Dopo "Io sono la bestia" e "Lei che non tocca mai terra" (entrambi editi da NNE), Andrea Donaera torna con "La colpa è mia", romanzo edito da Bompiani. È la storia di una coppia che deve affrontare un momento tragico: una grave diagnosi travolge i sogni di chi, pur in coppia, si sente solo e non riesce ad arginare l'impetuoso flusso di emozioni che lo investe.
"La colpa è mia" non è un libro spensierato, non vi regalerà una lettura da svago. Sarà, piuttosto, un viaggio verso il nostro lato oscuro per scandagliare la paura della perdita, il sentimento di impotenza quando sai di non poter far nulla per cambiare la situazione e ti senti inadeguato, non all'altezza del compito che ti aspetta. La perfezione non è di questo mondo e comprendere i nostri limiti è difficile, così come è difficile gestire rapporti che di sano non hanno nulla.
STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 8 |
Pagine: 192
“Certe volte quando parli sembra che tiri fuori un'altra persona,” dice Aby con inquietudine quando Bruno le confida un ricordo d'infanzia. E, come sempre, ha ragione; la sensazione di essere abitato da pensieri e pulsioni che non è capace di riconoscere si coagula per Bruno in un pensiero: “Le persone che ho attorno sanno di me molto più di quanto io saprò mai.” Quando Bruno scopre che la sua ragazza Aby morirà, morirà davvero, l'unica cosa che può fare è fingersi all'altezza della situazione, fare l'uomo. Ancora dipendente dalla generazione dei genitori e dei nonni, il cui sguardo severo lo opprime quanto l'incapacità di rendersi autonomo fino in fondo, da giornalista freelance prova a guadagnare qualche soldo calandosi nelle community degli indesiderabili, gli incel, involuntary celibates: uomini che esclusi dal gioco della seduzione fanno dell'odio per le donne la loro livorosa bandiera. Così conosce Petrus, sgradevole come i forum online dove manifesta pensieri misogini e persecutori. Eppure anche Petrus sembra sapere di Bruno qualcosa che lui non vorrebbe mai ammettere, e lo guarda come un profeta sulla soglia di un tempio, in attesa che l'adepto si decida a entrare. In una Lecce allucinata e irreale, resa aliena dal lockdown, i protagonisti di questo romanzo sono accompagnati dall'ombra anche sotto il sole più verticale eppure, abitati dal sovrumano bisogno di capire di chi sia la colpa della loro solitudine, non smettono di cercare.
Quando scopro che Aby morirà (che sarà una persona morta, ma morta davvero - e forse succederà davanti a me, succederà durante durante un giorno dei nostri e non in un domani lontano e remoto e fumoso - mentre scopro che morirà non come moriranno tutti, per tempo, no, ma sarà morta davvero tra pochi anni, forse mesi) sono davanti allo schermo macchiato e impolverato del vecchio HP per pagare l'affitto.
Se il buongiorno si vede dal mattino, allora il tema cupo di questo romanzo si comprende già dalla cover che ho trovato splendida nella sua inquietante bellezza.
Di Donaera ho già letto "Io sono la bestia", un romanzo nero che trasporta il lettore in una voragine senza fine. Il protagonista quindicenne, Michele, si suicida perché Nicole, sua compagna di scuola, l'ha rifiutato. I toni diventano ancora più tragici quando Mimì, padre di Michele e boss della Sacra Corona Riunita, vuole vendetta.
"La colpa è mia" pone al centro sempre l'amore, la morte e gli uomini che non sanno più chi sono, che non sanno il loro ruolo nella società. Uomini che hanno perso parte del loro potere ancestrale e devono confrontarsi con donne sempre più indipendenti e spesso un passo avanti a loro.
"La colpa è mia" è una storia ambientata nel Salento, a Lecce, resa aliena dal lockdown. Qui facciamo la conoscenza di Bruno ed Aby. Lui ha un lavoro precario, è un giornalista freelance, mentre la fidanzata è brillante, ama la letteratura.
Scopriamo subito che lei è malata, ha un blastoma al cervello, e le resta poco tempo da vivere. Ma la vita deve andare avanti. Lei non vuole parlare della sua malattia, vuol continuare nella sua quotidianità come se niente fosse e non è d'accordo con il padre che vorrebbe sentire altri pareri medici, fare altre visite, tentare l'impossibile per sconfiggere la malattia. Bruno è nel limbo del "dubbio" estremo, non sa come comportarsi, vorrebbe aiutare la sua Aby ma si sente inadeguato. Bruno desidera essere come Aby, ma come potrà amarla ora che non vorrebbe più essere come lei? Il ragazzo si sente assediato dai sensi di colpa, solo e inquieto. A cambiare queste sensazioni sarà Petrus, persona sgradevole come i forum online dove manifesta pensieri misogini e persecutori a cui Bruno deve fare un'intervista per il giornale con cui collabora. Petrus è membro della comunità degli incel, celibi involontari. Maschi eterosessuali che non riescono a instaurare rapporti con le donne e si sentono discriminati. Questi uomini si riuniscono in contesti digitali per scambiarsi opinioni sulla loro condizione e per ragionare sulle loro teorie sociali. I loro discorsi sono profondamente misogini e tracciano una visione lucida e completa del mondo. Una spiegazione della loro situazione è data dalla teoria "pillola rossa": gli uomini sono celibi involontari a causa di una società che mette in atto meccanismi relazionali sbagliati perché fondati sull'ingiustizia e sulla violenza psicologica. Questo ingranaggio deve essere fermato. Le donne sono diventate molto selettive, decidono loro l'uomo che può ambire a stare con loro. Se non sei bello, se non hai un ruolo sociale all'altezza delle aspettative, se non hai risorse economiche, sei fuori. A tutto ciò gli incel si oppongono: le donne moderne sono la rovina degli uomini e questi pensieri generano odio e violenza.
