mercoledì 6 agosto 2025

RECENSIONE | "La morte di Auguste" di Georges Simenon

Continua il mio viaggio tra le opere di Georges Simenon, questa volta si tratta di un romanzo breve, "La morte di Auguste", scritto nel 1966.  Simenon, uno dei più prolifici ed eccezionali scrittori del Novecento, racconta i difetti e l'animo umano attraverso le dinamiche che si sviluppano fra tre fratelli alla morte del loro anziano padre.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
La morte di Auguste
Georges Simenon

Editore: Adelphi
Pagine: 155
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Arrivato cinquant’anni prima dalla nativa Alvernia senza un soldo in tasca, Auguste Mature, che muore, schiantato da un ictus, all’inizio di questo romanzo, è riuscito a trasformare il piccolo bistrot di rue de la Grande-Truanderie, dove andavano a bere un caffè corretto o a mangiare un boccone i lavoratori dei mercati generali – il «ventre di Parigi», come li chiamava Émile Zola –, in un ristorante che, pur conservando i vecchi tavoli di marmo e il classico bancone di stagno, è ora frequentato dal Tout-Paris. Gli è sempre stato accanto il figlio Antoine, il quale, prima ancora che la camera ardente sia stata allestita, deve fare i conti – alla lettera – con il fratello maggiore, un giudice istruttore aizzato da una moglie arcigna, e con quello minore, un cialtrone semialcolizzato che millanta fumosi progetti immobiliari e sopravvive spillando soldi al mite, generoso Antoine. Lo stesso Antoine contro cui ora si accanisce, sospettandolo di aver sottratto il testamento del padre e di volersi appropriare di un «malloppo» sicuramente nascosto da qualche parte. 



Come aveva potuto vivere tanti anni senza rendersene conto? Per lui, fino al giorno prima, i suoi fratelli, erano i suoi fratelli. Se non li vedeva spesso era perché ciascuno aveva preso una strada diversa. Soltanto lui era rimasto nella casa dov'era nato, e probabilmente per questo non aveva mai intuito i loro problemi. 

Un uomo, l'anziano ristoratore Auguste, muore all'improvviso mentre sta lavorando nel ristorante che aveva aperto a Parigi. Ci andavano ministri, delegazioni diplomatiche e persone famose. Aveva vinto anche due stelle Michelin. Il ristorante rendeva bene ma Auguste non aveva mai confidato a nessuno cosa ne facesse di tutti quei soldi. 

Arrivato cinquant'anni prima dalla nativa Alvernia senza un soldo in tasca, Auguste Mature, era riuscito a trasformare il piccolo bistrot di rue de la Grande-Truanderie, dove andavano a bere un caffè corretto o a mangiare un boccone i lavoratori dei mercati generali, in un ristorante frequentato dal Tout-Paris. Gli era sempre stato accanto il figlio Antoine che, prima ancora che la camera ardente sia stata allestita, deve fare i conti con una famiglia già sul piede di guerra per reclamare l'eredità. 

"Chi si occupa della successione?"

"Cosa vuoi dire?"

"A quanto pare c'è in gioco un milione, senza contare il ristorante... Noi siamo tre... Queste faccende non si trattano alla leggera... Di solito c'è un notaio che ha cura degli interessi di ciascuno e bada a che tutto si svolga nella debita forma"

"Non so se nostro padre aveva un notaio..."

"Lo trovi normale, tu, che non abbia fatto testamento?"

"Probabilmente pensava che i suoi figli si fidassero di me." 

"Ma pensa! Papà muore, e non c'è traccia del milione che ha guadagnato negli ultimi vent'anni. Il tuo, di milione, te lo sei messo al sicuro. Il suo è sparito come per incanto." 

Auguste aveva tre figli, diversissimi tra loro: Antoine, mite e fedele, lavorava con il padre ed era diventato socio anche se non c'era un documento per dimostrarlo; 

Ferdinand non amava il lavoro del padre, aveva studiato ed era diventato giudice, si era trasferito con la famiglia in un moderno appartamento che deve ancora terminare di pagare. Un po' di soldi sarebbero ben accetti; 

Bernard è la pecora nera della famiglia. Vive di espedienti e affari non proprio cristallini. È un sognatore fallito, semialcolizzato. Sopravvive spillando soldi al mite e generoso Antoine. Diffida di tutti e senza nemmeno onorare la salma del padre, inizia a chiedere: "Dove sono i soldi?". 

La moglie di Auguste, madre dei tre fratelli, non riconosce più nessuno, sembra "immateriale da tanto era diventata magra." 

Naturalmente anche le cognate non volevano rimanere in disparte e intervengono in questa interessante vicenda ereditiera esprimendo a mezza voce la loro esortazione verso i rispettivi mariti e compagni: "Spero che non ti lascerai mettere i piedi in testa. Ad ogni modo io sarò lì". 

Ognuno mostra il peggio di sé. Il denaro è una cartina al tornasole dei caratteri, migliori e peggiori, degli esseri umani. La tensione tra i personaggi è palpabile così come è evidente la loro normale mediocrità. I figli di Auguste hanno dentro un gran caos, sono individui aridi e manipolabili. 

Bernard e Ferdinand si accaniscono contro Antoine sospettandolo di aver fatto sparire il testamento del padre e di volersi appropriare del "malloppo" nascosto da qualche parte. 

Cosa succederà? Riuscirà la famiglia Mature a superare lo scoglio dell'eredità o entrerà nel limbo delle cose non dette, dei sospetti sussurrati, delle identità mai pienamente acquisite? 

Simenon, ancora una volta, mette in scena un dramma familiare scoperchiando il vaso di Pandora da cui fuoriescono risentimenti, attriti, segreti, invidie e menzogne. I legami familiari sono analizzati alla luce delle dinamiche di potere tra i personaggi. Sospetti, ipotesi senza alcun fondamento, realtà distorte e bramosia di una ricchezza che, pur a portata di mano, sembra evaporare. 

Così mentre Auguste riposa nel suo letto eterno, i suoi figli, tranne uno, sono pronti a scontrarsi senza alcuna pietà. 

Per Antoine, forse anche per altri, lui non era soltanto morto. Non esisteva più. Al suo posto non restava niente. Non lasciava niente dietro di sé. 

"La morte di Auguste" è un libro intenso e amaro, un libro che non teme la verità. I personaggi sono persone che si sentono sole nell'affrontare problemi e ansie. Con uno stile sobrio, con attenzione alle atmosfere, ai profumi, ai quartieri cittadini, ai gesti quotidiani e agli interni domestici, Simenon tratteggia le debolezze umane dando un'immagine non confortante dell'umanità. Bastano poche pagine all'autore per narrare, avendo come sfondo la presenza della morte, un conflitto familiare generato dall'avidità. La storia, siamo nel 1961, si svolge nell'arco temporale di pochi giorni, dal venerdì sera (quando muore Auguste) al martedì mattina (funerali dell'uomo). 

I libri di Simenon sono, per me, un tuffo dal trampolino nel mare oscuro dell'umanità. Si entra in contatto con un mondo che crediamo di conoscere. Nuotiamo tra le onde del vivere e del morire. Guardiamo gli uomini che non vivono ma sopravvivono. Si avanza in un percorso tortuoso, pericoloso e tormentato. L'incontro con la morte è inevitabile ma prima c'è la vita, lo scorrere del tempo che tutto deforma e a volte cancella. Se poi abbiamo ancora un po' d'energia, allora ci immergiamo per esplorare gli anfratti più reconditi dell'animo umano alla ricerca di possibili tracce lasciate dai personaggi che tanto ci somigliano. 

