La penna di Dario Levantino torna ad emozionare, dopo il pluripremiato “Di niente e di nessuno” e “Cuorebomba” (recensione), con “ La violenza del mio amore” (tutti editi da Fazi). Il nuovo capitolo della saga del giovane Rosario alle prese con le difficoltà e le sofferenze della vita. Con il protagonista ritorneremo nella dura realtà di Brancaccio, periferia di Palermo dimenticata dalla politica e dal Signore, dove anche sognare è un lusso che i poveri non possono permettersi. È un luogo degradato, malfamato, dove droga, violenza e criminalità prosperano senza nessun ostacolo.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7 |
Dario Levantino
Rosario non è più solo. Anna torna a Palermo incinta di lui e il giovane giura a se stesso che farà di tutto per prendersi cura di lei e del figlio che porta in grembo.
Anna era partita con un granello di noi dentro di lei, aveva reciso una parte di me per propagarla, come uno di quei fiori carnivori che divorano per amare. Aveva provato a dimenticarmi, forse, ma il suo grembo di nascosto aveva preso a covare la sintesi dei nostri corpi dipendenti. Era partita per dimenticarmi, era tornata per dirmi che non era possibile. Avevamo trentacinque anni in due.
A Brancaccio, però, tutto, anche i sogni, deve ottenere l’approvazione del boss del quartiere. Esiste, infatti, una famiglia che solo a pronunciare il nome devi portare rispetto, quella dei Mandalà.
Sono cresciuto a Brancaccio, il posto più schifoso di Palermo. Nessuno può entrare nel quartiere se non c’è nato, sennò finisce male. Nessuno può permettersi di sfidare la famiglia più discussa del rione, sennò finisce ammazzato. Nessuno ti aiuta se pesti i piedi alla persona sbagliata, sennò lo accoltellano. Tutto, a Brancaccio, ha delle regole precise. Se sgarri, te la sei cercata.
Rosario e Anna sognano un lavoro e una casa popolare ma i loro desideri si infrangono contro le condizioni e gli ostacolo posti da Totò Mandalà.
Non facevamo del male a nessuno, i sognatori fanno male solo a se stessi.
L’unico ad aiutarli è Padre Giovanni, il parroco di Brancaccio, che offre loro lo sgabuzzino della chiesa per poter affrontare i mesi della gravidanza. La casa popolare viene loro negata, solo se si piegheranno al volere del boss avranno una possibilità.
Era diventato questo Totò: un sostituto dello Stato, che elargiva lavoro ai bisognosi col suo mercato criminale?
I due giovani non si rassegnano e insieme affronteranno i soprusi dei potenti e le complicazioni che conseguono al loro sottrarsi ai ricatti del boss. Loro riescono ugualmente a ritagliarsi dei momenti di pura felicità. Una barca abbandonata in riva al mare e l’affetto del fedele cane Jonathan diventano la via di fuga dalla miseria che assilla le loro giornate. Le cose si complicano quando Anna partorisce una bambina prematura affetta da una grave malattia. Rosario troverà in sé la forza per annientare ogni minaccia. L’amore tutto può e Rosario è pronto, anche a sbagliare, per dare un futuro di speranza alla sua adorabile famiglia.
Rosario, per chi ha letto il precedente romanzo, è un cuorebomba. È un ragazzo dal cuore gentile, fragile all’apparenza ma forte nei fatti, conosce la felicità ma anche lo sconforto che nasce dai fallimenti. Il suo amore per Anna e per la creatura che cresce nel suo grembo, non ha limiti ma naviga nel mare in tempesta della vita. Rosario non ha nessuno su cui poter contare, sua madre è morta e suo padre, uomo cinico e bugiardo, è in prigione. Ama la mitologia classica e il mare. I genitori di Anna, i cuorisecchi per antonomasia, le hanno chiesto di scegliere tra loro e Rosario. Quando la ragazza ha scelto di vivere il suo amore, le hanno voltato le spalle dicendole che per loro lei è morta. Nella loro solitudine sociale, i due ragazzi cercano di ingannare il presente proiettando la loro felicità nel futuro. C’è solo una possibilità per poter costruire un domani: lavorare per Totò, entrare nel cono d’ombra della legge, chinare il capo.
Schierarsi al fianco di Rosario e Anna è questione di un attimo. Ti emozionano i loro pensieri, la loro integrità, il loro coraggio e la loro libertà. Purtroppo l’uomo non vive solo di ideali e la loro esperienza personale si fonde con una società che non brilla per solidarietà verso i più deboli. Occorre nutrire il corpo, vestirlo, comprare le medicine se si ammala, avere un tetto sulla testa. Mi si è intenerito il cuore quando i due ragazzi sono andati a vivere nello sgabuzziono della chiesa, mi sono sentita forte al fianco di padre Giovanni che faceva di tutto per togliere i ragazzini dalla strada e per difendere i più fragili porgendo una mano a tutti. Salta agli occhi, a Brancaccio, l’assenza dello Stato e come non ricordare Don Pino Puglisi, il parroco ucciso dai sicari di Cosa Nostra nel giorno del suo 56° compleanno, a causa del suo costante impegno evangelico e sociale. Anche padre Giovanni lotta per difendere la vita delle persone. Durante le sue omelie egli predica l’amore per gli emarginati, per chi dalla vita ha ricevuto solo pugni in faccia.
