In queste
calde giornate ci fanno compagnia i libri per rilassarci e godere delle vacanze
estive. Oggi vorrei proporvi “Memorie di un delitto” (Newton Compton Editori)
del giornalista e scrittore palermitano Salvo Toscano. Si tratta di una nuova
indagine dei fratelli Corsaro. Un delitto rimasto impunito, un caso che nessuno
voleva riaprire.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 6 |
(Le indagini dei fratelli Corsaro #8)
Salvo Toscano
Pagine: 288
Prezzo: € 9.90
Sinossi
L'avvocato Roberto Corsaro riceve una strana lettera nel suo studio: un'anziana nobildonna vuole incontrare lui e il fratello Fabrizio, giornalista, per proporre loro un incarico. Incuriositi, i Corsaro accettano l'invito e raggiungono la donna a Modica. Il compito che l'anziana affida loro è però più complicato del previsto: dovranno riaprire un caso di omicidio risalente a trent'anni prima, una torbida storia che ruota intorno all'uccisione, in una villa di Cefalù, di una giovane ragazza. Attraverso le loro indagini e i racconti di chi visse in prima persona quella vicenda, i fratelli Corsaro compiranno un viaggio a ritroso nel tempo, scoprendo una Sicilia diversa… e una terribile verità.
Il 6 agosto del 1989 una ragazza di vent’anni, Caterina Galanti, venne assassinata nella villa a mare dei genitori a Cefalù. Il mio unico figlio, Corrado Fecarotta, fu accusato di averla uccisa. Lui non ammise mai di aver commesso quel delitto e si protestò sempre innocente. Fu condannato a trent’anni e morì suicida in carcere nel 1994, pochi giorni prima di compiere ventisei anni.
In queste poche righe è racchiuso il cuore pulsante del romanzo, l’attimo da cui tutto ebbe inizio.
L’avvocato penalista Roberto Corsaro riceve una strana lettera nel suo studio. Un’anziana nobildonna, Costanza Pignatelli Villarosa, vuole incontrare lui e il fratello Fabrizio, giornalista specializzato nella cronaca nera, per proporre loro un incarico. Incuriositi, i Corsaro accettano l’invito e raggiungono la donna a Modica. La nobildonna vuole provare l’innocenza del figlio ritenuto colpevole di un omicidio risalente a trent’anni prima. Si tratta di una torbida storia che ruota intorno all’uccisione, in una villa a Cefalù, di una giovane ragazza. La polizia non aveva seguito altre pista, le indagini erano state a senso unico, era un caso aperto e chiuso, solo indizi e tanto odio verso quel figlio di papà ricco, viziato e di bell’aspetto.
Corrado, Dado per gli amici, era cresciuto in quel mondo ovattato, in quella famiglia tipo Gattopardo, la madre nobile, il padre svitato, malato di esoterismo e di tutte queste cazzate che su Corrado esercitavano un certo ascendente.
Così mentre un innocente, secondo il giudizio della nobildonna, finiva in prigione, il vero colpevole si godeva la libertà. Scoprire come si erano svolti veramente i fatti, non avrebbe colmato il vuoto che l’assenza di un figlio genera. La madre di Corrado non si era mai rassegnata alla perdita del figlio e ora voleva dare giustizia al suo ragazzo.
Attraverso le loro indagini e i racconti di chi visse in prima persona quella vicenda, i fratelli Corsaro compiranno un viaggio a ritroso nel tempo, scoprendo una Sicilia diversa e una terribile verità.
Con “Memorie di un delitto”, Salvo Toscano rende omaggio ad Agatha Christie ricordando, nella struttura investigativa, il suo romanzo “Five Little Pigs”, ovvero “Cinque piccoli porcellini”, che in Italia fu intitolato “Il ritratto di Elsa Greer”. I cinque porcellini, nel giallo di Salvo Toscano, sono i componenti della comitiva di cui facevano parte la vittima e il sospettato. Erano tutti ragazzi ricchi e viziati che, in quell’estate spensierata del 1989, non potevano presagire l’imminente tragedia.
