Visualizzazione post con etichetta Vigdis Hjorth. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vigdis Hjorth. Mostra tutti i post

giovedì 23 settembre 2021

RECENSIONE | "Lontananza" di Vigdis Hjorth

Dopo “Eredità” (recensione), torna Vigdis Hjorth con il suo ultimo romano “Lontananza” (entrambi editi da Fazi), un libro crudo, doloroso, coraggioso. È una nuova storia di famiglia in cui le bugie, i silenzi e i segreti vengono messi a nudo.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Lontananza
Vigdis Hjorth

Editore: Fazi
Pagine: 300
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Dopo trent'anni di assenza Johanna torna in Norvegia e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ora ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per la famiglia Haug Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata e studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d'arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un'artista piuttosto affermata, ma anche i soggetti dei suoi quadri scatenano l'ira dei familiari, che vedono in essi una distorsione e una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre. Nella mente di Johanna affiorano vecchi ricordi di una donna all'apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti a cui ha preso parte, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.


Oltretutto è diversa la relazione tra madre e figlio rispetto a quella tra madre e figlia, perché la madre è uno specchio in cui la figlia vede se stessa come sarà nei tempi a venire, mentre la figlia è uno specchio in cui la madre vede il proprio io perduto, è per questo che mia madre non mi vuole vedere, per non vedere ciò che ha perso?

Johanna torna in Norvegia dopo trent’anni di assenza e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre che ormai ha ottantacinque anni ed è vedova. “Ho telefonato a mia madre, non ha risposto”. Per lei e per il resto della famiglia, Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata, studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto quotata, ma persino i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che in essi vedono una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui raffigura la madre. Sono tanti gli argomenti rimasti insoluti che hanno condizionato Johanna nella sua vita di figlia, di donna, di artista e di madre. Nella sua mente affiorano antichi ricordi di una donna all’apparenza spensierata e bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti di cui è stata spettatrice, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni finchè il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.

Con “Lontananza” Vigdis Hjorth conferma la sua maestria nell’osservare e descrivere, con gran sensibilità, la condizione umana e le sue fragilità. L’autrice esplora il mondo delle relazioni, tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra sorelle, penetrando nel territorio minato della famiglia. Si procede con attenzione sapendo che il pericolo è in agguato, silente ma presente, nei ricordi.

I pensieri, le riflessioni che affollano la mente di Johanna, sono come frammenti di ricordi di un’infanzia che ha al centro la figura di sua madre. Dopo 30 anni di silenzi, Johanna si pone mille domande e immagina la vita dei suoi genitori durante la sua assenza.

La paura spinge l’essere umano a inventare, in mia assenza mia madre si inventa me, dipingendomi peggiore di quanto non sia. Ma probabilmente avverte più risentimento che paura.

Johanna con le parole inventa la madre, colma con l’immaginazione quelle lacune prodotte dalla lontananza, riflette sugli eventi e sulle loro conseguenze, sonda la natura più intima delle persone a lei care.

Johanna ha una sorella, Ruth, che ha sempre assecondato il volere dei genitori e si è occupata sempre con devozioni di loro. Johanna rappresenta la ribellione. Cosa avviene tra una madre e una figlia quando la figlia non desidera vivere un’esistenza già scontata, ma una vita libera? Tra loro nasce rabbia e dolore. Madre e figlia fanno i conti con i propri demoni. Sembrano fronteggiarsi in un duello a distanza, si guardano negli occhi ma non si vedono. Tra loro una distanza che appare incolmabile. Eppure non c’è confine che la memoria non sia in grado di attraversare, non c’è situazione che l’immaginazione non possa visualizzare, non c’è lontananza che non possa essere annullata.

La famiglia accusa Johanna di aver causato loro sofferenza con i suoi quadri grotteschi, per non aver mostrato nessuna forma di gratitudine per ciò che avevano fatto per lei, per aver abbandonato gli studi e il marito.

Il ritorno in Norvegia di Johanna smuove i sopiti equilibri. La protagonista innesca il tentativo di capire e avvicinare la madre per costruire un ponte tra passato e presente. Può una madre rifiutarsi di rivedere la figlia? Può non voler sapere più nulla della sua creatura?

“Lontananza” è una fonte preziosa di emozioni e riflessioni. Attraverso un lungo autoesame, la protagonista rivede il suo passato e mette nelle nostre mani tanti tasselli di una verità sorprendente e dolorosa. La tensione è palpabile, si comprende subito che tra le righe si cela una drammatica realtà.

Ancora una volta, con “Lontananza”, Vigdis Hjorth scrive in modo accattivante e approfondito su argomenti senza tempo. Scava nel trauma familiare e il lettore si lascia coinvolgere  in questa storia sconvolgente di perdita. Tra le pagine del romanzo troverete frustrazione, tristezza e rabbia. Viene giù il mito della mamma migliore del mondo e affiorano episodi dolorosi nati da legami familiari spezzati.

