lunedì 5 ottobre 2015

RECENSIONE | "Bunker Diary" di Kevin Brooks

Buon inizio settimana carissimi lettori :) Dopo “L’estate del coniglio nero”, ritorna nelle librerie italiane Kevin Brooks con “Bunker Diary”, vincitore della Carnegie Medal 2014, edito Piemme. Attratta da una cover inquietante ho acquistato il libro e l’ho letto tutto d’un fiato dalla prima all’ultima pagina. Una domanda mi è sorta spontanea: “Perché?” Ma andiamo con ordine e affrontiamo un romanzo che narra una storia agghiacciante, un incubo a occhi aperti.


Bunker Diary
Kevin Brooks

Editore: Piemme
Pagine: 277
Prezzo: € 15,00

Sinossi: Linus, sedici anni, insieme a quattro adulti e una ragazzina di nove, si trova intrappolato in un bunker, uno spazio claustrofobico da cui nessuno può fuggire. Sono stati rapiti da qualcuno che si è presentato loro ogni volta in modo diverso e non sanno perché sono stati scelti. Spiati da decine di telecamere e microfoni perfino in bagno, dovranno trovare un modo per sopravvivere. "Bunker Diary" è un incubo da vivere sulla propria pelle attraverso le pagine del diario di Linus, in un'escalation di umiliazioni, meccanismi perversi e violenza fisica e psicologica innescati "dall'uomo di sopra"...



http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png
STILE: 8 | STORIA: 8 | COPERTINA: 8

Pensavo fosse cieco. E’ così che mi ha preso. 

E’ pazzesco, come ci sono cascato. 

Quando stamattina mi sono svegliato era ancora buio. Appena ho aperto gli occhi ho capito subito dov’ero. 

Mi trovo in uno spazio rettangolare, col soffitto basso, tutto di cemento imbiancato. 

Lungo il corridoio principale ci sono sei stanzette. Non ci sono finestre. Non ci sono porte. 

L’unica via di entrata o di uscita è l’ascensore. 

Cosa vuole farmi? Cosa posso fare io? 

Se ho calcolato bene, l’ascensore dovrebbe scendere fra cinque minuti. E infatti. 

Solo che stavolta non è vuoto…

Linus, sedici anni, insieme a quattro adulti e una ragazzina di nove, si trova intrappolato in un bunker, uno spazio claustrofobico da cui nessuno può fuggire. Attraverso il suo narrare siamo spettatori e partecipi di una prigionia disumana. In sei sono stati rapiti da qualcuno che si è presentato loro ogni volta in modo diverso e non sanno perché sono stati scelti. Spiati da decine di telecamere e microfoni disseminati in tutto il bunker, perfino in bagno, dovranno trovare un modo per sopravvivere.

La prigionia assume inizialmente le vesti di “normalità”, di routine:
Qui luci accese alle otto, ascensore che arriva alle nove, ascensore che riparte alle nove di sera, luci spente a mezzanotte. Tante lunghe ore a non far nulla. Ad aspettare, a pensare, a starsene seduti, a sdraiarsi, ad alzarsi di nuovo, a camminare in tondo. Non mi piace, ma mi ci sto abituando e quando ti abitui a qualcosa poi non lo trovi più pesante come l’inizio.
Pian piano le sei stanzette, ognuna contiene una Bibbia, vengono occupate da persone diversissime fra loro.

Oltre a Linus e alla piccola Jenny, ci sono Anja, donna in carriera; Fred, un tossico; William, consulente direzionale; Russell, fisico.

Nel bunker la vita scorre scandita dalle luci che si accendono e si spengono, dall’arrivo dell’ascensore unica via di comunicazione con  “l’uomo di sopra”. I rapiti cercano una via di fuga, ogni loro tentativo viene punito con una tortura psicologica e fisica. Se reagite vi punisco, se obbedite vi premio: questo è il messaggio! Le punizioni si concretizzano con l’interruzione del riscaldamento, niente cibo, niente luci, emissioni di gas e suoni  assordanti. Tutto per piegare la loro volontà per renderli delle marionette docili e senza vita.
Chi è il nostro rapitore? Uno psicopatico. Un pervertito. Un collezionista di persone. 

Che cosa vuole? Spiarci. Ucciderci. Tenerci come cavie. 

Cosa dobbiamo fare? Sopravvivere. Scappare. 

