martedì 20 maggio 2025

RECENSIONE | "I sette corvi" di Matteo Strukul

"I sette corvi" (Newton Compton) è un horror italiano firmato Matteo Strukul, vincitore del Premio Bancarella con "I Medici. Una dinastia al potere" (Newton Compton).

"I sette corvi" è un romanzo che porta Matteo Strukul fuori dalla sua comfort zone. Non troverete, infatti, il racconto di epoche e dinastie lontane nel tempo ma una storia ambientata negli anni '90 che gioca con atmosfere gotiche che l'autore definisce "il lato oscuro del romanticismo". Per scrivere questo libro Strukul ha vissuto a contatto con la natura presso i boschi e le montagne bellunesi. Si è documentato studiando a fondo le caratteristiche e i comportamenti dei corvi imperiali, che danno il titolo al libro. Ha immaginato antiche leggende.

Perché uno stormo assale gli uomini penetrando con il becco le orbite? Perché i cieli si fanno scuri di bestie improvvisamente ostili? La natura e gli uomini sono in guerra?


STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
I sette corvi
Matteo Strukul

Editore: Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 9,90
Sinossi

Gennaio 1995. A Rauch, minuscolo paese della Val Ghiaccia, gola sperduta in una delle più remote lande delle Alpi Venete, quasi al confine con il Friuli, viene ritrovato il cadavere della giovane insegnante Nicla Rossi. Il volto, escoriato, è stato privato degli occhi, come se qualcuno glieli avesse strappati. La polizia di Belluno incarica l’ispettrice Zoe Tormen e il medico legale Alvise Stella di recarsi sul luogo, poiché le dinamiche dell’omicidio fanno pensare a un potenziale serial killer. I due non potrebbero essere più diversi: Zoe ha trent’anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge; Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi. Anche se i loro mondi sembrano destinati a collidere, dovranno unire le forze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra. A Rauch si annida un male profondo che neanche la neve è riuscita a spazzare via; un male che affonda le sue radici nella sete di giustizia e in un’antica leggenda. Il passato è diventato presente e forse non è un caso che proprio Zoe sia giunta a Rauch...





La paura ha forgiato questo luogo e vive in esso: nel legno, strappato al bosco impervio, nei coppi dei tetti, tempestati dalle tormente di neve, nelle vie frustate dal vento, nelle pietre che abbiamo trascinato sulle schiene, nel cibo rubato alle fauci dei lupi. La paura è ovunque ed è la nostra benedizione.

Gennaio 1995. La Val Ghiaccia è sconvolta da un terribile omicidio che ha messo in allerta tutti gli abitanti. A Rauch, un piccolo paese tra le più remote lande delle Alpi Venete, è stato ritrovato il corpo senza vita dell'insegnante Nicla Rossi. L'assassino ha infierito sul suo volto perché oltre a essere pieno di escoriazioni, è stato privato degli occhi. La polizia di Belluno pensa sia opera di un serial killer, opinione condivisa anche dall'ispettrice Zoe Tormen e dal medico legale Alvise Stella. I due non potrebbero essere più diversi: 

Zoe ha trent'anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge; 

Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi. 

Zoe e Alvise si troveranno a dover collaborare e soprattutto a superare le loro differenze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra. 

Conosceremo anche i giovanissimi e inquieti Marco e Lu, la mamma di Marco, Anna, disillusa dall'amore, e la misteriosa Rauna che gestisce l'unica locanda del posto, "I sette corvi". 

Tutti saranno coinvolti in una scia di terribili delitti. 

I capitoli in cui si articola il romanzo sono uniti da un filo di tensione e angoscia. Si percepisce l'inquietudine dell'attesa, dello sviluppo degli eventi di fronte alla fragilità umana e dell'essere prigionieri dei ruoli sociali. Le atmosfere gotiche tratteggiano la vita nelle sue molteplici sfumature di luci e ombre, contraddizioni e incertezze, ricordi e paure infantili. Il tutto è immerso in luoghi di montagna dove la natura sfugge al controllo dell'uomo e la quotidianità si trasforma in un incubo alimentato da elementi soprannaturali, da visioni distorte della mente umana, da qualcosa che sfugge al nostro controllo. 

Mentre leggevo "I sette corvi" ho trovato tanti riferimenti a opere letterarie, a film e brani musicali. Lo stesso Strukul, nella nota conclusiva, parla di questi riferimenti intesi come un omaggio, a tratti esplicito, ad alcuni autori maestri del genere horror. Mi è tornato alla mente il film "Gli uccelli", diretto da Alfred Hitchcock, tratto dal romanzo "The Birds" di Daphne du Maurier. Si percepisce l'eco dei racconti di Edgar Allan Poe e di Stephen King. L'inquietudine della storia mi ha fatto pensare anche alla serie "Blackwater" di Michael McDowell. 

Nel piccolo paese di montagna di Rauch si cela un male profondo che trae origine da un'antica leggenda locale che si è trasformata in una maledizione che ha il sentore della vendetta. Sulle grandi ali dei Corvi imperiali trovano posto temi come la perdita, il trauma, il lutto, l'ingiustizia, la vergogna e il rancore. La montagna li accoglie e li protegge nel silenzio del paesaggio invernale, dove il tempo pare essersi fermato. Silenzio interrotto dal frullo delle ali dei corvi che si alzano a volo richiamati da passioni lontane nel tempo. 

Il corvo gracchiò. 

E il suono riempì lo spazio attorno. C'era qualcosa di primordiale in quel verso, qualcosa che pareva raccontare una storia antica come quella dell'uomo e forse anche di più.

A scandire i tempi del romanzo è la musica, infatti il volume si chiude con una Playlist di 19 brani musicali che idealmente accompagnano la trama del romanzo. Zoe, forse non è un caso che proprio lei sia giunta a Rauch, ama la musica grunge degli anni 90 (Nirvana e i The Black Crowes). Perciò si veste con camicie a quadri e jeans, parka e scarponi. Anche Marco Donadon è stregato dalla musica dark dei The Cure o da Siouxsie and the Banshees. Il ragazzo è un adolescente che vive una conflittualità quotidiana con i suoi genitori. 

A ben vedere il romanzo si articola in più sottotrame. C'è un'indagine della polizia, c'è il fascino legato ad un'antica leggenda, c'è il coinvolgimento di alcuni ragazzini adolescenti sorpresi da una tempesta di neve. Uno di loro porterà a casa un pullo caduto dal nido e ciò avrà una serie di conseguenze. 

"I sette corvi" è una fiaba nera e gotica, è un volo oscuro che rapisce il lettore e lo circonda di paure e desideri. Tutti vorremmo spiccare il volo ma le nostre "ali" sono appesantite dalle difficoltà della vita: dai rapporti familiari sempre complicati, dai sentimenti che hanno il brutto vizio di essere mutevoli, dalle scelte di vita che ci pongono spesso davanti a un bivio, dalle rinunce e dalla solitudine. 

Matteo Strukul sa perfettamente come catturare l'attenzione dei lettori con questo romanzo dell'inquietudine. È abile nell'intrecciare leggenda e realtà costruendo atmosfere cariche di tensione. La sua scrittura incisiva ci porta in un mondo sospeso dove il passato reclama un tributo di sangue. Il candore della neve è violato dal rosso del sangue, la bellezza della montagna è deturpata dalla violenza, gli incubi sepolti riemergono in tutta la loro forza distruttrice. Il tutto è reso in modo vivido e invita il lettore a un viaggio emozionante per la mente e per il cuore. 