“Lontananza” è una lettura forte con una vena di umorismo, è la descrizione straziante della relazione tra madre e figlia, è un precipitare nel buio del loro rapporto che si delinea man mano che la lettura procede. Il lettore dovrà procedere facendosi largo tra più strati sovrapposti in cui si comprende l’ossessione della protagonista per la madre. Protagonista che percorre una strada ad ostacoli. Ogni ostacolo è una domanda. Ogni domanda è una riflessione nel proprio io.

I genitori accusano Johanna di oltraggiarli e disonorare con la sua arte. I suoi quadri, pur avendo titoli affidabili, riproducono una visione, secondo loro, errata della realtà.

La relazione dell’opera con la verità è fondamentale, il grado di verità dell’opera non risiede nella sua relazione con la cosiddetta realtà, ma nell’impatto che ha sullo spettatore.

Con i suoi dipinti può, Johanna, infliggere un dolore psichico alla madre? Quando le relazioni emotive diventano di pubblico dominio, diventano un problema?

Togliti la benda dagli occhi, dipingi i tuoi occhi aperti, dipingi i loro occhi aperti, è in tuo potere.

“Lontananza” è un romanzo tessuto di angoscia che esplora il rapporto madre figlia ponendo molti interrogativi. Si oscilla tra passato e presente. Il lettore è assalito dall’ansia di capire, si muove tra più punti di vista e dovrà fare ordine tra immagini e pensieri che spesso si ripetono. Emergeranno verità non dette, complicate relazioni familiari e arriveremo al cuore del problema, all’evento da cui tutto ha preso origine. Essere felici sembra un dovere ma quando questa felicità prende una piega oscura, la storia si fa più complessa e le bugie, che ti hanno aiutata a vivere, si svelano donandoti la vera verità e l’indipendenza che hai sempre cercato.

giovedì 21 maggio 2020

RECENSIONE | "Eredità" di Vigdis Hjorth

“Eredità” è un romanzo emozionante e drammatico di Vigdis Hjorth, pubblicato da Fazi Editore, che parla di un passato mai svelato, di un trauma che ha segnato la vita di una donna sempre in lotta con se stessa e i fantasmi del passato.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Eredità
Vigdis Hjorth

Editore: Fazi
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Quattro fratelli. Due case a picco sul Mare del Nord. Un dramma familiare sepolto nel silenzio da decenni.
Tutto comincia con un testamento. Al momento di spartire l’eredità fra i quattro figli, una coppia di anziani decide di lasciare le due case al mare alle due figlie minori, mentre Bård e Bergljot, il fratello e la sorella maggiori, vengono tagliati fuori. Se Bård vive questo gesto come un’ultima ingiustizia, Bergljot aveva già messo una croce sull’idea di una possibile eredità, avendo troncato i rapporti con la famiglia ventitré anni prima. Cosa spinge una donna a una scelta così crudele? Bård e Bergljot non hanno avuto la stessa infanzia delle loro sorelle. Bård e Bergljot condividono il più doloroso dei segreti. Il confronto attorno alla divisione dell’eredità sarà l’occasione per rompere il silenzio, per raccontare la storia che i familiari per anni hanno rifiutato di sentire. Per dividere con loro l’eredità – o il fardello – che hanno ricevuto dalla famiglia. Per dire l’indicibile. 


Mio padre non era riuscito ad evitarlo, mia madre non riusciva di evitare di essere com’era, io assomigliavo a loro, nel senso che non riuscivo a evitare di essere me stessa, di essere distrutta e di distruggere. 
Premiato dai librai norvegesi come miglior libro dell’anno, in vetta alle classifiche di vendita per mesi, osannato dalla critica internazionale, “Eredità” è il romanzo con cui la norvegese Vigdis Hjorth ha raggiunto la fama mondiale.

Tutto inizia con la lettura di un testamento. Al momento di dividere l’eredità tra i quattro figli, una coppia di anziani genitori decide di lasciare le due case al mare alle due figlie minori, mentre Bård e Bergljot, il fratello e la sorella maggiore, vengono tagliati fuori. Bård vive ciò come un’ultima ingiustizia, Bergljot,avendo tagliato i ponti con la famiglia ventitré anni prima, aveva già accettato l’idea di non ricevere alcuna eredità. Cosa spinge una donna a una scelta così crudele? Troncare i rapporti con la propria famiglia è una decisione dolorosa ma a volte necessaria. Bård e Bergljot non hanno avuto la stessa infanzia delle sorelle e condividono il più doloroso dei segreti. L’eredità sarà l’occasione per rompere il silenzio, per raccontare la storia che i famigliari per anni hanno rifiutato di sentire, per dire l’indicibile.

“Eredità” è un romanzo duro, crudele, che scuote le coscienze narrando la storia di una famiglia lacerata da un lungo silenzio. Silenzio che verrà meno dopo molti anni e ci porterà a riflettere sulle conseguenze delle azioni dei genitori sulla vita dei figli.

