi non privi di errori eppur decisi a progredire in una vita che non smette mai di giocare con il destino. 

Non voglio essere dimenticata 

E noi non la dimenticheremo. Anna, imperfetta eppur eroica, avrà per sempre un posto nel nostro cuore.

giovedì 7 novembre 2024

RECENSIONE | "Sinister. La città delle ombre" di Gareth Rubin

Sherlock Holmes, il celebre personaggio creato da sir Arthur Conan Doyle, torna a deliziare i suoi affezionati lettori grazie al britannico Gareth Rubin, lo scrittore autorizzato dagli eredi di Doyle a scrivere la nuova avventura del famoso detective.

"Sinister. La città delle ombre" è il romanzo, firmato da Rubin e pubblicato da Longanesi nella traduzione di Giuseppe Maugeri, che segna il ritorno sulla pagina di Holmes.

Rubin propone immediatamente una novità, anzi un evento epocale, Sherlock Holmes sarà costretto a collaborare con il suo più acerrimo nemico, il professor Moriarty.


STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 6
Sinister. La città delle ombre
Gareth Rubin

Editore: Longanesi
Pagine: 304
Prezzo: € 18,60
Sinossi

Londra, 1889  Un pomeriggio di dicembre, un affascinante attore di teatro bussa alla porta dell'esclusivo Diogenes Club perché coinvolto in una stranissima frode. Il pubblico che assiste alla sua performance sembra essere composto sempre dagli stessi spettatori, e starà al genio della deduzione scoprire cosa sta succedendo. Un pomeriggio di dicembre, un losco capo criminale bussa alla porta di una casa di Whitechapel assai poco raccomandabile perché coinvolto in una sanguinosa faida con una banda avversaria. Il suo rivale non uscirà vivo dalla trattativa, e starà al Napoleone del crimine scoprire cosa sta succedendo. Impegnate ognuna nella propria indagine, le due menti più sopraffine di Londra seguono una scia di terribili omicidi che le porterà a dover fare l'impensabile: mettere da parte le ostilità e lavorare insieme contro qualcosa di così potente da minacciare gli equilibri mondiali. Sembra impossibile, ma Sherlock Holmes e James Moriarty, nemici giurati, sanno che questo è l'unico modo per salvare l'Europa dalla catastrofe.





Devo perciò raccontare quel che provai alla luce del sole morente due giorni prima del Natale del 1889. Vale a dire, puro e semplice terrore. Un terrore che non avevo mai conosciuto.

Nuvole di guerra oscurano l'orizzonte. L'Europa è minacciata dai giochi di potere di uomini senza scrupoli. Un altro conflitto potrebbe scoppiare travolgendo tutto il pianeta. Anche se le nuove minacce di guerra ben si adattano purtroppo ai nostre tempi, "Sinister" è ambientato a Londra nel 1889.

Siamo nell'esclusivo Diogenes Club, un giovane chiede di Holmes. Si tratta di George Reynolds, fa l'attore e racconta una strana storia: nel lavoro teatrale in cui è impegnato, nessuno sa recitare, tranne lui che interpreta il protagonista Riccardo III. Anche il pubblico è strano perché, ogni sera, gli spettatori sono sempre le stesse persone. Sono quindici in tutto, si travestono e occupano gli stessi posti. Il giovane attore chiede aiuto a Holmes e al dottor Watson per sbrogliare l'intricata matassa.

Un pomeriggio di dicembre, un losco capo criminale bussa alla porta di una casa di Whitechapel assai poco raccomandabile perché coinvolto in una sanguinosa faida con una banda avversaria. Il suo rivale non uscirà vivo dalla trattativa, e toccherà al professor Moriarty, il Napoleone del crimine, scoprire cosa sta succedendo.

Impegnate ognuna nella propria indagine, le due menti più sopraffine di Londra seguono una scia di terribili omicidi che le porterà a dover fare l'impossibile.

Infatti ben presto si delinea un gran pericolo e Holmes deve fare buon viso a cattivo gioco: per scongiurare il peggio dovrà collaborare con il professor James Moriarty e con il suo fedele Sebastian Moran.

