martedì 13 gennaio 2015

RECENSIONE | "La moglie magica" di Sveva Casati Modignani


Chi è nell'errore compensa con la violenza
ciò che gli manca in verità e forza.
Johann Wolfgang Goethe

E’ con questa epigrafe che inizia “La Moglie Magica” di Sveva  Casati Modignani, edito da Sperling & Kupfer.


La moglie magica 

Autrice: Sveva Casati Modignani


Editore: Sperling & Kupfer 

Pagine: 171
Prezzo: 
 € 14,90 (cartaceo)

Sinossi: A vent'anni, appena sposata, Mariangela va ad abitare con il marito in un'elegante palazzina Liberty di via Eustachi a Milano. I vicini ammirano i suoi grandi occhi illuminati di gioia e la sua vitalità contagiosa, al punto che il nomignolo di "Magìa", che la accompagna da quando era bambina e non sapeva pronunciare il proprio nome per intero, sembra esserle stato cucito addosso dal destino. Eppure, nel tempo, gli stessi vicini la vedono spegnersi: quella ragazza allegra ed esuberante si trasforma in una donna nervosa e sfuggente. Tutti le vogliono bene, ma non possono aiutarla, perché hanno capito che il motivo della sua tristezza è il marito Paolo. Quattordici anni prima, sposandolo, Magìa aveva lasciato il suo paesino di montagna, stregata dalla promessa di una vita brillante, fatta di regali costosi e vacanze da sogno: una agiatezza che ha pagato a caro prezzo, perché Paolo è un uomo che confonde l'amore con il possesso, che maschera con l'aggressività le proprie insicurezze e riesce a essere geloso persino delle attenzioni che la moglie riserva ai loro due bambini. Un giorno, dopo l'ennesimo gesto violento del marito, Magìa si risveglia finalmente dal suo stato di sudditanza e allora trova il coraggio di riprendere in mano la sua vita e ribellarsi, per salvare se stessa e i figli. E con questa nuova consapevolezza scoprirà anche la sua carica di magia.



STILE: 7
STORIA: 6
COPERTINA: 6


Un amore sbagliato. Una donna alla ricerca di se stessa. Una storia di riscatto e di rinascita.

Mariangela, per tutti Magìa, sposa Paolo Pinazzi. Con il marito va ad abitare in un’elegante palazzina di via Eustachi a Milano. Magìa ha vent’anni, tanti sogni e una vitalità contagiosa. I vicini l’accolgono con simpatia e ammirazione. 
Ma gli anni passano: Magìa ha perso la sua gioia di vivere trasformandosi in una donna nervosa e sfuggente. L’artefice di questo cambiamento è il marito.

Facciamo un passo indietro quando Mariagela Bombonati viveva a Rovatino, un borgo antichissimo di montagna. Lavorava in un ipermercato, settore contabilità. 
Aveva tanti sogni Magìa: desiderava lasciare quel paesino che le stava stretto per vivere in città. Voleva dare una svolta alla propria vita. E la svolta arrivò con le fattezze di Paolo Pinazzi. Ammaliata dalla promessa di una vita migliore, brillante, fatta di regali costosi e vacanze da sogno, Magìa divenne la moglie di Pinazzi: il suo incubo ebbe inizio.

Il marito si rivela un uomo possessivo, insicuro, violento. Trascorrono quattordici anni costellati di violenze sia psicologiche che fisiche. Nascono due figli: Sara e Luca. Paolo è un compagno pericoloso per Magìa e per i loro bambini. 
Finché un giorno, dopo l’ennesima violenza, Magìa si risveglia dal suo stato di sudditanza, e reagisce. Lo fa per salvare se stessa e i suoi figli. Con l’energia che le proviene dalla disperazione la donna inizia a sottrarsi al dominio del marito. La sua prima indipendente decisione è di portare i bambini a trascorrere il Natale a Rovatino, dai suoi genitori. 
E’ la Vigilia di Natale, nella notte magica il coro, in chiesa, canta: 
"E’ una notte fredda e chiara/ e una voce dice che/ per i semplici di cuore/ la salvezza ora c’è."

