"La morte della Pizia" (Adelphi, traduzione di Renata Colorni) è un breve romanzo dello scrittore svizzero Friedrich Durrenmatt. Fu pubblicato nel 1976 all'interno della raccolta di racconti "Mitmacher".
![]() |
![]() STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7 |
Pagine: 68
«Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l’ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l’avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro». Con queste parole spigolose e beffarde ha inizio La morte della Pizia e subito il racconto investe alcuni dei più augusti miti greci, senza risparmiarsi irriverenze e furia grottesca.

Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l'ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi, Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l'avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro.
Con queste parole beffarde ha inizio "La morte della Pizia" che riserverà irriverenza ai più augusti miti greci.
La Pizia Pannychis XI ha sempre trovato insopportabile la credulità dei suoi contemporanei. Per divertirsi alle loro spalle, indifferente alle fragilità umane, pronuncia gli oracoli più improbabili che le passano per la testa. Un giorno, volendo fare uno scherzo crudele all'ennesimo visitatore del santuario di Delfi, vaticina ad un giovane zoppo che avrebbe ucciso il suo stesso padre per poi giacere con la sua stessa madre. Il giovane era Edipo e la Pizia mai avrebbe immaginato l'avverarsi della sua profezia.
...una profezia che più insensata e inverosimile non avrebbe potuto essere, la quale, pensò, non si sarebbe certamente mai avverata, perché nessuno al mondo può ammazzare il proprio padre e andare a letto con la propria madre, senza contare che per lei tutte quelle storie di accoppiamenti incestuosi fra dèi e semidei altro non erano che insulse leggende.
Anni dopo, ignorando la verità, Edipo, figlio di Laio, uccide accidentalmente il padre e sposa la madre Giocasta; quando la verità viene a galla, lei si impicca e lui si acceca.
Ormai in fin di vita, la Pizia deve fare i conti con gli spiriti di Laio, assediato dai dubbi di paternità, e di Giocasta, che rivela chi è il vero padre di Edipo. Anche Edipo e la bellissima Sfinge si presentano al cospetto della Pizia.
Gli spiriti le fanno visita nella sua umida grotta e raccontano la propria versione di quella tragedia, in un crescendo di dubbi, contraddizioni e mezze verità. Quale delle quattro storie corrisponde a verità?
"La morte della Pizia" è un racconto che ci apre le porte del mondo mitologico. Siamo nella Grecia antica, nel santuario di Delfi, dove la Pizia, seduta sul tripode posto in una rupe caverna davanti al Tempio di Apollo, affascina con i suoi vaticini.
Per intrigare ancor di più gli eventi, alla Pizia, che rappresenta il caos, si presenta un'ombra con le sembianze dell'assennato Tiresia, il famoso veggente cieco, che rappresenta l'ordine. Queste sono le sue parole:
Pannychis, anch'io come te sono una persona sensata, come te non ho fede negli dèi e credo invece nella ragione, e proprio perché credo nella ragione sono persuaso che l'insensata fede negli dèi debba essere sfruttata in maniera ragionevole.
Il destino di Edipo è il mezzo per raccontare il conflitto tra ordine e caos.
A guidare l'uomo deve essere la razionalità e non la mitologia. Tuttavia, qui emerge il pessimismo dell'autore, gli uomini sono opportunisti, spesso incompetenti e arroganti. Il proprio tornaconto è il dio in cui tutti credono. La verità è l'unica base possibile per una società imparziale e libera.
La verità è il mezzo per cercare la giustizia.
Pizia e Tiresia espongono i loro dubbi mentre cercano di far luce sulla capacità dell'uomo di scegliere il proprio destino. L'uomo ha il diritto di poter pensare liberamente senza le catene del soprannaturale e dei miti. A complicare le cose per la ragione, c'è l'esistenza della casualità che lascia il mondo in balia del caos. Si crea, così, un groviglio di coincidenze e intricatissime connessioni che portano l'uomo a brancolare nel buio. L'enigma regna nelle nostre vite e a nulla valgono i tentativi per influenzare gli eventi.
"La morte della Pizia" è un libro sorprendente che regala una lettura intrigante e ironica. L'attività dell'oracolo di Delfi appare fuori dal tempo, perfettamente aderente ai nostri giorni. Pensate ai vari aspetti politici, economici, morali, che caratterizzano la nostra società e immaginate "un gran burattinaio" che dispone, a suo piacimento, delle nostre vite. Ognuno ha la sua verità, come gli spiriti che si presentano alla Pizia. Una verità viva nel limbo delle nostre certezze che non va confusa con la Verità, enigma che si nasconde dietro le apparenze. Alcuni uomini comprendono che i tentativi per cambiare il mondo sono tutti inutili e lo accettano così com'è. Altri non si arrendono e provano a realizzare i propri sogni. Chi ha ragione, chi ha torto? Durrenmatt lascia la risposta a Tiresia. Una risposta che potrebbe non essere definitiva:
Pannychis, disse il veggente in tono paterno, solo la non conoscenza del futuro ci rende sopportabile il presente. Mi sono sempre stupito e continuo a stupirmi immensamente che gli uomini siano tanto smaniosi di conoscere il futuro. Sembra quasi che preferiscano l'infelicità alla felicità.
La razionalità riuscirà a riportare l'ordine nel caos?
"La morte della Pizia" è un gioiellino letterario, dallo stile travolgente e irriverente, che vi esorto a leggere per riflettere sui pericoli che si corrono quando ci si mette nelle mani degli altri (dèi inclusi) rinunciando a costruirci un nostro pensiero critico su ciò che accade. Cedere la propria libertà in cambio di un illusorio senso di protezione è un grave errore. Lasciatevi conquistare dalla magica seduzione della parola e dal fascino del partecipare alla vita della collettività. Ricordando che è bene guardare la realtà con occhio critico, accettandone l'irrazionalità e la complessità ed è auspicabile riflettere sul ruolo dell'individuo in un mondo in cui il caos e il paradosso sembrano avere il sopravvento. Quindi buona lettura e non date mai ascolto alla Pizia che è in voi.


Ciao Aquila, conosco il romanzo per fama ma non l'ho mai letto. Dalla tua bella recensione sembra davvero interessante, anche per gli spunti di riflessione che suscita :-)
RispondiElimina