Con la curiosità a mille mi sono chiesta cosa potrebbe mai essere tanto pericoloso da far deporre l'ascia di guerra ai due acerrimi nemici? La risposta l'ho trovata nell'evolversi del romanzo e voglio darvi un indizio. Oltre a una rappresentazione teatrale misteriosa, c'è un evento davvero raccapricciante: l'omicidio di un ministro mangiato da diecimila ragni. Se siete curiosi, "Sinister" vi attende!

Per equità le voci narranti sono due. Watson e Moran, a capitoli alterni, raccontano gli eventi dal loro punto di vista e ciò crea una bella suspense.

I magnifici quattro rispecchiano le due facce della stessa medaglia: una in luce, l'altra in ombra.

Holmes, il più geniale investigatore, l'implacabile consulente specializzato nella scienza della deduzione.

Moriarty, il più geniale malfattore vivente, l'inafferrabile Napoleone del crimine, l'ex professore specializzato nella scienza della manipolazione e del ricatto.

Holmes e Moriarty dovranno unire le loro incomparabili menti per sconfiggere qualcuno di molto potente. Dovranno indagare  tra la bella società e gli oscuri bassifondi della Londra di fine Ottocento.

Ruben se la cava in modo egregio creando una storia spietata e cinica con un mix di elementi ad alto potenziale come lo spiritismo, l'amore per l'egittologia, il pericolo proveniente da un animale a otto zampe. Il tutto viene mescolato con momenti ad alta tensione in luoghi chiusi, luoghi amati dai grandi maestri del genere, come la clinica, l'albergo isolato in montagna, la cappella che permette di accedere a oscuri cunicoli sotterranei. Dai luoghi chiusi non si può fuggire, non c'è via di scampo. L'autore semina indizi e sfida i lettori a risolvere il caso. Tuttavia proprio quando si è sicuri di aver scoperto il colpevole ecco che tutto si ribalta.

In una recente intervista, Rubin ha dichiarato di star già lavorando a un sequel di "Sinister". Spiegherà come si sono conosciuti Holmes e il dottor Watson. Rivelerà da dove nascono le passioni di Holmes per la musica e il suo strano rapporto con le donne.

Io mi auguro di rivedere Holmes e Moriarty ancora protagonista di una storia mozzafiato. Se nemici o alleati lo scopriremo solo... leggendo.

lunedì 4 novembre 2024

BLOGTOUR | "Tutto torna" di Juan Gomez Jurado | I 5 motivi per leggere il romanzo

"Tutto torna" è il nuovo thriller di Juan Gomez Jurado, giornalista e romanziere tradotto in quaranta lingue. Il romanzo, edito dalla Faz con traduzione di Elisa Tramontin, sarà in libreria dal 5 novembre e segna una nuova tappa nell'universo Regina Rossa che continua a espandersi con il grande ritorno di Aura, Mari Paz e Sere: tre donne pronte a tutto.

Ecco i cinque motivi per leggere "Tutto torna"



Tutto torna
Juan Gomez Jurado

Editore: Fazi
Pagine: 516
Prezzo: € 20,00
Sinossi
Tutto ciò di cui Aura Reyes ha bisogno è rimanere viva altri dieci minuti. Non è un compito facile. Le altre sono quattro, sono più forti e lei - una figura accerchiata, nel cortile del carcere - non è mai stata brava a difendersi. O forse sì. Perché Aura deve riprendersi le sue figlie. E anche le sue amiche. È per questo che ha elaborato un piano che inizierà tra dieci minuti. Quindi no. Non ha intenzione di morire oggi. Fuori dal carcere la aspetta una nuova sfida: dovrà vedersela con i Dorr, una potente famiglia che nasconde molti segreti, la cui ultima erede, Irma, regge le fila di un misterioso Circolo. E c'è una preziosa valigetta da recuperare. Non si sa che cosa contenga, ma di certo il suo contenuto è potenzialmente esplosivo...



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché "Tutto torna" è il sequel di "Tutto brucia". Vi racconto in modo conciso la trama.

