giovedì 17 marzo 2016

RECENSIONE | "Pista nera" di Antonio Manzini

Carissimi lettori, la pioggia cade incessante da ieri. L’arrivo della primavera sembra ancor lontano e io, per ingannare l’attesa, ho deciso di leggere un romanzo ambientato in montagna. Tra piste da sci, impianti di risalita, scuole di sci, si consumerà la prima inchiesta di un vicequestore che possiamo definire “l’anima nera di Montalbano”.

Pista nera
(Serie con Rocco Schiavone #1)
Antonio Manzini

Editore: Sellerio
Pagine: 278
Prezzo:  € 13,00

Sinossi: Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. Però ha talento. Mette un tassello dietro l'altro nell'enigma dell'inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav'uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l'unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida ("in natura la morte non ha colpe"), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.

STILE: 7 | STORIA: 6 | COPERTINA: 6

Rocco Schiavone aveva una sua personalissima scala di valutazione delle rotture di coglioni che la vita insensibilmente gli consegnava ogni giorno. La scala partiva dal sesto grado, ovvero tutto ciò che riguarda i doveri casalinghi. Al settimo c’erano invece i centri commerciali, la banca, le poste, i laboratori di analisi, i dottori in generale con un’attenzione particolare ai dentisti, per finire con le cene di lavoro o con i parenti, che almeno quelli grazie a Dio se ne stavano a Roma. L’ottavo grado vedeva in primis il parlare in pubblico, poi le pratiche burocratiche di lavoro. Al nono i tabaccai chiusi, i bar senza l’Algida, e soprattutto gli appostamenti con agenti che non si lavavano. Poi per ultimo c’era il decimo grado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone.
Da questo primo approccio appare evidente che ci troviamo al cospetto di un vicequestore molto particolare.

Rocco Schiavone è nato e cresciuto a Trastevere. Ama la sua città, il clima dolce e temperato della capitale, il sole, il cielo stellato. Odia la montagna, il freddo, la neve. In seguito a una condotta poco cristallina, gli viene imposto un trasferimento punitivo in val d’Aosta. Schiavone non riesce ad ambientarsi e dopo quattro mesi dal suo trasferimento deve affrontare un’indagine per omicidio. Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, viene rinvenuto un cadavere. Anzi, i resti di un cadavere poiché sul corpo è passato un “gatto delle nevi” in uso per spianare la neve. Il vicequestore inizia le indagini che appaiono subito complesse. Forse si tratta di una vendetta di mafia, di un delitto passionale, di debiti. Pochi i testimoni, le loro deposizioni sono alquanto discordanti e gira che ti rigira, nel paesino di montagna tutti sono parenti, a loro agio in quelle straricche contrade, tra negozi ultracari, turisti, scuole di sci e ristoranti dalla cucina divina. La ricerca del colpevole coinvolge il lettore in modo pacato senza grandi colpi di scena e picchi adrenalinici. Il finale, decisamente tradizionale, spiazza però per l’ambientazione in cui avviene.

L'ANIMA NERA DI MONTALBANO
Rocco Schiavone è un poliziotto che appare come un concentrato di valori negativi. Pur vestendo l’uniforme è un uomo corrotto, ama la bella vita, ha un concetto del tutto negativo delle donne, è cinico e odia il suo lavoro. E’ violento, infedele, sarcastico. Ma non fatevi ingannare. Schiavone ha talento. Osserva, interroga, indaga a modo suo. Sa far bene il suo lavoro anche se non è un brav’uomo.  Se Montalbano è il paladino della giustizia, Schiavone è l’antieroe.

HO BEN COMPRESO?
Ho iniziato la lettura di questo giallo senza conoscerne la trama. Quando mi sono imbattuta nei primi comportamenti sospetti del vicequestore mi sono molto meravigliata. Alcune volte ho riletto la pagina per esser sicura di aver ben compreso. Mi sono resa cosa che il personaggio che si andava delineando, fin dall’inizio, era una figura complessa che dalla negatività traeva la sua forza. Schiavone prova una profonda antipatia verso i luoghi comuni che lo circondano. I suoi comportamenti creano una difesa contro il male peggiore, la morte. La sua personalità ricca di imperfezioni diventa il punto di forza delle indagini che riescono a sbrogliare le matasse più contorte. Così descritto Schiavone appare un uomo duro poco incline alle emozioni tuttavia egli racchiude, in fondo al cuore, un passato che per lui vive ancora nel presente.
Il passato è un morta il cui cadavere non la smette mai di venirti a trovare. Di notte come di giorno. E la cosa ti fa pure piacere. Perché il giorno che il passato non dovesse più farsi vivo a casa tua, significa che ne fai parte. Sei diventato passato.
AMORE O ODIO?
“Pista nera” è un romanzo caratterizzato da una scrittura scorrevole, ironica, essenziale. La storia è sostenuta da un buon ritmo e l’intreccio, non originalissimo, appaga la curiosità del lettore. Ancora non ho deciso se amare o odiare il personaggio di Rocco Schiavone. In lui ci sono tanti lati negativi che forse nascondono un cuore imbrigliato in un passato tragico che mi piacerebbe scoprire completamente. La serie dedicata al vicequestore Rocco Schiavone è costituita da più libri che devo recuperare per farmi un’idea completa del protagonista. Nel frattempo lo promuovo con sufficienza.

4 commenti:

  1. non parliamo di pioggia, non smette un attimo di scendere >_<
    la cosa positiva è che non va di mettere il naso fuori cassa quando piove, il che significa LEGGERE LEGGERE LEGGERE :D
    non conoscevo questa serie e questo vicequestore.
    E' un genere che mi attira, del resto amo alla follia montalbano.
    a scoraggiarmi un po' è il discorso della serie, ma immagino che comunque ogni libro si possa leggere a sè, quindi magari dovrei cimentarmi con questo personaggio.
    Vedremo ... ^_-

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    1. Ciao Angela, mi piace vedere nella pioggia un motivo in più per rimanere in casa a leggere:) Questa serie è composta da volumi indipendenti l'uno dall'altro che si possono leggere a sé. Anch'io adoro Montalbano, il lunedì sera è dedicato interamente a lui:)

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  2. Un libro che anch'io ho trovato piacevole, sebbene abbia odiato il protagonista!
    Sul finale ha preso qualche punto, ma non ce l'ho fatta proprio a farmelo piacere >.< Probabilmente leggerò il prossimo della serie anche se non ho trovato ancora il momento giusto :)

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    1. Leggerò anch'io il prossimo volume per capire meglio se odiare o meno il protagonista :)

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