“La testa sul piatto” di Chiarella Ghini
è la storia
di un’evoluzione alla ricerca della propria identità. Anna e Angelica sono
sorelle gemelle che durante il loro percorso di vita si affrontano, si
giudicano, compiono scelte diverse, si allontanano. Ma al richiamo del sangue
non si può resistere, un vincolo di nascita è per sempre.
Genere: Romanzo
Editore: Autopubblicato su Amazon
Collana: indies g&a
Pagine: 221 p.
Prezzo: € 4,99
Trama: Fin da piccola Angelica considera anomala la sua famiglia. Genitori
anziani e poco affettuosi, un fratello maggiore di dieci anni, che
sceglierà di trasferirsi dall'altra parte del mondo. E poi c’è lei,
Anna, la sorella gemella, diversa nell'apparenza, nelle aspirazioni e
nel destino. L'approccio a vite difformi conferma e approfondisce la
distanza, che le gemelle riscontrano non solo fra di loro, ma anche fra
le persone che con loro condividono il cammino.
Le donne imboccano strade differenti, si lasciano andare senza vera
scelta a esistenze contrastanti, si giudicano, si affrontano, si
allontanano.
Eppure, loro malgrado, si ritrovano, attratte dal vincolo di nascita, il quale, anche se non compatta, lega per sempre.
Anna e Angelica sono due sorelle gemelle uguali
per nascita ma con destini diversi. La loro infanzia non è facile. Il padre
muore nel giorno in cui le bambine compiono nove anni, la mamma è chiusa a
riccio nel suo perbenismo, non esterna mai alcun tipo di sentimento.
“Si esprimeva tramite gli occhi…due noci scure
colme di diffidenza”
Poi c’è Guido, il figlio maschio, in cui sono
riposte le speranze della famiglia. Speranze che andranno in frantumi quando
egli deciderà di diventare sacerdote e partire come missionario per l’India. Senza punti di riferimento le due fanciulle
manifestano subito un diverso modo di confrontarsi con la realtà. Ogni
tentativo di richiamare l’attenzione materna fallisce miseramente ponendo le
basi per una insicurezza cronica che sarà una costante nelle loro vite. Nel
lungo e delicato percorso di crescita le nostre protagoniste evidenziano subito
le loro diversità.
Anna rifugge dagli attriti della vita famigliare, non ama perdersi nel lato negativo delle cose.
Anna rifugge dagli attriti della vita famigliare, non ama perdersi nel lato negativo delle cose.
”Ama la bellezza della luce tra
le foglie e non lo squallore delle stanze”.
“Se la realtà non è come vuoi, inventala con
l’immaginazione”.
“Finché abbiamo la
fantasia, nessuno può essere solo”.
Anche Angelica è afflitta da insicurezza cronica,
il suo modo d’essere si basa sulla buona educazione, alla ricerca
dell’approvazione negli occhi dei famigliari. Anche lei si rifugia nel dolore:
le piccole cicatrici, all’interno dei suoi arti superiori e inferiori, sono la
muta testimonianza di un’identità nascosta. Bisogna lottare contro i desideri,
contro le illusioni: l’insoddisfazione è la sua compagna di vita.
“E’ un circolo vizioso quello delle mancanze,
delle aspirazioni, delle illusioni e quindi della paura di non farcela che può
portare al panico”.
Eccole, quindi, le sorelle emblema di una
fragilità frutto di un’educazione a senso unico. Anna e Angelica insieme ma
divise in un rincorrersi e ritrovarsi in un perdersi continuo tra pregiudizi e
delusioni.
Il finale del libro, imprevedibile e coinvolgente,
offre una possibilità di riscatto.
Forse, in fondo, i sogni possono diventare realtà!
Forse, in fondo, i sogni possono diventare realtà!