Dopo aver letto questo breve romanzo ho chiuso il libro con la consapevolezza che l'opera di Simenon è un piccolo gioiello per chi cerca nella letteratura anche il piacere della riflessione: 

C'era una volta una famiglia che, al cospetto del dio denaro, si trasformò in un nido di vipere. A noi decidere se è immaginazione o realtà.

venerdì 1 agosto 2025

RECENSIONE | "Quel confine sottile" di Silvia Napolitano

Bollati Boringhieri pubblica "Quel confine sottile" di Silvia Napolitano. Silvia Napolitano è sceneggiatrice per il cinema e la televisione (“I bastardi di Pizzofalcone”, “Mina settembre”). L'autrice ha fatto parte per vent'anni della giuria Premio Salinas e insegna Sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia. "Quel confine sottile" è un noir che segna l'esordio dell'autrice nella narrativa di genere poliziesco.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Quel confine sottile
Silvia Napolitano

Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 368
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Fabrizio Mieli, psicoanalista, ha in cura Zac, un ragazzino schizofrenico di quattordici anni, bello come un elfo e che ha per amici solo bambini morti. Un giorno Zac gli racconta di aver trovato nel fiume il cadavere senza testa di un'adolescente: un morto vero, questa volta, non uno dei suoi fantasmi. Il cadavere decapitato è di Juliette, tredici anni, francese. Nessun indizio, nessun testimone. Bruno Ligabue, commissario solitario e con un macigno nel cuore, inizia a indagare, e presto scopre che il proprietario di un bar frequentato da giovanissimi offre da bere, e forse altro, a ragazzine che non sanno dir di no. È una pista, la prima. Ma con Ligabue non è d'accordo Agostina Picariello, la PM che si occupa del caso, donna brusca e straordinariamente brutta. Il conflitto tra i due è immediato, istintivo: Agostina, infatti, è convinta che sia stato Zac, il ragazzino che l'ha trovata, a uccidere Juliette, mentre il commissario dissente profondamente. Due piste, due caratteri, due visioni del mondo opposte. Ma Ligabue e la Picariello sono assai più simili di quello che pensano: man mano che l'indagine va avanti emergono gli errori, le paure, le mancanze di entrambi. La scoperta dell'assassino sarà inaspettata, e passerà per vie misteriose e oscure. Ma insieme alla soluzione del caso ci saranno le rivelazioni dei personaggi, e le loro verità più profonde affioreranno come era affiorato il cadavere di Juliette dal fiume.



Zaccaria Bendicenti, detto Zac, un ragazzino schizofrenico di quattordici anni che ha per amici solo bambini morti, è il protagonista di questo romanzo corale. Un giorno Zac trova davvero un cadavere: è quello di una ragazzina decapitata vicino a un fiume. Una terribile scoperta che Zac racconta a Fabrizio Mieli, il suo psicoanalista. 

Lui, e solo lui, sapeva dove si era impigliato il corpo: era già coperto di detriti e alghe di fiume, e un paio di dita bianche e molli aggrappate a un lichene lo trattenevano. Il corpo era senza la testa: un vestito a pois azzurri faceva pensare a una donna molto giovane, forse a una ragazza. 

Il cadavere è quello di Juliette, tredici anni, francese scomparsa da un campeggio appena fuori Roma qualche giorno prima. 

Così era scomparsa, nel buio che iniziava a farsi penombra: quell'ora intermedia, di confine, in cui non si sa se quello che accade è reale o solo un'illusione. 

Nessun indizio, nessun testimone. 

Bruno Ligabue, commissario solitario e con un macigno nel cuore, inizia a indagare e scopre che il proprietario di un bar frequentato da giovanissimi offre da bere, e forse altro, a ragazzine vulnerabili. É una prima pista in un caso che si annuncia oscuro e complesso. 

"Quel confine sottile" è un noir corale immerso in atmosfere inquietanti. La trama principale si moltiplica in sottotrame che riguardano i personaggi e i loro dilemmi esistenziali, il senso di ambiguità e di angoscia che li pervade. Si crea un mondo spesso al di là del bene e del male dove i personaggi, cupi e tormentati, hanno con il resto del mondo un rapporto conflittuale perché hanno dentro l'oscurità e vedono l'oscurità nel mondo. Dietro il loro sguardo si cela l'abisso situato su quel confine sottile tra la vita e la morte. Presi singolarmente i vari personaggi sono persi, fragili ampolle di cristallo destinate a frantumarsi in mille pezzi. 

Quando c'è da espiare, la vita è più facile, nulla ti tocca, nulla ti piace, la navigazione è rassicurante e placida: è come essere in galera... ma le sbarre sono le tue, e la guardia che ti chiude in cella ha la tua faccia

Tante solitudini destinate a formare una strana famiglia. Unire i propri dolori, essere ognuno il sostegno dell'altro, superare i silenzi e le separazioni, diventa un'ancora di salvezza. Persone che prima non si conoscevano, coinvolte in un'indagine complessa e drammatica, finiscono per oltrepassare insieme il confine tra colpa e innocenza, tra verità e bugia, tra bene e male. In questa ragnatela affettiva si può comunicare moltissimo anche senza le parole. Basta uno sguardo, una carezza improvvisa, un abbraccio. 

Siamo parte di un'unica, gigantesca cellula umana che soffre. 

Romanzo corale in cui le vite dei personaggi si intrecciano come fili di un unico tessuto: 

Zac, il ragazzino schizofrenico, era felice di avere i suoi amici morti con cui stava benissimo, assai meglio di come stava con i suoi pochi amici vivi che erano noiosi e tristi. 

Fabrizio Mieli, il suo analista, è un uomo in crisi. Il suo matrimonio sta naufragando e lui si ritrova a lottare con i propri demoni interiori. 

Aurora, luminosa mamma di Zac, è una donna in cui convivono dolore e amore per la vita. 

Raimondo Buccini, medico legale scorbutico ma pronto all'amicizia. 

Bruno Ligabue, commissario di polizia, tormentato dal rimorso e dal dolore più profondo che si possono immaginare. La sua vita è tenuta in piedi grazie alla tenacia e alla passione per il lavoro. 

Brenda, donna dal carattere forte, che proverà a far uscire Ligabue dal suo isolamento. 

Agostina Picariello, la pm che segue il caso, combatte il suo buio personale con certezze granitiche e razionali. Convive con i fantasmi del passato rinchiusi in avvenimenti che non vuole ricordare. È brusca, priva di empatia e cinica. Il conflitto tra la pm e il commissario è immediato: Agostina è convinta che il colpevole sia Zac, Bruno non è d'accordo. 

Il confine è sottile, sottilissimo. Una carta velina. Sei da questa parte, e un attimo dopo sei dall'altra. Tutti abbiamo un confine sottilissimo, la linea di demarcazione che separa un attimo dall'altro. 

Ognuno di noi ha sperimentato sulla propria pelle "le mille morti che affollano le nostre vite; quegli attimi indelebili e fuggenti che ti fanno morire restando vivo." 

Subire una violenza, perdere una persona cara, cercare la propria identità, nascondersi dietro una maschera che non ci appartiene, sono confini segnati dalla sofferenza, dai sensi di colpa, dalla mancanza di coraggio. 

Intenerisce il cuore anche la presenza, nel romanzo, di Bulli, il cane psicotico a cui Bruno aprirà le porte della sua casa e del suo cuore. Bulli, dopo aver sofferto tanto, finalmente è un cane amato che ha una possibilità di felicità. 

"Quel confine sottile" è un romanzo con un profondo senso di umanità. Un'umanità sicuramente fragile e in difficoltà che la vita ha messo a dura prova. Man mano che la lettura procede si delinea all'orizzonte la soluzione del caso, ci saranno anche le rivelazioni dei personaggi e le loro verità più profonde affioreranno come era affiorato il cadavere di Juliette dal fiume. 

Tra i tanti personaggi il mio cuore è stato conquistato da Zac, il ragazzino che vive tra il mondo reale e quello dei suoi fantasmi. 

Zac assomigliava alla natura più incontaminata: era come un temporale, un grillo, un prato in piena fioritura, o una grande aquila che va dove le pare. La natura come armonia ed equilibrio, la natura che non si stupisce, che vive e muore e vive ancora, senza alcuna differenza. 