Bergljot, la protagonista, non è stata mai ascoltata, compresa, difesa dalla sua famiglia che sembra non capire quale sia il problema. Dimenticare ciò che è successo è la soluzione migliore, rendere invisibili le colpe di un “padre orco” è ciò che unisce la famiglia. L’eredità pone non un problema economico ma un problema morale. I “cattivi” non si nascondono ma anche la vittima mostra difetti e contraddizioni.
Ogni vittima è un potenziale carnefice, quindi non bisogna essere troppo generosi con la compassione. 
Infrangere i tabù non è facile, a difesa “dell’onore” si ergono complicati meccanismi. Bergljot non riesce ad affrontare la sua famiglia perché nessuno le crede, tutti vorrebbero dimenticare. Non può dimenticare l’abuso sessuale del padre e con coraggio ripete la sua versione della storia anche se ciò vuol dire distruggere tutte le relazioni con la madre e le sorelle.
Ma mia madre fece mai una scelta? È una scelta lasciarsi condurre, far finta di niente, sperando che le cose passino, non reagire? Comportarsi come una bambina e non sforzarsi di capire troppo. Cercare di prendere tutto alla leggere, limitarsi alla superficie delle cose, fare buon viso a cattivo gioco, fare del proprio meglio quando era ancora quella di un tempo, consapevole del fatto di non avere la forza di andarsene, eppure ci aveva provato. 
Il romanzo è emotivamente intenso. I segreti vengono centellinati lungo il percorso narrativo che si arricchisce di riflessioni e discussioni su argomenti interessanti come la guerra e le sue conseguenze. Bergljot conduce una lotta con se stessa, con la sua storia che ha inevitabilmente conseguenze sulla sua vita. Un grande dramma emotivo coinvolge i personaggi e i loro ricordi sono frammenti di un’immagine che si compone pian piano. È più facile nascondersi che affrontare l’amara verità. La famiglia non è sempre un luogo di protezione e i genitori influenzeranno per sempre la vita dei figli.
È la strada dell’infanzia quella che ti ha insegnato a odiare, che ti ha insegnato la durezza e la derisione, che ti ha fornito le armi più potenti. Devi saperle usare con dovizia. 
Bergljot è una donna vulnerabile ma decisa a dar voce al suo dolore.

“Eredità” è un romanzo segnato da molteplici verità e si basa non tanto sul racconto di ciò che è realmente accaduto quanto sulla lotta della protagonista con la sua storia. Le conseguenze del trauma subito si riflettono anche sulle situazioni quotidiane e sulle relazioni più intime. La diatriba legata all’eredità è la scintilla che riaccende un fuoco che sonnecchia sotto le ceneri. È un ritorno al passato, ad una realtà travestita da tsunami emozionale. Vergogna, rabbia, angoscia travolgono la vita di Bergljot. Il segreto di famiglia è stato sempre nascosto, ben difeso dall’oblio della memoria.
Non si può perdonare ciò che non è stato oggetti di ammissione! 
Per i genitori della ragazza era impossibile ammettere ciò che era successo, avevano rimosso la verità, la negavano con forza per non subire una condanna generale, per salvare la propria reputazione.

“Eredità” è un romanzo travolgente su accuse e riconciliazioni impossibili. La famiglia, tranne Bård, è unita contro Bergljot. L’abuso è, per la mamma, solo un tentativo per rendersi interessante, mentre il padre la definisce una psicopatica. Le sue sorelle non le hanno mai chiesto nulla. Alla morte del padre la famiglia pensa che sia arrivato il momento della riconciliazione ma non si può perdonare ciò che, secondo loro, non è mai accaduto.
Bergljot ha bisogno che gli altri riconoscano ciò che lei ha vissuto.
Il pare per cui provavo compassione non era mio pare, ma l’idea di padre, il suo archetipo, il mito di padre, il mio padre perduto. 
Un’ammissione di colpa è ciò che la donna ha sempre desiderato. Ora che il padre è morto ciò non potrà più accadere.
Per tutta la mia vita ho sempre avuto paura di mio padre. Fino a che punto l’ho capito solo il diciassette dicembre di quest’anno,quando è morto. Ho avvertito un sollievo fisico in tutto il corpo. Mio padre mi diceva, quando avevo cinque, sei, sette anni e avevo subito ripetuti abusi sessuali, che se lo avessi raccontato a qualcuno, papà sarebbe finito in prigione e la mamma sarebbe morta. 
La verità fa paura e rappresenta una minaccia per l’onore della famiglia. Bergljot si sente schiacciata, ignorata e abbandonata ma si trasforma in una guerriera decisa e risoluta.
Non si diventa buoni quando si soffre. Di norma, quando si soffre, si diventa cattivi. 
Per anni Bergljot ha vissuto richiudendosi in se stessa, rifugiandosi nell’alcol, nella letteratura, lontano dalla realtà e dai ricordi. Il dolore tormenta la sua anima.

“Eredità” è una storia potente di abusi e di lotte per la verità, un romanzo brutale sulla natura interiore della famiglia.
Utilizzando questo sito si accettano e si autorizzano i cookies necessariInfoOK