martedì 13 settembre 2022

RECENSIONE | "Due settimane in settembre" di R.C. Sherriff

Durante il lockdown lo scrittore giapponese Kazuo Ishiguro, Premio Nobel, per superare il momento difficile consigliava la lettura di “Due settimane in settembre” dello scrittore Robert Cedric Sherriff: “Il romanzo più confortante e pieno di vita che mi venga in mente. La meravigliosa dignità della vita di tutti i giorni è stata raramente catturata in modo più delicato”. Nella sua prima traduzione italiana, il romanzo arriva nelle nostre librerie grazie a Fazi Editore, collana Le strade, nella traduzione di Silvia Castoldi. Si tratta di un libro straordinario, dal fascino intramontabile, che celebra i piccoli piaceri della vita ordinaria. Siamo nel West Sussex: i componenti della famiglia Stevens assaporano ogni momento della vacanza balneare, consapevoli che le cose potrebbero non essere le stesse, il prossimo anno.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Due settimane in settembre
R.C. Sherriff

Editore: Fazi
Pagine: 352
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Ecco a voi la famiglia Stevens, intenta a prepararsi per la consueta vacanza annuale sulla costa inglese. I coniugi Stevens hanno visitato Bognor Regis per la prima volta durante la luna di miele e, da allora, questo viaggio è tradizione: ogni anno, accompagnati dai tre figli, alloggiano nella stessa pensione e seguono lo stesso programma accuratamente affinato. La pensione Vistamare è sempre più dimessa, ma che felicità prenotare una cabina in spiaggia un po’ più grande del solito e riscoprire dei luoghi tanto cari! Il signor Stevens torna riposato dalle passeggiate solitarie in cui riflette sulla propria vita, non priva di delusioni e rimpianti; la signora Stevens fa tesoro di un’ora trascorsa seduta in silenzio con il suo bicchiere di porto; la ventenne Mary assaggia il romanticismo per la prima volta; il giovane Dick evade dal malessere in cui è sprofondato con l’ingresso nel mondo del lavoro; il piccolo Ernie ha l’occasione di coltivare la sua passione: i treni e le stazioni. Ognuno, in famiglia, si gode questo breve idillio assaporando la vacanza momento per momento, consapevole che le cose potrebbero non essere le stesse, il prossimo anno.


Ecco a voi la famiglia Stevens, intenta a prepararsi per la consueta vacanza annuale sulla costa inglese. I coniugi Stevens hanno visitato Bognor Regis per la prima volta durante la luna di miele e, da allora, questo viaggio è tradizione: ogni anno, accompagnati dai tre figli, alloggiano nella stessa pensione e seguono lo stesso programma. La pensione Vistamare è sempre più dimessa, ma che felicità prenotare una cabina in spiaggia un po’ più grande del solito e riscoprire dei luoghi tanto cari! Ognuno, in famiglia, si gode questo breve idillio assaporando la vacanza momento per momento, consapevole che le cose potrebbero cambiare. 

La trama semplice e l’assenza di fatti straordinari sono il punto di forza di questo romanzo che ha il fascino della normalità e della vita ordinaria di una famiglia che va in vacanza. Ogni personaggio si mette a nudo le proprie aspettative in una girandola di sentimenti che vanno dall’ansia alla tristezza, dalla gioia alla gelosia, dalla sorpresa alla delusione. Nei quindici giorni trascorsi al mare, non succede nulla è tutto tranquillo eppure mi sono sentita coinvolta nella loro quotidianità con un lieve amaro retrogusto che nasce dalla consapevolezza che questa potrebbe essere la loro ultima vacanza insieme. Il trascorrere del tempo non scandisce solo il susseguirsi delle stagioni ma segna anche i cambiamenti dei componenti della famiglia. 

Il signor Stevens è molto bravo nell’organizzare il lato pratico della vacanza. Al mare ama fare lunghe passeggiate solitarie in cui riflette sulla propria vita, non priva di delusioni e rimpianti. 

Sua è la compilazione dettagliata del Ruolino di marcia, una lista di compiti assegnati a ogni componente della famiglia. Tutto è pianificato secondo un rituale perpetuato negli anni.

