martedì 12 aprile 2022

RECENSIONE | "Quattro stagioni per vivere" di Mauro Corona

Con “Quattro stagioni per vivere” (edito da Mondadori), Mauro Corona torna in libreria e ci porta per l’ennesima volta in montagna, a respirare l’odore e il mistero dei boschi. Ci porta a conoscere persone semplici e grandi allo stesso tempo come Osvaldo che parte a caccia di camosci per soddisfare un desiderio della mamma gravemente malata. Lo scrittore di Erto narra una storia di cambiamento, di redenzione, di un uomo che si rende conto di aver perso tempo a essere vendicativo: la fuga disperata diventa una rinascita, un ritorno alla natura per capire chi è realmente.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Quattro stagioni per vivere
Mauro Corona

Editore: Mondadori
Pagine: 288
Prezzo: € 19,50
Sinossi

Per sostentare la madre malata, Osvaldo ha bisogno di carne, e parte a caccia di camosci. Si prepara a passare parecchio tempo nel freddo del bosco, quando si imbatte in quello che sembra un enorme colpo di fortuna. Un camoscio appena ucciso, e sepolto nella neve dai cacciatori, che verranno a riprenderselo. Osvaldo cede alla tentazione, e prende il camoscio. Non ci vorrà molto perché i legittimi proprietari, i gemelli Legnole, due brutte persone, di corpo e di anima, e per di più stupide, vengano a sapere chi ha rubato il loro camoscio. E decidono che il colpevole dovrà pagare con la morte. Inizia così per Osvaldo un anno di vita in mezzo ai boschi e alle montagne, tra agguati, pedinamenti, rischi mortali, in fuga dalla ottusa follia dei gemelli, fino al sorprendente finale.


Un piccolo paese di montagna, un camoscio rubato per fame, una fuga solitaria lunga un anno.

Fu per lei, per la mia mamma, che rubai il camoscio ai fratelli Legnole. Era malata, stava per morire. Io non sapevo che stava per morire. Lo seppi quando morì. Pensavo se la cavasse, era sempre stata forte. Un giorno sospirò che desiderava una scodella di brodo. <<Accoppo il gallo>> dissi prontamente. <<Camoscio, brodo di camoscio>> sospirò.

Per esaudire il desiderio della madre morente, un brodo di camoscio, Osvaldo ha bisogno di carne e parte a caccia di camosci. Si prepara a passare molto tempo nel bosco, quando vede un camoscio appena ucciso e sepolto nella neve dai cacciatori, che verranno a riprenderselo. Osvaldo cede alla tentazione e prende il camoscio. Non ci vorrà molto perché i due legittimi proprietari, i gemelli Legnole, due brutte persone, di corpo e di anima, e per di più stupide, vengano a sapere chi ha rubato il loro camoscio. E decidono che il colpevole dovrà pagare con la propria vita l’oltraggio che hanno subito. Inizia così per Osvaldo un anno di vita in mezzo ai boschi e alle montagne, tra agguati, pedinamenti, rischi mortali, in fuga dalla ottusa follia dei gemelli, fino al sorprendente finale.

Quel silenzio totale, ibernato di gelo e solitudine, non mi impressionava più come all’inizio della fuga. Ormai facevo parte della natura e lei di me. Ero diventato, o stavo per diventare, gufo, camoscio, martora, cervo, vento, neve.

“Quattro stagioni per vivere” è un romanzo travolgente, una tavolozza di colori, un susseguirsi di suoni e di scoperte. È lo scorrere delle stagioni, è la lotta per sopravvivere, è inseguimento e trappole, è un mosaico di paesaggi e colori: il bianco della neve, il rosso dell’autunno, il verde della primavera, il giallo dell’estate. Osvaldo con il suo fidato setter Papo, anche se in fuga, anche se braccato, anche se affamato, sarà felice in mezzo ai suoi boschi. Per lui le uniche leggi e autorità riconosciute sono quelle della natura, che è in egual misura madre e matrigna. Lassù, in montagna, per arrivare alla fine dell’inverno Osvaldo dovrà ascoltare la natura e cogliere i suoi insegnamenti. Accendere il fuoco con le mani, cacciare solo per nutrirsi, riconoscere le erbe che guariscono. Nelle difficoltà, si sa, si apprezza di più ogni piccola cosa.