Aura, una delle protagoniste del romanzo, ha solo dieci minuti davanti a sé per capire come non morire in un carcere di massima sicurezza. Non è un compito facile. Davanti a lei, nel cortile del carcere di massima sicurezza, ci sono quattro donne, sono più forti di lei che non è mai stata brava a difendersi. Aura non ha nessuna intenzione di morire oggi e per questo ha elaborato un piano che inizierà tra dieci minuti. Un piano che le permetterà di salvarsi per andare a prendere le sue figlie e tornare dalle amiche Mari Paz, legionaria, e Sere, hacker e ingegnera informatica. In una manciata di capitoli iniziali Jurado ci fa intravedere l'alba di una storia mozzafiato fatta di intrighi, misteri e vendette. Aura e le sue amiche dovranno lottare per sopravvivere, nella convinzione che tutto, prima o poi, torna.

2. Perché "Tutto torna" è un romanzo in cui la presenza femminile è predominante. Un romanzo corale dove c'è un filo conduttore che lega le tre protagoniste. Un filo realizzato con l'amore filiale e con l'amicizia tra donne, sentimenti che diventano forza e coraggio per proteggere chi si ama dalle intemperie della vita. Un universo di donne con le loro storie e i loro segreti, storie che fanno emergere temi rilevanti visti da prospettive diverse. Quella tra donne, quando non ci sono invidie e competizioni, è un rapporto leale che dura nel tempo e si basa sulla fiducia, sulla condivisione delle difficoltà, sulla reciproca presa di coscienza di sé.

3. Perchè spesso l'autore scompone la realtà in tessere di memoria. Si guarda al passato per affrontare il presente e costruire un futuro. Ogni personaggio è attrice sulla scena, coprotagonista. Allora conosciamole meglio queste donne, dal passato turbolento e doloroso, unite da talenti e aspettative, sogni e desideri. Un'amicizia al femminile che restituisce speranza.

Aura Reyes, la mente: fino a poco tempo fa era una dirigente di successo, proprietaria di una lussuosa villa e madre di due figlie me-ra-vi-glio-se. Ora è in carcere per una pena detentiva per frode su larga scala e riciclaggio di denaro.

Mari Paz Celeiro, il braccio: una gallega tenace. In passato si è arruolata nel corpo d'èlite della Legine. Temprata da tante battaglie, dovrà difendere le figlie di Aura dalla vendetta di un uomo senza scrupoli. Nelle difficoltà brillerà il suo personaggio caratterizzato da determinazione e coraggio.

Sere Quijano, l'hacker ingegnera informatica. Le sue capacità tecnologiche non conoscono ostacoli. Crede ciecamente in tutto ciò che fa. Datele un computer e un martello e vi rivoluzionerà il mondo.

Ma ogni medaglia ha due facce e il Bene senza il Male non può esistere. Lo sa bene l'autore che con abilità ha creato Irma, il volto del male.

Irma Dorr è l'ultima erede di una famiglia potente che nasconde molti segreti. È a capo di un misterioso Circolo che cerca di recuperare una preziosa valigetta. Non si sa che cosa contenga, ma di certo il suo contenuto è potenzialmente esplosivo.

4. Perchè il romanzo gode di una narrazione dal ritmo serrato che intreccia passato e presente. È interessante leggere le riflessioni e i ricordi dei vari personaggi che trasmettono un messaggio chiaro: tutto ritorna, le vicende e gli errori del passato continuano a ripetersi, eternamente gira la ruota dell'essere. (Nietzsche).

"Tutto torna" è un thriller adrenalinico. Poco più di 500 pagine suddivise in capitoli brevi che terminano con un cliffhanger, una prosa diretta e veloce, molti dialoghi e un'ombra di umorismo per alleggerire la tensione costante. L'autore semina inganna, racconta menzogne, intreccia trame, nasconde connessioni tra i personaggi. Ne nasce una storia di giochi di specchi che si modifica continuamente. È una storia sull'amore, la famiglia e la responsabilità. Adoro il modo in cui Jurado cerca di nascondere il grande schema alla base dell'universo di Regina Rossa, ciò aumenta il piacere della lettura e ti permette di fare supposizioni su ciò che potrebbe accadere. Ci sono un'infinità di segreti da scoprire, personaggi da conoscere, intuizioni da convalidare. Sfidare i potenti non è cosa da poco e fare il tipo per le nostre amate protagoniste è doveroso. Tuttavia io al fascino del male non so resistere. Il personaggio di Irma Dorr è stato una piacevole scoperta e non è da sola! Il suo essere cattiva è pura adrenalina, un'identità all'ennesima potenza che usa tutti come pedine per un suo gioco più ampio. Si crea subito, con i buoni e i cattivi, un legame empatico ed emotivo che si riflette nelle missioni impossibili che Aura e le sue amiche sono chiamate ad affrontare.