"I sette corvi" è sicuramente un romanzo difficile da identificare in un solo genere. Matteo Strukul è promosso a pieni voti: il suo primo horror è una lettura godibile e inquietante. Le parole si fanno immagini, realtà e incubo si confondono, il passato e il presente si affrontano seminando delitti e misteri nella valle alpina dove "la paura è ovunque ed è una benedizione".

martedì 13 maggio 2025

RECENSIONE | "L'angelo di pietra" di Marcello Simoni

Autore bestseller di gialli storici, Marcello Simoni torna con "L'angelo di pietra" (Einaudi), la nuova indagine dell'inquisitore Girolamo Svampa nella torbida e oscura Ferrara del Seicento. Si tratta di una storia che vedrà, nascosta nell'ombra, la magia nera e subdoli demoni in grado di far oscillare la logica della mente dell'Inquisitore e del suo amico Francesco Capiferro.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
L'angelo di pietra
Marcello Simoni

Editore: Einaudi
Pagine: 272
Prezzo: € 17,50
Sinossi

Nella Ferrara del Seicento si aggira un assassino di donne che sembra spostarsi tra il mondo onirico e la realtà, lasciando dietro di sé solo un profumo di fiori. Per fermarlo ci vuole qualcuno che non sia facile preda della suggestione e dell’inganno. Qualcuno in possesso di una razionalità ferrea. L’orgoglio intellettuale ha sempre procurato problemi a fra’ Girolamo Svampa, fin dai tempi in cui viveva a Roma. E le cose non sono migliorate nell’ex capitale estense, dove da poco è stato nominato inquisitore generale. Il suo carattere scontroso, incapace di empatia, non accenna a addolcirsi nemmeno davanti alla richiesta d’aiuto di una giovane aristocratica, che giura di essere stata posseduta carnalmente da un “incubus”. Liquidare la ragazza senza troppi riguardi si rivela però un grave errore. Proprio mentre i suoi nemici ordiscono contro di lui trame ogni volta più pericolose, lo Svampa deve far fronte a delitti che paiono legati a cause sovrannaturali. Ad affrontare insieme a lui queste acque inquiete ci sono la splendida Margherita Basile, amante, artista, spia, Cagnolo Alfieri, coraggioso uomo d’armi, e padre Francesco Capiferro, confratello dalla prodigiosa cultura. Anche se nemmeno degli amici bisogna mai fidarsi troppo. 





Abituato sin dall'infanzia a isolarsi nelle proprie meditazioni, l'inquisitore si accorse all'improvviso che il canto era cessato. E ripensò all'angelo di pietra. La prospettiva di ritrovarselo di fronte gli risultò così sgradevole da infondergli il desiderio di ritornare al piano inferiore per rifugiarsi altrove. Ma dove?, si domandò in un crescendo malanimo. (...) Persino la biblioteca delle Crocette l'avrebbe esposto al rischio d'imbattersi in qualche scocciatore. Gli avrebbero forse offerto maggior quiete le prigioni, rise dentro di sé fra' Girolamo. Infine, rassegnato, raggiunse lo studiolo e richiuse la porta alle proprie spalle, sedendo davanti all'intruso. Ruax, l'angelo vorace. 

Nella Ferrara del Seicento si aggira un assassino di donne che sembra spostarsi tra il mondo onirico e la realtà, lasciando dietro di sé solo un profumo di fiori. Per fermarlo ci vuole qualcuno che non sia facile preda della suggestione e dell'inganno. Qualcuno in possesso di una razionalità ferrea. Se parliamo di grande razionalità, determinazione, grande attenzione per i dettagli e mancanza di empatia, stiamo descrivendo sicuramente fra' Girolamo Svampa. Il suo orgoglio intellettuale è noto ed è sempre stato una fonte di problemi fin dai tempi in cui Girolamo viveva a Roma. Le cose non sono migliorate nell'ex capitale estense, dove da poco è stato nominato inquisitore generale. Il suo carattere scontroso non accenna a addolcirsi nemmeno davanti alla richiesta d'aiuto di una giovane aristocratica, che giura di essere stata posseduta carnalmente da un "incubus". 

L'unico maleficio che io conosca è l'ignoranza... La scaturigine di ogni misfatto va riconosciuta sempre e comunque nell'essere umano. E le azioni umane, per quanto fuggevoli e misteriose, lasciano sempre prove tangibili. 

Girolamo liquida la ragazza senza troppi riguardi. Lei vorrebbe un esorcismo, il frate è convinto che si tratti solo di un brutto sogno. Sarà un grave errore. 

Quella clessidra stabilirà il termine della nostra conversazione? 

In verità essa indica la durata della mia sopportazione nei confronti del prossimo. Sono rare le persone che hanno il dono di non venirmi a noia oltre lo scadere di un tale lasso di tempo.

La fanciulla verrà trovata morta, strangolata nel suo letto. Il delitto sembra non aver alcuna spiegazione. Il delitto è forse legato a cause sovrannaturali? Purtroppo non si tratta di un singolo caso, altre donne saranno uccise. 

Ad affrontare con Svampa queste acque inquiete ci saranno la splendida Margherita Basile, ammaliante donna d'intrigo, Cagnolo Alfieri, coraggioso uomo d'armi, e padre Francesco Capiferro, confratello dalla prodigiosa cultura. In questo romanzo ritroviamo anche il personaggio di Dolce Fano, banchiera intraprendente nel ghetto ebraico, che gestisce gli affari dopo la morte del padre e del marito. 

Anche se nemmeno degli amici bisogna mai fidarsi troppo, i nemici sono sempre pronti a ordire trame ogni volta più pericolose, ma Girolamo è deciso a portare avanti la sua personale indagine. É infatti alla ricerca di Cesare Torrefosca, il magus responsabile della morte di suo padre. 

Incontrare nuovamente fra' Girolamo Svampa è un gran piacere. Amabile scorbutico, Svampa è diffidente, anaffettivo, asociale, sempre in lotta con se stesso. In un'atmosfera intrisa di paura e superstizione, l'inquisitore si muove tra fede, magia, inganni e delitti. Solo una mente lucida e razionale come la sua può affrontare l'enigma. Il suo scetticismo lo porta a far prevalere sempre la ragione sulla superstizione anche quando i fatti sembrano testimoniare il contrario. Esperto di demonologia e stregoneria, Svampa obbedisce a un suo preciso codice morale ma non accetta certe degenerazioni dell'Inquisizione che in passato hanno condannato, sbagliando, suo padre. 

Marcello Simoni, vincitore del premio Bancarella con "Il mercante di libri maledetti", è un autore di romanzi storici molto interessanti perché trattano del pensiero, dei costumi e delle tradizioni del relativo periodo storico. 

Il giallo storico mi permette di fantasticare, di emozionarmi e di meravigliarmi. Quando leggo un romanzo di Simoni mi sembra di essere parte delle avventure narrate. É come se davanti ai miei occhi prendessero vita le scene descritte in una girandola di intrighi e false piste. Con Simoni, autore di grande talento, si entra nella narrativa gotica e avventurosa. Le sue trame intricate tengono il lettore con il fiato sospeso, con lui si percorrono labirinti tortuosi e sotterranei, si accede a biblioteche perdute nei monasteri, si cercano manoscritti e tesori nascosti nelle abbazie, si salpa su velieri che solcano i mari. 

Sono avventure piene di misteri in un'atmosfera suggestiva e sempre nel rispetto del contesto storico. Marcello Simoni è un autore imperdibile per chi ama i romanzi storici, è un bravissimo narratore. Se amate l'intrigo, l'avventura e il mistero, "L'angelo di pietra" potrebbe essere la vostra prossima lettura.

mercoledì 7 maggio 2025

RECENSIONE | "Il giorno dell'ape" di Paul Murray

"Il giorno dell'ape" (Einaudi, traduzione di Tommaso Pincio) è un romanzo dello scrittore irlandese Paul Murray. Il libro, uscito nel 2023 e finalista al Booker Prize, ha vinto l'Irish Book Award.

Si tratta di una saga familiare in cui si intrecciano desideri e solitudini. Tutto ha inizio quando la famiglia Barnes, un tempo potente e ricca, si trova ad affrontare difficoltà finanziarie dopo la Grande recessione. E l'ape? Il piccolo insetto sarà la causa di tutto.

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 7
Il giorno dell'ape
Paul Murray

Editore: Einaudi
Pagine: 664
Prezzo: € 22,00
Sinossi

«Il passato è così, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lì ad aspettarti». Un irresistibile romanzo famigliare di desideri, solitudini e macerie senza fine ma, forse, con un inizio preciso. La famiglia Barnes è nei guai. La concessionaria di Dickie sta per fallire, ma lui, invece di affrontare la situazione, trascorre le giornate costruendo un bunker a prova di apocalisse. La moglie Imelda, nel frattempo, si è messa a vendere i gioielli su eBay, la figlia adolescente Cass, ex prima della classe, sembra voler sabotare la sua carriera scolastica e PJ, il figlio dodicenne, sta allestendo un piano per scappare di casa. Che cosa è andato storto per i Barnes, al punto da mandare tutto in rovina? Al tempo stesso affresco famigliare e ritratto della contemporaneità, “Il giorno dell’ape” è un indimenticabile tour de force pieno di umorismo e calore umano.