Ho letto “La violenza del mio amore” provando molte emozioni, ipnotizzata dal dolore e dalla bellezza che sgorgano dalle pagine del libro. Rosario, voce narrante, sfida ogni giorno il suo destino. A scuola, tra professori e compagni che non lo comprendono. Tra le vie del suo quartiere dove cerca di racimolare qualche euro per dar da mangiare alla sua famiglia. Spesso ha paura camminando tra giganti violenti e disumani. Diventare qualcuno a Brancaccio vuol dire diventare cattivo, più sei feroce e più sei uomo. Rosario spietato non è ma vuol lottare per costruire un domani.
Tante le riflessioni da fare leggendo questo intenso romanzo. L’autore mostra una microsocietà dai mille problemi dove i “cuorisecchi” traggono sicurezza e successo da chi è più debole e i “cuoribomba” fragili ma gentili vivono al massimo ogni emozione. Possibili ancore di salvezza sono la scuola e lo sport. Nella scuola, come sempre, ci sono luci e ombre. Accanto a professori capaci di cogliere i talenti nascosti dei loro allievi, ci sono professori incapaci di instaurare un rapporto con i loro studenti. L’istruzione apre le porte del futuro per poter realizzare se stessi e mutare il male in bene. Anche lo sport, quando diventa uno stile di vita, ha un’importantissima funzione sociale perché insegna la lealtà, lo spirito di squadra, il rispetto dell’avversario e lo spirito di sacrificio.
“La violenza del mio amore” è la storia di vite complicate che affrontano situazioni drammatiche avendo in mente l’unico obiettivo di allontanarsi dalla violenza e dalla miseria. Tuttavia le sabbie mobili della criminalità si nascondono dietro i buoni propositi e lottare diventa difficile. Ti sembra di correre verso un futuro che non c’è e provi sulla tua pelle il senso spietato della vita. Quando Anna darà alla luce la piccola Maria, l’incubo della miseria diventa feroce e l’esistenza sembra scivolarti tra le dita. Allora ti poni delle domande e pensi a come proteggere chi ami.
Ci vuole più coraggio a disobbedire o ad accettare le regole, non scritte, dei Mandalà?
“La violenza del mio amore” è un libro che ha il pregio di variare natura di pagina in pagina: ora narrativa, ora memoir, ora invettiva. È una storia triste e dolorosa in cui il rifiuto del male diventa una colpa, l’innocenza una condanna. Come tirarsi fuori dall’inferno della miseria? Anche l’innocenza può nascondere un lato oscuro le cui conseguenze possono diventare tragiche.
La saga di Rosario continua e io faccio il tifo per lui, per Anna, per la piccola Maria e per il fedele cane Jonathan.
Io, Anna, Maria e Jonathan siamo come una testuggine, nessuno ci può separare. Siamo soldati di pace in un mondo di guerra, ma no come quelli finti di cui parla il potere. Combattiamo contro il male che ci circuisce, che ci allontana, che ci ferisce, che ci fa perdere le speranze, che ci induce a pensare che sia tutto finito, ma alla fine siamo noi i più forti. Rinasciamo sempre. Siamo una famiglia. Di più: siamo un nido.
La realtà squarcerà ben presto il velo di illusioni tessuto dai due ragazzi, ma dietro quei desideri dissolti troveranno l’amore e la speranza.
Oggi siamo coordinati. Bellissimo post. Concordo su tutto, Levantino è stato una gran bella scoperta!
RispondiEliminaIo ho letto anche i primi due volumi della saga e i personaggi hanno conquistato un posto nel mio cuore.Levantino, con la sua scrittura incisiva ed emozionante, riesce a creare un legame emotivo tra i suoi scritti e noi lettori. Una bella esperienza di lettura :)
EliminaAquila, mi sembra un romanzo che merita molto! ma quindi è consigliabile leggerli in fila? il primo è "Di niente e di nessuno"?
RispondiEliminaIo ho trovato più coinvolgente leggere i romanzi della saga in sequenza ma pui benissimo iniziare da "La violenza del mio amore". Troverai dei richiami al passato che ti renderanno agevole la lettura. "Di niente e di nessuno" è il primo capitolo, Rosario è un adolescente che lotta per cambiare gli equilibri della sua infelice famiglia. Un caro saluto :)
RispondiElimina