mercoledì 4 marzo 2015

RECENSIONE | "Il cacciatore del buio" di Donato Carrisi

Ciao cari lettori :) Ho da poco concluso la lettura di un thriller mozzafiato firmato Donato Carrisi. Si tratta del suo ultimo romanzo: "Il cacciatore del buio"

Il cacciatore del buio
(Ciclo di Marcus e Sandra #2)

Autore: Donato Carrisi
Editore: Longanesi
Pagine: 406
Prezzo: € 18,60 (cartaceo)

Sinossi: "Se non sarà fermato, non si fermerà." Non esistono indizi, ma segni. Non esistono crimini, solo anomalie. E ogni morte è l'inizio di un racconto. Questo è il romanzo di un uomo che non ha più niente - non ha identità, non ha memoria, non ha amore né odio - se non la propria rabbia... E un talento segreto. Perché Marcus è l'ultimo dei penitenzieri: è un prete che ha la capacità di scovare le anomalie e di intravedere i fili che intessono la trama di ogni omicidio. Ma questa trama rischia di essere impossibile da ricostruire, anche per lui. Questo è il romanzo di una donna che sta cercando di ricostruire se stessa. Anche Sandra lavora sulle scene del crimine, ma diversamente da Marcus non si deve nascondere, se non dietro l'obiettivo della sua macchina fotografica. Perché Sandra è una fotorilevatrice della polizia: il suo talento è fotografare il nulla, per renderlo visibile. Ma stavolta il nulla rischia di inghiottirla. Questo è il romanzo di una follia omicida che risponde a un disegno, terribile eppure seducente. E ogni volta che Marcus e Sandra pensano di aver afferrato un lembo della verità, scoprono uno scenario ancora più inquietante e minaccioso. 


http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png

STILE: 9
STORIA: 9
COPERTINA: 8

Veniamo al mondo e moriamo dimenticando.
Lo stesso era accaduto a lui. Era nato una seconda volta, ma prima era dovuto morire. Il prezzo era stato dimenticare chi fosse. Io non esisto, continuava a ripetersi, perché era l’unica verità che conoscesse.
Il proiettile che gli aveva perforato la tempia si era portato via il passato e, con esso, la sua identità. Invece non aveva intaccato la memoria generale e i centri del linguaggio, e – stranamente – parlava varie lingue. Quel singolare talento per gli idiomi era l’unica cosa certa di sé.
Mentre, a Praga, attendeva in un letto di ospedale di scoprire chi era, una notte si era svegliato e al suo capezzale aveva trovato un uomo dall’aspetto mite, con i capelli neri pettinati con la riga da una parte e il volto di un ragazzino. Gli aveva sorriso, pronunciando solo una frase.
“Io so chi sei.”Quelle parole avrebbero dovuto liberarlo, invece erano state solo il preludio a un nuovo mistero.
Marcus, il prete detective, l’avevamo già incontrato nel romanzo “Il tribunale delle anime”, insieme a Sandra Vega, fotorilevatrice della polizia scientifica di Milano. Entrambi ritornano nel thriller “Il Cacciatore del buio”, impegnati in un’indagine che inizia con la scoperta del delitto di due fidanzati uccisi nella pineta di Ostia (chiaro riferimento al mostro di Firenze). Marcus ha la capacità di scovare le anomalie, riesce a vedere il Male, ma tutto si complica in questa trama inquietante e ricca di misteri. Anche Sandra lavora alla stessa indagine  usando la sua macchina fotografica come mezzo per fotografare “il nulla e renderlo visibile.” E’ lei che scopre, per prima, le anomalie sulla scena del crimine: l’assassino, dopo aver messo del rossetto sulle labbra della ragazza ha commesso un errore dimenticando un suo indumento ( una camicia ) nella macchina dei due poveri fidanzati.