Mi ero reso conto che mi mancava l’aria aperta, i boschi scheletrici, l’inverno, le notti interminabili al tepore del fuoco dentro una spelonca. E l’inquietante silenzio della montagna, solo ogni tanto rotto da grida di animali disperati o dai rantoli tribolati di uccelli notturni. Mi mancava tutto questo. E, seppur duole confessarlo, dovevo ai Legnole, alla loro ottusa ferocia, alla brutale ignoranza la scoperta di una vita nuova.

“Quattro stagioni per vivere” è un romanzo, splendida la cover realizzata da Matteo Corona figlio di Mauro, che emoziona, a tratti spaventa, insegna e porta a riflettere sul rapporto tra uomo e natura, sui  reali desideri degli uomini che spesso si scontrano con i fallimenti, le solitudini, le tristezze.

Mauro Corona ci prende per mano e ci guida tra i misteri della montagna: libertà, silenzio, memoria, fatica, amicizia, dolore e morte. La storia principale, sembra l’inizio di una favola, non vi recherà mai noia anzi prenderà sempre più vigore alimentata da narrazioni secondarie che vi faranno conoscere il mondo del protagonista, i suoi amici e le sue esperienze. I gemelli Legnole daranno vita a una crudele caccia all’uomo, sono il lato oscuro di una vita senza pietà a cui si contrappone la luce dell’amicizia tra un uomo e il suo fedele cane. Papo, il terranova di Osvaldo, ha un ruolo importante: aiuta il suo padrone a sopravvivere sulle montagne, fiuta da lontano i due gemelli che escogitano sempre nuove mosse per vendicarsi, fa da guida a Osvaldo verso una nuova vita. Le caverne di Bosconero diventano la loro dimora, condividono un affetto reciproco, momenti di rabbia e di paura, condividono il cibo e la dura quotidianità. Osvaldo stacca i ghiaccioli delle cascate congelate per bere acqua pura, accende il fuoco per sfuggire al freddo e aspettare il disgelo in primavera.

“Quattro stagioni per vivere” è un inno alla natura selvaggia, una storia ancestrale che ha il potere di spogliare l’uomo da tutti gli insegnamenti che lo hanno condizionato, per liberare il vero se stesso. Con magia antica le parole si trasformano in poesia, il tempo fluisce, ora lieve, ora burrascoso, con luci e ombre che disegnano un mondo selvaggio ma inebriante. Un mondo in cui è palpabile la fatica dell’avventurarsi in montagna, il piacere dell’essere a contatto con la natura, la sfida con se stessi, l’incertezza delle situazioni, la solitudine che ti fa considerare amici proprio quegli animali che prima cacciavi. È come procedere lungo un percorso che parte da un piccolo paese e sale su per le montagne per poi ritornare al punto di partenza. È come un cerchio della vita che ti accoglie, testa i tuoi limiti, ti fa comprendere ciò che realmente è importante e libera dalle sovrastrutture che la società impone. Osvaldo, e noi con lui, riflette sull’eterna beffa del destino:

È solo quando perdiamo le persone, o rischiamo di perderle, che ci accorgiamo di quanto erano importanti per noi.

Se pensate che un uomo e un cane non possano reggere un’intera storia, vi dico subito che siete in errore. Mauro Corona narra, infatti, una fuga tra le montagne che, vi assicuro, non annoia ma crea una partecipazione empatica coinvolgente. Si percepisce la voglia, direi quasi la necessità, dell’autore di narrare una storia con uno stile personale. Vivrete avventure che vi porteranno a sfidare le vette, sarete a contatto con la maestosità della natura e la cattiveria degli uomini. Corona narra di sconfitte, vendette, fragilità e pace interiore, lealtà e sogno. Un vortice incantevole vi catturerà tra le melodie dei boschi e la poesia elle parole narrandovi di un mondo diverso, semplice e affascinante, dove cercare noi stessi e sconfiggere le nostre paure. Bene, se siete pronti è ora di partire per questa nuova, indimenticabile, avventura.

2 commenti:

  1. non mi sono mai avvicinata ai libri di Corona, però questo potrebbe essere un'idea per iniziare.
    Colgo l'occasione per augurarti buona pasqua! :)

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    1. I libri di Corona hanno come argomento centrale il rapporto tra l'uomo e la montagna. Le sfide sono infinite e hanno un fascino che rende la lettura partecipe e intrigante. Ti auguro tanta gioia e serenità, Angela. Buona Pasqua!

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