La notte del 24 agosto 2016, alle 3 e 36, la terra tremò per 142 secondi. Con un terremoto di magnitudine 6.0, nei pressi di Amatrice, iniziava una delle più importanti sequenze sismiche che abbia colpito l’Italia. Sotto le macerie perirono 299 persone, furono estratte vive dalle macerie 238 persone, vi furono 388 feriti e 41 mila sfollati. Un boato di morte aveva inghiottito un’intera comunità. A distanza di cinque anni da quel terribile terremoto, Franco Faggiani rende omaggio a quella terra ferita, alle vittime della tragedia e agli uomini e alle donne corsi in aiuto, con il romanzo “Tutto il cielo che serve”, Fazi Editore. Un libro sulla forza della natura e sulla capacità dell’uomo di adattarsi a questa legge, ambientato in una delle zone meno conosciute e più belle d’Italia.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7 |
Spesso, in quei frangenti, avvertivo la solitudine, ma il più delle volte, come pure in quel caso, ero contenta di affrontarla, di possederla o almeno di comprenderla, visto che nessuno o quasi la ama. In cima alla montagna c’eravamo io, un pezzetto di terra su cui sdraiarsi e tutto il cielo immenso, dove veleggiavano nuvole e stormi di uccelli, minuscoli semi e foglie leggere, pensieri lievi come piccole piume. Potevo essere ovunque nel mondo o in nessuna parte, e questo mi dava una profonda sensazione di libertà. Quella intima, tutta mia, da non condividere mai con nessuno.
È la sera del 24 agosto del 2016, Francesca Capodiferro, giovane geologa e caposquadra dei vigili del fuoco di Roma, si trova in missione sul monte Gorzano per studiare anomale spaccature del terreno. Decide di accamparsi, con i suoi cani da ricerca, sulla montagna sopra Amatrice ma, proprio quella notte, violente scosse sismiche distruggono il paese e le frazioni limitrofe. Francesca sarà tra i primi ad arrivare sul luogo organizzando subito i soccorsi. Inizialmente si scaverà a mani nude poi, con l’arrivo della sua squadra, le operazioni di emergenza verranno ben organizzate. Francesca ha sempre avuto rapporti difficili con i componenti della sua squadra, le obbediscono ma non la amano. Dopo incontri inaspettati, arrivano i rinforzi ma la donna, provata emotivamente dalla tragedia e dai contrasti sorti con i colleghi, decide di partire da sola alla ricerca dei dispersi e delle persone rimaste bloccate nelle vallate circostanti. Non si ferma davanti a nulla. Fruga nei casolari, nelle grotte e nei rifugi offerti dai boschi, dove la gente si è nascosta per la paura. Nulla sarà facile. Il suo sarà un viaggio nel dolore e nella bellezza della natura, a volte così violenta e indifferente alle vicende umane. Ma sarà un viaggio necessario per scoprire, dentro di sé, le ragioni della propria missione e riconciliarsi finalmente con la vita, i suoi uomini, il suo lavoro.
Ancora una volta, dopo “La manutenzione dei sensi”, “Il guardiano della collina dei ciliegi” e “Non esistono posti lontano”, Franco Faggiani conferma la sua abilità nel descrivere paesaggi e situazioni che coinvolgono il lettore in una storia d’amore e di coraggio. L’autore scrive, ancora una volta, di natura e di montagne ma ci mostra una natura a noi avversa. L’uomo nulla può contro la forza distruttrice della natura ma deve trovare il coraggio e andare avanti.
Due i protagonisti del romanzo: l’uomo, con la sua capacità e la natura, con la sua forza. Il terremoto di Amatrice ci ricorda questo rapporto. Da un lato c’è la distruzione dei centri abitati e dall’altro ci sono le persone che scappano, disorientate e impaurite. Ci si sente impotenti e fragili ed ecco che i primi soccorsi rappresentano il risveglio della speranza.
Nel romanzo “Tutto il cielo che serve”, Franco Faggiani racconta il lavoro prezioso svolto dai vigili del fuoco nell’emergenza terremoto ad Amatrice e ci conduce sui monti della Laga, tra valli e boschi selvaggi. La devastazione mette a dura prova i soccorritori e i vigili del fuoco portano a termine i loro compiti con coraggio, determinazione, spirito di gruppo. Spesso rischiano la vita ma lo fanno senza clamore sempre pronti a ripartire per altre missioni. I soccorritori sono medici, infermieri, poliziotti, volontari. Organizzano i campi base, scavano tra le macerie, aiutano chi, in un batter di ciglia, ha visto stravolta la sua vita. Quando riescono a salvare qualcuno, i loro occhi brillano di felicità e di speranza. Quando purtroppo recuperano corpi senza vita, soffrono ma non si fermano. Con loro portano traumi silenziosi e cicatrici profonde. In ogni borgo fantasma lasciano un po’ del loro cuore. La loro armatura scintillante è forgiata con il coraggio, la gentilezza, le idee, la saggezza.
“Tutto il cielo che serve” è un romanzo in cui i sentimenti svolgono un ruolo preponderante e si ergono a testimoni di quanto sia importante godere della bellezza e dei colori della natura. Occorre però ricordare che la natura non è solo bellezza ma un insieme di tante cose. Accanto alla pace c’è la tempesta, il gelo, la solitudine, le frane, i terremoti. A volte l’amiamo, a volte ci spaventa. Può essere madre ma anche matrigna, può regalare gioie ma spesso elargisce dolori. Accettare l’incomprensibile mistero della natura è forse l’unico modo per amarla e rispettarla davvero.
Il fulmine si mostra, la neve ha una vita palpabile, la pioggia la senti addosso e le nuvole assumono continue forme mutevoli. Il vento ha solo la voce e va in cerca di qualcuno che lo ascolti. E io sono sempre disposta a farlo. A volte vorrei essere vento leggero, quello che passa, accarezza e non lascia tracce.
L'esordio di Franco non mi aveva entusiasmato, ma devo riprovarci! Le storie sulla natura mi incantano sempre!
RispondiEliminaTutti dobbiamo imparare ad amare e rispettare la natura, qualche volta dobbiamo anche temere la sua forza distruttrice. Bellezza e dolore procedono insieme ma sono anche un banco di prova per l'uomo pronto ad affrontare l'emergenza.Secondo me dovresti dare all'autore una seconda possibilità :)
Eliminanon ho letto nulla di questo autore, ma mi piace questo soffermarsi sulla natura, sulla sua incontenibile forza, lo trovo affascinante.
RispondiEliminaE poi devo dire che le copertine dei libri di faggiani sono molto carine! ;-)
E' quasi impossibile sottrarsi al fascino della natura anche quando genera dolore e morte.La montagna fa sentire la sua voce incurante delle vicende umane e mostra tutto il cielo che serve per essere felici:)
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