Nel paese vicino, un uomo aveva ucciso la famiglia. Aveva inchiodato le porte perché non uscisse nessuno; i vicini li avevano sentiti correre per le stanze, gridare, chiedere pietà. Finita l'opera aveva rivolto la pistola contro sé stesso. Ne parlavano tutti. Che razza d'uomo bisognava essere per fare una roba simile, che segreti doveva nascondere. Le voci si rincorrevano. Tresche, droghe, file segreti nel computer.

"Il giorno dell'ape" è un corposo romanzo, 655 pagine, ambientato in Irlanda e dalla trama ricca di personaggi ai quali non viene risparmiato nulla: dolore e gioia, vergogna e divertimento, ansia e speranza, senso di colpa e solitudine, amore perduto e sesso. É un romanzo che affonda le sue radici in un forte realismo, subito dopo la crisi economica del 2000, e parla con quattro voci. Le voci dei componenti della famiglia Barnes. 

Dickie Barnes, proprietario di una concessionaria Volkswagen che naviga in cattive acque, trascura il lavoro per dedicarsi alla costruzione di un bunker a prova di apocalisse. 

La moglie Imelda (la cui storia è raccontata in un lungo flusso di coscienza senza punteggiatura), per arginare i problemi finanziari, si è messa a vendere i suoi mobili, i vestiti, i gioielli, le porcellane, ogni cosa su eBay. 

Cass, la loro figlia adolescente, ex prima della classe, sembra non trovare più alcuna soddisfazione nello studio. Incolpa il padre per la situazione in cui si trovano. 

Le sembra di essere sepolta sotto la vita dei genitori, i loro fallimenti, la loro infelicità. 

Frequentare l'università, al Trinity College di Dublino, è la scusa perfetta per scappare dalla cittadina in cui è cresciuta. Cass ha un'amicizia tossica con Elaine. 

PJ, il figlio dodicenne, è intento a organizzare un piano per scappare di casa e andare a vivere con un giocatore di videogame che ha incontrato online. Sta affrontando i problemi adolescenziali e teme che i suoi genitori stiano divorziando. É schiavo del suo cellulare ed è perseguitato da un bullo arrabbiato perché convinto che sua madre sia stata truffata dalla concessionaria Barnes. 

A metà libro compare anche il ricco padre di Dickie, Maurice, che sembra poter salvare la famiglia dal crollo finanziario. Tuttavia il suo coinvolgimento porterà nuovi problemi. 

"Il giorno dell'ape" è un romanzo corale, travolgente e drammatico. Murray racconta il modo di stare al mondo delle figure che crea, la debolezza delle loro personalità e la ricerca per soddisfare desideri e realizzare passioni. I protagonisti condividono con noi ogni loro debolezza, dolore, illusione. Siamo attratti da questi personaggi, dalle loro voci inquiete, dall'incapacità di mettere in luce il loro vero carattere assumendone uno differente che non fa che portar guai. Una marea di guai che porta con sé passioni, divertimenti, dolore, sorprese, tormenti, rivelazioni. 

Ogni personaggio racconta, secondo la propria sensibilità, la sua vita caratterizzata da segreti e cose non dette che si celano soprattutto nei rapporti famigliari e in una comunità di provincia ipocrita e ottusa. 

Il passato è così, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lì ad aspettarti. 

Il passato influenza le loro esistenze e il presente è un esame continuo per formulare le varie ipotesi su come andare avanti. Le conseguenze del fallimento della concessionaria di famiglia sono catastrofiche per ognuno dei quattro Barnes. La famiglia soffre ma ognuno lo fa in silenzio, tra loro non c'è dialogo, non c'è collaborazione. Così salvarsi diventa un'impresa impossibile. I protagonisti sono ognuno chiuso in un mondo solitario in cui diventano ostaggio dei propri pensieri, dei rimorsi e dei problemi che devono affrontare. Quattro sfere che rotolano giù per un pendio accidentato, rassegnate a non poter far più nulla per cambiare e migliorare la loro situazione. Vivono prigionieri di una ragnatela fatta d'insoddisfazione e rabbia reciproca. Tra loro sembra esserci solo odio e nulla più. 

É questo che ci unisce. E quando lo avremo riconosciuto, quando ci vedremo come una comunità di differenze, quelle stesse differenze non ci definiranno più. Sarà allora che potremo cominciare a lavorare insieme e a cambiare le cose. 

I personaggi mostrano sempre nuove sfumature del loro carattere e ciò permette al lettore di penetrare nella loro psiche per meglio comprendere il dramma che stanno vivendo. Il fallimento economico è solo il fattore scatenante che fa riemergere il passato che si ripresenta di continuo per ricordare a tutti che ogni scelta ha delle conseguenze. Vivere d'illusioni è pericoloso e lo sa bene Imelda cresciuta con un padre violento. 

Per lei la ricchezza era un travestimento che andava rinnovato di continuo. Spendere era diventato il carburante che alimentava l'illusione, la grande macchina che la portava via dal passato.

E siccome al peggio non c'è mai fine, arriva anche un'alluvione per travolgere ciò che resta. È quasi un'eco dello sfacelo famigliare. Crisi economica e crisi climatica impongono un cambiamento del nostro stile di vita. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. 

Cambiare per poter vivere, accettarsi per poter davvero esistere senza ombre, essere moderni implica la possibilità di non adottare i modelli che la società ci propone. 

 Murray, nel suo romanzo, cambia abilmente stile, sintassi e punti di vista. L'impatto emotivo è notevole: si ride e si piange nella convinzione che i ricordi del passato creano, nella nostra mente, il profilo di persone che non ci sono più, di ciò che poteva essere e che non è stato e mai sarà. Quando tutto crolla i fantasmi escono dagli armadi ed è inutile nascondersi. Non c'è bunker che tenga, non c'è ricchezza che soddisfi, non c'è alcol in cui annegare, non ci sono videogiochi per sostituire la realtà. L'uomo è nudo, la vita lo aggredisce, il dolore indugia sotto la superficie e la redenzione rimane sepolta sotto le macerie del passato portando con sé la vera identità di ognuno. Identità che scivola via nel gorgo di un'esistenza ripiegata su se stessa. Seppellire il passato per guardare al futuro. Il segreto è tutto qui: trovare la strada per il futuro, sempre che ci sia ancora una strada da trovare.

lunedì 28 aprile 2025

RECENSIONE | "Katie" di Michael McDowell

"Katie" (Neri Pozza, traduzione di Elena Cantoni) è il nuovo romanzo di Michael McDowell, scrittore americano di culto.

Grazie alla casa editrice Neri Pozza, il pubblico dei lettori italiani ha avuto la possibilità di conoscere alcuni lavori di Michael McDowell (1950-1999): la serie horror "Blackwater" (2023) e la perla nera "Gli aghi d'oro" (2024). Così dopo aver letto le storie di Mary Love ed Elinor di "Blackwater" e della feroce Lena Shanks de "Gli aghi d'oro", facciamo la conoscenza di un altro personaggio femminile dal fascino inquietante: la malefica Katie Slape.

Di questa sua opera l'autore diceva: "Katie contiene i miei omicidi più inquietanti ed è sicuramente il mio romanzo più crudele. Scriverlo è stato divertente. Da morire". La  veste grafica con cui il romanzo si presenta è davvero accattivante. La copertina, elegante e suggestiva, è stata creata dall'illustratore Pedro Oyarbide. Il color rosso sangue del titolo e l'intrico di rovi da cui spuntano dei fiori, sembrano evocare l'atmosfera ricca di violenza e mistero del libro. Al centro, tra le fiamme che lambiscono il suo corpo, si erge Katie con in mano il suo adorato martello.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Katie
Michael McDowell

Editore: Neri Pozza
Pagine: 440
Prezzo: € 14,90
Sinossi

Quando Philomena Drax riceve una lettera dal nonno, caduto nelle grinfie della crudele famiglia Slape che mira ai suoi soldi, si precipita in suo aiuto. Ma non ha fatto i conti con Katie Slape, giovane selvaggia, ladra spietata, veggente assassina. Fra sedute spiritiche, incendi, spettacoli di cabaret e due colpi di martello, le due si rincoreranno come in una danza macabra nell’America della Gilded Age. Perché nessuno sfugge alla furia di Katie.





