"I
sette corvi" (Newton Compton) è un horror italiano firmato Matteo Strukul,
vincitore del Premio Bancarella con "I Medici. Una dinastia al
potere" (Newton Compton).
"I
sette corvi" è un romanzo che porta Matteo Strukul fuori dalla sua comfort
zone. Non troverete, infatti, il racconto di epoche e dinastie lontane nel
tempo ma una storia ambientata negli anni '90 che gioca con atmosfere gotiche
che l'autore definisce "il lato oscuro del romanticismo". Per
scrivere questo libro Strukul ha vissuto a contatto con la natura presso i
boschi e le montagne bellunesi. Si è documentato studiando a fondo le
caratteristiche e i comportamenti dei corvi imperiali, che danno il titolo al
libro. Ha immaginato antiche leggende.
Perché uno stormo assale gli uomini penetrando con il becco le orbite? Perché i cieli si fanno scuri di bestie improvvisamente ostili? La natura e gli uomini sono in guerra?
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![]() STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7 |
Pagine: 288
Gennaio 1995. A Rauch, minuscolo paese della Val Ghiaccia, gola sperduta in una delle più remote lande delle Alpi Venete, quasi al confine con il Friuli, viene ritrovato il cadavere della giovane insegnante Nicla Rossi. Il volto, escoriato, è stato privato degli occhi, come se qualcuno glieli avesse strappati. La polizia di Belluno incarica l’ispettrice Zoe Tormen e il medico legale Alvise Stella di recarsi sul luogo, poiché le dinamiche dell’omicidio fanno pensare a un potenziale serial killer. I due non potrebbero essere più diversi: Zoe ha trent’anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge; Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi. Anche se i loro mondi sembrano destinati a collidere, dovranno unire le forze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra. A Rauch si annida un male profondo che neanche la neve è riuscita a spazzare via; un male che affonda le sue radici nella sete di giustizia e in un’antica leggenda. Il passato è diventato presente e forse non è un caso che proprio Zoe sia giunta a Rauch...

La paura ha forgiato questo luogo e vive in esso: nel legno, strappato al bosco impervio, nei coppi dei tetti, tempestati dalle tormente di neve, nelle vie frustate dal vento, nelle pietre che abbiamo trascinato sulle schiene, nel cibo rubato alle fauci dei lupi. La paura è ovunque ed è la nostra benedizione.
Gennaio 1995. La Val Ghiaccia è sconvolta da un terribile omicidio che ha messo in allerta tutti gli abitanti. A Rauch, un piccolo paese tra le più remote lande delle Alpi Venete, è stato ritrovato il corpo senza vita dell'insegnante Nicla Rossi. L'assassino ha infierito sul suo volto perché oltre a essere pieno di escoriazioni, è stato privato degli occhi. La polizia di Belluno pensa sia opera di un serial killer, opinione condivisa anche dall'ispettrice Zoe Tormen e dal medico legale Alvise Stella. I due non potrebbero essere più diversi:
Zoe ha trent'anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge;
Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi.
Zoe e Alvise si troveranno a dover collaborare e soprattutto a superare le loro differenze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra.
Conosceremo anche i giovanissimi e inquieti Marco e Lu, la mamma di Marco, Anna, disillusa dall'amore, e la misteriosa Rauna che gestisce l'unica locanda del posto, "I sette corvi".
Tutti saranno coinvolti in una scia di terribili delitti.
I capitoli in cui si articola il romanzo sono uniti da un filo di tensione e angoscia. Si percepisce l'inquietudine dell'attesa, dello sviluppo degli eventi di fronte alla fragilità umana e dell'essere prigionieri dei ruoli sociali. Le atmosfere gotiche tratteggiano la vita nelle sue molteplici sfumature di luci e ombre, contraddizioni e incertezze, ricordi e paure infantili. Il tutto è immerso in luoghi di montagna dove la natura sfugge al controllo dell'uomo e la quotidianità si trasforma in un incubo alimentato da elementi soprannaturali, da visioni distorte della mente umana, da qualcosa che sfugge al nostro controllo.