5. Perché "Tutto torna" appartiene all'universo Regina Rossa che comprende i seguenti romanzi: "Regina Rossa", "Lupa Nera" e "Re Bianco". Segue "Tutto brucia" e "Tutto torna".

Come sempre, non è imprescindibile leggere quei libri per godere delle avventure delle nostre tre protagoniste. Tuttavia io vi consiglio di leggere i romanzi precedenti per apprezzare meglio la storia e la sua evoluzione. Se poi volete raggiungere la perfezione della conoscenza allora vi toccherà leggere anche "Il paziente" e "Cicatrice", romanzi che introducono la trilogia.

L'adattamento televisivo di "Regina Rossa" è disponibile su Prime Video  in tutto il mondo dal 29 febbraio 2024.

Quindi se volete una lettura che sappia sorprendervi con un viaggio mozzafiato nel passato dove "Tutto brucia" per giungere al presente dove "Tutto torna", non vi resta che entrare nel rocambolesco universo di Regina Rossa.



martedì 29 ottobre 2024

RECENSIONE | ""La villa sulla collina" di Elizabeth Hand

"La villa sulla collina" è un libro di Elizabeth Hand, pubblicato da Astoria nella collana Contemporanea, traduzione di Raffaella Arnaldi. Si tratta di una storia davvero intrigante che riporta "in vita" i luoghi e le atmosfere dell'incubo di "Hill House", il romanzo-culto di Shirley Jackson.

Elizabeth Hand proietta quelle atmosfere da incubo nel nostro presente mettendo a nudo le nostre angosce e le nostre paure nascoste nelle zone più oscure della nostra mente. 


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 8
La villa sulla collina
Elizabeth Hand

Editore: Astoria
Pagine: 400
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Siete pronti ad aprire quella porta? Per sessant'anni è rimasta disabitata, ma ora la villa sulla collina ha nuovi ospiti... ignari del loro destino. Che cosa c'è di meglio di una villa enorme, isolata e disabitata per mettere in scena un testo teatrale ispirato alla caccia alle streghe? È quello che pensa Holly, l'autrice, ed è quello che pensano anche gli attori che ha convocato lì per le prove e che adesso ne occupano, affascinati e incuriositi, le stanze cavernose, cariche di segni del tempo. Esaltata da quell'atmosfera irreale, Holly non bada all'inquietudine della sua ragazza, Nisa, che invece ha la netta sensazione che la casa emani un'energia minacciosa. E non cambia idea neppure quando una serie di strani avvenimenti coinvolgono tutti gli ospiti: voci misteriose – e maligne – sembrano riecheggiare nei corridoi, spifferi gelidi si alternano a folate caldissime, macchie rosse si allargano a dismisura, ombre dalle strane forme appaiono in giardino... Ma cosa sta succedendo davvero a Hill House? In una lotta violenta tra la razionalità e il terrore, mentre l'impossibile diventa sempre più reale e la realtà sembra scivolare via, un pensiero si fa strada in tutti gli abitanti della villa sulla collina: abbandonarla, tornare alla normalità, potrebbe rivelarsi impossibile... 





La maggior parte delle case dorme, e quasi tutte sognano: conflitti e festeggiamenti, nascite e pavimenti deformati, passi di bambini e tavole da riparare, animali domestici malati e vernici scrostate, veglie e matrimoni, e finestre che non difendono più dalla pioggia e dalla neve. Hill House non dorme né sogna. Avvolta nel manto dei suoi prati incolti e delle sue distese boschive, nelle lunghe ombre delle montagne e delle querce secolari, Hill House osserva. Hill House aspetta.