La Vigilia di Natale 1863, nel pieno del conflitto tra Stati del Nord e del Sud, una bambina di nove anni, di nome Katie Slape, sedeva davanti al fuoco nelle stanze di uno squallido casermone di Philadelphia. Stava vestendo la sua bambola con scampoli di tulle, pizzo e lamé: tessuti di pregio, del tutto incongrui in quell'ambiente spoglio e cupo. Il vento gelido di dicembre si insinuava nella canna fumaria e di tanto in tanto soffiava sbuffi di fuliggine su Katie e sulla bambola. Quando accadeva, la bambina sorrideva e la scuoteva per pulirla dalla cenere.

1871. Nella piccola cittadina di New Egypt, nel New Jersey, viveva Philomena Drax con sua madre Mary, la sarta, che aveva lavorato tutta la vita con un ago in mano e non aveva ottenuto nulla, nemmeno un dollaro in tasca. Avevano a malapena il necessario per sopravvivere. Quando Mary aveva sposato, contro il volere della famiglia, Tom Drax, aveva voltato le spalle alla sua posizione agiata rinunciando a una fortuna.

Quando Philomena riceve una lettera dal ricco nonno, caduto nelle grinfie della crudele famiglia Slape che mira ai suoi soldi, si precipita in suo aiuto. Ma non ha fatto i conti con Katie Slape, giovane selvaggia, ladra spietata, veggente assassina e con una certa abilità nello sferrare colpi di martello. Dalle strade polverose di un villaggio del New Jersey ai marciapiedi scintillanti di Saratoga e fino alle banchine di New York, le due si rincoreranno come in una danza macabra. Perché nessuno sfugge alla furia di Katie.

Conosciamo meglio le due protagoniste:

Katie Slape era la gioia dei suoi genitori. Abile nel fracassare teste con il suo piccolo martello, aveva il dono della chiaroveggenza. Psicopatica, killer chiaroveggente è sicuramente un personaggio inquietante, cattivissima, violenta fin da piccola e senza scrupoli. La sua crudeltà aumenterà con l'età. È puro istinto omicida e il suo potere di prevedere il futuro è terrificante. Accanto a lei un padre inetto e una matrigna che ai valori morali antepone i suoi interessi pratici.

«Gli occhi neri e duri di Katie mandarono un bagliore. Le sclere diventarono lattiginose, striate di grigio, e Philo si ritrasse, spaventata. Katie voltò la testa, e quando rispose parlò in tono basso e distante, con una voce che non era la sua. "Vedo un mucchio di ghiaia e una tomba"»

La bella e giovane Philo Drax, ha solo 18 anni, non ha più una famiglia. A renderla orfana di madre ci aveva pensato Katie che si era adoperata affinché anche il nonno passasse a miglior vita. Philo è piuttosto ingenua e ha sottovalutato la malvagità di Katie e della sua famiglia. Senza mai contraddire gli insegnamenti morali ricevuti dall'amata mamma, Philo agisce sempre in buona fede diventando la paladina delle persone a lei care e ci sarà anche un bel giovanotto , il facoltoso Henry Maitland, che le ruberà il cuore. La ragazza diventerà sempre più determinata e ciò la porterà a essere sempre più coraggiosa e forte. In lei si compirà una straordinaria trasformazione e il suo desiderio di vendetta diventerà un pensiero ossessivo.

Ho giurato a me stessa di vederli tutti e tre morti. Mi trasformerò in segugio, li braccherò nelle loro tane, li farò impiccare, e quella notte dormirò ai piedi della loro forca. Il tanfo di decomposizione dei loro cadaveri sarà un balsamo per me! 

Nei suoi romanzi McDowell crea, con uno stile incisivo, personaggi ben definiti che rimangono nel cuore del lettore. Alcuni sono di animo buono, altri incarnano "i cattivissimi" che non si pentono mai.

Questo libro è inquietante e raccapricciante, indaga senza veli l'avidità di una famiglia disfunzionale e senza cuore. Il libro è suddiviso in brevi capitoli che sono la vetrina di una propensione alla crudeltà insita in alcuni protagonisti. I numerosi colpi di scena strizzano l'occhio ad alcune coincidenze che hanno del soprannaturale e alimentano, nel lettore, una curiosità infinita. Il karma ha un ruolo di primo piano nell'imprevedibilità degli eventi. Sempre in precario equilibrio fra bene e male, il romanzo ci offre uno spaccato della società americana di fine Ottocento. Conosceremo il lato oscuro di una società in cui per sopravvivere bisogna lottare.

"Katie" è un romanzo che omaggia gli spietati penny dreadful, di epoca Vittoriana. Si tratta di pubblicazioni diffuse nel XIX secolo nel Regno Unito che, al costo di un penny, narravano crudeli storie gotiche rivolte al proletariato e alla borghesia impiegatizia. L'autore coniuga l'horror alla Stephen King con l'intrigo sentimentale e con il desiderio di vendetta, come nei romanzi di Alexandre Dumas padre (Il conte di Montecristo). Nei suoi romanzi c'è sempre un po' di gotico, l'ossessione per le famiglie contorte e la vendetta. Il tutto è amalgamato con una scrittura incisiva, un pizzico di umorismo nero e la costante presenza della Nera mietitrice. 

"Katie" è una vicenda di ossessione e cupidigia, è una danza macabra sanguinosa e imprevedibile con l'onnipresenza della morte. Un duello senza esclusione di colpi tra una ragazza senza un soldo e una famiglia senza scrupoli pronta a tutto per rubarle la fortuna che le spetta di diritto e che le permetterebbe di uscire dalla povertà.

Chi vincerà la sfida? La buona e sprovveduta Philo o la violenta e sanguinaria Katie? La giustizia trionferà?

Per me è proprio la feroce Katie l'anima nera del romanzo. Insensibile al dolore altrui, Katie ci conduce in un mondo che vede trionfare è il male.

"Katie" è un libro ben scritto, a tratti angosciante, che pone in primo piano la sfiducia verso il genere umano. Con personaggi vividi che si muovono tra misteri e oscurità, McDowell ci invita a fare un salto nel buio in un affascinante universo oscuro, macabro e violento, dove preda e cacciatore si rincorrono con ruoli intercambiabili.

Se amate il thriller gotico e vi lasciate conquistare da personaggi femminili che strizzano l'occhio ai fantasmi della mente, allora "Katie" è il romanzo che fa per voi. Sappiate, però, che non tutto è spiegabile, catalogabile e conoscibile. Soprattutto non fidatevi mai di Katie!

martedì 15 aprile 2025

RECENSIONE | "Una strada tranquilla" di Seraphina Nova Glass

Per le lettrici e i lettori che amano i thriller psicologici, Fazi pubblica "Una strada tranquilla" di Seraphina Nova Glass, romanzo ambientato in un sobborgo americano pieno di segreti: alcuni grandi, altri piccoli, altri mortali.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Una strada tranquilla
Seraphina Nova Glass

Editore: Fazi
Pagine: 324
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Un intrigante thriller psicologico ambientato in un sobborgo americano pieno di segreti: alcuni grandi, altri piccoli, altri mortali. Uno dopo l’altro stanno per essere svelati tutti… Chi non vorrebbe vivere a Brighton Hills? Questo esclusivo comprensorio residenziale sulla costa dell’Oregon è il mix perfetto di lusso e bellezza naturale: splendide case si ergono sotto possenti abeti, rigogliosi giardini si estendono fino al lungolago. Chi vive qui conduce un’esistenza agiata e mondana, scandita da eventi di beneficenza, partite a golf e bevute tra conoscenti; è il tipo di posto in cui i vicini si prendono cura l’uno dell’altro. A volte fin troppo. Cora, quarantenne organizzatrice di eventi, è certa che suo marito la tradisca; deve solo coglierlo sul fatto. Per smascherarlo assolda la fedele dirimpettaia Paige. Dal canto suo, Paige non si dà pace da quando il figlio ha perso la vita in un incidente e, convinta che il responsabile si celi tra i residenti del comprensorio, ha preso a spiare compulsivamente i vicini in cerca del colpevole. Nel frattempo, la nuova vicina Georgia, giovane inglese giunta da poco a Brighton Hills al seguito del marito, si comporta in modo sempre più strano. Ma cosa potrebbe mai nascondere una madre così adorabile?





