giovedì 2 marzo 2023

RECENSIONE | "Le segnatrici" di Emanuela Valentini

“Le segnatrici” (Piemme Editore), è il debutto nel thriller della scrittrice, Emanuela Valentini. Se volete provare brividi freddi non avete altra scelta che seguire l’autrice tra i vicoli di pietra di Borgo Cardo, un paesino immaginario tra le montagne dell’Appennino, per scoprire l’antica tradizione della segnatura, una specie di medicina popolare tramandata oralmente dalle segnatrici. Sulla copertina del libro leggiamo tre brevi frasi che riassumono il senso di questa tradizione secolare:

 Un segno per curare. Uno per proteggere dal male. Uno per uccidere.

Chi sono le segnatrici? Una figura tradizionale italiana che in pochi conoscono, è colei che sa riconoscere e scacciare il male.

Ti seguo e ti incanto. Sangue resta in te. Sangue resta in te. Io ti seguo, ti incanto e ti ordino di fermarti.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Le segnatrici
Emanuela Valentini

Editore: Piemme
Pagine: 384
Prezzo: € 18,50
Sinossi
Il ritrovamento delle ossa di Claudia, bambina scomparsa ventidue anni fa, richiama a Borgo Cardo, nell'Appennino emiliano, Sara Romani, chirurgo oncologico di stanza a Bologna. Per lei il funerale è una pericolosa occasione di confronto con un passato da cui è fuggita appena ne ha avuto la possibilità. Al ritorno nella routine bolognese, il desiderio è quello di dimenticare. I segreti, gli amici d'infanzia rimasti inchiodati a una realtà carica di superstizioni e pregiudizi, le ossa di una compagna di giochi riemerse da un tempo lontano. Finché scompare un'altra bambina: Rebecca. Sara ha avuto giusto il tempo di conoscerla. Dopo il funerale Rebecca le ha curato una piccola ferita secondo l'antica tradizione della segnatura e adesso Sara è in debito con lei. Un legame che sa di promessa. Un filo rosso che unisce il passato di Sara, schiava della convinzione di dover salvare tutti, con un incubo appena riemerso dall'oblio. Mentre il paese si mobilita per ritrovare Rebecca, la donna è costretta a tornare. È l'inizio di una discesa negli inferi dell'Appennino, un viaggio doloroso nelle storie sepolte nel tempo attraverso strade, boschi, abitazioni e volti che lei aveva imparato a cancellare dalla memoria, e che ora diventano luoghi neri in cui cercare una bambina innocente. Quale oscuro mistero si cela dietro la secolare tradizione delle segnatrici? In una sfrenata corsa contro il tempo per scoprire chi ha rapito Rebecca e riuscire a salvarla prima che sia troppo tardi, Sara dovrà scendere a patti con una parte di sé messa a tacere ventidue anni prima. A costo di perdersi nel labirinto dei ricordi e non trovare più la via d'uscita.


“Chi sono le persone in questo disegno?”

“Sono quelle che ho ucciso.”

“Ma hai solo otto anni.”

“Le ho uccise quando ero grande.”

Il ritrovamento delle ossa di Claudia, bambina scomparsa ventidue anni fa, richiama a Borgo Cardo, nell’Appennino emiliano, Sara Romani, chirurgo oncologo di stanza a Bologna. Per lei il funerale è una pericolosa occasione di confronto con un passato da cui è fuggita appena ne ha avuto la possibilità. Tornata a Bologna, il suo unico desideri è quello di dimenticare. I segreti, gli amici d’infanzia rimasti inchiodati a una realtà carica di superstizioni e pregiudizi, le ossa di una compagna di giochi riemerse da un tempo lontano. Finché scompare un’altra bambina, Rebecca. Sara ha avuto giusto il tempo di conoscerla. Dopo il funerale Rebecca le ha curato una piccola ferita secondo l’antica tradizione della segnatura e adesso Sara è in debito con lei. Un legame che sa di promessa. Un filo rosso che unisce il passato di Sara, schiava della convinzione di dover salvare tutti, con un incubo appena riemerso dall’oblio. Sara ritorna al paese dove tutti cercano Rebecca. È l’inizio di una discesa negli inferi dell’Appennino, un viaggio doloroso nelle storie sepolte nel tempo. Quale oscuro mistero si cela dietro la secolare tradizione delle segnatrici? Per salvare Rebecca, Sara dovrà scendere a patti con una parte di sé messa a tacere ventidue anni prima. A costo di perdersi nel labirinto dei ricordi e non trovare più la via d’uscita.

