giovedì 1 ottobre 2020

RECENSIONE | "L’ultima nave per Tangeri" di Kevin Barry

Esce oggi nelle librerie “L’ultima nave per Tangeri” di Kevin Barry, talentuoso e premiato autore irlandese contemporaneo. Il romanzo, edito da Fazi nella Collana Le strade, è una storia nera i cui personaggi sbagliano e perseverano nei loro errori. È un viaggio nei ricordi, in un passato che non ritornerà ma è anche un voler riaffermare l’amore che è scivolato via tra i rigagnoli di crimini e violenze. Tra le pagine si percepisce un sentimento di nostalgia e di malinconia. Le conseguenze delle scelte del passato si riflettono nel dramma di un padre che da tre anni non vede sua figlia. Il lato oscuro di uomini malvagi si mostra in bilico tra amore e catastrofe, speranza e rassegnazione. Il romanzo di Kevin Barry è triste ma bellissimo, ogni dialogo è uno squarcio in ciò che è stato, è come un refolo di vento che arriva all’improvviso e sussurra parole intrise di tristezza soffiando sui momenti inaspettati delle relazioni d’amore, sulla crudeltà, sui crimini, sulla fiducia, sull’inganno.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
L'ultima nave per Tangeri
Kevin Barry

Editore: Fazi
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Nel porto spagnolo di Algeciras, Maurice e Charlie, due irlandesi sulla cinquantina, tengono d’occhio le navi per Tangeri. Stanno cercando Dilly, la figlia di uno dei due. Maurice e Charlie si conoscono fin dall’adolescenza: sono due ex trafficanti, hanno iniziato a spacciare da giovani, sono cresciuti, hanno fatto i soldi, hanno pestato i piedi ai rivali, si sono dovuti nascondere per non essere ammazzati, hanno attirato la sfortuna, sono andati in esilio innumerevoli volte, hanno bevuto come spugne, si sono strafatti di eroina, hanno amato e tradito la stessa donna, Cynthia, per la quale si sono accoltellati. Ormai tagliati fuori dai giri criminali, Maurice e Charlie, due presenze minacciose soltanto in apparenza, si rivelano per ciò che sono diventati: due ex criminali al verde, due balordi noti come macchiette all’interno del porto, che inseguono un fantasma che forse non è mai esistito se non nella loro immaginazione.


Maurice e Charlie in una notte d’ottobre se ne stanno seduti sulla panchina appena a ovest del portellone con su scritto ‘INFORMACION’ nel terminal dei traghetti di Algeciras.

Stanno cercando una giovane donna, la figlia di uno dei due uomini, scomparsa da vari anni.

È il 23 settembre, Charlie e Maurice, due gangster sulla via del tramonto, aspettano, nel porto di Algeciras, notizie di una giovane donna, la figlia di uno dei due uomini. Al porto, nel sud della Spagna, partono e attraccano le barche notturne per Tangeri.

La scena iniziale ricorda la celebre opera dello scrittore Samuel Beckett, “Waiting for Godot”. Al posto di Vladimiro ed Estragone ci sono Maurice e Charlie che aspettano l’arrivo di un enigmatico personaggio di nome Dilly.

I due uomini, seduti sulla panchina del porto, ripercorrono le tappe salienti della loro esistenza ed è proprio attraverso i variegati discorsi che  emerge il loro passato.

Hanno da poco superato i cinquanta. Gli anni ormai si ritirano come la marea. Ci sono i vecchi tempi sui loro volti, sulle linee dure delle loro mascelle, sulle bocche sgangherate. Ma mantengono – più o meno – un’aria spavalda.

Le certezze di un tempo passato si sono infrante sulle rocce di un presente che non ha per loro un ruolo da protagonisti. I due uomini, amici e rivali, aspettano l’arrivo di Dilly ma è come se aspettassero l’unica possibilità che hanno per far pace con il passato. La morte si profila ai loro orizzonti e il riallacciare i rapporti con la ragazza rappresenta un modo per dare un senso alla propria vita. Un senso che vada oltre la ricchezza e il potere. Con amara ironia, Maurice e Charlie, ripercorrono i loro trascorsi da gangster, il traffico di droga, i guadagni illeciti. Raccontano di se stessi, delle loro scelte quando l’azione era il motore della vita. Ora aspettano l’arrivo incerto di una ragazza, fuggita dall’Irlanda dopo la morte della madre, ma potrebbero tranquillamente aspettare la morte o il momento giusto per cambiare la situazione di declino in cui si sono impantanati. Nel passato sono stati sicuri, violenti, hanno fatto cose terribili e potrebbero, nel futuro, farle ancora. Potrebbero. Tuttavia i tempi cambiano, il loro mondo è andato in frantumi e loro sono rimasti indietro, sono nostalgici, sono gente di una volta.

La roba non fa più girare gran soldi. I soldoni oggi si fanno con le persone. Il Mediterraneo è un mare di schiavi.

Leggere “L’ultima nave per Tangeri” è come esplorare l’animo dei due malviventi. È un’esplorazione in bianco e nero perché la vita è fatta di momenti vissuti alla luce el sole e altri che appartengono al lato oscuro che alberga in noi. Battute malinconiche di esseri imperfetti, intrecciano un passato travagliato a un futuro che cela una triste verità.

Non è l’odio la risposta all’amore; la risposta all’amore è la morte.

Il romanzo, a tratti poetico con venature inquietanti, trae forza dalle sue contraddizioni. I due uomini mostrano un lato che mette in luce la loro fragilità, la debolezza, i difetti, la difficoltà nella partecipazione emotiva al sentire dell’altro. La violenza è stata la madre che ha nutrito il loro passato che non svanisce nella nebbia dei ricordi ma attanaglia il presente con un’azione devastante sulle loro vite.

Parlano dell’avanzare dell’età e della morte. Parlano di quelli che hanno incrociato e di quelli che hanno aiutato, dei loro primi amori e degli amori perduti, dei nemici e degli amici. Parlano dei giorni andati a Cork, e a Barcellona, e a Londra, e a Malaga, e nella città fantasma di Cadice.

L’attesa appare un tempo sospeso. Seduti sulla panchina, con il dolore di una vita, sono alla deriva del tempo che fu.

Insomma, ai nostri tempi eravamo una coppia tremenda. Selvaggi. Oh, cosa non abbiamo combinato. E giravano soldi a palate, il che complicava tutto. È lì che la vecchia amica cupidigia viene a fare toc toc.

Ora tutto è mutato, in un presente a loro estraneo aspettano “Godot”. Per me l’attesa rappresenta l’ultima possibilità per accendere quella luce capace d’illuminare una vita buia. La luce potrebbe avere il nome di Dilly. I due uomini, andando incontro alla morte, vorrebbero riaccendere una fiammella di amore e respirare nuovamente aria di famiglia. Forse è troppo tardi. Forse.

1 commento:

  1. Mi sembra un romanzo che mette in risalto i due protagonisti, il vissuti, gli errori, le fragilità; personalmente sono sempre attratta dai libri in cui emerge l'interiorità dei personaggi.

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