Come reagirà Bruno sentendo i rivoluzionari e pericolosi discorsi di Petrus? Inizierà a dubitare della sua maschera interiore e di quella esteriore? Quale sentiero sceglierà di percorrere? Petrus non ha un amore, lui un amore ce l'ha e si chiama Aby.
Aby "dai capelli strani, che si fa le camomille la sera, che studia gli autori americani, che ride a crepapelle se lui dice qualcosa di troppo serio, che sta per ore nella vasca da bagno. E che sta per morire."
Bruno non si sente uomo perché ha bisogno di affetto e protezione.
Bruno non si sente all'altezza di Aby, la ragazza ha un lavoro che le permette di guadagnare di più del fidanzato. Lui è ancora dipendente dalla nonna e dal papà di lei che paga l'affitto.
Bruno è convinto di rovinare ciò che di bello sta attorno a lui.
Bruno si vede come un mostro che non merita amore e si morde le mani.
Eppure Bruno non può vivere senza amore, non esiste e privarlo dell'amore vuol dire trasformarlo in una bestia che tramite la violenza, vorrebbe porre fine alla propria infelicità.
Non riesci a controllarti? Hai il cervello spappolato come quello di tuo padre? Allora eccoti la soluzione: morditi le mani fino a quando non ti passa, fino a quando il cervello non ricomincia a funzionarti normalmente.
L'analisi psicologica è un bisturi che Donaera usa con gran abilità per incidere gli stati d'animo più oscuri e sondare terreni inesplorati.
La colpa è mia, è del mio non poter essere un uomo, non saper essere un uomo. Perché un uomo non dovrebbe avere un così disperato bisogno di amore.
Bruno "si sente abitato da pensieri e pulsioni che non e capace di riconoscere. In lui c'è una sola certezza: Le persone che ho attorno sanno di me molto più di quanto io saprò mai."
Il libro si legge bene, il ritmo è variabile, la trama trasmette angoscia e inquietudine. È una storia crudele, a tratti acida, capace di trasformare i sogni in incubi. Quando leggo Donaera è come se il tempo si fermasse, entro in una bolla di angoscia e aspetto che il dramma si compia sotto i miei occhi. Con Donaera non si sorride ma si riflette, non si evade in un mondo sereno e accogliente ma si cammina nel luogo dell'anima provando smarrimento e paura e silenzi che parlano al nostro cuore.
Donaera ti emoziona con un linguaggio semplice ma incisivo, si procede con la sensazione di guardare il mondo attraverso un filtro di luci e ombre che mostra l'amore non come sentimento e amalgama per costruire, ma solo per rifugiarsi in attesa del risveglio del vero uomo.
È un romanzo dark in cui le donne sono viste come esseri superiori mentre gli uomini sono considerati inferiori. C'è una dualità di scontro, due corpi in collisione, ma uomini e donne sono solo creature con tanti problemi. Di chi è la colpa? Siamo tutti imperfetti, esseri fragili nel bene e nel male.
Aby a breve sarà morta per un cancro inoperabile al cervello, quindi morta davvero, qui, accanto a me, con uno come me nella sua vita. Uno come me. Addento la pelle sul dorso della mano destra. Stringo forte come non facevo da tempo.
La realtà non si può cambiare, non si può essere sempre forti e cedere è questione di un attimo. Lo stesso attimo che mi ha sconvolta nel finale. Non c'è luce in fondo al tunnel.
Ciao Aquila Reale, un romanzo cupo come la sua bellissima copertina. Una storia interessante che piacerà sicuramente agli amanti del genere.
RispondiEliminaUn abbraccio 😘
Ciao Fra, romanzo intrigante con un finale straordinario :)
EliminaIo sono la bestia mi era piaciuto davvero molto, non mi ero accorta di quest'altro romanzo di Donaera, la cui capacità di sondare l'animo umano mi intriga parecchio.
RispondiEliminagrazie aquila!
Ciao Angela, ho letto anch'io "Io sono la Bestia" e ricordo molto bene la trama brutale, il linguaggio caratterizzato dalla presenza del dialetto, i personaggi con il loro carico di violenza, odio, vendetta. Molto bello così come "La colpa è mia". Un saluto :)
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