I Manoscritti del Destino
La Guerra degli Elementi
Veronika Santiago
Saga: La Guerra degli Elementi
#1 Gli Eredi di Atlas [recensione]
#2 Il Varco dell'Apocalisse [recensione]
#1 Gli Eredi di Atlas [recensione]
#2 Il Varco dell'Apocalisse [recensione]
#3 La Tempesta Del Tempo [recensione]
#4 I Manoscritti del Destino
Data di pubblicazione: Giugno 2016
Genere: Fantasy, Urban Fantasy
Editore: YouCanPrint
Pagine: 390
Genere: Fantasy, Urban Fantasy
Editore: YouCanPrint
Pagine: 390
(disponibile nei maggio store entro fine giugno)
Sinossi
Per gli Eredi di Atlas un’intera vita è trascorsa in una sola notte: la seconda linea temporale corrotta creata dall’Eletto è stata annullata ma non tutti sono riusciti a tornare indenni dalla SacraScozia e la minaccia rappresentata da Desmond e la Guida grava ancora su OgniDove e su tutto il pianeta.Mentre Dominique e gli abitanti dell’isola cercano di trovare alleati in vista dello scontro imminente, gli Eredi seguiranno le orme dell’ultimo Custode di Atlas alla ricerca dell’unica arma in grado di battere il nemico: i Manoscritti del Destino. Gli antichi volumi tuttavia si riveleranno saturi di potere ma anche colmi di insidie e inganni.
Il piano della Guida, ordito per anni nell’ombra, si paleserà nella sua crudele perfezione costringendo gli Eredi ad abbandonare OgniDove per avere salva la vita e riacquisire il perduto dominio sugli elementi. Ma arrendersi non è un’opzione e gli Eredi scenderanno in campo nell’ultima decisiva battaglia quando la creatura fatta d’oscurità solcherà i cieli e i segreti del passato porteranno il mondo a un passo dall’avverarsi della Profezia.
Saresti disposto ad accettare un patto oscuro
per realizzare ogni tuo desiderio?
Rinunceresti al potere assoluto se capissi
che la magia allo stato puro non ha morale?
E se l’arma in grado di sconfiggere gli incanti più potenti
fosse celata nell’anima di ogni essere umano?
PROLOGO
Sono l’ultimo Custode di Atlas. Calpesto una terra estranea, un suolo inospitale e arido che sfianca i sensi e grava sul cuore. Il dominio sul Fuoco concessomi anni or sono sta svanendo e non riesco a utilizzare la potestà del mio elemento per dissolvermi tra le fiamme. Devo camminare: un’azione quasi banale, davanti alla quale da troppo tempo non avevo più la necessità di abbassarmi. Non sono più un re, ho distrutto il mio regno: non meritavo uno scranno nel consiglio.
Dinanzi a me, sotto un cielo privo di nuvole, si estendono vastità di sabbia senza fine, sfocate dal riverbero di una luce impietosa. L’aria, torrida e densa, è faticosa da respirare e non rinfranca. I passi affondano tra infiniti, minuscoli grani e la sete in breve tempo mi raschia la gola. Una speranza si materializza all’orizzonte, ma forse è solo un miraggio: costruzioni triangolari e spoglie, lambite da un verde acceso, il colore della Sacerdotessa che mi ha salvato l’anima. Non credo sia reale, tuttavia non ho altra scelta se non camminare. Ho una promessa da mantenere.
Il mio mantello è tornato ad essere solo un pezzo di stoffa cremisi. La scintilla del Fuoco è salva, ma non sono abituato ad esistere senza le fiamme nelle vene. Cosa sono ora, senza il potere elementale che mi ha reso il più grande sovrano della storia del mondo? I Manoscritti pulsano deboli, stretti al mio petto, anche loro alieni alla realtà circostante. Chi sono senza un regno da governare? Chi sono ora che ho ucciso l’amore? Sono solo un uomo comune, benedetto dal perdono, con uno scopo preciso nella vita che mi rimane: celare il Destino agli angoli del mondo. Io sono l’ultimo Custode di Atlas.
Duncan aveva sete. Forse era solo la suggestione di quel sogno desertico, ciò nonostante fu proprio l’arsura a riportarlo nel mondo di veglia. Ma in quale realtà stava riaprendo gli occhi? Le lenzuola erano un viluppo di seta, il materasso comodo e confortevole. Si tirò su dal letto e corse alla finestra per tirare le tende, in cerca di conferme. StoneWall era inviolata. Ce l’avevano fatta: erano tornati alla loro vita.
Ripensò per un attimo agli ultimi momenti trascorsi in SacraScozia e subito riaffiorò il ricordo del dolore provato. Duncan strinse la mano sulla tenda di broccato e allontanò quella sensazione, sradicandola a forza dalla memoria. Aveva perso qualcosa d’importante, anzi, qualcuno l’aveva strappato via da lui con violenza e senza il suo consenso. Ma nonostante l’idea lo irritasse oltremodo, si sentiva più leggero.
Dinanzi a me, sotto un cielo privo di nuvole, si estendono vastità di sabbia senza fine, sfocate dal riverbero di una luce impietosa. L’aria, torrida e densa, è faticosa da respirare e non rinfranca. I passi affondano tra infiniti, minuscoli grani e la sete in breve tempo mi raschia la gola. Una speranza si materializza all’orizzonte, ma forse è solo un miraggio: costruzioni triangolari e spoglie, lambite da un verde acceso, il colore della Sacerdotessa che mi ha salvato l’anima. Non credo sia reale, tuttavia non ho altra scelta se non camminare. Ho una promessa da mantenere.
Il mio mantello è tornato ad essere solo un pezzo di stoffa cremisi. La scintilla del Fuoco è salva, ma non sono abituato ad esistere senza le fiamme nelle vene. Cosa sono ora, senza il potere elementale che mi ha reso il più grande sovrano della storia del mondo? I Manoscritti pulsano deboli, stretti al mio petto, anche loro alieni alla realtà circostante. Chi sono senza un regno da governare? Chi sono ora che ho ucciso l’amore? Sono solo un uomo comune, benedetto dal perdono, con uno scopo preciso nella vita che mi rimane: celare il Destino agli angoli del mondo. Io sono l’ultimo Custode di Atlas.
Duncan aveva sete. Forse era solo la suggestione di quel sogno desertico, ciò nonostante fu proprio l’arsura a riportarlo nel mondo di veglia. Ma in quale realtà stava riaprendo gli occhi? Le lenzuola erano un viluppo di seta, il materasso comodo e confortevole. Si tirò su dal letto e corse alla finestra per tirare le tende, in cerca di conferme. StoneWall era inviolata. Ce l’avevano fatta: erano tornati alla loro vita.
Ripensò per un attimo agli ultimi momenti trascorsi in SacraScozia e subito riaffiorò il ricordo del dolore provato. Duncan strinse la mano sulla tenda di broccato e allontanò quella sensazione, sradicandola a forza dalla memoria. Aveva perso qualcosa d’importante, anzi, qualcuno l’aveva strappato via da lui con violenza e senza il suo consenso. Ma nonostante l’idea lo irritasse oltremodo, si sentiva più leggero.
Sembra una saga molto avvincente!
RispondiEliminaE' una saga avvincente che evolve nella spirale del tempo e cresce nei meandri dell'animo umano :)
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