mercoledì 31 maggio 2023

RECENSIONE | "Il manicomio di Guillon" di Gabriele Raho

Il 31 maggio esce “Il manicomio di Guillon”, un thriller di Gabriele Raho edito da Newton Compton. Si tratta di un romanzo che accoglie il lettore mettendo in scena le ambiguità dei protagonisti coinvolti nelle contestazioni per la costruzione di una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, REMS. Verranno alla luce segreti che, come in un girotondo, vedono gli abitanti di Guillon legati da un evento drammatico sepolto nel tempo.

STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 7
Il manicomio di Guillon
Gabriele Raho

Editore: Newton Compton
Pagine: 384
Prezzo: € 5,99 (ebook)
Sinossi

A Guillon, piccolo gioiello incastonato tra le montagne della Valle d’Aosta, scorre un fiume sotterraneo di inquietudini che minaccia di venire alla luce quando viene annunciata la costruzione di un ospedale psichiatrico per criminali in prossimità del centro abitato. Sono in molti a temere che quel ricovero per “matti” possa turbare la pigra monotonia quotidiana, e il malumore comincia a serpeggiare tra gli abitanti, sfociando in un’incontenibile tensione. Fino a che non accade l’impensabile. Il ritrovamento di un cadavere trasforma rapidamente la piccola località montana in una scena del crimine in cui paura e sospetto sembrano essersi impadroniti di ogni sentiero o abitazione. Nel condurre le indagini per assicurare il colpevole alla giustizia, il maresciallo Sebastiano Chavoux e il criminologo Victor Bernard dovranno prestare attenzione a ogni dettaglio, per evitare che, come in una slavina, un crimine efferato si trasformi in una valanga capace di spazzare via ogni cosa. Certi rancori possono sopravvivere per anni, inespressi, dietro una serenità solo apparente, per poi riemergere all’improvviso con una violenza inaudita.




“Capisco la componente emotiva, ma cerchi di tenere a mente che solo gli investigatori stupidi partono dal movente”.

“E quelli intelligenti?”

“Loro partono dai fatti. Le ragioni per cui qualunque essere umano X può voler  uccidere un altro essere umano Y, a ben vedere, non mancano mai.”

A Guillon, piccolo gioiello incastonato tra le montagne della Valle d’Aosta, scorre un fiume sotterraneo di inquietudini che minaccia di venire alla luce quando viene annunciata la costruzione di un ospedale psichiatrico per criminali in prossimità del centro abitato. In molti temono che ciò possa turbare la pigra monotonia quotidiana, e il malumore comincia a serpeggiare tra gli abitanti, sfociando in un’incontenibile tensione. Fino a che non accade l’impensabile. Il ritrovamento di un cadavere trasforma la piccola comunità montana in una scena del crimine in cui paura e sospetto  sembrano essersi impadroniti di ogni sentiero o abitazione. Al maresciallo Sebastiano Chavoux e al criminologo Victor Bernard, l’arduo compito di condurre le indagini. Dovranno fare molta attenzione a ogni dettaglio, per evitare che, come in una slavina, un crimine efferato si trasformi in una valanga capace di spazzare via ogni cosa. Certi rancori possono sopravvivere per anni, celati dietro una serenità solo apparente, per poi riemergere con una violenza inaudita capace di spezzare ogni catena.

