lunedì 26 aprile 2021

RECENSIONE | "Benedetto sia il padre" di Rosa Ventrella

“Benedetto sia il padre” (Mondadori) di Rosa Ventrella, scrittrice de “La malalegna” (Mondadori) e di “Storia di una famiglia perbene” (Newton Compton Editore), è un romanzo che vi porterà in un vortice di emozioni perché racconta una storia coraggiosa che narra il lungo e arduo percorso per arrivare a maturare la capacità di perdonare e rinascere a nuova vita. La protagonista si chiama Rosa, ma non coincide del tutto con la Rosa che scrive, ed è la voce narrante di un romanzo in cui realtà e interiorità si confondono, spostando i confini tracciati da una linea in cui l’amore e la paura prevalgono, a tratti, l’uno sull’altra. È la storia di una famiglia in cui la violenza è la misura della quotidianità. Il padre-padrone era detto “Faccia d’angelo” perché era bellissimo e invece era un diavolo che con gli occhi ti poteva incenerire, con uno schiaffo pietrificare. Uomo perfetto agli occhi degli estranei, anima nera nei confronti della moglie e dei figli. Per lui il rispetto passava attraverso l’autorità e la violenza.

Papà si chiamava Giuseppe. Un padre bellissimo, di una bellezza rara a trovarsi dalle mie parti. Una bellezza che non si piegava ad alcun altruismo e a nessuna indulgenza. Amabile e irresistibile, come solo le cose malvagie sanno essere.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Benedetto sia il padre
Rosa Ventrella

Editore: Mondadori
Prezzo: € 18,00
Pagine: 240
Sinossi

Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza "ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo". E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d'angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera – " 'gniera gniera' come un pozzo profondo" – aveva l'anima. Faccia d'angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie – una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall'amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui – la sua furia cieca, l'altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell'odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l'amicizia proibita con una prostituta e l'attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un'eredità oscura e difficilissima da estirpare. Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l'istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.


Si può amare e odiare tutto in una volta? Si può sperare che chi amiamo scompaia, si disintegri come il pulviscolo nell’alone di luce, muoia? Perché certe volte volevo che mio padre scomparisse, che morisse. Ero brutta anche in questo forse. Brutto il mio cuore. Nero e catramoso.

Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari vecchia, dove le case sono unite tra loro e i vichi stretti corrono verso il mare. È un luogo dove la violenza dilaga fuori e dentro le case. Ottimo maestro di violenza è “Faccia d’angelo”, il papà di Rosa, che ha riversato sui figli e sulla moglie – donna orgogliosa ma fragile, consumata dall’amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui – la sua furia cieca, le sue menzogne e tradimenti. Quando Rosa incontra Marco, vede in lui la salvezza da quella vita infernale. Il matrimonio è il lasciapassare per ricominciare lontano dai vicoli di Bari, lontano dalla bambina che era stata, dalle mazzate, dalla rabbia. I due ragazzi si trasferiscono a Roma ma le cose non vanno come sperato. Il vero volto di Marco non tarderà a mostrarsi.

Si può essere felici con un marito ingombrante, autoritario, faticoso e insieme fragile? Si poteva essere felici con un padre che esigeva a ogni costo che le nostre vite ruotassero intorno alla sua?

Proprio mentre il suo matrimonio sta naufragando, Rosa riceve una telefonata che la porterà a intraprendere un viaggio a ritroso verso la sua terra e la sua adolescenza. Nella sua terra natia la giovane donna dovrà affrontare il suo passato alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente dalla sua oscura eredità.

Ai vecchi si perdona tutto, vero? E invece no, papà, io non ti perdono. Caccio indietro i sensi di colpa per non essere stata vicino a mia madre in tutti questi anni e lascio che si acquattino acidi nella gola. Sono certa che arriverà il giorno in cui sconterò anche questa, insieme alle altre colpe che mi sento addosso. Una su tutte, l’idea che mia figlia abbia vissuto quello che ha marchiato anche me, la mia infanzia incompiuta, la violenza riflessa. Come si salva un figlio dalle radici marce che ci sono cresciute tutt’intorno?

La scrittrice ha definito il suo romanzo “un viaggio d’amore e riconciliazione”.  Fin dalla prima pagina, mi sono sentita coinvolta in questa storia dura, a tratti feroce, che però cela un messaggio di riconciliazione. Tutti noi abbiamo un passato fatto di ricordi belli ma anche dolorosi. Crescendo Rosa non vede allentarsi la stretta emotiva che la lega al suo vissuto e il suo presente riflette gli errori del passato in un meccanismo di ripetizioni a spirale duro a morire. Rosa si porta dentro i fantasmi di una famiglia persa nella violenza, nel tacito subire, nel male che si annuncia come l’arrivo di una tempesta. La bambina di ieri, la donna di oggi, è cresciuta in questa oscurità. Forse, si arriva a pensare, il male è in noi e la violenza è in noi. Gli errori dei genitori ricadono sui figli e possono condizionare la loro vita da adulti. Sarà necessario attraversare la terra del dolore per approdare a una nuova consapevolezza di sé mentre si volge lo sguardo verso il futuro.