Mentre leggevo "I sette corvi" ho trovato tanti riferimenti a opere letterarie, a film e brani musicali. Lo stesso Strukul, nella nota conclusiva, parla di questi riferimenti intesi come un omaggio, a tratti esplicito, ad alcuni autori maestri del genere horror. Mi è tornato alla mente il film "Gli uccelli", diretto da Alfred Hitchcock, tratto dal romanzo "The Birds" di Daphne du Maurier. Si percepisce l'eco dei racconti di Edgar Allan Poe e di Stephen King. L'inquietudine della storia mi ha fatto pensare anche alla serie "Blackwater" di Michael McDowell.
Nel piccolo paese di montagna di Rauch si cela un male profondo che trae origine da un'antica leggenda locale che si è trasformata in una maledizione che ha il sentore della vendetta. Sulle grandi ali dei Corvi imperiali trovano posto temi come la perdita, il trauma, il lutto, l'ingiustizia, la vergogna e il rancore. La montagna li accoglie e li protegge nel silenzio del paesaggio invernale, dove il tempo pare essersi fermato. Silenzio interrotto dal frullo delle ali dei corvi che si alzano a volo richiamati da passioni lontane nel tempo.
Il corvo gracchiò.
E il suono riempì lo spazio attorno. C'era qualcosa di primordiale in quel verso, qualcosa che pareva raccontare una storia antica come quella dell'uomo e forse anche di più.
A scandire i tempi del romanzo è la musica, infatti il volume si chiude con una Playlist di 19 brani musicali che idealmente accompagnano la trama del romanzo. Zoe, forse non è un caso che proprio lei sia giunta a Rauch, ama la musica grunge degli anni 90 (Nirvana e i The Black Crowes). Perciò si veste con camicie a quadri e jeans, parka e scarponi. Anche Marco Donadon è stregato dalla musica dark dei The Cure o da Siouxsie and the Banshees. Il ragazzo è un adolescente che vive una conflittualità quotidiana con i suoi genitori.
A ben vedere il romanzo si articola in più sottotrame. C'è un'indagine della polizia, c'è il fascino legato ad un'antica leggenda, c'è il coinvolgimento di alcuni ragazzini adolescenti sorpresi da una tempesta di neve. Uno di loro porterà a casa un pullo caduto dal nido e ciò avrà una serie di conseguenze.
"I sette corvi" è una fiaba nera e gotica, è un volo oscuro che rapisce il lettore e lo circonda di paure e desideri. Tutti vorremmo spiccare il volo ma le nostre "ali" sono appesantite dalle difficoltà della vita: dai rapporti familiari sempre complicati, dai sentimenti che hanno il brutto vizio di essere mutevoli, dalle scelte di vita che ci pongono spesso davanti a un bivio, dalle rinunce e dalla solitudine.
Matteo Strukul sa perfettamente come catturare l'attenzione dei lettori con questo romanzo dell'inquietudine. È abile nell'intrecciare leggenda e realtà costruendo atmosfere cariche di tensione. La sua scrittura incisiva ci porta in un mondo sospeso dove il passato reclama un tributo di sangue. Il candore della neve è violato dal rosso del sangue, la bellezza della montagna è deturpata dalla violenza, gli incubi sepolti riemergono in tutta la loro forza distruttrice. Il tutto è reso in modo vivido e invita il lettore a un viaggio emozionante per la mente e per il cuore.
"I sette corvi" è sicuramente un romanzo difficile da identificare in un solo genere. Matteo Strukul è promosso a pieni voti: il suo primo horror è una lettura godibile e inquietante. Le parole si fanno immagini, realtà e incubo si confondono, il passato e il presente si affrontano seminando delitti e misteri nella valle alpina dove "la paura è ovunque ed è una benedizione".