Come facciamo a sopravvivere? Mangiando. Bevendo. Tenendoci puliti. Restando calmi.
Tutto diventa un gioco, un macabro gioco. L’uomo di sopra gioca a credersi Dio, gioca con le debolezze dei prigionieri, è curioso di vedere cosa succede. Se ami fumare l’uomo di sopra ti invia delle sigarette e poi non lo fa più. Fai uso di droga? Ecco una dose d’eroina per te! Ami bere? Ti manda sei bottiglie di Vodka. L’ascensore porta la salvezza ma anche la morte. Porta il cibo e la distruzione. Il finto dio punisce e premia.

Giorno dopo giorno ogni reazione è spenta, non c’è collaborazione, non c’è solidarietà. Si è pronti a scannarsi a vicenda per ottenere un piccolo quanto insignificante vantaggio. Pian piano la speranza si spegne, la rassegnazione dilaga e ovunque si respira una pace mortale, una quiete irreale.

Come finirà questa prigionia? “L’uomo di sopra” avrà pietà dei suoi prigionieri? La sua crudeltà avrà un limite? Perché fa tutto ciò? Perché?

“Bunker Diary” è un romanzo agghiacciante, cupo. E’ un libro che ho letto tutto d’un fiato immedesimandomi nei protagonisti, vivendo con loro le angosce di una prigionia ai confini della realtà. Forse la paura più grande che questo libro trasmette è far apparire normale ciò che normale non è. Con pacatezza e rassegnazione i protagonisti accettano la loro condizione di prigionieri anche se non occorre un bunker per essere soggiogati. Anche godendo della più totale libertà siamo “schiavi” del denaro, del successo, della droga, del fumo, dell’alcol. Spesso per libera scelta, quasi mai costretti, ci lasciamo trascinare dalle cattive abitudini, ma tutto ha un prezzo.

“Bunker Diary” è un libro nero che ti ferisce nell’anima e non ti abbandona neanche dopo aver letto l’ultima pagina. Naturalmente non vi svelo il finale sappiate però che vi troverà impreparati perché la speranza è dura a morire.

Vorrei, per un momento, soffermarmi sulla cover che trovo bellissima. L’immagine di un adolescente che non mostra il suo viso è l’emblema di tutti gli adolescenti del mondo. Adolescenti che spesso vengono trattati come marionette, notate i fili che legano la figura a un invisibile burattinaio, come se non fossero in grado di pensare, agire, scegliere. Il grigio che uniforma l’immagine è un colore che contiene sia il “bianco” che il “nero”, intesi come il bene e il male. Questo per ricordarci che la vita è fatta di momenti belli ma anche di momenti difficili, tristi, dolorosi. Tutti, prima o poi, sperimentiamo il lato oscuro dell’esistenza. A volte, anzi spesso, non c’è una spiegazione per il Male, non c’è un perché.

Kevin Brooks materializza “il lato oscuro dell’esistenza” in Bunker Diary, non è mai troppo presto per apprendere che al mondo esiste anche la crudeltà. Ognuno reagisce in modo diverso. Per combattere la paura ci si può unire in un’estrema difesa, tutti abbiamo bisogno di qualcuno, oppure ci isoliamo nel tentativo di pensare solo a noi stessi, alla nostra sopravvivenza. Cosa si è disposti a fare per salvare la propria vita?

Questo libro è una lettura nera ma bellissima, una lettura che coinvolge mente e cuore, una lettura che graffia l’anima e non ti abbandona. Un romanzo crudo, difficile che scorre via come il sangue che sgorga dalle ferite. Bellissimo. Brooks ha pubblicato anche “L’estate del coniglio nero”. Voi l’avete letto? Me lo consigliate?

6 commenti:

  1. ho un serio problema da quando frequento il tuo blog: la mia wish list continua a crescere! :) questo titolo devo assolutamente averlo, bellissimo anche il tuo approfondimento sulla cover ♥

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    1. Mi dispiace :D Ti ringrazio, il romanzo è davvero particolare. Aspetto il tuo parere e ti auguro una buona lettura :)

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  2. Bellissima recensione, Aquila!! Avevo già letto la trama di questo romanzo ma non mi aveva colpito troppo, mentre le tue parole mi hanno proprio convinta!! Aggiunto alla lista!! *_*

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    1. Grazie mille ^-^ Sono felice di averti convinta a leggere questo libro, buona lettura :)

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  3. A me è piaciuto molto proprio perché è un romanzo crudo che gioca molto sulle emozioni.

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    1. Le emozioni sono state le vere protagoniste di questo libro :)

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