"Quel confine sottile" è un noir dal sapore amaro che sonda i confini invisibili che, per essere oltrepassati, reclamo un pagamento in lacrime e dolore. Oltrepassare quella linea di demarcazione vuol dire entrare in un luogo di possibilità e ospitalità, punto di incontro e rifugio, dell'ascolto reciproco. Il confine diventa una linea di contatto che non solo separa, ma anche unisce dando ai protagonisti la possibilità di condividere e vivere le emozioni con intensità adeguata. Rafforza il senso di appartenenza, si scopre di essere parte di qualcosa, di poter gestire i sensi di colpa, la rabbia, la frustrazione, il senso di oppressione. 

La lettura di questo romanzo alterna momenti di calma riflessione a lampi improvvisi di brutalità, rispecchiando la dualità di alcuni personaggi. Si respira sicuramente un'atmosfera malinconica frutto di uno scavo nelle emozioni e nei ricordi. 

É una storia che parla di scelte, di cambiamenti, di speranze. Se guardate con attenzione la cover, noterete i bastoncini del gioco Shanghai. 

Il gioco consiste nel far cadere i bastoncini su un tavolo, occorre poi sfilare un bastoncino alla volta senza urtare gli altri. Potremmo considerare questo gioco come metafora della vita. È possibile, nell'esistenza, non urtare coloro nei quali per sorte ci si imbatte? Le vite dei protagonisti sono in costante movimento alla ricerca di un po' di equilibrio. In un sistema condiviso di regole si può avere libertà di scelta, soddisfazione e felicità, senza recar danno agli altri. I bastoncini rappresentano anche i problemi che incontriamo. Affrontarli tutti in una volta è impossibile. Eliminare un bastoncino alla volta vuol dire risolvere un problema alla volta alleggerendo la matassa che ci immobilizza. Strategie di gioco che si fanno strategie di vita per rielaborare la libertà del movimento personale senza recar danno. Lo sanno bene tutti i protagonisti, basta un attimo per cambiare il corso degli eventi. Tuttavia vivere è ancora bello. Così nella strana famiglia che si formerà in nome di una reciproca e potente pietà, alla fine ognuno troverà il suo posto. Almeno per un po'.

martedì 29 luglio 2025

RECENSIONE | "La cameriera silenziosa" di Mary Watson

"La cameriera silenziosa" (Piemme, traduzione di Cristina Ingiardi) è il primo romanzo pubblicato in Italia della pluripremiata autrice sudafricana Mary Watson.

La cameriera silenziosa non è la polvere che vuole trovare... É il marcio. 

Esmie pulisce le case dei ricchi. Invisibile, osserva e annota. Ma ora è tornata per vendicarsi.

STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 7
La cameriera silenziosa
Mary Watson

Editore: Piemme
Pagine: 416
Prezzo: € 19,90
Sinossi

Esmie è invisibile. È soltanto una donna delle pulizie dall'accento straniero di cui nessuno si interessa. Con la sua uniforme, leggings e piumino per spolverare, può esplorare le case dei ricchi senza essere notata. Un'estranea che si muove silenziosa ai margini delle vite privilegiate degli altri. Ma mentre attraversa l'esclusivo quartiere residenziale dei Woodlands, pulire è l'ultimo dei suoi pensieri. Calpestando in silenzio parquet lucidi e tappeti soffici come nuvole, Esmie raccoglie i resti di matrimoni distrutti, inganni nascosti e fallimenti. Custodisce quei frammenti, li tiene al sicuro. Per ora. Perché uno dei residenti le ha portato via la persona che amava di più. Non è lì per pulire. È lì per vendicarsi. E userà le armi che i suoi datori di lavoro le hanno affidato senza saperlo, insieme alle chiavi delle loro case: i loro stessi segreti...





Si muove tra le stanze della tua casa, discreta, invisibile, spietata, conosce tutti i tuoi segreti e li userà per distruggerti. Esmie è invisibile. È soltanto una donna delle pulizie dall'accento straniero di cui nessuno si interessa. 

Esmie è destinata a essere invisibile. Addetta alle pulizie in un esclusivo complesso residenziale irlandese, Esmie si confonde con l'ambiente, entrando e uscendo da cucine e cabine armadio, osservando la vita domestica perfetta dei suoi clienti. Queste famiglie privilegiate vedono solo una donna silenziosa con uno straccio in mano, che parla con un accento che non si preoccupano di identificare. Esmie sa bene che i suoi datori di lavoro non la vedono veramente. Per loro è una straniera che pulisce i loro pasticci. Esmie è venuta in questo quartiere per un solo scopo, uno solo. Vendetta. Armata di uno spolverino e di un piano astuto, Esmie potrebbe presto ritrovarsi invischiata con le stesse persone che era venuta a distruggere. Tra loro, infatti, si nasconde chi le ha portato via la persona che ama di più. 

"La cameriera silenziosa" è una storia cupa che scava nelle illusioni dorate di una società protetta, rivelando le scomode verità che si celano dietro le sue levigate facciate di privilegio. È un thriller a lenta combustione che prende fuoco nella parte finale, le informazioni sono date con grande parsimonia e i personaggi, ricchi e snob, non brillano per amabilità anzi sono decisamente antipatici. Non sono riuscita a legare con nessuno di loro, anche Esmie non è una narratrice del tutto affidabile. Tutto concorre a creare una trama che si sviluppa in una duplice linea temporale costellata da violenza domestica, matrimoni finiti, inganni silenziosi e fallimenti, senso di superiorità. 

È una lettura piacevole con una protagonista che si aggira ai margini del privilegio e usa i segreti dei padroni di casa come arma per ottenere la sua vendetta. Il noir domestico è un biglietto per un viaggio psicologico nella società dove si muovono persone non del tutto integrate e che svolgono un lavoro invisibile. Esmie ha un posto in prima fila per osservare la vita dei suoi padroni che, nel consegnarle le chiavi di casa le hanno affidato anche i loro lati più privati e nascosti. 

"La cameriera silenziosa" si propone come un apprezzabile gioco di scatole cinesi. I personaggi si muovono su un territorio moralmente scivoloso, dove fanno bella mostra di sé le dinamiche, le invidie e le relazioni che intercorrono tra loro. Il romanzo mostra un mondo opaco, all'apparenza tranquillo, spesso crudele, abitato da maschere e falsità. I piani narrativi sono apparentemente semplici. La storia, narrata dall'inaffidabile Esmie, si frantuma in tanti piccoli quadri che ci permettono di conoscere "i privilegiati" tenuti sotto osservazione dalla protagonista. 

Conosceremo Amber e suo marito Linc, Ceanna, che ha perso marito e figlio in un incidente stradale, Isabelle e il consorte Paul. Con loro respireremo un'aria pregna di avidità, di benessere materiale, di gelosie. Tutti si lasciano guardare e ammirare, ma celano la loro vera essenza. Scoperchiando l'immortale vaso di Pandora, vedremo in azione un accademico ossessionato da una poetessa defunta; un medico che esercita un controllo coercitivo sulla moglie; una moglie che ama intrattenersi con i giovani studenti del marito. 

"La cameriera silenziosa" è un arco teso alla ricerca della verità. Ho letto questo libro con piacere trovandomi al cospetto di una montagna di segreti. Ciò che mi ha maggiormente coinvolta è il quadro, che l'autrice dipinge, di una società ricca di anfratti oscuri. 

Dietro alle relazioni ufficiali, ai sorrisi smaglianti, al benessere economico, si nascondono silenzi, manipolazioni, verità che nessuno vuole ascoltare. Del romanzo si apprezza la tensione che nasce dalla "ricerca", tra i non detti e le menzogne, tra apparenza e verità. 