La signora Stevens non ama il mare ma fa tesoro di un’ora trascorsa seduta in silenzio, con il suo bicchiere di porto, dopo aver trascorso la giornata al mare. 

Il mare aveva spaventato la signora Stevens, e lei non era mai riuscita a vincere quella paura. La spaventava soprattutto quando era calmissimo. Qualcosa dentro di lei rabbrividiva di fronte a quella grande superficie liscia, limacciosa, che si estendeva fino a un nulla che le faceva girare la testa.

Quelle due settimane di vacanza al mare la affliggevano e la infastidivano. Tuttavia era felice perché la vacanza procurava, a suo marito e ai loro figli, tanta gioia. 

La ventenne Mary lavora in una sartoria. In vacanza scoprirà l’amore. 

Il giovane Dick evade dal malessere in cui è sprofondato con l’ingresso nel mondo del lavoro, scoprirà nuove ambizioni. 

Dick si vergognava del suo lavoro, della sua vecchia scuola, e quel lavoro e quella scuola erano i successi ottenuti con orgoglio da suo padre nella vita. Era sleale: sapeva che era quello il nucleo fondamentale della sua infelicità.

Il piccolo Ernie ha l’occasione di coltivare la sua passione: i treni e le stazioni. Al mare trascorre ore spensierate giocando con il suo yacht. 

“Due settimane in settembre” narra di come anche l’ordinario può essere prezioso e significativo. Camminare al fianco della famiglia Stevens, ci permette di osservare i cambiamenti di ogni personaggio: crescere insieme vuol dire passare da una situazione di dipendenza dai genitori a una maggiore autonomia e indipendenza. I signori Stevens proveranno un senso di smarrimento quando Mary e Dick prospettano l’idea di vacanze separate. Il tempo trascorre inesorabilmente e tutto cambia anche se vorremmo cristallizzare i bei ricordi in un eterno presente. 

Però sapeva che il tempo scorre in maniera uniforme solo sulle lancette dell’orologio: per gli uomini può attardarsi e quasi fermarsi del tutto, accelerare precipitosamente, saltare baratri e poi rallentare di nuovo. Sapeva, con un po’ di tristezza, che alla fine il tempo recuperava sempre la distanza. 

Anche la vecchia pensione Vistamare è preda del trascorrere del tempo, ogni estate un piccolo dettaglio indica il suo declino. Le cassettiere malridotte, le tendine tirate per nascondere i buchi, le lenzuola pulite ma sempre più lise, i materassi bitorzoluti, i catini in precario equilibrio. Eppure nessuno sembrava far caso all’usura del tempo. Dopotutto che importanza potevano avere quei dettagli se tutti loro erano felici? 

La bellezza del romanzo risiede nella possibilità, data a ogni lettore, di vedere il proprio riflesso nei protagonisti. A tutti piacerebbe andare in vacanza, lasciare a casa i problemi per sentirsi liberi di fantasticare. 

Tutti gli uomini sono uguali in vacanza: tutti liberi di fare castelli in aria senza preoccuparsi delle spese, e senza possedere competenze da architetto. Sogni fatti di una materia così impalpabile devono essere coltivati con venerazione e tenuti lontani dalla luce violenta della settimana seguente.

“Due settimane in settembre” è, per me, lo specchio della vita. I genitori che nutrono speranze e ambizioni per i loro figli e i ragazzi che sognano il loro futuro. Nell’assenza di fatti straordinari e nell’apparente immobilità, c’è il fermento della vita. Nessuno sa cosa succederà domani e l’incertezza è la compagna dei nostri giorni, dei nostri progetti, dei nostri desideri. Il romanzo celebra i piccoli piaceri della vita ordinaria e con un umorismo sottile trasforma la quotidianità in una splendida avventura. L’avventura della vita.

2 commenti:

  1. mi sembra delizioso e oltremodo adatto a questi giorni di fine settembre. i romanzi che si soffermano sulle vicende dei singoli membri di una famiglia mi piacciono e mi attirano, e il contesto vacanziero altrettanto.

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    1. Sì, è un romanzo perfetto per assaporare le bellezze di una vacanza incastonata come gemma nel trascorrere del tempo :)

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