Come medico avevo sempre nutrito una certa repulsione per le cure naturali, l’omeopatia, la medicina olistica e le stregonerie di montagna, e non avrei certo cambiato idea quel giorno… La segnatura doveva essere una gran bella cosa nell’antichità, quando i borghi erano davvero isolati dal resto del mondo e il rimedio della guaritrice poteva alleviare dolori, far nascere bambini, vincere un male che era solo nella testa, ma oggi non trovava il minimo spazio nella percezione della cura e non potevo credere che tutte quelle persone avessero fatto uso del sapere della grande Vecchia quando a pochi chilometri da Borgo Cardo esistevano ottime realtà ospedaliere.

Devo ammettere di non aver mai sentito parlare di queste guaritrici che hanno il compito di curare, ma per far ciò devono affrontare il male faccia a faccia e questo le rende delle figure inquietanti. Hanno  davvero il potere di guarire o tutto si può spiegare razionalmente? Io adoro il mistero e per un momento metto in stand by la ragione e leggo la storia di Emanuela che parla di malocchi e di segnatrici che sapevano curare il male attraverso segni e frasi sussurrate. Storie alla base di questo thriller psicologico, con sfumature soprannaturali, per scoprire i segreti del paesino di Borgo Cardo e salvare una bambina innocente.

“Le segnatrici” è un romanzo dall’ambientazione montana molto suggestiva, siamo sull’Appennino Emiliano e qui ogni paese, con piccole variazioni legate alla tradizione, ha le sue segnatrici che esistono ancor oggi. Una caratteristica della segnatura è saper parlare il linguaggio del male a cui bisogna lasciare sempre una via d’uscita. La conoscenza si trasmette oralmente: le segnatrici più anziane, la notte di Natale o in altri momenti particolari dell’anno, trasmettono l’insegnamento delle parole e dei segni ad altre donne più giovani.

“Le segnatrici” è un thriller raffinato fatto di luci e di ombre, di cupi paesaggi e gotiche presenze che si palesano, è il risveglio di antichi demoni, una danza di superstizione e scienza. Il romanzo ha un fascino che conquista, spaventa, sorprende, fa riflettere e sicuramente non lascia indifferente il lettore.

“Le segnatrici” è un romanzo dall’incipit che cattura e apre le porte a una vicenda misteriosa e dal fascino senza tempo. Il bene e il male si mostrano come facce della stessa medaglia, si contrappongono e si rincorrono con la fluidità che caratterizza un buon thriller. C’è suspense, domande irrisolte, sensi di colpa e si percepisce la presenza di oscure forze. Leggendo il romanzo mi sono sentita partecipe della vicenda come se la stessi vivendo in prima persona. L’atmosfera di mistero che caratterizza la storia contribuisce a tenere il lettore incollato alle pagine per scoprire cosa succederà. La suggestione del bosco, “immobile, nero, attento”, mi ha coinvolta. È come se un’energia profonda leghi uomini e natura. L’ambientazione silvestre diventa uno spazio dove i confini del reale si addentrano nel fantastico costringendoti ad abbandonare le certezze per entrare nelle terre dell’ignoto. Custode dei segreti vi svelerà il volto del male con passaggi intrisi di bellezza nera.

Oltra alla cornice della suspense e dell’avventura, i temi affrontati sono importanti: il rapporto tra genitori e figli, la complicità nell’amicizia, l’elaborazione di una perdita, il fascino malsano del denaro. Assisterete a incontri fuori dalla norma, voci arcane per incontri onirici che sono lo specchio rovesciato di un’accusa, di una condanna, di una profonda richiesta di giustizia. La voce del tempo, la voce di chi non c’è più, la voce di un’età rubata all’innocenza sono sussurri che popolano la periferia del cuore della protagonista coinvolta, suo malgrado, in una vicenda di violenza e di rinascita. Una vicenda in cui i sentimenti sono ancora una luminosa avventura che illumina il buio del male.

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