É una storia che si riflette in specchi deformanti, che apre finestre su microcosmi chiusi, che porta la luce in situazioni buie. Dubbi e inquietudini, rivelazioni e ossessioni, modellano "chiavi" per aprire stanze chiuse, casseforti, in cui sono custoditi segreti da strappare all'oblio. Ogni personaggio è intrappolato in un dolore, in una lacerazione che cerca di nascondere. La fiducia non abita nelle pagine appena lette, ogni rivelazione può essere un inganno. Il male non alza la voce, non dà spettacolo, è silenzioso e agisce nell'ombra, nascosto nella quotidianità. Le sue conseguenze, invece, possono essere molto evidenti e dolorose. 

"La cameriera silenziosa" è un'ombra silenziosa, ma sempre presente, che conosce ogni angolo della casa e ogni segreto dei suoi abitanti. Da leggere tra parole e silenzi.

sabato 26 luglio 2025

RECENSIONE | "Butterfly" di Martta Kaukonen

Tra i romanzi psicologici più letti del 2025 c'è senza dubbio "Butterfly" (Longanesi, traduzione di Delfina Sessa) il romanzo d'esordio della finlandese Martta Kaukonen, giornalista e critica cinematografica. 

Si tratta di una storia avvincente che vede protagonista due donne legate da una catena di abusi e dalle loro conseguenze: Ira, una paziente pericolosa, assassina seriale in cerca di un alibi; Clarissa, una psicologa affermata e nota in tutto il Paese. Entrambe, però, nascondono dei segreti e iniziano un crudele gioco fatale in cui niente è come appare.


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
Butterfly
Martta Kaukonen

Editore: Longanesi
Pagine: 320
Prezzo: € 18,60
Sinossi

Ira ha un destino scritto nel nome. È nel fiore dei vent'anni, è brillante, ma le ossessioni la divorano, la consumano, mettono in pericolo lei e gli altri. Clarissa è una psicologa affermata, famosa in tutta la Finlandia, una star dei talk show dove compare in tailleur griffato e tacco dodici perché vuole rispondere a un cliché. È a lei che Ira si rivolge per chiedere aiuto. Anche se certo non l'aiuto che Clarissa immagina. Ira infatti ha soprattutto bisogno di un alibi. Perché è un'assassina seriale, una spietata killer di uomini. D'altra parte nemmeno Ira immagina cosa si nasconde dietro l'aspetto impeccabile di Clarissa, quali rischi stanno correndo la sua brillante carriera e la sua vita. Chi dunque deve decifrare l'altra? La folle serial killer che si dipinge come una farfalla o la professionista che sorride sulle copertine dei magazine? Le parole occultano, manipolano, ingannano o guariscono? Come in una vertiginosa psicoterapia a cui il lettore ha il privilegio di assistere, Ira e Clarissa prendono a turno la parola per spiegare il proprio punto di vista, crearsi la propria via d'uscita. Alla fine non ci sarà più nessuno a cui credere, e al tempo stesso tutto sembrerà terribilmente chiaro.





Perché dovrei raccontarvi tutti i particolari della gabbia? Voi non mi conoscete. Per voi io non sono altro che parole su carta. Potrei essere tanto il personaggio di un romanzo quanto una persona reale.

Ira, ventenne brillante ma consumata dalle sue ossessioni, si rivolge alla rinomata psicologa Clarissa. 

Ma la terapia si trasforma presto in un gioco letale. Ira non cerca aiuto ma un alibi per coprire i suoi crimini. Dietro il sorriso impeccabile e il successo di Clarissa si nascondono invece segreti altrettanto inquietanti. Chi manipola chi? La folle serial killer che si dipinge come una farfalla o la professionista che sorride sulle copertine dei magazine? 

Voci narranti lucide e inquiete, lacerate tra opposti sentimenti, raccontano ognuna la propria storia. Tuttavia le parole occultano, manipolano e ingannano. Tante bugie e una sola verità. 

La parola ti scava dentro. La parola ti seduce. La parola ti inganna. E non ti lascia scampo.

Ira, ha un destino scritto nel nome, vent'anni che pesano come un macigno, racconta di essere una serial killer. Nel suo passato c'é l'inferno lastricato anche da allucinazioni, dall'anoressia e dai tentativi di suicidio. É vittima della sindrome da dolore auto inflitto e ha deciso di chiamarsi Butterfly. In passato aveva chiesto aiuto e sostegno, ma nessuno l'aveva ascoltata. In terapia racconta il suo disagio e la violenza che prova verso gli uomini. Una diagnosi di infermità mentale potrebbe, in futuro, farle comodo. 

C'era troppo sangue nella stanza. No, non avevo scritto le parole delle canzoni dei Beatles sulle pareti con il sangue, come la Manson Family. Però sul tappeto c'era una macchia enorme. Non era a forma di cuore, era una di quelle macchie d'inchiostro in cui chi fa i test psicologici dice di vedere una farfalla perché non ha il coraggio di ammettere che sembra una vagina.

Clarissa è una donna affermata, empatica, specialista in materia di violenza e abusi sessuali. Tutti riconoscono in lei una figura di spicco nel suo campo in Finlandia. Star dei talk show. Impeccabile in tailleur griffati e tacchi a spillo, è sempre pronta a sfidare ogni cliché. 

Noi donne dobbiamo sempre dimostrare di essere competenti, mentre negli uomini la competenza si dà per scontata. Gli uomini hanno paura delle donne intelligenti. Fortunatamente avevo uno stratagemma per compensare, agli occhi degli uomini, il fatto che la mia intelligenza minasse la loro fragile autostima: mi rimpicciolivo come Mignolina indossando gli indumenti più sexy del mio guardaroba. Il mio modo di vestire li calmava.

Pekka, marito di Clarissa, vive all'ombra della moglie. É ossessionato dall'idea che la moglie possa avere un'amante. É determinato a difendere il suo matrimonio e autoassolve i suoi peccatucci. 

Arto, giornalista alcolizzato cinquantenne, ha la possibilità di un riscatto lavorativo: deve intervistare Clarissa per il principale giornale finlandese con cui saltuariamente collabora. L'intervista ha lo scopo di scoprire notizie piccanti sulla vita privata della psicologa. 

Come in una vertiginosa psicoterapia a cui il lettore ha il privilegio di assistere, Ira e Clarissa prendono a turno la parola per spiegare il proprio punto di vista, crearsi la propria via d'uscita. Alla fine non ci sarà più nessuno a cui credere, e al tempo stesso tutto sarà terribilmente chiaro. 

Una storia psicologicamente complessa che si articola in capitoli brevi che si alternano dando voce a ogni personaggio. All'inizio si procede un po' lentamente, rimbalzando tra i protagonisti nel vano tentativo di scegliere con chi schierarsi, chi incoraggiare e chi detestare. Tutto inutile, le carte si mescolano continuamente, le cose forse non sono come sembrano e ci si ritrova in trappola. Non fidarsi di loro è una saggia scelta, sono tutti narratori inaffidabili che scoprono le loro debolezze. 

"Butterfly" è un thriller psicologico atipico che esplora il lato oscuro della psicanalisi e della mente umana. Non ci sono omicidi e relative indagini, ma tutto è concentrato su qualcosa successo in passato e sulle sue conseguenze. Il bozzolo nero esplode per lo svelarsi di abusi e traumi, rabbia e vendetta, sogni infranti e sbornie frequenti. Ho cercato di trovare il bandolo della matassa nel tentativo di ridurre il tutto all'eterna lotta tra il male e il bene, ma ho trovato solo il male coniugato in mille modi. Il fascino del romanzo è tutto nel gioco perverso e pericoloso che intercorre tra i protagonisti. Tutti si muovono su un territorio minato da inganni e menzogne. L'ambiguità regna sovrana, si nutre di vite disperate che gridano il loro dolore per squarciare realtà taciute. Entrare nella mente di Ira, vuol dire venire a contatto con il perturbante mondo di una serial killer e su come percepisce la realtà. 