La prima parte del romanzo si presenta come una panoramica sul paesino di Guillon. Conosceremo i suoi abitanti e i loro problemi. Vite apparentemente slegate da cui emerge una cupa visione della vita, le persone non sono mai quelle che sembrano o che dicono di essere. Si realizza così una catena, ogni personaggio ne rappresenta un anello ed è ossessionato da qualcosa: dalla nostalgia, dal passato, dal buio del futuro, da un amore naufragato, da un ricordo, da una polvere bianca, da un evento accaduto che ha portato a delle dolorose scelte. Ogni personaggio appare intrappolato e ognuno reagisce a modo proprio. Nel limbo dei sentimenti troviamo, in precario equilibrio, passioni nascoste, desideri naufragati, disagi, insoddisfazioni, attrazioni fatali e colpi di scena imprevedibili. Il campionario umano è variegato: Lisa, mamma di Robin e Albert,  vive in una solitudine sociale a cui Guillon l’ha condannata perché i suoi bambini non hanno un padre; Fabien Noir, il primo cittadino di Guillon, vorrebbe fuggir via con il suo grande amore ma deve prima risolvere vari problemi; Isotta, gestisce la pensione più grande del paesino, è l’inospitabilità fatta persona; Sebastiano, maresciallo dei carabinieri, consumato da un amore tragico; Daniele, il guardiano del cimitero, sempre pronto a litigare con tutti ; Delphine, fragile donna, prigioniera dell’eroina. Ognuno ha ferite nel corpo e nell’anima eppure nessuno smette di cercare l’amore scandagliando le sfumature di questo sentimento: quello tra marito e moglie, quello tra amanti, quello tra genitori e figli. Ognuno vive emozioni travolgenti, c’è chi si confida con un diario, chi ripone fiducia nell’amicizia, altri non sanno gestire le proprie emozioni e ricorrono alla violenza. In un perturbante alternarsi di voci, tra tante indecisioni, una certezza c’è, si percepisce nell’aria: da un momento all’altro accadrà qualcosa di terribile. E qualcosa accade, un omicidio.

Un mistero che ha squarciato il silenzio della montagna con un urlo. Un coro che si compone dell’orrore di tutti i residenti. Una ferita che non si rimarginerà.

“Il manicomio di Guillon” è un thriller avvincente in cui la storia procede in un presente imperfetto mescolando amore, crime e dramma. In un crescendo di menzogne nelle quali ci sono frammenti di verità, portatori d’una sofferenza che diventa possessività e ossessione, ne nasce una prigione in cui i personaggi, tutti a vario livello fragili e incapaci di gestire la propria persona, sono relegati con la loro vulnerabilità che diventa bussola per orientare le loro esistenze.

Nella seconda parte del thriller compare un nuovo personaggio. Si tratta di Victor Bernard, perito criminologo che dovrà occuparsi, oltre dell’omicidio, anche di una misteriosa scomparsa. Inizia con Bernard l’analisi incrociata di interrogatori che si giova di una tecnica particolare per non contaminare le domande e scoprire se ciò che viene detto corrisponde alla verità o alla menzogna. La comunicazione interpersonale non si basa solo sulle parole dette perché dietro le parole si cela un mondo nascosto di messaggi non verbali. L’autore ha reinterpretato la Statement Analysis ai fini della storia narrata rendendola ancor più interessante.

“Il manicomio di Guillon” è un thriller costruito con intelligenza, ma è anche uno specchio in cui si riflettono meccanismi di violenza e dipendenza. Il tutto è narrato con una scrittura essenziale, senza orpelli, che ci porta direttamente dentro la psicologia dei personaggi che, per un motivo o per l’altro, sono ancorati a un tempo antico che sopravvive dentro di loro e costruisce ciò che sono, le dinamiche dei rapporti con gli altri. Il tutto condito da menzogne, segreti, affetti che si esauriscono. In un mondo spesso disperato, difficile, problematico, fa capolino la paura del domani.

Alla fine qualche vita si aggiusta, altre si perdono irrimediabilmente in quel labirinto di volti e sentimenti che chiamiamo vita.

2 commenti:

  1. le storie ambientate negli istituti psichiatrici esercitano su di me una grande attrattiva, in virtù del mio interesse per i meccanismi della psiche umana e le malattie mentali; se questi aspetti si mescolano con la suspense dei thriller, allora il mix mi attira ancora di più.
    Titolo interessante!

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    1. La psiche umana è fonte inesauribile di spunti narrativi complessi ma, proprio per questo, coinvolgenti :)

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