Buona domenica carissimi lettori :)
Anche oggi piove, il vento rincorre le nuvole, fa freddo.
Non mi meraviglierei se la pioggia si trasformasse in neve, adoro “il candido
manto”. Nell’attesa vi parlerò di un libro in tema con le basse temperature.
Dopo “Una lacrima color turchese” (RECENSIONE) , vi presento “La voce degli uomini freddi” di
Mauro Corona, edito Mondadori.
La voce degli uomini freddi
Autore: Mauro Corona
Editore: Mondadori
Pagine: 240
Prezzo: € 12,00
Sinossi:
C'è un popolo che vive di stenti in una terra ostile. Una terra in cui nevica sempre, anche d'estate, dove le valanghe incombono dalle giogaie dei monti e le api sono bianche. E dove gli uomini hanno la carnagione pallida, il carattere chiuso, le parole congelate in bocca. Però è gente capace di riconoscenza, di solidarietà silenziosa, con un istinto operoso che li fa resistere senza lamentarsi, che li fa lavorare con creativa alacrità, con una fierezza gioiosa. La loro voce è quella allegra del "campo liquido", il torrente che dà impulso a segherie e mulini. È proprio l'acqua che mette in moto tutte le attività, ed è l'acqua che innesca il dramma che sta sospeso su quelle vite grame eppure felici. La voce degli uomini freddi è una fiaba piena di poesia che nasconde la tragedia del Vajont e della sua gente. Una ferita mai chiusa che Mauro Corona riesce a trasformare in un racconto di speranza.
STILE: 9
STORIA: 9
COPERTINA: 8
Premio Mario Rigoni Stern 2014, sezione narrativa, “La voce
degli uomini freddi” è pura poesia, è un atto d’amore per la montagna, un
tributo d’impegno verso il futuro.
Mauro Corona ci narra una favola che parla di un popolo che
vive di stenti in una terra ostile. Una terra in cui nevica anche d’estate e le
persone hanno un carattere chiuso, sono un tutt’uno con la Natura. Lavorano
senza lamentarsi, con fierezza e umiltà. La vita ruota intorno al “campo
liquido”, al torrente che nutre ogni cosa. Un giorno la voce argentina
dell’acqua scompare. Gli uomini freddi decidono di risalire il letto del
torrente per capire cosa sia successo. Che fine ha fatto l’acqua? Sarà l’inizio
della fine. Una fine che tutti ricorderemo come “la tragedia del Vajont”.
Con ritmo lento, poetiche descrizioni, squarci di paesaggi
bellissimi, Corona racconta del suo paese, Erto, delle genti di montagna
abituati a convivere con una natura severa ma giusta.
Le leggi della natura facevano meno danni delle leggi degli uomini ed erano più giuste e anche più severe.
Il fragile equilibrio del rapporto uomo-natura si basa sul
rispetto dell’ambiente. Quando la natura subisce violenza si hanno tragici
eventi che devono farci riflettere per non commettere più gli stessi errori.
In questo percorso narrativo Corona riporta, come ferita che
sfregia la Natura, l’ansia di alcuni uomini, che vogliono cambiare la propria
vita e non si fermano davanti a nulla. Per colpa di pochi un intero paese verrà
cancellato dalla forza della Natura violata e il popolo freddo vivrà solo nel
ricordo. Ricordo di un manto bianco simbolo di fatica e tenacia, ricordo della
sofferenza di coloro che vivevano nelle avversità, ricordo di
uomini che non si sentivano perdenti ma da tali avversità traevano la forza per
andare avanti.
Gente che aveva fatto della sfortuna la gioia di stare al mondo. L’unica gioia era quella. Gente che s’accontentava.
Corona denuncia, in questo romanzo lirico e pregno di
emozioni, i tanti problemi che affliggono la nostra società. L’interesse, per
il denaro, che non guarda in faccia a nessuno, l’uomo forte che prevarica sul
debole, il furto dell’acqua, del legname: tutto in nome del progresso. Finché
la Natura si riprende i propri spazi, dice “no” al cemento, alza la voce per
farsi ascoltare da coloro che hanno violato i corsi dei suoi fiumi, dei
torrenti.
I popoli freddi avevano “fede” nella natura, sapevano che
per sopravvivere dovevano essere pronti ad aiutarsi l’un l’altro, per superare
situazioni difficili. Tutti erano capaci di generosità per darsi una mano
reciprocamente nel rispetto delle tradizioni e delle “leggi” della montagna.
Questo e altro succedeva lassù, nella terra degli uomini freddi […] E lì stavano bene, ormai, si erano assestati e rassegnati, avevano capito che l’esistenza è un continuo andare dall’alto verso il basso come le valanghe, fino a trovare il fondo e fermarsi per sempre.
“Fermarsi per sempre”
fu la conseguenza delle azioni deleterie di uomini arrivati “dalle città
fumanti”. Uomini che volevano portare lassù il progresso, invece vi portarono
la Morte.
Un’unghia di luna assistette al cataclisma [… ] Mille anni e una notte, dieci secoli più una notte sola, e tutto finì. L’indomani, per dieci ore cadde neve a lutto, neve nera come pece
“La voce degli uomini freddi”, vincitore anche del Premio
Selezione Campiello 2014, è un romanzo che ho letto subendo, pagina dopo
pagina, il fascino delle parole che Corona usa con immensa bravura. E’
un’avventura straordinaria che nasce dall’intimo rapporto tra uomini e
territorio. Una narrazione che si frantuma in mille raffinate schegge che ci
mostrano sentimenti, tradizioni, sacrifici. E’ la poesia che prende vita nelle
descrizioni dei bianchi paesaggi, nel senso di appartenenza ad un luogo in cui
tutto è vissuto con profondo rispetto per la Natura. Rispetto che alcuni uomini
tradiranno in nome del Dio denaro. E’un tradimento che porterà lacrime e
sangue.
Speriamo che l’uomo impari dai suoi errori!
Voi, intanto, leggete
questo libro e scoprirete un autore che, sono sicura, vi conquisterà.
Io adoro Corona, la sua scrittura ma soprattutto la sua persona dopo che ho visto questa intervista su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=j6NX-V69YIc&index=6&list=FL4TxCVNQBPn8VKC8Jjv7s6g
RispondiEliminaTe la consiglio vivamente. Ti ammalia. Non smetteresti mai di starlo a sentire.
Il suo libro che mi è rimasto nel cuore è Storia di Neve. Davvero una storia meravigliosa e ricca di emozioni.
Ho conosciuto Corona con "Una lacrima color turchese" e sono rimasta affascinata dal suo stile. "Storia di Neve" è tra le mie letture. Grazie per il consiglio, vado subito a vedere il video. Un saluto :)
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