A Brighton Hills non succede mai niente. Be', non alla luce del sole, quantomeno. Le cose avvengono sempre in segreto e dietro porte chiuse: vorticano sotto forma di pettegolezzi e sguardi furtivi, ma la superficie resta patinata e imperturbabile.

Brighton Hills è un esclusivo comprensorio residenziale sulla costa dell'Oregon, è un mix perfetto di lusso e bellezza naturale. Case meravigliose si annidano sotto imponenti abeti e rigogliosi giardini scendono fino al lungolago. Chi vive qui conduce un'esistenza agiata e mondana, scandita da eventi di beneficenza, partite a golf e bevute tra conoscenti. É il tipo di posto in cui i vicini si prendono cura l'uno dell'altro. A volte fin troppo. 

Cora, quarantenne organizzatrice di eventi, è convinta che suo marito Finn la tradisca. Lui nega. Deve solo coglierlo in flagrante per dimostrare che il marito non ha rispettato la clausola del loro accordo prematrimoniale. Per smascherarlo assolda la fedele dirimpettaia Paige. 

Dal canto suo, Paige non si dà pace da quando il figlio Caleb ha perso la vita in un incidente stradale. É convinta che la morte del figlio non sia un incidente e che il colpevole si celi tra i residenti del comprensorio. La donna ha in sé una miscela di dolore e rabbia che cresce ogni giorno di più e tende ad allontanare tutti, compreso il marito che si trasferisce in un nuovo appartamento. Paige è determinata a scoprire chi ha ucciso il suo Caleb e così inizia a spiare i suoi vicini: scatta delle foto, osserva con il binocolo. Si improvvisa super investigatrice amatoriale. 

Nel frattempo, la nuova vicina Georgia, giovane inglese giunta da poco a Brighton Hills al seguito del marito, si comporta in modo sempre più strano. Non oltrepassa mai il portico di casa ed evita a tutti i costi di chiacchierare con i vicini. Suo marito spiega che il comportamento della moglie è dovuto all'agorafobia a causa di un trauma passato. Ma cosa potrebbe mai nascondere una giovane madre così adorabile? 

Con "Una strada tranquilla", dal quale verrà tratta una serie tv, l'autrice è stata finalista all'Edgar Award. 

I personaggi sono accattivanti: Cora, Paige e Georgia sono tre donne imperfette che si confrontano con relazioni matrimoniali disfunzionali ma, nel momento del bisogno, stringono una specie di alleanza trovando la forza l'una nell'altra per rimediare a qualche torto. Le loro voci sono nitide ed è facile schierarsi dalla loro parte. 

"Una strada tranquilla" è un dramma domestico che dimostra come le apparenze ingannino. Dietro le porte chiuse tutti hanno dei segreti e accadono eventi angoscianti 

La trama è incisiva, veloce e contorta. Si trattano temi come l'infedeltà, il dolore, la perdita di identità e la manipolazione psicologica. Tutto ciò rende la lettura emozionante e ricca di tensione. L'autrice, con mano sicura, conduce il lettore verso la soluzione di più misteri. La forza del romanzo è nei personaggi che dapprima singolarmente, poi in gruppo, riescono a scoperchiare un vaso di Pandora che non promette nulla di buono. Man mano che i segreti vengono rivelati, ciascuno si rende conto di quanto la verità cambierà la vita della propria famiglia. 

Questo è il primo libro di Seraphina Nova Glass che leggo. Mi è piaciuto il suo stile di scrittura e il suo sarcasmo e umorismo che hanno stemperato un po' l'atmosfera di cruda disperazione creata dai temi trattati. Ho trovato la storia molto interessante con momenti di alta tensione e disagio. Non sono stata sempre d'accordo con alcune decisioni prese dalle protagoniste ma leggere le loro azioni è stato assistere a un interessante gioco del gatto e del topo. 

"Una strada tranquilla" è un thriller domestico a tinte nerissime con personaggi che si arricchiscono di nuove sfaccettature a ogni capitolo. L'ingranaggio narrativo alterna le loro voci rivelando un quadro d'insieme complesso e mostruoso. Quanti demoni chiusi tra le pareti domestiche! Le convenzioni di una società senz'anima si moltiplicano segnando una pericolosa soglia invisibile. Sarà pericoloso portare alla luce gli aspetti nascosti della personalità di alcuni protagonisti. 

La bellezza di questo thriller è vedere come forze inarrestabili si mettono in moto e inducono il lettore alla riflessione e rivalutazione dei lati oscuri della personalità, dei non detti del matrimonio e della vita famigliare. 

È intrigante seguire le prospettive di Paige, Cora e Georgia, conoscenti e vicine di casa attraverso una spirale che si sviluppa intorno a una tragedia. Le loro storie sono un'esperienza emotiva di largo respiro che porta il lettore a guardare gli eventi sulla pagina come proiezione di eventi che le donne possono vivere realmente in famiglia. La famiglia diventa un luogo pericoloso, non è più un nido di accoglienza, calore e felicità. Non c'è niente di più terrificante di ciò che può accadere nelle nostre case, all'interno delle nostre famiglie e delle amicizie. C'è sempre un divario tra l'ineccepibile facciata pubblica delle famiglie perfette e il loro lato oscuro privato. 

Vorrei concludere con un'ultima riflessione. Sotto la superficie della normalità si annidano gli orrori della perversione, dietro gli abbracci e i sorrisi possono nascondersi paura, odio e violenza. La libertà e la dignità della donna sono beni a cui non si può e non si deve rinunciare. La violenza non è mai giustificata, l'amore non è mai possesso. Diamo voce alla violenza sotterranea, ai lividi che deturpano la pelle, alle paure taciute, alle minacce sommesse, alle manipolazioni e alla gelosia ossessiva. Promuoviamo la cultura del rispetto.

lunedì 7 aprile 2025

RECENSIONE | "56 giorni" di Catherine Ryan Howard

"56 giorni" (Fazi) è il nuovo romanzo di Catherine Ryan Howard, scrittrice di gialli di successo internazionale. La storia è ambientata a Dublino, città d'origine della scrittrice, nell'Irlanda 2020 nel periodo del lockdown.

Tutto ha inizio con un incontro casuale, con una convivenza affrettata e con la scoperta di un cadavere in decomposizione. Potrebbe essere l'omicidio perfetto?


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
56 giorni
Catherine Ryan Howard

Editore: Fazi
Pagine: 372
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Nessuno sapeva che vivevano insieme. Ora uno dei due è morto. Potrebbe essere questo il delitto perfetto? 

56 GIORNI PRIMA Ciara e Oliver si incontrano per la prima volta in un supermercato di Dublino, durante una pausa pranzo come tante; tra loro scatta subito la scintilla e, nel giro di pochi giorni, iniziano a frequentarsi. Nella stessa settimana, il Covid-19 raggiunge le coste irlandesi. 

35 GIORNI PRIMA Quando il lockdown minaccia di tenerli separati, Oliver suggerisce di andare a vivere insieme nel suo appartamento. Nonostante si conoscano da poco, Ciara accetta: per lei è l’unico modo di far funzionare la relazione sfuggendo al controllo della famiglia e degli amici. Per Oliver è l’unico modo di nascondere la sua vera identità. 

OGGI Nell’appartamento di Oliver viene trovato un cadavere in decomposizione. Gli investigatori si buttano a capofitto nell’indagine: riusciranno a capire cosa è realmente accaduto, oppure la pandemia ha permesso a qualcuno di commettere il delitto perfetto?





Le bugie sono cose sottili e poco maneggevoli. Filamenti delicati, come i fasci di nervi del corpo. Facili da torcere, difficili da controllare, impossibili da tenere fermi.

Ciara e Oliver si incontrano in coda al supermercato a Dublino la stessa settimana in cui il Covid-19 raggiunge le coste irlandesi. Tra loro scatta subito una forte attrazione. Quando il lockdown minaccia di tenerli separati, Oliver propone a Ciara di trasferirsi nel suo appartamento. Si conoscono appena ma lei vede la convivenza come l'opportunità per vivere una nuova relazione senza l'esame scrupoloso di famigliari e amici, lui la vede come un'opportunità per tenere segreto il suo passato. 

