In libreria, edito da Solferino e curato da Eugenio Murrali, il nuovo libro di Dacia Maraini “In nome di Ipazia: Riflessioni sul destino femminile”, un dettagliato ed interessante mosaico sulla condizione femminile costituito da storici articoli, testimonianze, lettere e testi comparsi sul “Corriere della Sera”.
Scrittrice, drammaturga, saggista, poetessa, figura di spicco della cultura italiana dagli anni Sessanta ad oggi, Dacia Maraini si è fatta interprete dei mutamenti della nostra società. Le sue storie, che molto spesso hanno trattato il tema della condizione femminile, hanno sempre riscosso un grande successo in Italia e all’estero.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8 |
Pagine: 288
L’astronoma Ipazia, vissuta ad Alessandria nel V secolo d.C., teorizzò in modo inaudito per l’epoca che la Terra non è il centro dell’universo ma un pianeta che gira intorno al Sole. E divenne ben presto vittima dei fanatici cristiani. «Oggi» scrive Dacia Maraini «a quasi duemila anni di distanza ci sono ancora donne che soffrono come lei per la semplice ragione che hanno pensato con la propria testa, che hanno voluto studiare, indagare e opporsi al totalitarismo.» Sono donne maltrattate, insultate, minacciate, che spesso hanno denunciato la violenza domestica, ma non sono state credute. Donne sole e abbandonate. Donne che lottano per i loro diritti in tutto il mondo, dal Medio Oriente all’Occidente. Anche dove ci sembra di poter dire che la civiltà ha raggiunto la sua età più matura. In queste pagine, la scrittrice che ha dato vita nei suoi romanzi a indimenticabili protagoniste letterarie (una per tutte: Marianna Ucrìa) dà voce alle donne senza nome di ogni Paese in lotta per la dignità. Mettendo nero su bianco un vero e proprio manifesto al femminile, una denuncia appassionata che racconta le schiavitù che sopravvivono e i muri ancora da abbattere, le libertà negate e la ribellione necessaria. Un appello coinvolgente sul destino femminile contro ogni stereotipo e violenza.
La cultura del possesso divora uomini fragili che hanno paura di perdere i privilegi che considerano dovuti per legge divina: comandare, controllare, possedere.
Richiamandosi a Ipazia, che nel V secolo d.C. combatté per le proprie idee al costo della vita, Dacia Maraini dà voce alle donne senza nome di ogni Paese in lotta per la dignità. Una denuncia appassionante che racconta le schiavitù che sopravvivono e i muri ancora da abbattere, le libertà negate e la ribellione necessaria. Un appello femminile contro ogni stereotipo e violenza.
Conosciamo meglio Ipazia il cui coraggio ispira, ancor oggi, molte donne.
Scienziata pagana del Quinto secolo, fu uccisa da fanatici cristiani.
Ipazia era un’astronoma greca che abitava nella colonia romana d’Egitto, ad Alessandria. L’impero romano aveva da poco adottato la religione cattolica. Ipazia non era una credente, era una donna colta, figlia del grande filosofo Teone. È a lei che dobbiamo l’invenzione dell’astrolabio (strumento che consentiva di localizzare gli oggetti celesti),dell’idroscopio (per misurare la densità dei liquidi) e l’aerometro (che misurava la densità di alcuni gas), strumenti sperimentali per lo studio matematico del firmamento. È la prima scienziata a teorizzare che la terra non è il centro dell’Universo, ma gira intorno al Sole in un cosmo pieno di altri sistemi solari. Naturalmente ciò la rende sospetta in un clima di fanatismo, di ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana che non accettava che la donna potesse avere ruoli importanti nella società ma soprattutto che avesse la libertà di pensiero senza inchinarsi davanti a nessun dogma. Un giorno, mentre parlava di stelle a un pubblico di studenti entusiasti, Ipazia venne portata via a forza dal gruppo dei Parabalani (una setta di fanatici cristiani), scarnificata con cocci affilati, smembrata, fatta a pezzi e bruciata, per cancellarne il ricordo. L’assassinio di Ipazia rimase impunito. Tuttavia la fantasia di poeti e scrittore di tutti i tempi l’hanno fatta rivivere.
