giovedì 1 aprile 2021

RECENSIONE | "Due sulla torre" di Thomas Hardy

“Due sulla torre” è un romanzo dell’autore inglese Thomas Hardy (Fazi editore), autore di classici intramontabili. È la storia d’amore sfortunata tra l’infelice Lady Constantine, moglie di Sir Blount Constantine, e Swithin St. Cleeve, un astronomo più giovane di lei. La morte del marito di lei lascia gli amanti liberi di coronare il loro sogno d’amore, ma la scoperta di un’eredità li separerà. “Due sulla torre” fu pubblicato per la prima volta da Sampson Low, Londra, in tre volumi nel 1882. Il libro non incontrò il parere positivo dei lettori e venne considerato sconveniente dal punto di vista della morale. Opinione diffusa volle la condanna del libro anche per la satira della Chiesa che i critici decretarono ben evidente nella storia. L’autore non accettò mai questi giudizi perché era certo di aver narrato una storia nello scrupoloso rispetto delle convenienze.

Oggi, leggere questo romanzo di Thomas Hardy, ci permette di comprendere meglio la società, la drammaticità, l’infelicità e la tenerezza che accompagnano questa imperfetta storia d’amore.


STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
Due sulla torre
Thomas Hardy

Editore: Fazi
Pagine: 336
Prezzo: € 17,00
Sinossi
Abbandonata dal marito, un ricco proprietario terriero, Viviette Constantine si innamora di Swithin St. Cleeve, di ben nove anni più giovane di lei, bellissimo, colto e gentile figlio di un curato di campagna. Swithin è un astronomo e lavora in cima a una torre dove trascorre tutto il suo tempo a studiare gli astri e i fenomeni celesti. Il romanzo – ambientato nella campagna dell’amato Dorset – narra la storia del loro amore, che si sviluppa in un intreccio intinto nelle forti passioni del genere “sensazionale”: morti presunte, adulterio, matrimoni segreti, angosciosi patemi riguardo alle convenienze sociali, gravidanze inopportune, nozze riparatrici, cuori spezzati da dolori cocenti e felicità improvvise.





C’è una misura a partire dalla quale si inizia a parlare di dignità; più avanti, c’è una misura dalla quale inizia la solennità; ancora oltre, si inizia a parlare di maestosità e più oltre ancora inizia lo spavento. Questa gamma rispecchia vagamente le dimensioni dell’universo stellare.

Nella prefazione, l’autore scrive che questo esile racconto è nato dal desiderio di incastonare la vicenda emotiva di due esistenze infinitesimali sullo sfondo stupendo dell’universo stellare e di offrire ai lettori la sensazione che, di queste due grandezze contrapposte, la più piccola sarebbe parsa loro, in quanto uomini, la più grande.

Abbandonata dal marito, un ricco proprietario terriero, Viviette Constantine si innamora di Swithin St. Cleeve, di ben nove anni più giovane di lei, bellissimo, colto e gentile, figlio di un curato di campagna. Swithin è un astronomo e lavora in cima a una torre, costruita nel diciottesimo secolo nella contea del Wessex, dove trascorre tutto il suo tempo a studiare gli astri e i fenomeni celesti. Il libro percorre la storia del loro amore, cresciuto tra morti presunte, adulteri, matrimoni segreti, gravidanze inopportune, nozze riparatrici e cuori spezzati da dolori cocenti e felicità improvvise. Proprio questi elementi della trama attirarono sul romanzo, all’indomani della sua pubblicazione, numerose critiche negative  e accuse d’indecenza.

Le differenze sociali dei due protagonisti sono subito evidenti. Lei è una donna aristocratica, lui ha umili origini. Ad aggravare la situazione incide la differenza d’età e Viviette si domanda spesso se Swithin l’amerà sempre anche quando lui sarà ancora giovane e lei mostrerà i primi capelli bianchi. Inoltre la donna è dilaniata dal rimorso di ostacolare, con il suo amore, il lavoro del giovane scienziato. La loro storia non conosce momenti di pura felicità. Ogni tentativo di costruire un futuro s’infrange sul volere di un destino ingannatore. Ogni loro azione è neutralizzata da un insieme di coincidenze e contrattempi che trasformano i due innamorati in vittime sfortunate. Vittime sull’orlo di un pozzo infinito che guardano al cielo per cercar conforto e trovano solo la negazione di ogni soccorso. Infatti gli ostacoli sorgeranno in gran quantità modificando ogni aspettativa. I semi della tragedia ci sono tutti seminati da un destino che è quasi sempre ostile e cancella la speranza dal cuore degli uomini. L’amore al contatto con la realtà mostra di essere una chimera. È condizionato dalla società e dalle istituzioni. Gli esseri umani, come sosteneva l’amato Schopenhauer, sono predestinati all’infelicità.

Viviette è un personaggio che l’autore ci mostra attraverso mille sfaccettature. È una donna prigioniera nel suo ruolo di moglie, cerca un’alternativa alla noia, cambia spesso umore e reagisce agli eventi con una forte carica emotiva. È bella e romantica, a guidare le sue scelte è il suo cuore e non la testa

Swithin incarna lo studioso sempre dedito allo studio e alla ricerca pura trascurando i problemi finanziari e pratici. È un giovane ingenuo, ama i suoi studi e scruta il cielo per scoprire nuovi corpi che si muovono nel firmamento ma non si accorge della realtà. È un gran sognatore e spera di diventare un famoso astronomo. I due amanti sfortunati si muovono in una scia drammatica, escogitano scappatoie e inventano scuse, e si ha una contrapposizione tra il calore della loro passione e la freddezza dei corpi celesti. Le stelle e i pianeti sono osservatori muti di una felicità che gli uomini rincorrono ma non riescono a vivere. Desiderare non vuol dire ottenere anche perché non si ha la minima possibilità di vincere contro un via vai infernale di coincidenze e imprevisti.

La trama è ricca di eventi, colpi di scena e tutto appare un po’ forzato, incredibile. Le coincidenze si moltiplicano e i personaggi sono in balia del destino, i due innamorati vedono il loro amore infranto da forze esterne che si alleano in un destino senza pietà.

“Due sulla torre” è un romanzo nel tipico stile Hardy: ispirazione gotica, un intreccio impeccabile, ottima caratterizzazione dei personaggi, segni del destino disseminati ovunque e un finale che vi lascerà senza parole. Tutto è iniziato sulla torre e sulla torre tutto si concluderà. Le stelle guardano da lassù gli enigmi degli uomini e ripetono le parole di Seneca:

Niente dura sempre, poche cose a lungo; varia solo il loro modo di essere fragili, il loro modo di finire, ma tutto ciò che ha avuto un inizio avrà anche una fine.

E mentre il cielo immutabile guarda verso la terra, gli uomini dovranno mutare il loro animo per accendere la speranza e spegnere i tormenti.

4 commenti:

  1. Hardy è uno di quei autori che, prima o poi, voglio affrontare. Parto dai maggiori. In libreria ho Tess. :)

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  2. La Fazi ha pubblicato molti romanzi di questo scrittore inglese e mi piacerebbe leggere "Via dalla pazza folla" :)

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  3. Ho letto Tess dei d urberville e mi è piaciuto molto. In generale a un classico dico volentieri sì, sono quelle letture davvero intramontabili!!

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  4. I classici non deludono mai. Tess è tra i romanzi di Hardy che mi piacerebbe leggere :)

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