Cinquantasei giorni dopo, la polizia trova un cadavere in decomposizione nel loro appartamento. Nessuno sapeva della loro convivenza. 

Cosa è realmente successo nell'appartamento di Oliver? Un tragico incidente, un delitto passionale o il lockdown ha offerto l'occasione per un crimine perfetto? I detective saranno in grado di determinare cose sia realmente successo? 

"56 giorni" è un giallo claustrofobico che vi trascinerà in un gorgo di sospetti fino all'ultima rivelazione. 

Oliver è un "tecnico dell'architettura", studia il modo per costruire gli edifici progettati dagli architetti. È alto e bello, forse un po' troppo paranoico. 

Ciara lavora per un'azienda tecnologica. È una ragazza che sembra insicura 

Le loro storie creano un'atmosfera carica di tensione e sono un portale per svelare i misteri del loro passato. Hanno 56 giorni per trasformare l'attrazione iniziale in amore. Ma il loro sarà un paradiso in terra o l'anticamera dell'inferno? 

L'intera vicenda è divisa in capitoli che hanno come titolo date che collocano gli eventi sia nel passato sia nel presente. I protagonisti sono ben descritti e le loro motivazioni psicologiche vengono sondate in profondità anche se ognuno nasconde delle informazioni. L'autrice è brava a seminare sospetti su entrambi i protagonisti costruendo un castello destinato a crollare miseramente. 

Il thriller si evolve su più piani temporali. Tutto parte dal lontano 2003 quando Oliver e Ciara erano all'inizio dell'adolescenza. Un passato, mai del tutto sepolto, allunga la sua ombra sugli eventi del 2020. 

"56 giorni" è un giallo ben congegnato, intriso di dolore, rancore, rabbia, desiderio di essere perdonati. Il passato non si può cambiare ma si può scrivere il presente e soprattutto il futuro. Ogni protagonista esprime il proprio punto di vista con rari e frammentati nuovi elementi e questo genera una certa ripetizione rimbalzando avanti e indietro nel tempo. Oliver e Ciara mentono sapendo di mentire, indossano una maschera e rimescolano continuamente le carte in tavola. 

Leggere questo thriller mi ha fatto rivivere l'incertezza, la solitudine e la tensione del lockdown: le strade silenziose, gli scaffali del supermercato vuoti, il distanziamento sociale, le mascherine, la vita messa in stand-by. Comunque il Covid fa solo da sfondo alla vicenda fornendo l'atmosfera perfetta per un mistero drammatico e agghiacciante. Infatti quando pensi di aver afferrato il bandolo della matassa, ti accorgi di aver sbagliato e le tue deduzioni si volatilizzano nel nulla. 

Catherine Ryan Howard ci propone un romanzo in cui nulla è come sembra e non ci si può fidare di nessuno. L'autrice è brava nell'arte della manipolazione della trama, spiazza il lettore intrappolandolo nelle menti di Oliver e Ciara. Fin dall'inizio sappiamo che qualcuno morirà ed è normale chiedersi: Chi morirà? Chi ha commesso l'omicidio? Qual è il movente? 

A dare una risposta a queste domande è una coppia di detective che dovrà scoprire cosa sia realmente successo nell'appartamento dove hanno scoperto un corpo in putrefazione nella doccia. La polizia non trova alcun documento né impronte digitali. Riusciranno a stabilire cosa è realmente accaduto? 

Questo libro mi ha tenuto sulle spine fino alla fine. Non sono mai stata sicura per chi tifare e di chi fidarmi. Un bel colpo di scena segna il gran finale dove l'Io si perde dietro al vetro smerigliato di una doccia, in una piccola pozzanghera d'acqua che diventa l'universo in cui giustizia e vendetta si fronteggiano. In ognuno di noi c'è un mostro, attenti!

lunedì 31 marzo 2025

RECENSIONE | "Uccidi i ricchi" di Sandrone Dazieri

Con un titolo che suona come un incitamento contro le classi sociali più agiate, Sandrone Dazieri ci presenta il suo nuovo romanzo, "Uccidi i ricchi", edito da Rizzoli. Il libro segna il ritorno della coppia investigativa Dante Torre e Colomba Caselli che abbiamo conosciuto nella "Trilogia del padre" ("Uccidi il padre", 2014; "L'angelo", 2016; "Il re di denari", 2018), serie bestseller che ha fatto di Dazieri un autore internazionale tradotto in 25 Paesi.

Dante e Colomba saranno alle prese con un piano diabolico e con un assassino che non sembra intenzionato a fermarsi. L'indagine ha inizio in seguito alla morte sospetta di un ex calciatore miliardario in un grattacielo di Milano. Intanto sul web si diffondono post incendiari con il mantra "Uccidi i ricchi".

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Uccidi i ricchi
Sandrone Dazieri

Editore: Rizzoli
Pagine: 384
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Era scomparsa dai radar ma ora è tornata, l’ex vicequestore Colomba Caselli, e si fa notare. Capelli corti neri, iridi di un verde cangiante, spalle larghe da nuotatrice, zigomi alti vagamente orientali. E ferite difficili da ricucire. Ora, nel suo nuovo ruolo di detective privato, ha per le mani un omicidio fuori dal comune. Tra i grattacieli di vetro abitati dai milionari di Milano, infatti, tutto sembra sotto controllo: massima sorveglianza e telecamere ovunque. Eppure l’ex calciatore Jesús Martínez viene trovato morto nel suo costosissimo appartamento, congelato in una criosauna di ultima generazione. Sembra un malfunzionamento, ma se si tratta di uno dei cinquecento uomini più ricchi al mondo non esistono errori. Colomba non può fare a meno del suo prezioso quanto imprevedibile socio, Dante Torre, uomo dalle intuizioni geniali, che soffre di una forma estrema di claustrofobia e che con lei condivide le cicatrici di un passato traumatico. Tra loro c’è una complicità che li tiene in connessione, anche quando a dividerli è la lontananza. I due scoprono presto che quella di Martínez non è l’unica morte sospetta tra i membri di un ristretto cerchio composto da multimilionari. Nel frattempo si diffonde online una serie di post che incitano alla rivolta lanciando lo slogan: UCCIDI I RICCHI. Che si tratti della mano di un singolo vendicatore sociale oppure di un gruppo di anarchici o complottisti, il killer sembra inafferrabile. Messi a dura prova dall’indagine, Dante e Colomba dovranno anche sbrogliare la matassa intricata dei loro sentimenti, e capire se provano qualcosa l’uno per l’altra. 



Per essere definiti "ricchi", spiega Dante, non occorre solo il denaro. 

Ci sono i ricchi normali, gli arricchiti e i super ricchi. La prima categoria è ricca di famiglia: ha proprietà, terre e liquidità da generazioni. Sangue blu, in certi casi. Gli arricchiti hanno fatto i soldi con il loro business, hanno tante case ma poche terre, liquidità variabili dalle loro capacità. Hanno conosciuto la povertà o comunque la vita normale, hanno paura di tornare poveri, sono arroganti e accumulatori. Poi ci sono i super ricchi. É una novità del terzo millennio. Si muovono con altri ordini di grandezza. Possiedono letteralmente il nostro mondo. Hanno eserciti privati, costruiscono città nei deserti e impongono i loro gusti a tutti.

Conosciamo la coppia investigativa: 

Lei è l'ex vicequestore Colomba Caselli. Dopo aver deciso di chiudere con la polizia, collaborerà con i Servizi Segreti. Ora è tornata e si fa notare. Capelli corti neri, iridi di un verde cangiante, spalle larghe da nuotatrice, zigomi alti vagamente orientali. E ferite difficili da ricucire. 

Lui è Dante Torre, cultore della materia criminale. É diventato una star di podcast in cui parla delle origini dei crimini e dei casi irrisolti. Prezioso quanto imprevedibile socio di Colomba, Dante è un uomo dalle intuizioni geniali che soffre di una forma estrema di claustrofobia conseguenza di un passato traumatico. 