Sicuramente oggi la situazione è diversa anche se ci troviamo ancora davanti a pratiche atroci. Basti pensare alle ragazze iraniane arrestate perché si sono tolte il velo e alle torture che le donne devono subire per aver rivendicato il diritto allo studio. Tutto con l’alibi della religione. La fede si sceglie liberamente non si deve imporla, come non si devono imporre comportamenti, pensieri e parole, in nome della fede. Con tenacia si è ottenuta l’abolizione della schiavitù, la ghigliottina è stata abrogata e non è più uno spettacolo di piazza, la lapidazione, la decapitazione, la tortura sono state abrogate. Eppure ci sono ancora donne che, come Ipazia, soffrono per aver osato pensare con la propria testa e che hanno voluto studiare. Sono donne maltrattate, insultate, abusate, sfruttate, accoltellate, che spesso hanno denunciato la violenza domestica, ma non sono state credute.
Dacia Maraini guarda a Ipazia come a un modello di gioiosa e serena fermezza d’animo.
La stessa gioiosa e serena fermezza d’animo che l’autrice ha conosciuto nella sua famiglia ,nella persona di Topazia, la sua coraggiosa mamma, che preferì farsi rinchiudere con il marito e le tre figlie in un campo di concentramento in Giappone, piuttosto che aderire al fascismo di Salò. Scrive Dacia nell’introduzione:
Sento ancora la voce di mia madre che sorridendo dice: «Non importa quello che dicono gli altri, ma la prima fedeltà alle proprie idee viene da te, accompagnata dalla stima per te stessa. E questa stima devi tenerla sempre alta»
Quelle idee che la scrittrice ha portato avanti per decenni, tornano in questa raccolta che denuncia le offese, la violenza, gli abusi che hanno segnato il destino femminile. Racconta di una cultura patriarcale capace di sopraffare e intralciare questo destino, senza però vincerlo del tutto.
Dacia Maraini mette a nudo gli stereotipi e la reificazione del corpo femminile (che riduce la donna a un semplice corpo, come merce desiderabile). Parla delle donne iraniane e afgane che un tempo camminavano libere per le strade. Dà voce a tutte le donne senza nome che ancora combattono per la dignità anche in Paesi che crediamo siano progrediti, la civiltà non è ancora una realtà consolidata.
Spesso mi è stato chiesto quale sia la qualità del carattere femminile che più ammiro e apprezzo. Senza alcun dubbio ho risposto: il coraggio.
Nel libro compaiono articoli storici, molto interessanti, come una lettera aperta del 1975 “In difesa dell’aborto”, indirizzata dalla Maraini al suo caro Pier Paolo Pasolini che si era detto contrario alla legalizzazione.
Segue una lettera affettuosa e ferma a Papa Francesco sullo stesso argomento. Il Pontefice aveva duramente condannato questa pratica con le parole “è come assoldare un sicario”.
Le sue parole sull’aborto, caro Papa, mi hanno molto stupita e rattristata. Non posso fare a meno di chiederle perché abbia usato termini così duri e punitivi. Vorrei solo ricordarle che nessuna donna ha il piacere di abortire.
L’autrice propone anche una serie di articoli sugli stupri di guerra, sulla violenza domestica, sul femminicidio, sulla misoginia nel cinema e nella televisione, dimostrando come la società non sia poi così cambiata.
Coinvolgente è l’inchiesta sulle carceri femminili del 1969 per Paese Sera. In quell’occasione la scrittrice incontrò una detenuta, Teresa, e ne raccontò con ironia e simpatia le quasi oneste imprese ladresche nel romanzo “Memorie di una ladra”. Da questo romanzo è stato tratto l’omonimo film straordinariamente interpretato da Monica Vitti diretta dal grande regista Carlo Di Palma.
