Buon mercoledì cari lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo breve ma intenso:
“Il Grattacielo” di Francesco Capasso.
L’autore, giovanissimo, al suo secondo lavoro,
dopo “Il Silenzio Profanato”, pone all’inizio di questa storia una Premessa in
cui illustra il suo pensiero sull’autopubblicazione. Egli definisce il self
publishing una possibilità, per
l’autore, di pubblicare la sua opera senza l’intermediazione di un editore
tradizionale. Capasso non considera questa pratica un mezzo per evitare i “no”
delle case editrici ma una libera scelta per far conoscere la propria opera.
Il grattacielo
Autore: Francesco Capasso
Genere: Romanzo
Editore: Autopubblicato su Amazon
Pagine: 43 p.
Prezzo: € 0,89
Trovarsi in un grattacielo e perdersi tra i suoi piani. Seguire
l’impulso di salire sempre più su, anche se si sta cercando la via di
ritorno. Intraprendere un viaggio in verticale tra personaggi surreali:
l’uomo uccello, il collega della morte e tanti altri, mentre il mondo
caotico della città si allontana, è sempre più in basso, e noi sempre
più immersi nel cielo, che è lo specchio del mare della nostra
coscienza.
“Il Grattacielo” è un racconto fantastico-allegorico che
rappresenta una riflessione sulla vita. E’ il riflesso di un viaggio
introspettivo con l’incontro di personaggi allegorici. Il protagonista è un
uomo, Gabriel, che deve pagare una multa per eccesso di velocità. L’Ufficio
Pagamenti è sito in un grattacielo. Gabriel non sa l’esatta ubicazione
dell’ufficio e inizia la ricerca salendo un piano dopo l’altro. Ben presto si
accorge che le scale, al suo passaggio, svaniscono. Non può tornare indietro ma
salire sempre più su. Durante questa salita, Gabriel incontra dei personaggi
molto suggestivi che portano il lettore a una riflessione verso un’analisi
morale e psicologica del testo. L’Uomo Uccello, Il Collega della Morte,
L’Inventore, sono alcuni coprotagonisti di questa ascesa. Ho trovato
interessante la personificazione di due creature che riflettono i mille
problemi esistenziali dell’uomo.
Al 96° Piano incontriamo “L’Uomo Invisibile”:
“Devi saper che io sono uno scrittore…Fin quando
fui fanciullo, per me fu solo diletto…Poi da adulto sentii l’esigenza di
pubblicare. Di rendere noto a tutti quello che mi passava per la mente.
Cominciai a girare in cerca di editori. Fu allora che divenni invisibile”
Al 98° Piano c’è “L’Invalido”:
“Non credevo che sarebbe finita così quando ho iniziato. No, non lo credevo. Ero giovane, ero forte, non avevo pensieri o preoccupazioni. E mi dissi: OK, lo faccio, che sarà mai. Presi un coltello e ne staccai un pezzo. Cominciai dal quinto dito del piede. Lo tagliai e lo mangiai”
“Non credevo che sarebbe finita così quando ho iniziato. No, non lo credevo. Ero giovane, ero forte, non avevo pensieri o preoccupazioni. E mi dissi: OK, lo faccio, che sarà mai. Presi un coltello e ne staccai un pezzo. Cominciai dal quinto dito del piede. Lo tagliai e lo mangiai”
Gabriel è sempre più angosciato, sente la
necessità di tornare indietro, ma non può.
All’ultimo piano si verifica l’incontro più importante che lascio a voi il piacere di scoprire.
All’ultimo piano si verifica l’incontro più importante che lascio a voi il piacere di scoprire.
In questo breve romanzo idee e apparenze, realtà
vera e il suo riflesso nell’immaginario, si mescolano creando una cornice
inquietante. La salita propone varie riflessioni, ogni incontro può essere
interpretato secondo la sensibilità del lettore. Una cosa è chiara: l’uomo non
può vivere isolato, lontano dalle persone che ama con cui ha creato una
quotidianità fatta di semplici gesti che lo rendono sicuro perché simbolo delle proprie radici . L’io è,
a volte, un elemento difficile da conoscere. Tuttavia è la conoscenza di sé che
rappresenta il punto di partenza per creare un rapporto con gli altri. Gabriel non si cura molto dei personaggi
emblematici che incontra forse perché deve tornare a essere generoso con se
stesso prima di poterlo essere anche con gli altri.
Ho letto questo breve racconto con interesse,
avrei voluto un maggior approfondimento delle tematiche affrontate in punta di
piede. Le figure rappresentate con un po’ di follia e realtà, sono fonte di
riflessione ma il romanzo è pervaso dalla “fretta di concludere”. Buona
l’abilità narrativa. Peccato per i molti refusi. Tuttavia questo racconto, di
62 pagine, è una piacevole lettura! Lo consiglio a tutti coloro a cui piace
cercare una morale tra le parole, a coloro che riescono ad affrontare la vita a
viso duro. Il percorso pluritematico è un guardasi allo specchio per meditare e
per alzare gli occhi verso il cielo che inevitabilmente riflette il nostro vero
“io”.
un racconto piacevole, son d'accordo; ho provato l'angoscia insieme al protagonista :D
RispondiEliminaMi piacerebbe leggere altre opere di questo giovane scrittore:)
EliminaMolto interessante. Lo sai che amo i racconti pieni di metafore e di significato. Angosciante e bellissima l'allegoria dello scrittore diventato invisibile perché pubblicato.
RispondiEliminaAl momento ho parecchio da leggere, ma visto che questo è breve ci farò un pensiero.
Il racconto si legge speditamente in poco tempo offrendo vari temi di riflessione:)
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