Colomba, nel suo nuovo ruolo di detective privato, deve affrontare un omicidio fuori dal comune. Tra i grattacieli di vetro abitati dai milionari di Milano, tutto sembra supercontrollato: massima sorveglianza e telecamere ovunque. Eppure l'ex calciatore Jesus Martinez, diventato magnate del fitness nel settore specifico della crioterapia, viene trovato morto nel suo costosissimo appartamento, per un "infarto da freddo" dovuto al mal funzionamento di una criosauna di ultima generazione. Sembra un incidente, ma se si tratta di uno dei cinquecento uomini più ricchi al mondo non esistono errori. 

Per indagare Colomba chiede la collaborazione di Dante e i due scoprono presto che quella di Martinez non è l'unica morte sospetta. In un breve lasso di tempo muoiono anche Franco Muller, magnate farmaceutico, e Cristina Rinaldi Moretti, stilista che firma abiti ecosostenibili ma che era stata accusata di far produrre i vestiti in Bangladesh con paghe irrisorie. 

Chi uccide i multimilionari? 

Nel frattempo si diffonde online una serie di post che incitano alla rivolta lanciando lo slogan: "Uccidi i ricchi". 

Durante le indagini sono formulate varie ipotesi. Potrebbe trattarsi di un singolo vendicatore o di un gruppo di anarchici o complottisti. Il killer sembra inafferrabile. Dante e Colomba dovranno mettere fine agli omicidi e sbrogliare anche la massa intricata dei loro sentimenti per capire se provano qualcosa l'uno per l'altra. 

"Uccidi i ricchi" è un thriller implacabile che si interroga sul presente della nostra società e sul futuro dell'umanità. Tra complotti e dilemmi morali, vendette sociali e riflessioni sul potere, Sandrone Dazieri unisce il fascino del noir con le sfumature del lato oscuro della società e crea una trama che ci porta a riflettere sul nostro mondo. 

C'é una sola grande nazione e si chiama Dollaronia e a comandarla sono le persone più ricche del mondo. I primi venti hanno il potere assoluto. Comandano loro. Su tutto. Economia, guerre... Tutti voi avete casa o usate qualche servizio fornito da loro. Internet, medicine, armi. Tutto.

La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e dei privilegi è sotto gli occhi di tutti. Il potere dei super ricchi rischia di non avere un limite. I ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri diventano sempre più poveri. Negli affari sono spietati e non hanno certo un cuore tenero. Viviamo in un'epoca dominata da un capitalismo sempre più tecnologico, dove poche persone controllano risorse immense. 

Eppure c'è qualcosa che ci rende tutti uguali: la Morte che tutto appiana. La morte è una "livella", diceva Totò, si diventa tutti uguali a prescindere da ciò che si è fatto in vita. Di fronte al potere della morte comprendiamo la natura effimera dei beni mondani. Tuttavia la nuova sfida dei miliardari per sconfiggere la morte potrebbe portare nuovi problemi a noi poveri mortali. Il potere cerca l'immortalità! Giocare a fare Dio non è per tutti, lo sa bene l'assassino che uccide i ricchi, potenti e ingordi. Per loro nessuno verserà lacrime, anzi la loro morte sembra un atto di giustizia. 

"Uccidi i ricchi" è un romanzo da leggere tutto d'un fiato. Dazieri proietta subito il lettore sulla scena del crimine e da qui inizia un'indagine tagliente del tessuto sociale. Molti i personaggi che interagiscono tra loro in un lasso di tempo molto breve e alla fine del romanzo tutti gli interrogativi saranno evasi in modo soddisfacente. Il conflitto tra il mondo dei ricchi e quello di chi non lo è solleva molti interrogativi. Parteciperemo a cerimonie esclusive dove i cani robot fanno la guardia. Voleremo su elicotteri sorvolando antichi castelli e mega yacht. Avremo sempre presente il messaggio del titolo e toccheremo con mano il malcontento sociale e il senso di ingiustizia che portano alla protesta. In una girandola di false piste e scoperte inattese si giunge all'amara conclusione che la normalità di una vita sia spesso una facciata che nasconde realtà oscure e inquietanti. Cosa succederà al grido di "Uccidi i ricchi"? Leggete questo romanzo e ogni cosa vi verrà svelata.

martedì 25 marzo 2025

RECENSIONE | "Il sentiero dei nidi di ragno" di Italo Calvino

Il primo romanzo di Italo Calvino è stato "Il sentiero dei nidi di ragno" pubblicato nel 1947. Con l'intenzione di partecipare a un concorso per giovani scrittori indetto dall'editore Mondadori, Calvino scrisse il romanzo che però non vinse il concorso, ma incontrò l'approvazione di Pavese e venne pubblicato da Einaudi nella collana "I coralli".

Nell'immediato dopoguerra vi furono molti romanzi che trattavano la vicenda bellica appena conclusa. Calvino però racconta la guerra vista con gli occhi di un bambino, Pin, che non sa distinguere il bene dal male, a causa della sua superficialità con cui supera le difficoltà, e non sa decifrare gli eventi della storia.

Pin, il protagonista della vicenda, osserva il mondo dei grandi di cui vorrebbe far parte.



Il sentiero dei nidi di ragno
Italo Calvino

Editore: Mondadori
Pagine: 159
Sinossi

Dove fanno il nido i ragni? L'unico a saperlo è Pin, che ha dieci anni, è orfano di entrambi i genitori e conosce molto bene la radura nei boschi in cui si rifugiano i piccoli insetti. È lo stesso posto in cui si rifugia lui, per stare lontano dalla guerra e dallo sbando in cui si ritrova il suo piccolo paese tra le colline della Liguria, dopo l'8 settembre 1943. Ma nessuno può davvero sfuggire a ciò che sta succedendo qui e nel resto d'Italia. Neppure Pin. Ben presto viene coinvolto nella Resistenza e nelle lotte dei partigiani, sempre alla ricerca di un grande amico che sia diverso da tutte le altre persone che ha conosciuto. Ma esisterà davvero qualcuno a cui rivelare il suo segreto?




Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

Pin, un bambino ligure di circa dieci anni dalla vita vagabonda e solitaria in un mondo di adulti, vive insieme alla sorella, soprannominata la Nera di Carrugio Lungo, che si prostituisce con i tedeschi. Il bambino trascorre le sue giornate sulla strada e all'osteria raccontando storie di cui non capisce tutto il significato e cantando canzoni malinconiche che parlano di amori perduti e di prigionie. All'osteria c'è anche un gruppo di antifascisti che minaccia lui e la sorella, perché la loro casa è frequentata dai tedeschi e la Nera è una spia. Pin vorrebbe guadagnarsi la fiducia di quel gruppo di uomini e decide di impossessarsi della pistola di uno degli amanti della sorella, un marinaio tedesco. Rubata l'arma, Pin torna all'osteria ma si rende conto che gli uomini non prendono in gran considerazione il suo gesto. L'arma è un vecchio modello, pesante e facile a incepparsi. Il bambino allora decide di tenere per sé l'arma e la nasconde nel sentiero dei nidi di ragno, un luogo magico e segreto che conosce solo lui.

C'è un posto dove i ragni fanno i loro nidi. Solo Pin lo sa. È l'unico in tutta la valle, forse in tutta la zona. Nessun altro ragazzo, a parte Pin, ha mai sentito parlare di ragni che fanno i nidi. Forse un giorno Pin troverà un amico, che lo capisca e che lui possa capire, e allora a lui, e solo a lui, mostrerà il posto dove i ragni hanno le loro tane.

Arrestato e picchiato per il furto dell'arma, Pin conosce in prigione Lupo Rosso, giovane partigiano famoso per le sue imprese. Fugge con lui e si unisce alla brigata partigiana capeggiata dal Dritto. Qui conosce anche Amico, una persona con cui condividere sogni ed esperienze, e Cugino che ha fatto della guerra il suo scopo di vita.

Tuttavia Pin, lavora nella bottega di Pietromagro il ciabattino e fa "pubblicità" alla sorella, non riesce ancora a capire fino in fondo gli eventi che avvengono. Per lui la Storia è un mistero e la guerra un gioco per poter conquistare un posto nel mondo.

Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia.

Questo primo libro di Calvino è molto scorrevole, i dialoghi si alternano a minuziose descrizioni dell'animo umano dei personaggi. Il narratore è esterno e la storia è narrata in terza persona. L'ambientazione è quella di un piccolo paese della Liguria, che richiama Sanremo, città dove crebbe lo scrittore, durante gli anni della Resistenza e dell'occupazione nazista.