Ma chi è Marcus?
C’è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. E’ lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Tu eri un guardiano posto a difesa di quel confine. Perché ogni tanto qualcosa riesce a passare. Il tuo compito era ricacciarlo indietro.
Molto tempo fa hai pronunciato un giuramento: nessuno dovrà sapere della tua esistenza. Mai. Potrai dire chi sei solo nel tempo che intercorre fra il lampo e il tuono.
Tu sei l’ultimo rappresentante di un ordine sacro. Un penitenziere. Tu hai dimenticato il mondo, ma anche il mondo si è dimenticato di voi. Però, una volta, la gente vi chiamava cacciatori del buio.
Sul luogo del crimine viene scoperto uno strano oggetto simbolico: un bambolotto di sale. La storia avvincente prosegue delineando l’identikit del killer, un folle omicida che “se non sarà fermato, non si fermerà.”  Marcus, quindi, continua le sue indagini nell’ombra convincendosi che l’assassino uccide “per necessità.” Per capire e scoprire cosa si cela dietro l’eccidio bisognerà addentrarsi in oscuri misteri. 
Il lettore, leggendo Carrisi, deve liberare la mente da ogni limitazione, deve accettare continui indizi che mostrano scenari sempre più inquietanti e minacciosi. Dovrete, con fede, accettare l’esistenza dell’Istituto Hamelin dove venivano condotti i bambini che avevano ucciso o avevano manifestato spiccate tendenze omicide. Sarà un istituto di cura, di rieducazione? No! Lo scopo dell’istituto è quello di selezionare e sostenere il bambino più “criminale”, “più perverso”.  
Il mostro narra, attraverso i delitti, una fiaba. Il suo impulso omicida ha uno scopo, necessita di un pubblico, si esprime tramite figure antropomorfiche. Conosceremo il bambino di sale, la bambina di luce, il bambino di fuoco, l’uomo dalla testa di lupo. Cosa rappresentano? Sono simboli del Male, sono collegati a eventi criminale attraverso i quali narrano la propria fiaba personale dove non tutti gli uomini tifano per i “ buoni”, molti sono dalla parte dei cattivi. Ieri come oggi, l’uomo ha sempre adorato la violenza: nel passato al Colosseo i cittadini seguivano, con gran partecipazione, lo spettacolo dei gladiatori che si ammazzavano fra loro. Oggi, con la stessa morbosità, sono in tanti a seguire i fatti di cronaca nera.

Marcus cercherà, e noi con lui, di combattere il Male, vivendo le sue stesse speranze e le sue paure. Sarà impossibile staccarvi da questo libro finché, in un crescendo di tensione, non arriverete all’ultima riga. Ma anche dopo aver letto il finale, coinvolgente e inaspettato, vi accorgerete che la parola “fine” perde, con Carrisi, il suo significato: il Male ha perso solo una battaglia, non la guerra.

Adoro Carrisi, le sue storie sono sempre avvincenti e non si riesce, fino alla fine, a scoprire neppure un barlume di verità. Mi piace tantissimo la figura del “penitenziere”. Marcus non ha un passato, non ha un’identità, ha perso la memoria, non prova odio né amore. E’ un personaggio che Carrisi plasma pagina dopo pagina grazie a una immaginazione davvero senza limiti. Il ritmo  gode di una trama ricca che ci mostra il “pensiero” del killer, il suo punto di vista, ci porta a credere in mille cose. Scrive Carrisi:
Credi ai segni. Credi alle anomalie. Credi ai dettagli. Ma credere è solo l’inizio.
Spero di leggere presto un altro avvincente romanzo di quest’autore italiano che penetra nella mente del killer per dare veridicità a una citazione che adoro:
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. 
E quando  guardi a lungo nell’abisso anche l’abisso vorrà guardare in te. 
-  Friedrich Nietzsche
Tutti i lettori sono avvisati!

6 commenti:

  1. Uno dei migliori thriller dello scorso anno, Carrisi scrittore preferito italiano :)

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    1. Concordo, Carrisi è una "firma" che non delude mai :)

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  2. carrisi lo amo!! non può essere diversamente e anche questo romanzo mi ha rapita! *________*

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    1. Speriamo che arrivi subito un nuovo romanzo con un'altra avvincente storia. Credo che sentiremo ancora parlare di Marcus e Sandra :)

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  3. Okay, adesso lo voglio! >.<
    E pensare che non ho ancora letto niente di suo! Rimedierò presto :)

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    1. Vedrai che leggere Carrisi si rivelerà un'ottima scelta :)

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