Uccidere era l'unica cosa che mi rimaneva. Senza uccidere mi restava solo il deserto. Ogni individuo ha un'identità. A me mancavano i pilastri per la costruzione dell'io. Ero un quadro bianco, una tela vuota. Avevo dovuto dipingere da sola la mia immagine. 

Un altro punto di forza del thriller è il rapporto tra psicologa e paziente. Clarissa e Ira si studiano a vicenda, si fronteggiano e si sfidano mettendo in atto dinamiche di potere, fiducia e vulnerabilità che sono alla base del rapporto terapeutico. 

"Butterfly" affronta tematiche forti e pone in primo piano il terribile problema della pedofilia, le conseguenze terribili degli abusi, la devastazione della psiche. È un incubo che si fa realtà. Un labirinto della mente da esplorare che rende inefficaci i test di Rorschach e di Beck sulla depressione. Nel segno di un dolore inascoltato e calpestato, Ira è un enigma vivente da decifrare. 

"Butterfly" è un gioco psicologico letale che coinvolge Ira e Clarissa, paziente e terapeuta. Inganni e tensioni, realtà e finzione si intrecciano per confondere noi lettori deliziati da tante ambiguità e pronti a seguire la più labile pista per scoprire la verità in una società spietata con i soggetti più vulnerabili. Chi è il vero mostro?

mercoledì 23 luglio 2025

RECENSIONE | "La casa dei cadaveri" di Jeneva Rose

 "La casa dei cadaveri" (Newton Compton Editori) di Jeneva Rose, è un thriller domestico che promette suspense, colpi di scena e un viaggio nei meandri più oscuri di un passato inquietante che riaffiora con conseguenze devastanti.

STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 7
La casa dei cadaveri
Jeneva Rose

Editore: Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 12,90
Sinossi

Alla morte della madre, Beth, Nicole e Michael sono costretti a rivedersi dopo tanto tempo per discutere dell’eredità. Beth, la più grande, non è mai riuscita ad accettare l’abbandono del padre, tanto da farne un’ossessione che ha distrutto il suo matrimonio e il rapporto con sua figlia. Nicole, la sorella di mezzo, a causa di una grave dipendenza dalle droghe è stata sempre tenuta a distanza dalla famiglia. Infine, Michael, il più giovane, si è trasferito lontano e non ha mai più messo piede nella piccola città del Wisconsin da quando il padre è fuggito. Mentre esaminano le cose dei genitori, i tre fratelli si imbattono in una raccolta di video amatoriali e decidono di rivivere quei ricordi felici. Tuttavia, l’operazione nostalgia viene interrotta quando uno dei nastri VHS mostra una notte del 1999 di cui nessuno di loro ha memoria. Sullo schermo, il padre appare coperto di sangue. Poi, il cadavere di una ragazzina e un patto tra i genitori per sbarazzarsene, prima che il video si interrompa bruscamente. Beth, Nicole e Michael devono ora decidere se lasciarsi il passato definitivamente alle spalle o scoprire l’oscuro segreto che la madre ha portato con sé nella tomba.





La videocamera cade a terra. L'immagine della ragazza è di traverso, adesso è inquadrata da un'altra angolazione. Gli occhi azzurri sono offuscati quasi fossero stati immersi nel latte, sembrano due diamanti Blu di Francia che fluttuano in fondo al mare, persi per sempre. Fissano l'obiettivo, ma è come se stessero guardando me per chiedere aiuto con ventitré anni di ritardo, come la luce di una stella esplosa da tempo che finalmente arriva fino a noi.

Alla morte della madre, Beth, Nicole e Michael sono costretti a rivedersi dopo tanto tempo per discutere dell'eredità. 

Beth, la maggiore, non ha mai superato l'abbandono del padre e questo evento è diventato la sua ossessione distruggendo il suo matrimonio e il rapporto con sua figlia. Beth è bloccata in un limbo, incapace di vivere. È rimasta a vivere con la madre, prendendosi cura di lei fino alla fine. 

Nicole, la sorella di mezzo, combatte contro una grave dipendenza dalle droghe. È stata sempre tenuta a distanza dalla famiglia. Il suo comportamento imprevedibile la rende inaffidabile e pericolosa. 

Infine Michael, il più giovane, si è costruito una vita lontano dalla famiglia e non è più tornato nella loro piccola città del Wisconsin da quando il padre è fuggito. È diventato un imprenditore tecnologico di successo e le sue sorelle sono invidiose di lui. 

Mentre esaminano le cose dei genitori, i tre fratelli trovano una raccolta di video amatoriali e decidono di rivivere quei ricordi felici. Scelgono una dei nastri VHS che reca una data: 15 giugno 1999. Pessima scelta. Sullo schermo appare il padre coperto di sangue accanto al cadavere di una ragazzina e un patto tra i genitori per sbarazzarsene. Il video si interrompe senza svelare altro e ora i tre fratelli devono decidere se far finta di nulla e dimenticare ciò che hanno visto o scavare nel passato per scoprire la verità. Un oscuro segreto aleggia sulla famiglia. 

"La casa dei cadaveri" è una pericolosa rete di misteri e bugie, è un gioco irresistibile di rivelazioni e ambiguità. L'atmosfera è sempre più cupa: tutto sembra tranquillo ma, dopo la visione della videocassetta, iniziano a succedere cose strane. L'autrice usa i rapporti familiari per portarci nel cuore del romanzo. Ognuno dei protagonisti ha qualcosa da nascondere che lo avvelena. C'è un equilibrio tra il non detto e ciò che viene esplicitato, tutto ciò crea dubbi nel lettori. Fin dall'inizio sarete indecisi con chi schierarvi. Il confine tra bene e male è sfumato, la storia non ci presenta comode dicotomie: tutti possono essere innocenti quanto colpevoli. 

Jeneva Rose ci presenta dei personaggi tutti diversi tra loro ma tutti ben caratterizzati. Ognuno con i suoi pregi e difetti, con la sua personalità. Tutti hanno un passato alle spalle, alcuni sono sconfitti dalla vita e hanno rinunciato a cercare la rinascita, altri sono vittoriosi ma hanno dentro un dolore, misto a rabbia, inafferrabile, un canto triste appena sussurrato. 

La vita è quella cosa che capita tra i battiti del nostro cuore. Se lui martella troppo velocemente, noi non abbiamo spazio per vivere. 

La narrazione è lineare, la scrittura semplice e i capitoli brevi consentono una lettura veloce. Nel romanzo si affrontano varie tematiche come il rapporto genitore-figli, la voglia di riscatto e l'accettazione delle conseguenze delle proprie azioni. Tra le righe emerge una grande verità: per proteggere le persone che amiamo si finisce per prendere decisioni sbagliate anche se lo si fa per una buona causa. Altri temi universali che fanno capolino sono la morte, il dolore, il rimpianto e il senso di colpa. Il romanzo parla di amore incondizionato, di compassione e di perdono. Grandi sfide che ci mettono a dura prova. A volte i mostri non si celano sotto i nostri letti, non occupano i nostri armadi ma sono accanto a noi. 

Questo è il primo romanzo che ho letto di Jeneva Rose e non sono rimasta delusa. Anche se ho compreso la verità abbastanza presto, ciò non ha influito sul piacere della lettura. Ero infatti ansiosa di scoprire tutti i dettagli, i "perché", i "non detto". 

Ho trovato intrigante il modo in cui i fratelli gestivano i rapporti tra di loro con tanti litigi, invidia e meschinità. Tutti si mostrano imperfetti e poco simpatici: Beth è infelice, Nicole cerca di uscire dalle paludi della tossicodipendenza e Michael ha una grande autostima di sé. 