È stato coinvolgente leggere il racconto dei fatti e le paure di una guerra visti da un bambino. Pin non può nulla nella dinamica del conflitto eppure è costretto a prendervi parte. Lui non ha legge, non ha una madre, la realtà è una guerra in cui la gente si ammazza e non è colpa sua se il mondo era ostile e non risparmiava nessuno .

È triste essere come lui, un bambino nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non poter mai far parte dei loro giochi.

Ho appreso anche alcuni termini militari e partigiani, ad esempio gap (Gruppi di Azione Partigiana), che indica gli appartenenti a un'organizzazione partigiana, e sten, "l'arma smilza che sembra una stampella rotta".

Nel romanzo i partigiani non sono sempre presentati come degli eroi. Calvino racconta nel romanzo di partigiani che si trovarono a combattere contro i fascisti per semplice casualità o per salvarsi dalla prigione.

Calvino, per rendere il testo più comprensibile, fa un uso frequente delle similitudini e di figure retoriche. Molti personaggi si esprimono in dialetto e Pin adotta il linguaggio dei grandi, proprio per mascherare la sua solitudine e la sua debolezza. Tuttavia non si ha mai il prevalere di una voce ma un coro uniforme e compatto che narra una realtà dove le durezze e i drammi del vivere non vengono nascosti. La condizione umana si manifesta in tutto il suo dolore e non c'è alcuna consolazione, nessuna edulcorazione.

La guerra porta solo violenza e crudeltà, sangue e morte. Calvino la racconta attraverso la mediazione della fiaba che permette all'autore di far intravedere la realtà sotto le spoglie del sogno. Il sesso, la guerra, la morte, l'amicizia, il desiderio, la passione fanno parte della realtà che accompagna la crescita di Pin.

Calvino, ponendo un bambino al centro del racconto, ha lo scopo di alleggerire il discorso. Il tema della Resistenza viene trattato "di scorcio" intrecciato alla storia di Pin che vive in un mondo di adulti che spesso non capisce nella continua ricerca di protezione che alla fine troverà in Cugino. Pin è alla ricerca di sé stesso, affascinato dal mondo degli adulti, ma l'arma è ancora nascosta e "Pin si sente solo e sperduto in quella storia di sangue e corpi nudi che è la vita degli uomini."

"Il sentiero dei nidi di ragno" mescola realismo e fantasia per una lettura che affascina lettori di tutte le età. Ispirata alle vicenda che Calvino ha realmente vissuto nel periodo della Seconda guerra mondiale, la storia rimane ai margini della guerra partigiana ma ne trasmette il suo cuore pulsante in un ritratto crudo e realistico.

Italo Calvino è stato uno dei più importanti scrittori di tutta la letteratura italiana. Il suo impegno culturale, politico e civile, è stato notevole ed è stato terreno fertile per i suoi scritti carichi di innovazione e profonda riflessione. Per le sue opere gli sono stati conferiti numerosi premi letterari ed ancor oggi rappresentano una pietra miliare della letteratura italiana.

giovedì 20 marzo 2025

RECENSIONE | "Il teatro dei delitti" di Marcello Simoni

Vitale Federici e il suo giovane discepolo Bernardo della Vipera, tornano con una nuova indagine nel romanzo "Il teatro dei delitti" (Newton Compton Editori) di Marcello Simoni, amatissimo autore di thriller storici.

Si tratta di un intrigante giallo ambientato in un teatro pieno di segreti. Se volete trascorrere qualche ora in compagnia di una piacevole lettura allora lasciatevi portare per mano da Simoni: è giunta l'ora di alzare il sipario che nasconde la verità.


STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 7
Il teatro dei delitti
Marcello Simoni

Editore: Newton Compton
Pagine: 224
Prezzo: € 9,90
Sinossi

Firenze, Carnevale 1794. Nel Teatro della Pergola è in corso il primo atto del dramma in musica "Le feste d'Iside" quando uno strepito riecheggia tra i palchetti degli spettatori. A urlare è stata la contessina Ludovica di Corvino, persuasa di aver visto una donna che veniva decapitata sotto un'arcata del fondale scenico. Il precettore Vitale Federici e il suo giovane discepolo Bernardo della Vipera, intenti a seguire lo spettacolo dalla balconata del granduca di Toscana, saranno chiamati a indagare sul caso. Ma all'interno di un teatro, realtà e finzione sono destinate a intrecciarsi in un gioco di specchi, dando all'acuto Federici l'impressione di essere entrato lui stesso a far parte di un'enigmatica messa in scena.





Lo sguardo della contessina Ludovica di Corvino, reso tre volte più acuto dalle lenti del cannocchiale, aveva colto un violento palpitare di luci proveniente da un arco situato fra le colonne del tempio dipinto sul fondale. Quindi scrutò con maggior attenzione in quel punto. Fino a quando un grido d'orrore non le straripò dalle labbra, lacerando la sala teatrale.

Firenze, Carnevale 1794. Nel Teatro della Pergola è in corso il primo atto del dramma musicale "Feste d'Iside" quando un grido riecheggia tra i palchetti degli spettatori. A urlare è stata la contessina Ludovica di Corvino, persuasa di aver visto una donna che veniva decapitata sotto un'arcata del fondale scenico. Il precettore Vitale Federici e il suo giovane discepolo Bernardo della Vipera, intenti a seguire lo spettacolo dalla balconata del granduca di Toscana, saranno chiamati a indagare sul caso.

Il personaggio di Vitale Federici richiama alla mente il detective Sherlock Holmes trasportato nel Settecento, per l'arguzia e il formidabile spirito di osservazione, per l'abilità deduttiva, per gli omicidi in serie, per le situazioni potenzialmente pericolose, per i delitti apparentemente senza soluzione.

Con Marcello Simoni si diventa viaggiatori nel tempo in compagnia di personaggi, buoni o cattivi, che non nascondono le loro fragilità, le loro emozioni e le loro speranze. Tutti nascondono dei segreti e hanno desideri inconfessabili. La Storia è già un gran mistero da risolvere e Simoni è bravo ad armonizzare le nozioni storiche con gli elementi narrativi. Nei suoi romanzi c'è sempre la ricerca del colpo di scena, di una narrazione dal ritmo incalzante che spinge il lettore a voltare una pagina dopo l'altra, fino alla fine della storia.

"Il teatro dei delitti" non si sottrae a questo vademecum e trasporta il lettore in un vortice d'avventura creato nel teatro della Pergola che esiste davvero a Firenze. Fondato dall'Accademia degli Immobili nel 1657,  era dotato  dei caratteristici palchetti del teatro all'italiana. Inizialmente riservato alla corte, fu poi aperto al pubblico pagante. Anche "Le feste d'Iside" è un dramma in musica esistito realmente e mandato in scena per la prima volta alla Pergola il 10 febbraio 1794, in occasione del Carnevale. Qui si innesta la fantasia dell'autore che crea personaggi pronti ad affrontare nuovi misteri e intrighi. Il duo investigativo, Vitale Federici e Bernardo della Vipera, è affiatato e quasi infallibile.  

Marcello Simoni, in questo romanzo, costruisce una narrazione ricca di enigmi e colpi di scena, una storia intrigante e dal ritmo avvincente con capitoli brevi e personaggi inventati che interagiscono con quelli realmente vissuti. Anche qui, come in tutti i lavori dell'autore, vi è un minuzioso lavoro di documentazione che permette a Simoni di descrivere le armi da fuoco, i meccanismi del teatro, l'orologeria, che hanno caratterizzato l'epoca in cui è ambientata la storia. Nel complesso posso dire di aver apprezzato questo romanzo breve che ho letto in poche ore.

Marcello Simoni con "Il mercante di libri maledetti", il suo romanzo d'esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60esimo Premio Bancarella. La saga che narra le avventure di Ignazio da Toledo ha consacrato Simoni come autore culto di thriller storici. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller, tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga.

"La cattedrale dei morti", "La taverna degli assassini" e "Il teatro dei delitti" sono i primi tre titoli della serie che vede Vitale Federici sempre alle prese con casi complessi in cui si assiste alla metamorfosi del male. Ciao Simoni, ci si rivede tra le pagine del tuo prossimo romanzo!