Per sessant'anni è rimasta disabitata, ma ora la villa sulla collina ha nuovi ospiti... ignari del loro destino. Che cosa c'é di meglio di una villa enorme, isolata e disabitata per mettere in scena un testo teatrale ispirato alla caccia alle streghe? È quello che pensa Holly, l'autrice, ed è quello che pensano anche gli attori che ha convocato lì per le prove e che adesso ne occupano, affascinati e incuriositi, le stanze cavernose, cariche di segni del tempo. Esaltata da quell'atmosfera irreale Holly non bada all'inquietudine della sua ragazza Nisa, che invece ha la netta sensazione che la casa emani un'energia minacciosa. E non cambia idea neppure quando una serie di strani avvenimenti coinvolgono tutti gli ospiti: voci misteriose e maligne riecheggiano nei corridoi, spifferi gelidi si alternano a folate caldissime, macchie rosse si allargano a dismisura, ombre dalle strane forme appaiono in giardino. Ma cosa sta succedendo davvero a Hill House? In un duello violento tra razionalità e terrore, mentre l'impossibile diventa sempre più reale e la realtà sembra scivolare via, un pensiero si fa strada in tutti gli abitanti della villa sulla collina: abbandonarla, tornare alla normalità, potrebbe rivelarsi impossibile.

"La villa sulla collina" può essere considerato come una specie di sequel autorizzato dell'Incubo di Hill House di Shirley Jackson. È come se la casa avesse attraversato sessanta lunghi anni aspettando l'arrivo di varie generazioni.

Bene, se siete pronti ad aprire quella porta, siete tutti invitati a Hill House.

Io adoro vedere i film del terrore che hanno come protagonista una casa abitata da sinistre presenze. Chi varca i cancelli di queste dimore è destinato a un atroce destino. A questo punto viene spontaneo chiedersi perché le vittime di turno non si allontanano subito, senza voltarsi indietro, prima che sia troppo tardi. La domanda è lecita ma il soggetto è sbagliato. Non sono coloro che entrano nella casa a poter decidere se rimanere o andar via, è la casa che sceglie per sempre.

"La villa sulla collina" ha come protagonista assoluta Hill House, una dimora signorile in stile gotico vittoriano in cima alla collina nei dintorni di Hillsdale, nello stato di New York. La villa gotica, seppur fatiscente conquista Holly che si sente ispirata e decide di trasferirsi per due settimane nella cupa dimora. Con lei ci sono altri attori, ognuno con i propri fantasmi. Ma procediamo con ordine e conosciamo i vari personaggi che Hill House evoca, terrorizza, attira a sé.

Holly è una drammaturga in difficoltà, vuol ritornare in teatro mettendo in scena una riscrittura in chiave femminista di un fatto avvenuto durante il periodo della caccia alle streghe. Holly pensa che questo riadattamento sia il suo lascia passare per la celebrità.

Nisa, la ragazza di Holly, è interprete e autrice di struggenti murder ballads in cui i fantasmi della letteratura gotica convivono con il folklore e la cronaca popolare. Ha un rapporto quasi ossessivo con la sua voce e subisce il fascino dell'ignoto.

Stevie, progettista del suono, ha varie dipendenze e non è indifferente al fascino di Nisa. Il suo passato cela orrori consumati tra le mura domestiche.

Amanda, attempata attrice che ha smarrito la via del successo dopo un incidente devastante.

Poi c'è una strana coppia, marito e moglie che si occupano di preparare i pranzi ma, per nessun motivo, rimangono nella villa dopo il tramonto.

Tutti hanno dei segreti e dei traumi personali, non risultano particolarmente simpatici, sono egoisti e gelosi l'uno dell'altro.

Come nel romanzo di Shirley Jackson, ho adorato l'atmosfera spaventosa della casa con gli elementi soprannaturali che facevano capolino dando "vita" a immagini vivide e raccapriccianti. L'elemento novità consiste nelle atmosfere gotiche trapiantate in un tessuto sociale contemporaneo dove il male è di casa nei cuori degli uomini e delle donne. Hand racconta un horror moderno e così il suo romanzo diventa autonomo rispetto all'horror classico e non è imprigionato in un tempo antico.