Il romanzo è insolito nel modo in cui gli stessi eventi vengono raccontati: i cinque amici riportano, dal loro punto di vista, gli eventi che hanno preceduto il brutale omicidio. Ognuno ricorda un frammento di verità. Ciascuno dei cinque porcellini avrà un capitolo a disposizione per ricordare gli eventi e raccontare la sua storia.
Lilly era la romantica sognatrice, Barbara la ragazza con le palle. Momo era il buffone del gruppo, l’amicone dal cuore d’oro e il cervello un po’ squagliato, capace di fare minchiate colossali. Giorgio era il predestinato, quello che sarebbe diventato qualcuno con la politica. Era quello serio, posato, maturo. Fofi era il coglione con la battuta sempre in bocca. Ma non era buono come Massimo, era cattivo. Cattivo ed egoista. E avido, anche.
Completavano il gruppo di amici Caterina, detta Ketty, e Corrado.
Ketty era bellissima, intelligentissima, egocentrica e sicura di sé. Attirare l’attenzione degli uomini la gratificava e annotava i suoi pensieri su un diario.
Dado era uno, nessuno e centomila. Lo guardavi e dicevi ecco il marchesino viziato, con il Duetto rosso, i soldi, la bellezza e i suoi giri. Ci parlavi e capivi che era qualcosa di diverso ma non capivi mai che cosa.
I fratelli Corsaro dovranno studiare le testimonianze dei testimoni, scavare nel passato e leggere tra le righe. Districandosi fra i ricordi e le ricostruzione dei cinque amici, i Corsaro riusciranno a scoprire la verità. Dimostreranno, come Poirot nel romanzo prima citato di Agatha Christie, che la verità non si vede con gli occhi del corpo, ma con gli occhi della mente.
“Memorie di un delitto” è un gioco narrativo ben congegnato con un’indagine che prende due direzioni: una punta a dimostrare l’innocenza di Corrado, l’altra, velata di malinconia, mostra la nostalgia per il tempo che passa. L’adolescenza è vista come un periodo prezioso, ricco di sogni e di promesse, una stagione in cui senti di poter esser tutto, ti senti onnipotente e vivi le emozioni più intense senza confini.
Ogni personaggio diventa un tramite per conoscere la Palermo del tempo ma è anche un mezzo per indagare sui rapporti fra i ragazzi della comitiva portando alla luce rivalità e invidie. Trent’anni dopo quei ragazzi sono persone adulte che hanno un ruolo ben preciso nella società e guardano al passato con la consapevolezza di non poterlo cambiare. Tutti riflettono sul tempo che passa volgendo lo sguardo a un passato spensierato prima della tragedia.
La giovinezza devi guardarla da lontano per capire fino in fondo quant’è meravigliosa. Quando ci sei in mezzo non riesci a vederla bene.
Come nei precedenti romanzi di Salvo Toscano con protagonisti i Corsaro, la Sicilia ricopre un ruolo da protagonista con i suoi contrasti. Bellezza e fragilità. Amore e odio.
La Sicilia è un’amante subdola. Mostra a ogni occasione le sue impudiche nefandezze e si fa detestare e maledire quasi quotidianamente. Poi, quando il tuo disappunto verso di lei sta per trasformarsi in odio, come una discinta cortigiana ti concede generosa la vista di quella bellezza sensuale e conturbante che ti imbambola facendoti dimenticare per un attimo tutto il male.
“Memorie di un delitto” è un romanzo scorrevole e intrigante. Un mosaico realizzato da molteplici voci rende il percorso narrativo vivo e coinvolgente. Quando credi di guardare negli occhi la verità ecco che un particolare, un nuovo indizio, ti suggeriscono altre soluzioni. Poi, quando meno te l’aspetti, la verità si erge granitica e un errore giudiziario viene scoperto.
“Memorie di un delitto” è una lettura piacevolissima, i battibecchi tra i fratelli strappano più di un sorriso, si respira un’aria di inganni e omissioni e ci si commuove nell’affrontare le difficoltà della vita. La pluralità di voci è ben gestita dall’autore che è molto bravo ad alternare le indagini con la quotidianità delle due famiglie Corsaro. C’è un mix perfetto di ironia e tensione narrativa, un giallo italiano godibile per un’estate da brividi.
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