Nel libro ci sono anche articoli di cronaca come il caso di Saman Abbas, la ragazza diciottenne pakistana uccisa a Novellara. La storia di Safiya Husaini condannata alla lapidazione, come impone la legge islamica, per aver concepito un bambino fuori dal matrimonio dopo aver subito abusi.
“In nome di Ipazia” è un libro pieno di riflessioni a favore delle donne. Continuare a parlare di emancipazione femminile è importante. La letteratura dà voce al disagio, tracciando la strada percorsa e riflettendo su quanto c’è ancora da fare. La Maraini osserva il mondo che ci circonda e condivide con noi le mille sfaccettature della condizione femminile. Ciò che lei vede, e noi con lei, non è incoraggiante.
Ogni anno ci auguriamo che il numero dei fatti di violenza possa scendere, ogni anno verifichiamo che non avviene. Cosa sta succedendo?
Più la donna si emancipa più cresce la violenza contro di lei.
Sicuramente molto c’è ancora da fare nel nome di Ipazia, un’eroina del libero pensiero messa a tacere con la massima violenza dai fautori dell’oscurantismo. Parlare di questi scottanti temi è sempre positivo. Soprattutto i ragazzi devono capire che i diritti non sono eterni, si possono sempre perdere e quindi vanno difesi. Quando si ottengono dei diritti, si calpestano dei privilegi e gli uomini fragili non vogliono perdere i privilegi che la storia ha loro assegnato: dominio, possesso e potere. Alcuni uomini non sono disposti a perdere il controllo sulle donne, in loro la cultura del possesso è un dono divino. Uomini e donne, invece, devono essere alleati e non nemici, solo così potranno creare una nuova società, un nuovo mondo abitato da due esseri diversi ma pari. Le norme sociali vanno cambiate, in nome di Ipazia.
Ciao Aquila, conoscevo già questa filosofa perchè, anni fa, ne avevo parlato nella mia tesi di laurea come collegamento al mio argomento principale. Penso che libri come questi siano importanti per far conoscere figure storiche importanti, ma ancora poco conosciute...
RispondiEliminaCiao Ariel, hai perfettamente ragione. La strada sociale delle donne è ancora in salita quindi ben venga un libro che fornisce documenti, interviste, articoli per riflettere e poter andare avanti. La cultura del possesso e la società patriarcale sono ancora, purtroppo, con noi :)
RispondiEliminaDi Dacia Maraini ho letto poco, ma voglio recuperare perché sicuramente è una scrittrice da conoscere e apprezzare per le tematiche che affronta, l'attenzione posta alla condizione della donna e per la sua sensibilità nel tratteggiare personaggi femminili forti e determinati.
RispondiEliminaDacia Maraini ha da sempre affrontato molteplici temi sociali, soprattutto la condizione delle donne vittime di violenza tanto familiare quanto sociale e lavorativa. I suoi romanzi sono lo specchio di una società patriarcale che ha da sempre stabilito il ruolo della donna sottomessa all'uomo. Cambiare è difficile ma non impossibile. Un caro saluto :)
EliminaNonostante viviamo in una società occidentale culturalmente avanzata, i femminicidi non diminuiscono. Il corpo delle donne è ancora visto come un oggetto da possedere, da sfruttare, da sottomettere.
RispondiEliminaBen vengano libri come questo che fanno riflettere sulla condizione delle donne. Da far leggere soprattutto ai ragazzi e agli uomini, perché sono loro che devono essere sensibilizzati.
La famiglia, come la scuola, dovrebbe educare i figli maschi al rispetto e non al possesso. Prevenire la violenza è importante. Non sono le donne che devono imparare a difendersi. Un caro saluto :)
EliminaBeautiful blog
RispondiEliminaPlease read my post
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