martedì 11 luglio 2023

RECENSIONE | “Weyward” di Emilia Hart

“Weyward” di Emilia Hart, traduzione di Enrica Budetta per Fazi Editore, è un romanzo appassionante e avvincente. È la storia di tre donne appartenenti a epoche diverse ma legate da un segreto troppo pericoloso per essere rivelato. La caccia alle streghe non è mai finita. Dall’11 luglio nelle librerie per vivere insieme il mondo magico di “Weyward”.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Weyward
Emilia Hart

Editore: Fazi
Pagine: 406
Prezzo: € 20,00
Sinossi

Hanno fatto di tutto per metterci in gabbia, ma una donna Weyward sarà sempre libera e selvaggia. 

2019. Con il favore del buio della sera, la trentenne Kate fugge da Londra alla volta del Weyward Cottage, una vecchia casa di campagna ereditata da una prozia che ricorda appena. Avvolta da un giardino incolto su cui torreggia un acero secolare, la dimora la proteggerà da un uomo pericoloso. Presto, però, Kate inizierà a capire che le sue mura custodiscono un segreto molto antico. 

1942. Mentre la guerra infuria, la sedicenne Violet è ostaggio della grande e lugubre tenuta di famiglia. Vorrebbe soltanto arrampicarsi sugli alberi e poter studiare come suo fratello, ma da lei ci si aspetta tutt’altro. Un pensiero inquietante, poi, la tormenta: molti anni fa, poco dopo la sua nascita, la madre è scomparsa in circostanze mai chiarite. L’unica traccia di sé che ha lasciato è un medaglione con incisa la lettera W. 

1619. La solitaria Altha, cresciuta da una madre che le ha trasmesso il suo amore per il mondo naturale, viene accusata di stregoneria; rinchiusa nelle segrete di un castello, presto sarà processata. Un contadino del villaggio è morto dopo essere stato attaccato dalla propria mandria, e la comunità locale, coesa, ha puntato il dito contro di lei: una donna insolita. E le donne insolite fanno paura. 

Ma le Weyward appartengono alla natura. E non possono essere addomesticate.





La stregoneria è una piaga terribile in questa terra e il nostro re, Sua Altezza Reale Giacomo I, ci ha incaricato di combatterne la malvagità insidiosa. Dobbiamo guardarcene in tutti gli aspetti della nostra vita. Il diavolo ha dita lunghe e una voce forte, che raggiunge noi tutti con le sue dolci lusinghe. Come ben sappiamo, le nostre donne in particolare sono esposte a un grave rischio derivante dalle tentazioni del demonio, essendo deboli di mente e di spirito. Dobbiamo proteggerle da questa influenza maligna.

Kate, 2019.

La trentenne Kate fugge da un marito violento lasciandosi alle spalle la sua vita a Londra e cercando rifugio in campagna, al Weyward Cottage, ereditato dalla prozia che ricorda appena. Avvolta da un giardino incolto su cui torreggia un acero secolare, la dimora la proteggerà da un uomo pericoloso. Presto, però, Kate inizierà a capire che le mura di quella vecchia casa custodiscono un segreto, nascosto lì dai tempi della caccia alle streghe.

Kate si sta guardando allo specchio quando la sente. La chiave, che gira nella serratura. Le dita le tremano mentre si affretta a sistemarsi il trucco, rivoli scuri di mascara che si aprono come ragnatele sulle palpebre inferiori. “Ciao, tesoro. Com’è andata al lavoro?” Simon socchiude gli occhi. Si muove in fretta, sebbene abbia bevuto: le sue dita le affondano nella carne morbida del bicipite. “Dove sei stata oggi?” “Da nessuna parte”, risponde. “Bugiarda”. Kate quasi non sente la parola mentre la mano di Simon le colpisce la guancia, il dolore che la rintontisce come una luce accecante.

Violet, 1942.

Mentre la guerra infuria, la sedicenne Violet è più interessata a collezionare insetti e ad arrampicarsi sugli alberi che a diventare una vera signorina. Vive intrappolata, con il padre e il fratello Graham, in una grande e lugubre tenuta di famiglia. Vorrebbe soltanto arrampicarsi sugli alberi e poter studiare come suo fratello, ma da lei ci si aspetta tutt’altro. Un pensiero inquietante, poi, la tormenta: molti anni fa, poco dopo la sua nascita, la madre è scomparsa in circostanze misteriose. Si mormora che la madre fosse impazzita prima di morire. Le uniche tracce che Violet ha di lei sono un medaglione con incisa la lettera W e la parola weyward incisa sul rivestimento di un muro della sua camera da letto. Finché una catena di eventi sconvolgenti non cambierà per sempre la sua vita. Verrà cacciata da casa e troverà rifugio nel cottage che un tempo apparteneva a sua madre.

Violet odiava Graham. Lo detestava con tutto il cuore. Perché lui poteva studiare cose interessanti tutto il giorno, come la scienza, il latino e un tizio che si chiamava Pitagora, mentre lei in teoria doveva accontentarsi di infilare aghi in un pezzo di stoffa?

Altha, 1619.

