giovedì 27 febbraio 2020

RECENSIONE | "La ragazza con la macchina da scrivere" di Desy Icardi

Dopo “L’annusatrice di libri” (recensione), sul senso olfattivo e la lettura, Desy Icardi torna con un nuovo appassionante romanzo sul tatto e la scrittura. Con “La ragazza con la macchina da scrivere” (Fazi Editore) la scrittrice  racconta la scrittura attraverso il tatto e sceglie come protagonista una dattilografa che le storie non le scrive ma le trascrive.

 
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La ragazza con la macchina da scrivere
Desy Icardi

Editore: Fazi
Pagine: 366
Prezzo: € 15,00
Sinossi

Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?
Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.







Dalia ricordava benissimo chi era, e ancor più chi suo padre pretendeva che fosse: una ragazza che come le commesse della merceria aveva bisogno di lavorare per guadagnarsi da vivere, ma che doveva esibire il contegno elegante e un po’ altezzoso di una giovane ereditiera.

Cosa ricordano le dita? Se la memoria vien meno, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi? Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa. Con lei la sua compagna fedele, una macchina da scrivere portatile rossa, una Olivetti MP1. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che offusca parte della sua memoria. I ricordi non sono del tutto svaniti ma sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali verranno liberati nel contatto con i tasti della macchina da scrivere. Attraverso l’amata Olivetti, Dalia ripercorre la sua vita. Riaffiorano i ricordi legati agli amori, ai dispiaceri, ai momenti difficili vissuti durante gli anni della guerra. Si ricompone così la storia di una donna coraggiosa che ha saputo affrontare a testa alta i problemi della vita. Tuttavia qualcosa ancora sfugge alla sua memoria e Dalia è decisa a ridar vita a quel ricordo seguendo gli indizi che il destino ha disseminato lungo il suo percorso.

Conoscere Dalia, la dattilografa che  ha attraversato il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua Olivetti MP1 rossa, è stato un vero piacere.  La storia inizia nel 1940, il mondo è nuovamente di fronte all’abisso di un sanguinoso conflitto. Dalia aveva 17 anni, eventi drammatici l’avevano obbligata a maturare troppo in fretta. Era una giovanissima dattilografa costretta a lavorare per sopperire alle necessità della famiglia. Il  padre, dopo il fallimento della sua fabbrica di cerini, se ne stava chiuso in casa e, le poche volte che si faceva vedere in giro, guardava tutti dall’alto in basso. La madre era andata via dopo il dissesto finanziario e i parenti erano svaniti nel nulla nel timore che qualcuno chiedesse loro del denaro.  Anche se ridotto in miseria, il padre di Dalia aveva grandi progetti e anelava un matrimonio altolocato per la figlia. Il destino, però, aveva in serbo per Dalia ben altri progetti. La fanciulla, infatti, con un matrimonio frettoloso e avventato comprometterà irrimediabilmente la sua esistenza. Imprigionata in un matrimonio infelice dovrà far affidamento a tutto il suo caraggio per ritornare a essere protagonista della sua vita senza compromessi.

Quando la Seconda Guerra Mondiale si abbatterà sulla vita di tutti come un ciclone, Dalia si troverà di fronte a scelte crudeli sul suo futuro. La vita, lo sappiamo, non rispetta quasi mai i piani che noi decidiamo e così il castello di carta, costruito con desideri e speranze, crolla a causa di un colpo di vento inaspettato.

“Il colpo di vento” ha la voce del Duce che, il 10 giugno 1940, annuncia l’entrata dell’Italia in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna. La terribile guerra, dapprima desiderata e inneggiata da tutti, sarà poi da tutti maledetta e travolgerà ogni cosa. Con fierezza ed euforia gli italiani si preparavano a morire. I primi bombardamenti sveleranno una dura realtà.

