“Le donne non si toccano nemmeno con un fiore”
Quante volte ho sentito questa frase. Quante volte ho pensato che non c’era
bisogno di dirlo, il rispetto tra esseri viventi implica l’abolizione della
violenza. Come mi sbagliavo! Ancor oggi la violenza sulle donne è un cancro con
metastasi in tutto il pianeta. I medici sono concordi nell’affermare che le
neoplasie sono il risultato dell’interazione di più cause, trovare il
“colpevole” è estremamente difficile. Per il “cancro violenza” non è così: il
colpevole è l’Uomo.
Le cronache ci riportano quotidianamente casi di
violenza domestica sulle donne. Chi esercita violenza ha un unico obiettivo:
porre la sua vittima in uno stato di sudditanza per sentirsi potente ed
esercitare un totale controllo sulla vittima.
Chi subisce maltrattamenti tende a non reagire, si
chiude nel suo dolore, non ha alcuna stima di sé, si isola e non chiede aiuto.
Milioni di donne subiscono abusi di ogni tipo, la
paura blocca la mente e si entra in un circolo vizioso in cui ci si auto
convince di meritare quelle violenze, la rassegnazione piega la volontà di
ribellione ma..
Per fortuna c’è, a volte, un atto di ribellione a
una vita che vita non è.
“L’ultimo giro di valzer” di Maria Acciaro
è la storia di una ribellione, anzi è la
storia di cinque donne che imparano a dire no.
I loro nomi sono: Giovanna,
Franca, Alessia, Roberta, Matilde.
Genere: Romanzo
Editore: Autopubblicato su Amazon
Collana: indies g&a
Pagine: 126 p.
Prezzo: € 3,99
Trama: Paura, vergogna, ansia, rassegnazione, imbarazzo, disgusto,
disperazione, furia, impotenza, rancore, solitudine. Sono questi alcuni
dei sentimenti che provano Giovanna, Franca, Alessia, Roberta e Matilde.
Cinque donne completamente diverse tra loro ma accomunate da un solo
destino, un destino fatto di maltrattamenti e abusi per mano dei loro
uomini, padri o mariti che siano. Questa è la sostanza della loro vita.
Il resto è puro contorno. Tutte loro, la sera, quando vanno a letto, chi
col pigiama di seta, chi di flanella, tutte si ritrovano col corpo
dolorante e l'animo avvilito. Umiliate. Tutte. Consapevoli che nessuno,
neppure la legge, può veramente sottrarle a quell'inferno, le cinque
donne decidono di stringere un patto, di siglare un CONTRATTO, per
trasformarsi da vittime ad artefici del loro stesso destino.
Sullo sfondo di una Milano grigia e indifferente, Maria Acciaro mette in scena una vicenda di sopraffazione e violenze, raccontando il difficile e doloroso percorso di cinque donne verso la libertà e il riscatto. Cinque donne vittime di una violenza di matrice patriarcale, con qualcosa di arcaico e fisico e, perciò, anche più brutale, subita per troppo tempo con rassegnazione o fatalismo. Cinque eroine dei nostri giorni troppo vere per non condividerne la sofferenza e lo spirito di vendetta.
"L'ultimo giro di valzer", nella sua crudezza, tocca un tema di scottante attualità senza volerlo drammatizzare né spettacolarizzare.
Sullo sfondo di una Milano grigia e indifferente, Maria Acciaro mette in scena una vicenda di sopraffazione e violenze, raccontando il difficile e doloroso percorso di cinque donne verso la libertà e il riscatto. Cinque donne vittime di una violenza di matrice patriarcale, con qualcosa di arcaico e fisico e, perciò, anche più brutale, subita per troppo tempo con rassegnazione o fatalismo. Cinque eroine dei nostri giorni troppo vere per non condividerne la sofferenza e lo spirito di vendetta.
"L'ultimo giro di valzer", nella sua crudezza, tocca un tema di scottante attualità senza volerlo drammatizzare né spettacolarizzare.
STILE: 7
STORIA: 8
COPERTINA: 7
“E Lisistrata disse: Stenderete tutte le mani
sulla coppa, e una di voi ripeterà le mie parole, poi tutte confermerete e
giurerete: Nessun uomo, né amante né marito…”
Questo breve romanzo è il racconto di un
risveglio, è il desiderio di un riscatto, è la voglia di vivere. La scrittrice
senza giri di parole ma con un fare diretto, ci conduce attraverso il dolore
che marchia a fuoco la vita di cinque donne. Queste donne sono l’ elemento
debole di coppie devastate e devastanti.
Giovanna e
l’ingegnere: quando la maschera del perbenismo sociale viene indossata per
celare il vero volto, il doppio ruolo in società diventa un perfetto mimetismo.
L’ingegnere è un uomo adorabile e perfetto con gli altri ma si trasforma in un
essere perverso e violento in famiglia.