Questo libro si è rivelato, fin dalle prime
pagine, una lettura molto impegnativa. Ogni pagina, scritta con un registro
medio alto, richiede la totale concentrazione di chi legge. Le riflessioni
continue abbracciano tutta l’esistenza delle protagoniste, sono punti di
riflessione mai soluzioni. Molte cose vengono appena accennate, quasi
sussurrate per dar modo al lettore di metabolizzare e rielaborare una storia in
continua evoluzione.
La scrittrice crea un “ritratto di famiglia” statico e dinamico allo stesso tempo. Una madre prigioniera delle convenzioni impartisce un’educazione rigida, fredda, non c’è posto per l’amore. Ogni emozione, anche la più violenta, viene mascherata da un’impassibilità che sgretola le montagne. Senza un punto di riferimento, senza scambi emozionali, senza interessi da condividere è difficile,se non impossibile, crescere con “la voglia di conquistare il mondo”. La società con le sue leggi non scritte delega la donna a un ruolo secondario mai da protagonista. Anna e Angelica, con le loro vite “sussurrate” riusciranno a districare l’ingarbugliata matassa del “vivere” ? A volte succede di trovare “se stessi” nelle circostante meno prevedibili della vita. Attraverso “l’amore per i più deboli”, attraverso “due occhi ingenui e disperati”, attraverso “un gesto affettuoso e mai banale”, attraverso “un cuore finalmente libero e capace d’amare”.
La scrittrice crea un “ritratto di famiglia” statico e dinamico allo stesso tempo. Una madre prigioniera delle convenzioni impartisce un’educazione rigida, fredda, non c’è posto per l’amore. Ogni emozione, anche la più violenta, viene mascherata da un’impassibilità che sgretola le montagne. Senza un punto di riferimento, senza scambi emozionali, senza interessi da condividere è difficile,se non impossibile, crescere con “la voglia di conquistare il mondo”. La società con le sue leggi non scritte delega la donna a un ruolo secondario mai da protagonista. Anna e Angelica, con le loro vite “sussurrate” riusciranno a districare l’ingarbugliata matassa del “vivere” ? A volte succede di trovare “se stessi” nelle circostante meno prevedibili della vita. Attraverso “l’amore per i più deboli”, attraverso “due occhi ingenui e disperati”, attraverso “un gesto affettuoso e mai banale”, attraverso “un cuore finalmente libero e capace d’amare”.
“La testa sul piatto” è un libro impegnativo,
scritto bene, in alcuni punti l’andamento della storia è lento ma mai banale.
Nel finale l’azione diventa più incisiva e imprevedibile. Alcuni passaggi si
perdono tra i meandri di riflessioni che non forniscono mai delle risposte. Mi
sarebbe piaciuto leggere qualcosa in più sulla famiglia d’origine, sui
tentativi delle ragazze di richiamare l’attenzione della madre, anche il
rapporto con Guido meritava un maggior approfondimento. Nel complesso il
romanzo è una buona prova d’esordio per una scrittrice che ama analizzare e
riflettere ogni aspetto della vita.
Ciao! C'è un premio per te sul mio blog:
RispondiEliminahttp://miriam-mastrovito.blogspot.it/2014/03/secondo-premio-liebster-award.html
Grazie, mi piace immensamente ricevere dei premi:)
Eliminae c'è anche il mio tag...!
RispondiEliminahttp://chicchidipensieri.blogspot.it/2014/03/book-cake-tag.html
allora, l'ho letto e credo anche io sia "impegnativo", per lo stile ed il linguaggio e anche per i personaggi femminili, che però non mi hanno molto coinvolta; è come se mancasse il sentimento; scritto bene, per carità, ma non mi è entrato nel cuore, ecco...
Che bello!I tag mi piacciono molto:) Sei davvero molto gentile ad aver pensato al mio blog!
Elimina"La testa sul piatto" è una continua riflessione che analizza i vari aspetti della vita, i sentimenti sono nascosti sotto "il dover apparire" in un certo modo come conseguenza di un'educazione povera di coinvolgimento emotivo.