Che tu sia benedetto, papà, che tu sia maledetto. Benedetto sia il padre, dicevano durante le orazioni. Un grano, due grani, tre grani, li senti scorrere tra le dita e tutto si aggiusta, il mondo da rovesciato ritorna esatto.

La Rosa bambina è una figura spaventata e struggente, lei si sente come un burattino mosso dal volere degli altri. Il suo vero “io” è invisibile.

Negli ultimi tempi la mia inquietudine era aumentata. Fuori, ero una ragazzina di tredici anni con le gambe esili e dritte, un viso ovale e scuro e grandi occhi chiari. Dentro ero un’anima tormentata. Non ridevo mai e stavo sempre in silenzio. Avevo imparato che le parole erano inutili e ferivano le persone.

“Benedetto sia il padre” è una storia nera di violenza domestica, di dolore ma anche di rinascita. È uno tsunami emotivo che accompagna i ricordi di Rosa, anima viva e travolgente del romanzo. Bari vecchia, con il suo labirinto di viuzze acciottolate, le chiese e le edicole votive, il mare a cullarla, rappresenta un microcosmo nel capoluogo pugliese che offre scorci d’improvvisa bellezza. Tante le storie che sono passate per i vicoli del quartiere San Nicola dove la vita di ogni famiglia è sempre osservata da occhi curiosi e non si è mai soli. Un tempo quelli che infrangevano la legge ed erano diventati qualcuno, andavano rispettati. Erano i mariuoli al cui cospetto i vecchi levavano la bombetta e le donne chinavano la testa.

Anche Agata, la mamma di Rosa, chinava la testa davanti alla violenza del marito e nei suoi occhi portava i segni indelebili della sconfitta. I suoi figli erano spettatori silenziosi di quella bufera di rabbia che vedeva il padre infierire sulla loro mamma. Lei si lasciava castigare con rassegnazione mentre le parole e le mani del marito lasciavano segni indelebili sulla sua anima e sul suo corpo.

Una narrazione fluida e raffinata che travolge e coinvolge. Ho amato questo romanzo, le sue atmosfere, il suo finale spietato. Ogni personaggio cattura l’attenzione del lettore in una variegata sequela di caratteri, di scelte sbagliate, di desideri repressi, di vecchi legami e grandi cambiamenti. Si parla di donne e uomini che vivono in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi ricevuti e inferti.

“Benedetto sia il padre” è il primo romanzo di Rosa Ventrella che leggo. Questo libro mi ha emozionata. Veramente bella la descrizione di Bari vecchia vista attraverso gli occhi di una bambina e il tema della violenza domestica è trattato con molta sensibilità. Dalle parole dell’autrice si percepisce il clima di malessere e le difficoltà che i protagonisti devono affrontare. Ed ecco far capolino i consigli dei vicini, i riti delle masciare, le abitudini di un quartiere dove solo chi è nato lì viene sentito parte integrante della comunità.

Nelle vene della protagonista scorre l’odio, nella sua mente i rari ricordi belli si schiantano contro quelli brutti. L’odio ha permesso a Rosa di considerare il padre invincibile, eterno. Come si fa a dimenticare l’odio? Ora che il tempo è passato, negli occhi del padre sembra brillare una  nuove luce. Come può aver dimenticato tutta la violenza inferta, le scorribande amorose, il dolore inferto alla moglie?

Per conquistare la serenità del cuore, occorre perdonare. Per poter costruire un ponte verso il futuro, occorre perdonare. Per perdonare il padre, Rosa deve perdonare se stessa. Per tornare alla vita, per non scappare più e rinascere nell’amore verso gli altri e soprattutto verso se stessa. Solo così c’è salvezza e riconciliazione.

6 commenti:

  1. Sembra splendido.
    La tue recensioni, poi, rendono perfettamente giustizia ai romanzi!

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    1. Ti ringrazio e ti consiglio vivamente la lettura di questo romanzo:)

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  2. Non conoscevo il romanzo, ma il tuo commento mi ha particolarmente incuriosita :)

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    1. Anche per me, questo romanzo, è una piacevolissima scoperta :)

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  3. Una storia così, dura, di violenza, con personaggi che mi paiono forti e ben caratterizzati, penso possa rientrare tra la mie letture Grazie per questa bella e sentita recensione!

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    1. Una storia dura ma ricca di emozioni. Tu hai la sensibilità giusta per poterla apprezzare :)

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