Franca e il vecchio: Padre cinico e crudele che
usa “la parola” e “la violenza fisica e sessuale” per sottomettere la famiglia.
Alessia e l’ubriacone: marito alcolista con la
mente devastata dall’abuso di alcol.
Roberta e il professore: ancora un marito violento
e una moglie succube.
Matilde e il golfista: moglie che si sente in
colpa per un suo sbaglio e che accetta in silenzio, come punizione, le violenze
del marito.
Queste donne sono unite da un unico destino:
subire maltrattamenti e abusi da parte degli uomini. Che siano padri, mariti,
compagni, non ha importanza.
“Questa è la sostanza della loro vita”
In una Milano indifferente queste donne così
diverse per appartenenza sociale ma unite dall’indossare un’unica maschera di
dolore, decidono di affrontare insieme i loro problemi. Abusi fisici,
psicologici e sessuali diventano elementi comuni di vite vissute come “capri
espiatori”, responsabili di tutte le difficoltà. Chi si sente ripetere
continuamente di “essere una nullità” finirà per credere che queste parole
corrispondano a verità. La volontà viene annullata e liberarsi dal giogo della
schiavitù psicologica diventa quasi impossibile. Le nostre protagoniste hanno
provato a difendersi, ma qualunque tentativo si è rivelato un boomerang: le
aggressioni verbali e fisiche sono aumentate.
Quindi cosa fare quando tutti voltano la faccia
per non vedere? Quando le sabbie mobili della violenza ti afferrano
trascinandoti sempre più giù? Se ribellarsi da sole diventa un’impresa ardua,
forse l’unione può rendere possibile ciò che altrimenti rimarrebbe una chimera.
Cosa? Ritornare a essere persone libere!
“Infine tutte avevano capito che, o padri o mariti,
le violenze e il conseguente odio erano il comune denominatore che le univa e
le faceva sorelle pur nella loro diversità indiscutibile”.
L’odio per i loro carnefici porta, le nostre coraggiose protagoniste, a
formare un gruppo molto particolare, un gruppo di auto-aiuto. Finalmente sono
libere di parlare, di esprimere liberamente i propri sentimenti, con un’
interazione del tipo faccia a faccia danno libero sfogo ai loro pensieri e
decidono di risolvere i loro problemi con un Contratto.
Cosa si è disposti a fare per riconquistare la
propria dignità, per riprendersi una vita in cui si ha il diritto di amare e di
essere amate? C’è un modo per porre fine alle sofferenze, ai maltrattamenti, ai
soprusi?
Lascio a voi scoprire in cosa consiste il
Contratto, potrete essere più o meno d’accordo con l’evolversi dei fatti ma
l’importante è ritrovare la forza per ribellarsi. Vi accorgerete che i pensieri
delle protagoniste sono di una realtà sconvolgente, fra le mura domestiche si
consumano quotidianamente drammi di vite spezzate. Quante volte si rimane
intrappolati dalla spirale di violenza che ti prende e ti stritola in un
abbraccio nato da un amore malato, quante volte si ripetono le scuse a cui
nessuno crede più : "ero soprappensiero e sono caduta dalle scale”, “ andavo di
fretta e ho sbattuto contro l’angolo della porta”, “per la mia distrazione sono
scivolata”. Si tende sempre per codardia, paura, disperazione, a ritenersi
responsabile delle violenze subite. In questo romanzo leggerete il cambiamento
di donne che hanno deciso di porre fine alle violenze subite, donne che hanno
deciso di rialzare la testa prima che sia troppo tardi. Tra le pagine di questo
libro troverete la vita vera, i drammi esistenziali di donne imprigionate tra
le sbarre della violenza. La lettura del romanzo è fluida, coinvolgente, i
ritratti psicologici dei protagonisti sono ben sviluppati. Questo libro è
destinato a uomini e donne, a tutti coloro che vogliono riflettere su una
realtà brutale, attuale e tragica. Vorrei solo precisare che comprendo il
desiderio di vendetta delle vittime ma non lo giustifico.
Nessuno
può ergersi a giustiziere anche se il pensiero di farsi giustizia da sé ha un
suo fascino perverso. Non possiamo combattere la violenza con altra violenza.
Rivolgiamo i nostri sforzi nell’educare
i nostri figli al rispetto per ogni essere vivente. Quando finalmente l’uomo
capirà che non è con la forza bruta “che si diventa potenti” solo allora
potremo cancellare dal nostro ricordo quel detto che recita:
“Le donne non si toccano nemmeno con un fiore”
l'ho letto anche io e mi ha colpito molto, perchè purtroppo di donne che vivono anni di violenza domestica se ne sente parlare tanto, è un tema che non lascia indifferenti
RispondiEliminaPurtroppo la violenza domestica è un tema ancora attuale. Trovare il coraggio per reagire ai maltrattamenti non è facile. Denunciare è l'unico modo per interrompere quel legame invisibile che unisce vittima e carnefice.
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