giovedì 23 giugno 2016

RECENSIONE | "Nel nome di mio padre" di Viveca Sten

Buongiorno, carissimi lettori :) Il mio interesse per “il giallo scandinavo” continua ad aumentare. È un genere che ha ormai superato i confini nazionali per affermarsi in ogni angolo del mondo. Per questo ho molto apprezzato l’iniziativa della Casa Editrice Marsilio che ha selezionato un gruppo di autori svedesi, norvegesi e danesi, per pubblicare i loro successi editoriali dando vita a un catalogo ricco di qualità. Gli autori raccontano il lato oscuro del Nord Europa dando risalto alle inquietudini del nostro tempo affrontando temi di carattere sociale e politico. Il giallo che oggi vi presento rientra tra queste pubblicazioni.

Nel nome di mio padre
Viveca Sten (traduzione di Alessia Ferrari)

Editore: Marsilio (farfalle)
Pagine: 414   
Prezzo: € 18,50

Sinossi: In una buia sera di novembre, una ragazza di vent'anni scompare misteriosamente dalla piccola isola di Sandhamn al largo di Stoccolma, un paradiso naturale di spiagge e boschi, famoso per lo storico circolo velico e le regate, con un accogliente villaggio di case in legno che si affacciano sulle acque del Mar Baltico. La bella stagione è ormai finita, chioschi e locali sono sigillati con robusti lucchetti, e sull'isola è rimasta solo una manciata di persone, in attesa che le giornate si facciano più luminose. Dalla centrale di Nacka, l'ispettore Thomas Andreasson torna ai luoghi dell'infanzia per partecipare alle ricerche, complicate dall'infuriare di una violenta tempesta di pioggia e vento, ma è tutto inutile. Di Lina Rosén non c'è più traccia. Qualche mese dopo un gruppo di bambini, giocando nel bosco, scopre un sacco che affiora dalla neve. Contiene resti umani. Potrebbero appartenere a Lina? Anche Nora Linde in quei giorni si trova a Sandhamn con i figli. Il suo matrimonio è in crisi e lei ha bisogno di riflettere, ma i tragici eventi che scuotono l'arcipelago hanno il sopravvento. Ora sente di dover dare un contributo alle indagini, in nome dell'antica e profonda amicizia che la lega a Thomas; e in nome della sua innata curiosità di avvocato che non si accontenta di stare semplicemente a guardare. L'assassino potrebbe trovarsi ancora sull'isola e non sembrano esserci piste a cui aggrapparsi.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COPERTINA: 7

Marianne si fermò nell’ingresso: davanti alla porta c’erano scarpe sparpagliate dappertutto. D’istinto si chinò e cominciò a sistemarle, un paio accanto all’altro. Poi restò a fissare il punto in cui avrebbero dovuto esserci quelle di Lina, le Timberland chiare. Lo spazio vuoto le mise paura. Perché la figlia non era tornata a casa a dormire?
Nella piccola isola di Sandhamn, al largo di Stoccolma, scompare una ragazza di vent’anni. La polizia indaga inutilmente. L’ispettore Thomas Andreasson partecipa alle ricerche rese ancor più complicate da una tempesta di pioggia e vento. La ragazza sembra svanita nel nulla. Qualche mese dopo, nel bosco, viene trovato un sacco che affiora dalla neve. Contiene resti umani ed è inevitabile pensare che possano appartenere a Lina,la ragazza di cui non si hanno più notizie. Thomas riprende le indagini  che vedranno coinvolta anche Nora Linde, amica d’infanzia dell’ispettore. Lei, spinta dalla sua innata curiosità di avvocato, vuol  dare il suo contributo alle indagini che aprono drammatici e violenti scenari sulla piccola comunità dell’isola che nasconde sconvolgenti avvenimenti che il fluire del tempo non ha cancellato.

“Nel nome di mio padre” è un giallo svedese con delle caratteristiche che ben lo distinguono da un giallo americano. La violenza, pur presente, ha radici nella vita sociale e mostra i difficili rapporti nell’ambito familiare. La supremazia dell’uomo sulla donna è dilagante e l’esaltazione religiosa complica le cose.

La lettura di questo romanzo procede in modo fluido, l’unica difficoltà è leggere i nomi dei luoghi dalla pronuncia impossibile. L’architettura della narrazione svela una trama principale a cui si ricollegano storie avvenute sempre a Sandhamn ma in un tempo lontano. Il presente vede l’ispettore Andresson impegnato nell’indagine per l’omicidio di Lena. Dal passato, inizi del Novecento, giunge l’eco di avvenimenti drammatici segnati da una violenza consumata tra le mura domestiche. I tempi della narrazione sono lenti e danno la possibilità di godere della descrizione dei paesaggi e regalano ai personaggi una dimensione umana. Manca il ritmo adrenalinico dei thriller e non troverete scie di sangue anche se, nella seconda parte del romanzo, il ritrovamento del cadavere offre una scena del crimine da brivido. I capitoli alternano il racconto delle micro storie che sembrano rubarsi la scena a vicenda per poi confluire nel finale prevedibile ma di grande effetto. Leggendo questo giallo mi sono lasciata coinvolgere maggiormente dalla storia di Gottfrid e di suo figlio Thorwald. Un rapporto di odio profondo fomentato dal fervore religioso. Un rancore da cui nasce un giuramento, una promessa di vendetta. Quando il passato irrompe con irruenza nel presente, la situazione precipita scoprendo il lato buio di alcuni personaggi. Ho apprezzato la scelta della scrittrice di dar voce a figure di persone normali con problemi normali: il lavoro, la famiglia, i figli, il difficile rapporto tra coniugi. In questo romanzo non ci sono eroi e superpoliziotti.

Nel complesso Il romanzo si è rivelato un’ottima lettura che mi ha permesso di conoscere luoghi lontani che non ho mai visitato. Curiosando ho scoperto che dai libri della Sten è stata tratta la serie tv “Omicidi a Sandhamn” trasmessa in Italia dall’emittente televisiva Giallo. Se siete curiosi e volete ulteriori informazioni sui giallisti scandinavi vi consiglio di visitare il sito GialloSvezia.

1 commento:

  1. Ho appena comprato il libro in versione digitale! dell'autrice ho letto un altro titolo, qualche mese fa, sempre della serie ambientata a Sandhamm; i personaggi mi sono piaciuti e anche l'atmosfera, il giallo in sé lo ricordo un po' fiacco, ma questo promette molto di più!
    grazie dell'ottima recensione, che mi rincuora!

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