Hill House, nel romanzi di Hand, diventa il palcoscenico per una storia ambientata ai giorni nostri. La casa amplifica le difficoltà della convivenza e interferisce, non positivamente, sui rapporti dei suoi inquilini.

Ogni vecchia casa ha una storia. Hill House fa leva sulle aspettative delle persone. Di solito pensano che li renderà felici.

Hill House si anima e si nutre dei mostri che i veri personaggi hanno dentro. Si nutre dei loro sogni, dei desideri, delle fantasie. Si nutre delle loro paure perché dal passato non si fugge. Non si scappa dai sensi di colpa, dai fallimenti, dai traumi e dalle aspettative deluse. Hill House scava dentro i personaggi, tra i loro affetti, tra i loro amori. Nel buio non ci sono tenere carezze ma abbracci spaventosi e oscuri silenzi. Ogni personaggio racconta la sua storia che diventa universale, sono storie intrise di tristezza e le tante emozioni sono ninfa vitale per questo luogo dove ognuno può collocare i propri fantasmi. Hill House caccia nella realtà, i suoi abitanti sono schiacciati dalla realtà perché si sentono incompleti, hanno sofferto, hanno fatto e ricevuto del male. La realtà diventa un incubo che ti stritola e ci sentiamo sempre più soli mentre camminiamo per i lunghi corridoi di Hill House. Camminiamo da soli e di ciò siamo stanchi. Anche la "casa" aspetta in solitudine. Allora perché non unire queste solitudini? Hill House approva, noi no!

Elizabeth Hand rende omaggio con "La villa sulla collina" alla grande Shirley Jackson, la regina del gotico. Se non lo avete ancora fatto leggete "L'incubo di Hill House", oltre il muro della realtà c'è di più: una lunga strada lastricata dagli impulsi più oscuri. Siete pronti a percorrerla?

lunedì 21 ottobre 2024

BLOGTOUR | "Portami a casa" di Sebastian Fitzek | I 5 motivi per leggere il romanzo

Nelle librerie dal 22 ottobre "Portami a casa" è l'atteso nuovo romanzo di Sebastian Fitzek, pubblicato da Fazi, nella collana Darkside, traduzione di Elisa Ronchi. Si tratta di un thriller dalla fitta trama arricchita di colpi di scena, traumi e allucinazioni, paure e relazioni tossiche. La carica emotiva è notevole in un gioco messo in opera da due protagonisti in equilibrio tra casualità, trappole, confronto e inganno. In una lunga notte la storia nasce e muore intrappolando il lettore in un vorticoso viaggio nel cuore dell'oscurità più profonda.

In questo post troverete ben 5 motivi per scegliere "Portami a casa" come la vostra prossima avventura letteraria.



Portami a casa
Sebastian Fitzek

Editore: Fazi
Pagine: 360
Prezzo: € 18,50
Sinossi
È sabato sera, a Berlino. Sono da poco passate le 22. In un silenzioso appartamento d’epoca di Charlottenburg, Jules Tannberg è al telefono. Sta sostituendo un amico che lavora per una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte; donne che cercano una voce rassicurante che faccia loro compagnia lungo il tragitto, o anche qualcuno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. Finora nessuna chiamata ha mai riguardato una situazione di vero pericolo. Finora, appunto. Mentre guarda le ultime notizie in TV, Jules riceve una strana telefonata: all’altro capo della linea c’è una donna che sostiene di aver chiamato per sbaglio. Ma si capisce che è terrorizzata. Klara, questo è il suo nome, gli confida di essere seguita da un uomo che l’ha già aggredita e che ha dipinto con il sangue una data sul muro della sua camera da letto: la data della sua morte. E a quel giorno mancano poche ore. Là fuori, Jules lo sa bene, c’è un serial killer in libertà, noto come “il killer del calendario” per il suo modus operandi. Comincia così una lunga notte da incubo, una notte in cui niente è casuale e niente è come sembra, un diabolico gioco del gatto con il topo; ma chi è il gatto, e chi il topo?