A mano a mano che le pagine scorrevano, mi sentivo sempre più coinvolta in questo gioco d'investigazione. Questa è la storia di una famiglia, di amori all'eccesso, del male che cresce. Tutto ha inizio in una casa deliziosamente inquietante, la casa dei cadaveri dove è più grave svelare i crimini che commetterli. Tuttavia "Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il Sole, la Luna e la Verità." (Buddha)

martedì 15 luglio 2025

RECENSIONE | "Il cuculo di cristallo" di Javier Castillo

Javier Castillo, il maestro del thriller spagnolo conosciuto con la "Ragazza di neve", torna con "Il cuculo di cristallo" (Salani, 2024), un thriller mozzafiato che ha il potere di attirare il lettore in una ragnatela di segreti e rivelazioni. Non lasciatevi ingannare! Niente è mai quello che sembra e il male si nasconde ovunque, in attesa di rivelarsi.

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
Il cuculo di cristallo
Javier Castillo

Editore: Salani
Pagine: 352
Prezzo: € 19,90
Sinossi

New York, 2017. Cora Merlo è sul punto di raggiungere l’obiettivo per cui ha lavorato duramente – una specializzazione in medicina al prestigioso Mount Sinai Hospital – quando un attacco cardiaco la blocca. Il suo cuore sta per collassare e un trapianto d’urgenza è l’unica cosa che può permetterle di sopravvivere. Quella notte, a 2.600 chilometri di distanza, Charles Finley muore. Settimane dopo, ancora convalescente in seguito al trapianto, Cora riceve una visita inaspettata, e per lei tutto cambia una seconda volta. Decisa a conoscere il passato dell’uomo che le ha salvato la vita, Cora parte per Steelville, un paesino del Missouri, e si ritrova in una casa piena di segreti. Quello nel suo petto è un cuore di cristallo, fragile come chi lo ha donato, colmo di desideri nascosti. Un cuore messo alla prova da un mistero lungo vent’anni, in cui l’ombra di un serial killer avvolge le inquietanti sparizioni avvenute nella cittadina. Quello stesso cuore, però, sarà capace di darle un coraggio che Cora non aveva mai posseduto. 





Per incuriosire ancora di più i suoi affezionati lettori, Javier Castillo apre questo romanzo con una nota introduttiva sul comportamento del cuculo,

Tutti hanno in comune l'alimentazione a base di insetti, ma alcune specie di cuculi praticano il parassitismo di cova, uno straziante inganno della natura che consiste nel mettere le proprie uova nel nido altrui affinché i piccoli vengano allevati, nutriti e, in definitiva amati da un'altra madre. Dopo la schiusa, il piccolo del cuculo toglie ogni speranza ai suoi fratelli adottivi, gettandoli in un vuoto che divora ogni essere vivente incapace di lottare per la propria vita.

Se vi state chiedendo quale sia il nesso tra queste informazioni e la storia narrata, abbiate fede e vedrete come l'autore intreccia il tutto in un gioco vertiginoso.

New York, 2017. Cora Merlo, giovane specializzanda in Oncologia, scopre di avere una cardiomegalia: il suo cuore è troppo grande per battere correttamente. La ragazza è in pericolo di vita, può salvarla solo un trapianto di cuore. A migliaia di chilometri di distanza, Charles Finley muore in un incidente d'auto che presenta molte ombre. È stato davvero un incidente o sarebbe più giusto parlare di suicidio? Mistero.

Il cuore di Charles è compatibile con Cora, il trapianto viene eseguito con successo. Ora, dovete sapere che negli Stati Uniti è possibile, per volontà di entrambe le parti, che il ricevente un organo e un familiare del donatore scomparso possano incontrarsi.

Immaginate quanto possa essere emozionante un incontro del genere.

Alcune settimane dopo il trapianto, Margaret, la madre di Charles busserà alla porta della casa di Cora per conoscerla. Sapere che una parte dell'amato figlio sopravvive nel corpo della ragazza, è una piccola consolazione per la donna.

Sentii le contrazioni di un cuore che per me era ancora estraneo e mi resi conto che avrei dovuto abituarmi a conviverci. Quello che ancora non sapevo, era che fosse pieno di segreti.

Lei che vive in una metropoli, circondata da grattacieli, si ritroverà a soggiornare a Steelville, una tranquilla cittadina in declino del Missouri, immersa nella fitta foresta. E qui il mistero prende corpo, diventa più oscuro perché nella famiglia di Margaret ci sono tante ombre a iniziare dalla scomparsa del marito Edwin. A rendere tutto ancora più complicato, proprio il giorno del suo arrivo, un bambino scompare in un parco pubblico.

Quella storia si stava delineando come un gioco di matrioske in cui ci si addentrava sempre più a fondo nel mistero, mentre aumentavano il dramma e la pena.

La vita di Charles, il donatore, non era stata facile. Il giovane era affetto da una malattia genetica, l'osteogenesi imperfetta, che rendeva le sue ossa molto fragili e facili a rompersi. Viveva con la sua famiglia ma senza amici e sempre con la paura di farsi male. Al suo fianco c'era il fratello Jack che, dopo la scomparsa del padre Edwin, era diventato sergente della stazione di polizia dello sceriffo della Contea di Crawford.

Il cuore che ora batte nel petto di Cora è un cuore di cristallo, fragile come chi lo ha donato, colmo di desideri nascosti. Un cuore messo alla prova da un mistero lungo vent'anni, in cui l'ombra di un serial Killer avvolge le inquietanti sparizioni avvenute nella cittadina. Quello stesso cuore, però, sarà capace di darle un coraggio che Cora non aveva mai posseduto.  

Castillo è davvero bravo nel catturare l'attenzione dei lettori. Con abilità intreccia due storie e le porta avanti a capitoli alterni. Da un lato c'è la storia di Cora, ambientata nel 2017. Conosceremo il passato della ragazza, la malattia del padre, la scoperta di essere lei stessa malata, il nuovo cuore e la voglia di conoscere meglio la breve vita di Charles, la sua amicizia con Jack.

Dall'altro lato scopriremo la storia tormentata di Edwin, l'adolescenza segnata dalla scomparsa della sorella, il suo amore per la famiglia, le sue lotte per la giustizia e la sua improvvisa scomparsa avvolta da un alone di mistero.

A rendere il tutto più omogeneo e intrigante ci pensano alcuni passi tratti dal diario di Charles che Cora ha trovato per puro caso.

Saranno Jack e Cora a risolvere i misteri del passato e del presente.

Tra i temi trattati emerge il valore della famiglia, i forti legami tra genitori e figli,  tra fratelli. Emerge anche come i traumi segnano il cammino, sono più potenti dei momenti di felicità. Infatti Cora aveva scelto di studiare medicina, specializzandosi in Oncologia, perché aveva perso il padre a causa di un tumore. Anche Jack aveva decido di seguire le orme del padre lavorando nell'ufficio dello sceriffo. Da ben 17 anni il giovane insegue il fantasma del padre per scoprire la verità.

Altro tema importante è quello dei trapianti e dei donatori. La donazione di organi è un atto di straordinaria generosità che può salvare delle vite. I pazienti e le famiglie che affrontano diagnosi difficili da accettare, con le donazioni e i trapianti possono sperare in una nuova vita.

Se non avete mai letto Javier Castillo è giunto il momento di colmare questa lacuna.

"Il cuculo di cristallo" è una storia enigmatica, complessa e avvincente, che si legge con vero piacere grazie anche alla descrizione dei luoghi, persone e sentimenti, che creano immagini davanti ai nostri occhi. Una storia tappezzata da misteri e falsità, un gioco di matrioske, dal fascino senza tempo, collocato in atmosfere cariche di simbolismo. I personaggi tormentati sono ben delineati e i nodi verranno sciolti uno per uno lasciando emergere l'amara verità.

Là fuori esiste il male assoluto. Quello irrimediabile e incontrollabile, come se facesse parte del DNA di certe persone, e per quanto si cerchi di raddrizzarle o di redimerle, continueranno a fare del male perché è nella loro natura.

