lunedì 26 novembre 2018

RECENSIONE | "Vincoli" di Kent Haruf

E così, grazie a NN Editore, ho finalmente conosciuto la contea immaginaria di Holt, Colorado, “una terra piatta, brulla, arida che un tempo era appartenuta agli indiani. Era una maledetta distesa sabbiosa.” 

“Vincoli” di Kent Haruf è stato pubblicato, per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1984. Questo romanzo va alle origini di Holt e anticipa i tre volumi della Trilogia della Pianura. I fedeli lettori dello scrittore americano, morto nel 2014, conoscono già i luoghi, i paesaggi che segnano l’inizio di un viaggio nell’America rurale, teatro di sofferenza e duro lavoro. Tutto è legato alla terra e alla famiglia. La felicità è una chimera. In nome del dovere e del rispetto si sacrifica la propria vita ostaggio di un codice di comportamento indiscutibile. Haruf racconta i suoi personaggi senza esprimere alcun giudizio ma ponendo una profonda fiducia nella dignità dello spirito umano.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Vincoli
Kent Haruf (traduzione di F. Cremonesi)

Editore: NN Editore
Pagine: 260
Prezzo: € 18,00
Sinossi
È la primavera del 1977 a Holt, Colorado. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove Edith abitava con il fratello Lyman. Un giorno, un cronista arriva in città a indagare sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, che non accetta di parlare per proteggere Edith. Ma è proprio la voce di Sanders a raccontarci di lei e del fratello, di una storia che inizia nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough sono arrivati a Holt in cerca di terra e di fortuna.La storia di Edith si lega a quella del padre di Sanders, John Roscoe, che ha condiviso con loro la dura vita nei campi, in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.La Holt delle origini è l’America rurale, dove vige un codice di comportamento indiscutibile, legato alla terra e alla famiglia, e dove la felicità si sacrifica in nome del dovere e del rispetto. 

Ti faceva venir voglia di averla accanto a te in macchina su una strada di campagna, di stringerla, abbracciarla, baciarla, sentire l’odore dei suoi capelli, parlarle, dirle tutte quelle cose che non avevi mai detto a nessuno, tutte quelle cose che stanno oltre le battute e gli aspetti superficiali che gli altri vedono di te, cose che tu stesso non sapevi con certezza di provare o pensare finché non ti sei ritrovato a dirgliele mentre la abbracciavi al buio, nella macchina ferma, perché chissà come era giusto che lei sapesse e in quel modo sarebbero diventate vere.
Nella contea di Holt non c’è tempo per sognare, il lavoro assorbe ogni energia e non c’è la possibilità di scegliere il proprio futuro. È la primavera del 1977 a Holt. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove lei viveva con il fratello Lyman. Un cronista indaga sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, per avere più informazioni. Lui però non parla e si rivolge a noi per raccontarci la vita di Edith e di Lyman. Una storia che ha inizio nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough arrivano a Holt in cerca di terra e di fortuna. La storia di Edith s’intreccia a quella del padre di Sanders che ha condiviso con loro la dura vita nei campi.

“Vincoli”, nella preziosa traduzione di Fabio Cremonesi, è un romanzo camaleonte che si trasforma capitolo dopo capitolo. Si apre e si chiude indossando una veste noir ma, nel mezzo, c’è anche l’epica della colonizzazione del west, il proibizionismo, la Grande Depressione, la Guerra civile in Spagna, Roosevelt alla Casa Bianca e un pazzo scatenato in Germania. È un romanzo intenso, duro eppur poetico, travolgente a tratti malinconico. Mostra la Storia che proietta l’uomo verso un futuro da costruire giorno per giorno mentre Holt ristagna nel suo immobilismo.

Così mentre il mondo è in continuo fermento, nella contea di Holt, i Goodnough cercano di sopravvivere a se stessi. Edith è una bella ragazza prigioniera del suo senso del dovere e dell’affetto che prova per la sua famiglia. Le persone che le sono vicine non brillano certo per protezione, sentimenti e incoraggiamenti. Roy,il padre, è un uomo malvagio e dispotico. Uomo rude e avaro nei sentimenti come nel denaro, considera i figli come dei braccianti, dei lavoratori fatti in casa solo per ricevere ordini da lui. Ada, la madre, è una donna sottomessa al volere del marito padrone. Muore giovane, a 42 anni, lasciando tutto il peso della famiglia sulle spalle di Edith. Poi c’è Lyman, il fratello senza spina dorsale. È un giovane codardo e remissivo fino a quando non riesce a lasciare la fattoria con la scusa della guerra. Di lui, per circa vent’anni, resteranno come testimonianza delle cartoline spedite alla sorella da ogni angolo dell’America. Edith rimane alla fattoria, rinuncia all’amore e accetta remissiva di occuparsi del padre. Si sottomette al suo volere e aspetta il ritorno del fratello. Senza mai lamentarsi, senza mai pensare a se stessa, Edith continua a lavorare duramente senza un’attimo di tranquillità. Questa vita non è una scelta è un vincolo non vitale, una catena che inchioda Edith mostrandole le ingiustizie della vita. Tuttavia il romanzo non è la passiva accettazione del proprio destino. Accanto alla ferrea volontà dei pionieri, troveremo anche la luce di una speranza incrollabile. Edith, proprio quando tutto sembra ormai perso, sente che è arrivato il momento di spezzare le catene per volare sulle ali della libertà.

Kent Haruf è uno scrittore che ho imparato ad amare con il romanzo “Le nostre anime di notte” (recensione). Tra “Vincoli”, suo primo romanzo, e “Le nostre anime di notte”, si nota l’evoluzione della scrittura di Haruf. Nel primo lavoro i personaggi sono più ampiamente descritti e ci sono più dettagli. Holt viene descritto con molti particolari quasi a voler mostrare, in tutte le sue sfumature, il palcoscenico su cui si svolgeranno le future storie. L’intreccio di realtà e memoria ci accoglie e polverizza il silenzio dando voce a personaggi indimenticabili che esprimono il legame con la terra, le debolezze umane, le paure e la violenza. Haruf descrive meravigliosamente il grigio della vita che Edith rischiara ogni giorno con un sorriso. Nel suo cuore c’era l’arcobaleno delle emozioni che timidamente si affacciano colorando la vita.

Nei suoi successivi romanzi, invece, le descrizioni scompaiono e ci vengono fornite solo le informazioni necessarie. A noi lettori il compito di immaginare.

Io sono pronta a leggere la Trilogia, desidero vivamente ritornare a Holt per conoscere altri personaggi, vivere storie intense e ricche di emozioni. Sono pronta ad ascoltare le loro voci e condividere le loro storie in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.

4 commenti:

  1. Romanzi da leggere d'urgenza entro la fine dell'anno. Non posso perdermi, no, certe meraviglie. La cosa buona? E' già sul mio comodino. ;)

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    1. Allora procedi senza indugi, la contea di holt ti aspetta :)

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  2. Ecco un altro autore di cui tutti mi parlano stra bene! Devo fargli scalare la wishlist :-D

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