La solitaria Altha, cresciuta da una madre che le ha trasmesso il suo amore per il mondo naturale, viene accusata di stregoneria. Rinchiusa nelle segrete di un castello è accusata di aver ucciso un contadino del luogo che è stato calpestato a morte dalla sua mandria. Presto sarà processata: “Mi tennero lì dentro per dieci giorni. Dieci giorni e solo il fetore della mia carne a farmi compagnia. Neanche un ratto mi degnò della sua presenza” Conosciuta per la sua misteriosa connessione con la natura e gli animali, Altha è una minaccia che deve essere eliminata. Ma le donne Weyward appartengono alla natura selvaggia. E non possono essere addomesticate.

E sul banco degli imputati: Altha, la strega. Strega. È una parola che sguscia dalla bocca come un serpente, gocciola dalla lingua densa e nera come catrame. Non avevamo mai pensato a noi in questi termini, mia madre ed io. Perché “strega” è una parola inventata dagli uomini, una parola che dà potere a chi la pronuncia, non a coloro che descrive. Una parola che erige forche e roghi, che trasforma donne vive in cadaveri.

Intrecciando tre storie attraverso cinque secoli, Weyward è un avvincente romanzo sulla resilienza femminile. Le donne insolite fanno paura e non importa se si chiamino Altha, Violet o Kate. Nel passato erano accusate di stregoneria e dove non arrivava “la giustizia” ci pensavano gli uomini “esseri superiori” a rimettere al loro posto le insignificanti donne. Passano i secoli, ma la situazione non cambia. La società patriarcale continua a esercitare i suoi privilegi e gli uomini usano la forza per sentirsi superiori e mettere le donne in gabbia. Nel passato le convenzioni hanno sempre intrappolato le donne in ruoli ben precisi, sempre un passo dietro gli uomini, sempre sottomesse in balia di uomini dispotici. Il romanzo a tratti è molto duro perché è una sferzante critica sociale che narra di violenza domestica e sessuale, di gravidanze non desiderate e interrotte in modo cruento, di violenza economica e psicologica. 

“Weyward” è una tripla narrazione che intreccia le voci delle protagoniste. Ogni storia ha un suo fascino, è intrigante e coinvolgente. Emergono ritratti di donne che crescendo si scoprono coraggiose e capaci di affrontare situazioni drammatiche. Il cottage Weyward è il punto focale della storia, un rifugio che protegge ed è fonte di forza per le donne, con un giardino brulicante di natura che sembra avere una vita propria. L’amore e la magia della natura emergono, capitolo dopo capitolo, in modo sempre più incisivo con un tocco di gotico molto suggestivo. Ogni protagonista scoprirà di avere il potere di connettersi e comunicare con la natura.

C’era qualcosa in noi, le donne Weyward, che ci teneva fortemente legate al mondo naturale. Lo sentiamo, continuò, proprio come sentiamo la rabbia, il dolore o la gioia. Gli animali, gli uccelli, le piante… ci lasciano entrare, riconoscendoci come loro simili… era stato quello spirito selvaggio a darci il nostro nome. Erano stati gli uomini a chiamarci così, Weyward, quando non ci sottomettevano, quando non ci piegavano al loro volere. Ma avevamo imparato a portare il nostro nome con orgoglio. Perché è sempre stato un dono. Fino a questo momento.

Quindi il romanzo dipinge quasi tutti gli uomini di nero e lascia alle donne l’esclusiva della bontà ma non si è mai del tutto buoni o del tutto cattivi. Mettendo per un attimo da parte il realismo magico sostenitore, nel romanzo, della ribellione delle donne, possiamo dire che solo lottando si arriva alla resilienza. Ogni volta che Altha ha lottato per se stessa, ha lottato per tutte le donne. E così Violet e Kate. Scriveva la poetessa Alda Merini:

Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne.

Mi è piaciuto il legame mistico delle donne Weyward con il mondo naturale, la loro capacità di comunicare con gli animali. L’autrice con bellissime descrizioni ci fa conoscere piante, animali e insetti, della Cumbria rurale. La natura gioca un ruolo importante nella guarigione di queste tre donne che cercano di salvarsi da sole. Cambiano i nomi e le epoche ma la preda è sempre la donna. Gli uomini intrigano, confondono, si uniscono per diffondere violenza e odio.  

 Altha, la persecuzione. Kate, la fuga. Violet, il potere della natura. Le protagoniste ci conducono nelle loro vite intrise di orrori oscuri, emergono dal passato e si affacciano nel presente con le loro voci, i loro corpi e le loro emozioni. La natura ascolta le voci delle sue figlie e le libera dalla prigionia della violenza maschile, riporta in auge i loro desideri. In “Weyward” ciò che è già stato e il non ancora accaduto si rincorrono in frammenti che coinvolgono il lettore creando una bolla di conoscenza e immaginazione.

“Weyward” narra di vite sotto assedio in un mix di narrativa femminile, narrativa storica e realismo magico. La narrazione, a più voci, è caratterizzata da ambientazioni suggestive, scrittura elegante e personaggi che evolvono in una crescita personale con la resilienza che le caratterizza.

Nessun commento:

Posta un commento