I 5 motivi per leggere il romanzo

Chi conosce l'ora della propria morte ha già iniziato a morire.

1. Perché "Portami a casa" è stato definito come il romanzo più emotivamente destabilizzante e spaventoso scritto da Sebastian Fitzek.

È sabato sera, a Berlino. Sono da poco passate le 22. In un silenzioso appartamento d'epoca di Charlottenburg, Jules Tannberg è al telefono. Sta sostituendo un amico che lavora per una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte: donne che cercano una voce rassicurante che faccia loro compagnia lungo il tragitto, o anche qualcuno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. Mentre guarda le ultime notizie in TV, Jules riceve una strana telefonata: all'altro capo della linea c'è una donna che sostiene di aver chiamato per sbaglio. Ma si capisce che è terrorizzata. Klara, questo è il suo nome, gli confida di essere seguita da un uomo che l'ha già aggredita e che ha dipinto con il sangue una data sul muro della sua camera da letto: la data della sua morte. E a quel giorno mancano poche ore. Là fuori, Jules lo sa bene, c'è un serial killer in libertà, noto come "il killer del calendario" per il suo modus operandi. Comincia così una lunga notte da incubo, una notte in cui niente è casuale e niente è come sembra.

Sui-ci-dio. Tor-tu-ra. Do-lo-re. Nella vita di Klara molte parole trisillabe avevano un significato orribile. Ma non v'era nessuna che raggiungesse il livello di orrore di ma-ri-to. Nessuna che le fosse più odiosa. Nessuna che avesse imparato a temere così tanto nel corso del tempo. Nessuna che fosse cambiata così tanto con il passare degli anni. Da a-mo-re a sa-di-smo. Da dol-cez-za a vio-len-za.

2. Perché se siete appassionati di thriller psicologici non potete perdervi questo romanzo travolgente. Fitzek è molto abile nel creare personaggi complessi e profondamente umani che ci trascinano in un mondo oscuro dove niente è ciò che sembra. I protagonisti, Klara e Jules, mettono a nudo i loro tormenti interiori. Provare una forte empatia nei loro confronti è inevitabile. Io mi sono spesso chiesta: che cosa avrei fatto al posto di Klara o di Jules. La risposta non è facile ed è bene fare attenzione per non cadere nella trappola della manipolazione e degli oscuri segreti. La tensione e l'angoscia dei personaggi è quasi tangibile. Il pericolo, la paura, la disperazione e l'amore fanno fare cose impensabili. Così quando il castello dei nostri sogni crolla, allora tutto è impossibile e si scende sempre più in basso e si è incapaci di reagire per venir fuori da un abisso di violenze, soprusi e torture.

La protagonista, Klara, si trova in una situazione disperata. Bloccata tra un marito psicopatico e un serial killer che ai psicopatici non ha nulla da invidiare, riuscirà a sopravvivere?

Anche Jules, uomo tranquillo che ha dedicato la sua vita al bene del prossimo, vive un presente difficile propaggine di un passato drammatico: un padre violento succube dei suoi demoni. Entrambi i protagonisti hanno un pesante carico emotivo nella percezione di un pericolo costante, incombente ma invisibile. Sia Klara che Jules hanno sempre lo sguardo rivolto al passato e non riescono a immaginarsi un qualunque tipo di futuro.