Leggendo “La ragazza con la macchina da scrivere” ho provato vari sentimenti e mi sono schierata apertamente dalla parte di Dalia. Il suo personaggio mi ha permesso di vivere sulla mia pelle, oltre le dinamiche del cuore e della mente, anche i momenti più bui della guerra. Tra i vari personaggi ho amato l’avvocato Ferro, un uomo dal cuore grande e dall’amore infinito per i libri. Lui misurava il tempo in libri da leggere e aveva creato un rifugio antiaereo con le pareti foderate da librerie in cui trovavano riparo i libri messi al bando da Mussolini.

I libri sviluppano tante doti, incluso il coraggio, e circondarsi di amanti dei libri fa sentire quasi invulnerabili.

“La ragazza con la macchina da scrivere” ci mostra il potere degli oggetti del passato che hanno mille storie da raccontare, basta saperle ascoltare ricordando che la speranza del cuore non muore mai.

Quando incontriamo Dalia ha 71 anni, “un piccolo incidente” le ha lasciato dei buchi di memoria che lei è decisa a colmare. La sua macchina da scrivere diventa lo scrigno di una memoria tattile che permetterà ai ricordi di riaffiorare. Conosceremo così il buon ragioniere Borio, la pestifera vedova Monti, la cara signorina Girola con le sue vivaci commesse Elvira e Rachele. Riappaiono nuovamente alla memoria, immagini e volti messi in pausa per un momento ma mai dimenticati. Tenera l’immagine di Dalia ragazzina che, con l’Olivetti posizionata nella sua custodia sul portapacchi della bicicletta, andava al lavoro.

Il momento nel quale montava sulla bicicletta per recarsi al lavoro era per Dalia il più felice della giornata.

L’uso della bicletta mi ha trasmesso una sensazione di autonomia e indipendenza, il coraggio di andare incontro alla vita in cui paure, bugie, sospetti, segreti si mescoleranno con illusioni e nuove possibilità. Storie mai nate grideranno il loro diritto di esistere, di percorrere la strada verso la felicità eliminando le ombre fredde di un passato difficile.

Secondo l’opinione comune le dattilografe devono scrivere senza pensare, ma la realtà è un’altra: noi dattilografe pensiamo molto e assai velocemente, ma senza mai darlo a vedere.

“La ragazza con la macchina da scrivere” è un romanzo sull’aprirsi di un vuoto e sullo sforzo fatto per colmarlo. Da una parte c’è la frammentarietà apparente del ricordo, dall’altra la disperata volontà di riappropiarsi del passato. Nel mezzo c’è la MP1 rossa che nelle mani di Dalia diventa una creatura umana che l’aiuta a capire, a ricordare, creando un complesso di sfumature effimere che caratterizzano la  simbiosi tra la macchina da scrivere e la protagonista. Il ticchettio dei tasti richiama i ricordi, fa luce nel passato e infonde in Dalia un’inattesa energia per scoprire il mistero di tutta una vita. Un incontro rimandato per troppo tempo, un rincorrere ciò che poteva essere ma non è mai stato. Una speranza, un’attesa di felicità, un timido sorriso apparirà su quelle labbra che i dolori della vita non hanno mai scalfito. Perché, credetemi, non è mai troppo tardi per cambiare nuovamente il corso del destino.

7 commenti:

  1. Faccio malissimo a non farmi ispirate da questa Autrice. Malissimo!

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  2. Bellissimo romanzo, se la batte con il precedente L'annusatrice di libri e i due romanzi hanno in comune proprio quell'idea che nel profondo di noi vivano delle storie (le nostre o quelle degli altri) che possiamo tirare fuori, pur con fatica e sacrifici.

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    1. Ho amato entrambi i romanzi anche perchè i personaggi sono vivi, potrebbero tranquillamente far parte della nostra vita. Infatti possiamo ritrovare un po' di noi in queste storie e ciò coinvolge e affascina ancor di più :)

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  3. Ho in possesso una copia di L'annusatrice, conto di inserirla tra le prossime letture. Dovesse piacermi, terrò presente anche questo :)

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