Magia della notte di Natale.

Non vi rivelerò il finale. Posso dirvi solo questo: non mi è piaciuto, mi ha lasciato l’amaro in bocca. 


Andiamo con ordine e cerchiamo di conoscere meglio i protagonisti attraverso le loro parole.

Magìa e Paolo. L’amore e il possesso. L’ubbidienza e l’aggressività. L’ancella sottomessa e il padrone indiscusso.

Dice Magìa:
Ho passato quattordici anni a tremare per un niente, a far lo slalom tra le parole per non irritarlo, a tacere per evitare le sue crisi di violenza che esplodevano e poi passavano con altrettanta rapidità. E la verità più incredibile in tutto questo è che lui è innamorato di me.
L’amore che si trasforma in possesso non è più amore. Quando si teme proprio colui a cui abbiamo giurato amore eterno allora dobbiamo rialzare la testa e reagire. 
Ci prova Magìa, lei vorrebbe allontanare il marito da casa ma Paolo non ascolta. E’ accecato dall’ira:
Ti ho sottratta a una vita di stenti, ti ho dato una casa, un’automobile, vestiti e gioielli, viaggi e vacanze in hotel a cinque stelle. E, per tutta ricompensa, mi dici di andarmene da casa mia per lasciare in pace te e i bambini. Non illuderti che io ti lasci, perché non lascio quello che mi appartiene, né ora né mai.

In questi scenari da guerra psicologica e soprusi, l’autrice affronta una tematica, purtroppo, attualissima: la violenza sulle donne in ambito familiare.
Spesso sentiamo di uomini che vogliono imporre la loro autorità e lo fanno, a sentir loro, per amore. Non è così. L’amore nutre il cuore, accarezza il corpo, protegge e difende. Quando tutto ciò non accade è un amore malato! Le donne spesso, troppo spesso, chinano il capo, sopportano sperando in un cambiamento dei loro aguzzini. Si diventa deboli, incapaci di reagire, ci si sente una nullità. 
La dignità svanisce tra sberle e maltrattamenti. Si trema al pensiero del ritorno di colui che un tempo faceva battere più forte il nostro cuore e oggi è il nostro aguzzino. Bisogna reagire, chiedere aiuto alle autorità competenti, bisogna far qualcosa.

Proprio quel “qualcosa” che Magìa non fa. Ho letto il romanzo con interesse aspettando, pagina dopo pagina, una reazione della protagonista. Quattordici anni di soprusi sono un’eternità! Un’eternità segnata dall’uso di psicofarmaci, da silenzi e paure. 
Questo libro è la storia dolorosa di un rapporto malato che coinvolge anche dei bambini. Pur apprezzando l’impegno dell’autrice, questo romanzo non mi ha convinta del tutto. 
La lettura fluida, scevra da descrizioni e approfondimenti psicologici, non coinvolge. Si rimane spettatori senza empatia con la protagonista e il finale, prevedibile, lascia supporre che la giustizia divina sia più tempestiva di quella umana. 
Di Sveva Casati Modignani avevo già letto “Lèonie” e “Il diavolo e la rossumata”, entrambi i romanzi mi erano piaciuti molto. 
La Moglie Magica” ha disatteso le mie aspettative e si è rivelata una lettura piacevole ma nulla più.

2 commenti:

  1. Della stessa autrice ho letto : Anna dagli occhi verdi.
    Non mi aveva molto coinvolta o appassionata. Anna era un personaggio statico che non subiva una trasformazione durante il corso della vicenda. Leggendo la tua recensione penso che questa sia una caratteristica dello stile della scrittrice.

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    1. Ciao Luana, probabilmente è come dici tu. Se avrò l'opportunità leggerò anche "Anna dagli occhi verdi"
      Un saluto :)

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