lunedì 6 maggio 2019

RECENSIONE | "Il guardiano della collina dei ciliegi" di Franco Faggiani

L’anno scorso ho letto e apprezzato “La manutenzione dei sensi” di Franco Faggiani (recensione), pubblicato da Fazi Editore. Con “Il guardiano della collina dei ciliegi”, l’autore ci propone una storia davvero originale in cui realtà e fantasia si fondono. Tutto ha inizio quando casualmente lo scrittore legge un trafiletto su un giornale sportivo. La notizia riportata diventa materia per questa storia ambientata in paesi lontani e con tradizioni differenti. 

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Il guardiano della collina dei ciliegi
Franco Faggiani

Editore: Fazi
Pagine: 232
Prezzo: € 16,00 
Sinossi
Il guardiano della collina dei ciliegi, ispirato a una storia vera, ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi.

Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo venne notato giovanissimo per l’estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell’Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l’imperatore alla guida del paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparì nel nulla dandosi alla fuga. Da qui ha inizio la storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di questo libro dapprima a nascondersi per la vergogna e il disonore dopo aver deluso le aspettative dell’imperatore, poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi. 


Solo chi chiude i conti con il passato può riuscire a guardare oltre l’orizzonte e perdonare se stesso.
Ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi.

Nato a Tamana il 20 agosto del 1891, nel Sud del Giappone, Shizo ama la natura e ha una passione per la corsa.  Per lui correre in libertà, da solo, senza alcuna regola, tra i boschi e i monti della sua isola, lo faceva sentire in sintonia con il creato. La sua regola personale era una frase di un’opera di Lewis Carroll: “Comincia dall’inizio e vai avanti fino alla fine.”

Semplice a dirsi, difficile a farsi.

Venne notato giovanissimo e, grazie al sostegno dell’Università di Tokio e agli allenamenti con Jigoro Kano, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912. Questa scelta fu soprattutto per l’imperatore giapponese un modo per rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente, soprattutto con l’America, e le Olimpiadi erano un’occasione imperdibile. Fu lo stesso imperatore Mutsuhito a chiedere a Shizo di partecipare ai Giochi Olimpici.
Mi hanno detto che la sua falcata ormai assomiglia a quella di una cicogna quando sta per spiccare il volo, che i suoi piedi sussurrano all’erba e che le sue braccia si alternano come gli stantuffi di una locomotiva che viaggia veloce.
Shizo dovette affrontare un quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma. Shizo avrebbe partecipato alla maratona, era tra i favoriti per la vittoria, ma a sette chilometri dal traguardo succede qualcosa che stravolge ogni previsione. Il maratoneta mancò il suo obiettivo, tutto era perduto: il rispetto l’onore, la famiglia, l’amicizia. Il grande maratoneta del Sol Levante, l’allievo prediletto della magnifica università di Tokyo, la speranza dell’imperatore e di tutto il Giappone, aveva fallito. Così Shizo sparì nel nulla dandosi alla fuga. Seguirono anni di espiazione e sensi di colpa che porteranno il protagonista di questo romanzo a nascondersi per la vergogna e il disonore. Shizo aveva tradito la fiducia dell’imperatore, per il disonore lui voleva sparire, diventare invisibile. Dopo varie traversie giungerà a Rausu, nel Nord del Giappone, un luogo adatto per espiare le proprie colpe e vivere in solitudine fino a lasciarsi annullare dal tempo. A Rausu, terre estreme protese sull’oceano buio e profondo in cui navigano i ghiacciai e i grandi capidogli, Shizo troverà la pace come guardiano di una collina su cui sorge un bosco di yamazakura.
È un ciliegio selvatico delle montagne, il più resistente al freddo e alla siccità. E anche il più longevo. Il suo tronco può diventare maestoso e salire nel cielo fino a trenta metri; anche lassù in primavera sbocciano i suoi fiori bianchi dai petali di neve. Lo yamazakura è il gran sacerdote degli alberi.
Shizo si prende cura di questi alberi custodendoli con competenza e amore. Prendersi cura dei ciliegi è un po’ come prendersi cura della propria anima.
Se si eliminano i rami improduttivi, quindi inutili, quelli che rimangono crescono più rigogliosi. Questo principio vale per ogni cosa, anche per le persone: eliminare i pensieri negativi per far sì che quelli positivi abbiano più spazio e vigore per svilupparsi.
“Il guardiano della collina dei ciliegi” è la storia di un uomo che dopo esser caduto nell’abisso del disonore, ha la possibilità e il coraggio di rialzare la testa e trovare, finalmente, la pace. È un romanzo dolce e malinconico che si legge volentieri e desta molta curiosita perché, fin dal primo capitolo, si sale su un treno immaginario per iniziare un viaggio straordinario alla scoperta di un Paese lontano e sconosciuto tra abitudini, situazioni sociali, politiche e religiose, aspetti culturali e stili di vita che non ci appartengono. Mi sono lasciata avvolgere dal fascino della filosofia orientale e mi hanno emozionata i pensieri, le riflessioni del protagonista. La resa non è mai contemplata nella vita dei giapponesi ma chi non ha mai sbagliato? Chi non ha tradito un’amicizia, una persona cara? Nessuno lo farebbe di proposito ma accade. Allora cerchiamo di relegare tutto in un angolo del nostro cuore, il passato nasconde il nostro dolore. Le radici della vita si nutrono di quel dolore e non c’è luogo sulla terra dove nascondersi. I rimorsi, i nostri errori, ritornano e a noi non resta che fermarci e guardarli in faccia. Ci fermiamo giusto un attimo e poi riprendiamo a correre, un passo dopo l’altro, senza dover sottostare alle leggi del tempo. Il fluire della vita diventa inevitabilmente il fluire della corsa, senza limiti, senza costrizioni, senza interruzioni. Mai cedere, con coraggio e determinazione occorre andare avanti perchè il rimpianto è pronto a trafiggerti il cuore. Shizo ha ascoltato le voci che lo spronavano a fermarsi solo per un attimo ed è stata la fine. Così il maratoneta è uscito dalle pagine della storia delle Olimpiadi, è scomparso, svanito nel suo disonore. Ha vissuto con un gran peso sul cuore. Tuttavia la vita è imprevedibile e Shizo ha avuto l’opportunità di riprendere e concludere la sua meravigliosa maratona stabilendo un record che nessuno potrà mai infrangere.

2 commenti:

  1. Avevo riserve su questo romanzo, il precedente dell'autore per me era stata una delle grandi delusioni dello scorso 2019.
    Questa, per fortuna, è una altra storia. Fra i temi trattati e la tua recensione, la fascinazione è di casa!

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  2. Un personaggio che merita di essere conosciuto e apprezzato! Titolo incantevole e anche la storia narrata mi colpisce positivamente :)

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