Le persone indossano sempre una maschera per far credere di essere diverse e invece sono marce dentro. Alcune persone non riescono a controllarsi, hanno il Male dentro. La società pensa di poterle cambiare, ma l'istinto riaffiora sempre. E ricordate: "Siamo tutti fatti di cristallo". 

martedì 8 luglio 2025

RECENSIONE | "Never Flinch. La lotteria degli innocenti" di Stephen King

"Never Flinch. La lotteria degli innocenti" (Sperling & Kupfer) è il nuovo attesissimo romanzo di Stephen King, il celebre "maestro del brivido" americano.

Si tratta di un thriller psicologico che affonda nelle paure più profonde dell'animo umano. Ambientato in una cittadina americana segnata da misteriosi omicidi, il libro segna il ritorno dell'investigatrice privata Holly Gibney, per la sesta volta in un romanzo del "Re". King ci propone un'opera che promette brividi e riflessioni sul coraggio, sulla giustizia e sulla colpa.

STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 8
Never Flinch. La lotteria degli innocenti
Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 512
Prezzo: € 23,00
Sinossi

Quando il dipartimento di polizia di Buckeye riceve una lettera che minaccia una diabolica missione di vendetta, per l'ispettrice Izzy Jaynes inizia un'indagine oscura e pericolosa. Per fermare chi promette di «uccidere tredici innocenti e un colpevole» come riscatto per «l'inutile morte di un innocente», c'è bisogno della detective Holly Gibney. Nel frattempo, Kate McKay, attivista carismatica, simbolo di una nuova ondata di femminismo, inizia un tour di conferenze che attraverserà diversi Stati. Mentre le sale si riempiono di sostenitori e detrattori, qualcuno trama nell'ombra per metterla a tacere. All'inizio si tratta solo di piccoli sabotaggi, ma presto il pericolo si fa reale. Holly accetta di fare da guardia del corpo a Kate, tra la difficoltà di difendere chi non accetta protezione e l'accanimento di uno stalker rabbioso che agisce nel nome di una verità distorta. Le due storie si rincorrono e si intrecciano, tra personaggi nuovi e volti noti, come la leggendaria cantante gospel Sista Bessie e un assassino che ha fatto della violenza il suo culto, in un finale stupefacente che solo un maestro come Stephen King poteva concepire. 



Ucciderò tredici innocenti e un colpevole. E così le persone che hanno mandato a morte un innocente soffriranno. Questo è un atto di ESPIAZIONE.

Aprile 2025. Una misteriosa lettera, recapitata al dipartimento di polizia di Buckeye, annuncia l'uccisione di "tredici innocenti e un colpevole". Una diabolica missione di vendetta che vede l'ispettrice Izzy Jaynes iniziare un'indagine oscura e pericolosa. Tuttavia per fermare chi promette "una lotteria degli innocenti" c'è bisogno anche della detective Holly Gibney.

Nel frattempo Kate McKay, attivista carismatica simbolo di una nuova ondata di femminismo, inizia un tour di conferenze che attraverserà diversi Stati. Non tutti, però, condividono il suo pensiero. Qualcuno trama nell'ombra per metterla a tacere. Quando il pericolo si fa reale, Holly viene ingaggiata come guardia del corpo di Kate. Le cose si complicheranno ancor di più quando Kate si mostrerà poco incline ad accettare protezione e aumenterà l'accanimento di uno stalker rabbioso che agisce nel nome di una verità distorta.

I due filoni narrativi, apparentemente senza punti in comune, si rincorrono e s'intrecciano, tra personaggi nuovi e volti noti. King esplora temi come la giustizia, la vendetta, la violenza e la resilienza di fronte alle avversità.

Tra le new entry ci sono personaggi femminili carismatici:

C'è la leggendaria cantante gospel Sista Bessie, simbolo di fede e resistenza;

Conosceremo Kate McKay, un personaggio affascinante, idealista, ostinata nelle sue battaglie a difesa delle donne e dell'autodeterminazione. È a tratti insopportabile, sempre pronta ad affrontare qualsiasi problema, non si tira indietro neanche quando il Male bussa alla sua porta;

Seguiremo da vicino l'indagine condotta da Izzy Jaynes, una detective metodica e dinamica sempre pronta a sfidare i limiti della legalità.

Trait d'union, tra i vari personaggi, è Holly che eroina non è. Incarna l'umanità che sopravvive in mezzo alla violenza. È semplice e brillante, sempre in cerca della verità.

L'antagonista, l'assassino che ha fatto della violenza il suo credo, sarà noto fin dall'inizio. Lo seguiremo passo passo, entreremo nei suoi pensieri, lo guarderemo uccidere e scopriremo il perché di tanto male. I suoi sono omicidi per procura, ossia uccide degli innocenti al posto dei colpevoli. Clochard e tossici saranno i prescelti per questa lotteria.

Ma lui non è il solo mostro della storia. Sull'altra parallela narrativa calca la scena un personaggio che riserverà cupe sorprese.

Il titolo, "Never Flinch", significa "mai tirarsi indietro". A tirarsi indietro non ci pensa minimamente Holly Gibney, sempre pronta e determinata ad affrontare le sue paure. Questa volta Holly avrà a che fare non solo con un pericoloso stalker, ma anche con le fragilità emotive della donna che protegge.

"Never Flinch" non è solo suspense, ma è il tramite per osservare con occhio critico la società e sondare l'animo umano. King, con la maestria che lo caratterizza, intreccia thriller, dramma sociale e suspense psicologica, in un crescendo narrativo mozzafiato. La provincia americana è descritta con le contraddizioni di sempre, in bilico tra giustizia e vendetta, progresso e regressione, fanatismo e moralità. Una società dominata dalle armi, dal fanatismo religioso, dai risentimenti. Attraverso la figura di Kate affronteremo il tema del femminismo e dell'autodeterminazione. Holly sarà la paladina della resilienza e della forza femminile. Andrà incontro, come un agnello sacrificale, alla pura cattiveria umana.

"Never Flinch" è un romanzo potente, con una scrittura suggestiva, che parla ai lettori dei problemi sociali, come la dipendenza da sostanze, l'alcolismo, l'emarginazione, tramite il racconto di una storia che evolve in un dualismo accattivante fino a mostrare il suo volto unitario nel gran finale. Con una scrittura ricca di tensione, umorismo nero e riflessioni esistenziali, King ridesta i mostri interiori dei personaggi. Mostri che si nutrono di ossessioni e fanno del dolore e della solitudine il loro cibo preferito. Nel romanzo non troverete tracce di soprannaturale, nessuna creatura da incubo, ma conoscerete il Male che alberga nella quotidianità degli esseri umani. Tutto ciò è sicuramente inquietante, la suspense si insinua e intrappola il lettore mettendolo davanti a una grande responsabilità: dobbiamo guardare la realtà negli occhi. Non dobbiamo voltarci dall'altra parte. Senza paura  possiamo e dobbiamo dire di no alla società di oggi, sperando in un domani migliore. La lotteria degli innocenti è poi così lontana da tutti noi? Chi viene ucciso senza alcuna colpa è un profondo dolore per tutti noi. E il dolore non dà scampo, diventa benzina che alimenta il fuoco che sta divorando il nostro mondo.

Intrattenimento e riflessione per esplorare la parte oscura della giustizia, per comprendere la rabbia che si fa ideologia, per ammirare la capacità umana di resistere e trasformare il dolore in consapevolezza.

Non possiamo non ammirare la maestria di uno scrittore che non ha mai smesso di esplorare ciò che ci rende umani e ciò che ci rende mostri, esortandoci a non chiudere mai gli occhi, con tanto coraggio e senza mai tremare.

Lunga vita al Re.

martedì 1 luglio 2025

RECENSIONE | "La strada oltre il muro" di Shirley Jackson

"La strada oltre il muro" è il primo esperimento narrativo di Shirley Jackson, la maestra della letteratura gotica americana, portato in libreria da Adelphi nella traduzione di Silvia Pareschi. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1948, lo stesso anno in cui appare uno dei suoi più famosi racconti, "La lotteria".