3. Perchè il romanzo è una tela che imprime lividi sul corpo, annienta il cuore e inibisce la mente dei protagonisti. Un muro di violenza domestica si erge dalle pagine del romanzo che traccia il calvario di una donna succube del marito. I primi tempi del matrimonio sono una continua "luna di miele": carezze, certezze, coccole. Poi qualcosa succede e tutto cambia. Le carezze diventano sberle, le certezze vacillano e le coccole si trasformano in violenze fisiche e psicologiche. Eppure la donna spera sempre di poter ritrovare l'idillio perso. Le botte passano, i lividi passano, ritornerà nuovamente il sereno e tutto sarà ancora più bello, almeno per un po'. Una relazione tossica è la palude del male, uscirne è difficile ma non impossibile. La violenza domestica si declina in tanti modi: violenza fisica, sessuale, psicologica o economica. Nel romanzo, il marito di Klara, è un partner intimo che infligge sofferenze di ogni tipo alla moglie colpevole di comportarsi in modo non consono secondo il suo giudizio. Colpevolizzare la vittima definendola come la responsabile delle azioni da lui compiute è un'ulteriore violenza. La donna, Klara nella storia ma tutte noi nella realtà, aumenta la sua insicurezza e insorgono ansia, fobie e attacchi di panico, disperazione e sensazione di impotenza, autolesionismo o idee di suicidio. L'uomo vuol acquisire potere e controllo sulla vittima, distruggere la sua autostima e usare i bambini, nel romanzo c'è una dolce bambina contesa, per controllare la donna-madre.   

4. Perché il romanzo, oltre a denunciare la violenza dell'uomo sulla donna, racconta perchè la vittima non si sottrae a questo incubo a occhi aperti, perchè annulla se stessa per accontentare gli altri. Klara, se state attenti coglierete l'attimo del cambiamento, chiede aiuto ma nessuno ascolta il suo grido di dolore. Lei che aveva messo la sua vita nelle mani del marito manipolatore, burattinaio spregevole dell'esistenza altrui, pensa di aver trovato la soluzione al suo tormento. Fitzek non risparmia al lettore la descrizione di scene difficili da leggere, dure, violente, con dettagli sanguinosi e brutali. La violenza del patriarcato viene denunciata a gran voce ma c'è di più, molto di più. Tra la nebbia dei depistaggi, seminati ad arte dall'autore, si intravede la paura della fuga, i timori del ricatto affettivo, il desiderio maschile che si fa violenza, la legge del silenzio e di parole non dette. Tutto diventa un peccato originale da scontare. Attraverso atti estremi del male si cancella qualsiasi speranza di felicità.

"Portami a casa" mette a nudo sottomissioni e pulsioni che possono far parte del vissuto di ognuno e tracciano un percorso di riflessioni per comprendere la vastità del problema della violenza sulle donne, per non chiudere gli occhi e chinare il capo, per non tacere, per trovare il coraggio di liberarsi dalla tossicità di relazioni claustrofobiche.

5. Perché Sebastian Fitzek è uno degli autori più venduti in Germania. I suoi thriller hanno un ritmo che mozza il fiato e lasciano il lettore in bilico fino all'ultima riga. "Portami a casa" non fa eccezione. Fitzek, ribattezzato come "lo Stephen King tedesco", è da considerarsi uno scrittore che sperimenta nuove tecniche nel genere psycho thriller. Il suo stile coinvolge il lettore e spesso le immagini visive degli eventi sembrano prendere forma davanti ai nostri occhi. Fitzek è abile nel dosare momenti di pura adrenalina e momenti di quiete che annunciano svolte ricche di tensione. Il male, in questa storia, non è appannaggio esclusivo dei protagonisti, ma riguarda l'intera società e coinvolge tutti i ceti sociali. L'autore invita il lettore a immergersi con lui nel torbido mare dell'animo umano. Il buio della notte è un'ambientazione perfetta per raccontare il vortice di eventi che vede una donna decisa a sfidare la morte. La storia evolve continuamente, non ci sono pagine di calma piatta. È un bel rompicapo con al centro sia il corpo che la mente umana. Capire come stanno realmente le cose e cosa sia reale non è cosa facile. È un guanto di sfida che lo scrittore getta al lettore. Io ci provo a comprendere dove sia la verità ma spesso sono travolta da eventi che si susseguono alla velocità della luce e si smentiscono con altrettanta velocità. Si dice sempre che leggere sia sinonimo di evasione, di libertà, di puro piacere. Ebbene leggete i thriller firmati da Fitzek e ditemi se non vi siete sentiti anche voi intrappolati al fianco dei protagonisti. Il finale fornirà ogni spiegazione e vi sorprenderà.

"Portami a casa" è un diabolico gioco del gatto con il topo; ma chi è il gatto e chi il topo?