"Greco
cerca greca" (Adelphi) è un romanzo dello scrittore svizzero
Friedrich Durrenmatt. Pubblicato originariamente nel 1955, la prima edizione
italiana è del 1963 grazie a Feltrinelli, ora Adelphi lo ripropone in una nuova
traduzione italiana a opera di Margherita Belardetti.
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![]() STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7 |
Pagine: 141
Arnolph Archilochos, sottocontabile in un’azienda che produce mitragliatrici e cannoni atomici, è pingue, occhialuto, inibito. Nulla che lasci intuire le sue remote origini greche. La sua mesta esistenza è puntellata da valori inscalfibili, incarnati da un pantheon personale che include il presidente della Repubblica, il capo spirituale della setta cui è affiliato e l’industriale Petit-Paysan per cui lavora. Un uomo ligio e insignificante, insomma. Una mezza calzetta, secondo alcuni. Almeno fino a quando Archilochos non decide di pubblicare un laconico annuncio, «Greco cerca greca», che – si augura – gli consentirà di trovare moglie e insieme di riannodare i rapporti con la radiosa patria che non ha mai conosciuto. E l’impensabile accade. La giovane donna che si presenta a lui, Chloé Saloniki, non solo è abbagliante di bellezza ed eleganza, ma trasforma di colpo il timido contabile in un uomo facoltoso, potente, ossequiato – fulcro di un consesso sociale che lo aveva sino allora ignorato e calpestato. Quando finalmente Archilochos scoprirà le ragioni di questa miracolosa metamorfosi, il sistema «consolidato, puntuale, etico, gerarchico» che lo sorreggeva andrà in pezzi. E non meno sbalorditivi saranno i successivi sviluppi. Il mondo che questa favola incantevole e feroce raffigura – il nostro mondo – è del resto non meno assurdo che allarmante, e il sarcasmo incendiario di Dürrenmatt incenerisce tutto nel ridicolo: falso decoro borghese e conformismo religioso, impostura politica e aneliti rivoluzionari, rigorismo morale e paternalismo imprenditoriale. Tutto tranne forse l’amore – l’amore che non teme la verità.
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Arnolph Archilochos di origine greca, era un pio sottocontabile in un'azienda che produceva mitragliatrici e cannoni atomici. L'uomo era pingue, occhialuto e inibito. Aveva una sua nobile visione della vita basata sulla solidità mentale che egli traduceva nel quotidiano: non beveva alcolici ma latte, non fumava, non mangiava carne, non bestemmiava e non aspirava alla ricchezza. Il suo era un mondo consolidato, etico e gerarchico. In questo sistema etico del mondo, puntellato da valori inscalfibili, troneggiava al primo posto il presidente della Repubblica, uomo sobrio, un filosofo, in realtà un santo. Al secondo posto figurava il vescovo Moser, capo spirituale di una setta un po' stravagante e oscura. In terza posizione c'era l'industriale Petit-Paysan per cui lavorava.
Arnolph era quindi un uomo ligio e insignificante, si considerava un buon cristiano, di una improbabile setta, dalla grande moralità. Pur lavorando viveva in una fetida stamberga e donava buona parte del suo stipendio alla famiglia scroccona di suo fratello Bibi.
Un giorno Archilochos decide di pubblicare un laconico annuncio, "Greco cerca greca", per cercar moglie e insieme riannodare i rapporti con la radiosa patria che non ha mai conosciuto. La sua famiglia era emigrata sin dai tempi di Carlo il Temerario, ma lui sentiva di appartenere ancora all'antica terra degli Elleni.
La giovane donna che si presenta a lui, Chloé Saloniki, è una favola pura di bellezza e di grazia. É una creatura di lussuosa eleganza, anche lei di origine greca. La donna, che sembra non accorgersi di tutti i difetti fisici che caratterizzano Archilochos, si innamora dell'uomo e accetta di sposarlo con relativa luna di miele in Grecia. Da quel momento il timido contabile si trasforma, grazie alla presenza di Chloé, in un uomo facoltoso, potente e ossequiato da tutti. In pochi giorni si trova ad esser promosso direttore generale della Petit-Paysan, amico del Presidente della Repubblica, collaboratore del Vescovo, console onorario degli Stati Uniti, dottore honoris causa in medicina. Improvvisamente tutti lo salutano e si dichiarano suoi amici. Archilochos diventa il fulcro di un consenso sociale che lo aveva sino allora ignorato e calpestato.
Il motivo per cui è stato promosso direttore è lei che deve saperlo, non io, e se lei non lo sa, non indaghi. É meglio così. Mi dia retta.
Quando finalmente l'uomo scoprirà le ragioni di questa miracolosa metamorfosi, il sistema "consolidato, etico, puntuale, gerarchico" che lo sorreggeva andrà in pezzi.
Ora appare evidente la falsità delle gerarchie sociali, la moralità tutta scena dei potenti, la meschinità delle masse. Archilochos, un signor nessuno, approfitta subito della sua nuova situazione. Acquista abiti firmati, si sposta in taxi, prende una suite al Ritz. Tuttavia diventa preda di questa insperata fortuna, è pervaso da una sottile angoscia e diventa vittima di un mondo assurdo ma trova nell'amore la forza per risorgere. Il mondo ora appare più reale, caratterizzato da una generalizzata indifferenza morale. Tutto è imprevedibile e inspiegabile.
Eppure tra ipocrisie, sottomissioni e violenza, fa capolino una speranza che si chiama "amore". Il male è sempre presente, ma c'è sempre la speranza dell'amore tra gli esseri umani che può dar vita a un miracolo. Per condannare il male c'è la giustizia. Per correggerlo c'è la speranza. Solo l'amore può rappresentare un'ancora di salvezza.
"Greco cerca greca" è un romanzo breve, una favola feroce che raffigura la nostra società. Durrenmatt, con sarcasmo, fa a pezzi il falso decoro borghese, il conformismo religioso, la politica, il rigore morale, il mondo idealizzato. Tutto viene demolito, tutto tranne forse l'amore che non ha paura di nulla e non teme la verità.
"Greco cerca greca" è stata una lettura veloce e interessante, divertente nell'indagare l'etica dei benpensanti pervasa d'ipocrisia. Credere nella moralità del mondo è impensabile e deleterio quanto il credere che il mondo sia dominato dal male. Le persone spesso fingono di fare del bene in pubblico poi, nel privato, considerano "il bene" inutile e sconveniente. I personaggi, spinti all'eccesso, si muovono tra svolte e ribaltamenti improvvisi.
Non c'è niente di più difficile, lo so. Il mondo è spaventoso e privo di senso. La speranza che ci sia un senso dietro l'assurdo, dietro tutte queste cose spaventose, la conservano solo quelli che, nonostante tutto, amano.
Alla fine il protagonista godrà di una gloria immeritata ottenuta per una macchinazione del caso, ma soprattutto comprenderà che è compito del buon cittadino fingere di credere nella morale senza sentirsi obbligato a metterla in pratica. La vita pubblica si basa sulla menzogna che assolve i vizi nel privato. L'amore è la bussola da seguire, il tracciato da percorrere per sopravvivere in una società con una generalizzata indifferenza morale.
L'amore può cambiare il volto di ogni cosa, è una goccia di speranza in un mondo di veleni. Sarà proprio così?
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