La storia, scritta da una giovane Shirley, ha in sé le caratteristiche dei futuri scritti. Si riconosce subito la cura del dettaglio, la presenza di ombre nell'animo umano, la visione distorta di microtragedie che generano eccitazione, panico, suspense.

STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 6
La strada oltre il muro
Shirley Jackson

Editore: Adelphi
Pagine: 219
Prezzo: € 19,00
Sinossi

È una tipica strada dei sobborghi americani Pepper Street, abitata ancora – siamo nel 1936 – da una maggioranza Wasp che non si arrende all’arrivo degli invasori: cattolici, ebrei, cinesi. Gli uomini sono altrove, nella vicina San Francisco, assorbiti dal loro lavoro. Tocca dunque soprattutto alle donne puntellare le barricate del conformismo: «Per quanto desideriamo trovare nuovi amici degni di stima, persone che ci entusiasmino per le loro idee nuove, o perché sono diverse, dobbiamo fare ciò che ci si aspetta da noi» afferma una di loro con infernale candore – e quando la figlia le chiede ottusamente che cosa ci si aspetta da lei, risponde: obbedire. Di queste donne, murate vive nell’ostilità, impettite nella difesa del loro piccolo mondo, Shirley Jackson penetra, come solo lei sa fare, i pensieri e le abitudini; e penetra le case, decifrando il codice dell’arredamento e della cura del giardino. La facciata radiosa vela infatti l’orrore quotidiano e i cupi segreti che lo sorreggono: infedeltà, pregiudizi, malignità morbose, tensioni pronte a esplodere – e che puntualmente esploderanno.





In certi luoghi il clima è più mite che in altri, a certe persone il mondo riserva uno sguardo più benevolo che ad altre. Certe località sono proverbialmente calde, e mantengono intatta, anche quando nevica, la loro reputazione di mete estive; certe persone sono automaticamente al di sopra di ogni sospetto.

È una tipica strada dei sobborghi americani Pepper Street, abitata ancora, siamo nel 1936 a Cabrillo, da una maggioranza Wasp che non si arrende all'arrivo degli invasori: cattolici, ebrei, cinesi. Gli uomini sono altrove, nella vicina San Francisco, assorbiti dal loro lavoro. Tocca dunque alle donne mantenere alte le barricate del conformismo.

Per quanto desideriamo trovare nuovi amici degni di stima, persone che ci entusiasmano per le loro idee nuove, o perché sono diverse, dobbiamo fare ciò che ci si aspetta da noi.

Afferma una di loro con infernale candore. E quando la figlia le chiede che cosa ci si aspetta da lei, risponde: obbedire.

A delimitare la strada c'è un muro che isola e intrappola, in un’ampolla di spazio e tempo, gli abitanti. Tutti sono ligi al dovere. Conosceremo le famiglie Perlman, esclusi perché ebrei; i Terrel che sono considerati maleducati e hanno una figlia con una disabilità dello sviluppo. I Martin sono poveri. I Desmond si sentono superiori a tutti.

La signora Desmond non era né intelligente né poco intelligente, perché il pensiero e tutti gli attributi correlati erano completamente al di fuori del suo programma di vita; i suoi valori non includevano la mente e nulla di ciò che intendeva richiedeva mai più del denaro.

 Ma cosa c'è dall'altra parte del muro?

Al di là vivevano i ricchi, su una lunga strada sinuosa da cui non si vedeva alcuna casa; al di là c'era un quartiere così esclusivo che le vie erano senza nome, le case senza numero. I proprietari del muro vivevano lì.

Quando il muro viene abbattuto cade anche la patina di rispettabilità. Come sosteneva Hercule Poirot, uno dei personaggi della letteratura gialla che amo di più, creato dalla mitica Agatha Christie, "il mondo è pieno di brave persone che fanno brutte cose".

Fu la distruzione del muro ad aprire la prima crepa nella sicurezza di Pepper Street, una sicurezza così fragile che, una volta incrinata, andò in frantumi nel giro di poche settimane.

Gli abitanti della strada sono sempre pronti a giudicare, questo è giusto e quello è sbagliato. Le donne organizzano infinite ore del te. Gli uomini, che di sera rinascono a nuova vita, non disdegnano qualche scappatella.

Sempre la stessa vita, un giorno dopo l'altro, alla fine ci si stufa di tutto. Ma ne vale la pena?

I bambini, educati alla crudeltà e alla superiorità di classe, emarginano coloro che non hanno un corpo perfetto, chi è stato adottato o chi è ebreo.

Con il bisturi dell'introspezione, Shirley Jackson penetra nel piccolo mondo di queste donne che vivono nella perenne ostilità per difendere "il loro territorio". L'autrice svela pensieri e abitudini, la facciata radiosa che cela l'orrore quotidiano e i cupi segreti che sorreggono questo mondo: infedeltà, pregiudizi, malignità morbose, tensioni pronte a esplodere e che puntualmente esploderanno.

"La strada oltre il muro" è un romanzo caratterizzato da un'ironia leggera e corrosiva, da un occhio a cui nulla sfugge, da una lingua che non perdona. Emozioni e brividi dispensati con generosità fino al gran finale, una festa di quartiere che svelerà il volto crudele della natura umana. Sotto la superficie si nascondono gli istinti più oscuri e Shirley Jackson ci costringe ad affrontare l'aspetto malvagio della nostra natura umana.

Sin dall'inizio si respira un clima avvelenato, la tensione si nasconde nella normalità, nelle utili finzioni. L'autrice ci permette di sbirciare dalle finestre nelle case degli abitanti di Pepper Street. Vedremo una giostra di pregiudizi, pettegolezzi, snobismo, bullismo, crudeltà e segreti. Alcuni si sentono più rispettabili e considerano gli altri inferiori a loro. Dietro il velo delle apparenze, esiste un mondo sconosciuto, pericoloso e minaccioso. L'orrore non ci dà scampo.

Una moltitudine di personaggi sembra camminare sull'orlo del baratro. In particolare i bambini si mostrano ipocriti, vanesi, imbroglioni, crudeli. Sembrano adulti in miniatura, possono essere cattivi tanto quanto gli adulti, ma sono vulnerabili nei loro complessi.

In un tempo sospeso tante storie si intrecciano e Shirley Jackson trasferisce nel romanzo la sua infanzia. L'autrice era stata a suo modo una bambina non convenzionale. Sicuramente non era interessata al ricamo e all'ora del te. Sua madre le preferiva suo fratello. Quando da bambina Shirley aveva iniziato a prendere peso, le cose si erano complicate ancor di più. I suoi lettori sanno che la scrittrice ha utilizzato la scrittura come un unguento per sanare le sue ferite, soprattutto quelle legate al rapporto con la madre e poi alla delusione della vita matrimoniale.

Quindi finzione e realtà si fondono, ma la realtà viene quasi del tutto inglobata dalla finzione. Il vero volto delle cose si mostra raramente e subito nuovamente mascherato, protetto dall'oblio.

Al lettore non resta che lasciarsi inghiottire dal "male incontrollato" che si cela sotto una placida superficie. Gli impulsi più oscuri sono dentro gli esseri umani e fanno di tutto per emergere. Sono le crepe sulla nostra rispettabilità che si manifestano senza alcun preavviso. Spezzano gli equilibri, alterano l'armonia, abbattono le mura del perbenismo. Il momento in cui "le crepe" appaiono è il focus del romanzo. Tutto gira attorno all'attesa, tutto è preparazione in funzione di quel momento. A ben vedere la risoluzione dei misteri non è importante e i finali non sono quasi mai del tutto risolutivi.

"La strada oltre il muro" non fa eccezione e con un triplo salto mortale ci mostra come gli uomini, senza alcuna distinzione di ruolo sociale, non sempre riescono a fermarsi prima dell'inizio della fine.

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