martedì 28 gennaio 2020

RECENSIONE | "Ai sopravvissuti spareremo ancora" di Claudio Lagomarsini

“Ai sopravvissuti spareremo ancora”, già menzione al Premio Calvino, è il romanzo d’esordio di Claudio Lagomarsini, Fazi Editore. In libreria dal 23 gennaio, il romanzo è in vendita promozionale a 10 euro fino al 29 febbraio. Un motivo in più per dare un’opportunità a questo giovane scrittore che, usando le parole come pennellate forti e decise, ci offre il ritratto di una società destinata a scomparire. Scopriremo una provincia, quella sul confine tra Toscana e Liguria in cui l’autore è cresciuto, contraddittoria e affascinante. Le certezze granitiche degli adulti si specchiano nelle insicurezze degli adolescenti e fanno della famiglia un nido infelice. La provincia italiana, dalle molteplici personalità, era dominata dalla presunta superiorità maschile che tutto sa. Anche le donne, quando riescono a sottrarsi al dominio maschile, mostrano di poter plasmare la realtà con indifferenza per i sentimenti altrui. Le vittime si trasformano in carnefici e la realtà implode crudele.

STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 6
Ai sopravvissuti spareremo ancora
Claudio Lagomarsini

Editore: Fazi
Pagine: 206
Prezzo: € 10,00
Sinossi
Una "tragedia della porta accanto" dai toni alti e trasfigurati. Il ritratto lucido e impietoso di un mondo al tramonto visto con gli occhi di un ragazzo, impotente di fronte alla realtà in cui si trova a vivere. Un giovane è costretto a tornare nel paese d'origine per vendere la casa di famiglia: è un ritorno doloroso così come lo è il ritrovamento di cinque quaderni scritti molti anni prima dal fratello maggiore Marcello. Leggendoli per la prima volta, il ragazzo, ormai uomo, ripensa all'estate del 2002 quando i due fratelli vivevano ancora insieme, con la madre e il compagno della donna, soprannominato Wayne. La loro casa era stretta tra quella della nonna materna e quella di un uomo, soprannominato il Tordo. Nei quaderni, Marcello racconta molte cose di quell'estate: le cene all'aperto, le discussioni furibonde tra il Tordo e Wayne, la relazione amorosa tra la nonna e il Tordo, il rapporto conflittuale tra la madre e la nonna. Fra i vari episodi riportati nel diario, uno in particolare sarà quello che scatenerà la serie di eventi che porteranno all'inaspettato e drammatico epilogo.






Di tanti che eravamo siamo rimasti in pochi. È toccato a me, alla fine, prendere l’aereo, passare nove ore tra due sconosciuti e noleggiare un’auto da guidare stordito di sonno, per venire qui. C’è da vendere la casa, e la ragazza dell’agenzia dice che il momento è propizio.
Un giovane uomo è costretto a tornare nel paese d’origine per vendere la casa di famiglia. È questo il compito assegnato al giovane protagonista del romanzo, un compito che risveglia dolorosi ricordi legati a un’estate ormai lontana nel tempo.
L’estate della mia terza superiore, stavo tutto il giorno al mare. Non ho ricordi precisi, distinti. Mi resta in mente, come un video mandato al fast forward, una lunga sequenza di sbornie, scherzi, pallonate, gavettoni, uscite con gli amici, baci con troppa saliva e sigarette fumate dietro alle cabine del Bagno Universo.
Aggirarsi tra le stanze vuote e scegliere cosa tenere e cosa buttar via, non è facile. In lui cresce il disagio e l’irritazione. Tuttavia eccolo lì il passato racchiuso in cinque quaderni, impacchettati in una scatola, scritti da Marcello, il fratello minore scomparso molti anni prima. La voce di Marcello si fa guida e mentore di un romanzo da lui scritto ma rimasto incompiuto. Un romanzo che ha lo stesso titolo dell’opera di Lagomarsini. I quaderni diventano, così, il filo d’Arianna che ci permetterà di ripercorrere i meandri di famiglie in cui regnava una mentalità arcaica e maschilista. Un mondo patriarcale in cui la quotidianità è scandita da litigi, cene in cortile e comportamenti retrogradi. La famiglia diventa un potenziale nucleo distruttivo. Si può vivere insieme ed essere dei perfetti estranei. Grazie ai quaderni i ricordi si ripresentano più vivi che mai. Tanti i personaggi che animano questi ricordi. Vi sono la madre e il suo secondo compagno Wayne così soprannominato perché ama i western. Uomo ignorante e superficiale, ha un’opinione su tutto soprattutto su ciò che non sa. Il vicino di casa, il Tordo, che subisce una rapina. Lui ha ottant'anni e non nasconde il suo disprezzo per la moglie paralitica e sorda. Subisce da anni, il fascino della nonna di Marcello. Donna cinica fa della seduzione un gioco pericoloso. Vivremo situazioni innaturali e goffe, descritte con crudele semplicità ma complesse nei rapporti di causa ed effetto che ne scaturiscono. Conosceremo Marcello, un adolescente depresso, scontento, nevrotico. È “saccente, antipatico e rancoroso.” Forse è il suo modo per manifestare la solitudine e lo spaesamento. Voleva solo essere ascoltato! Tutti però erano indaffarati nelle loro quotidianità, nessuno l’ascoltava. Si sentiva fuori posto. Innamorato di una compagna di scuola che non ricambia i suoi sentimenti e lo cerca solo per copiare i compiti, deve affrontare le prese in giro dei compagni che lo deridono per un suo difetto fisico. Con più leggerezza vive il Salice, fratello minore di Marcello, soprannominato così perché è facile al pianto. Ascolteremo anche la sua voce narrare, in modo diverso gli stessi eventi descritti da Marcello. Il tutto è scandito da cene all’aperto che vedono tutti riuniti. Il Tordo racconta del suo passato fatto di trasgressioni e di tradimenti. La nonna ricorda un mondo arcaico, tradizionale e patriarcale. Si delinea così un microcosmo in cui si muovono personaggi legati da affetti famigliari e da strane amicizie. Su tutti regnano alcune regole. La prima è sicuramente salvare le apparenze e far finta di non vedere ciò che non piace. Inquietudine, tracotanza, pulsioni elementari, mancanza di ragionevolezza sono alla base del vivere quotidiano. Il difficile rapporto con i genitori, le vicende del vicino che s’intrecciano con quelle del protagonista, creano un filo narrativo fatto di ombre e scoppi d’odio, della stupidità di alcune prese di posizione, della spietatezza con cui gli adulti deridono gli infermi.

La casa diventa centro di ogni nevrosi, luogo di rifugio ma anche di morte. Il male invisibile aleggia nelle parole, nei gesti, nella solitudine. Essere aggressivi è un pregio ma per Marcello tutto ciò si scontra con il suo sensibile mondo interiore.

Nel libro è palpabile una tensione emotiva che sgorga dai quaderni di Marcello. Ogni quaderno è un blocco narrativo che contiene tanti racconti che racchiudono l’essenza e gli ideali dei narratori, uomini-padroni che fanno valere la loro superiorità (leggi stupidità) in ogni modo. Il ragazzo non è a suo agio in questo mondo, si sente diverso e annega in un mare di contraddizioni e indifferenza.

“Ai sopravvissuti spareremo ancora” è un’opera densa che offre molti spunti di riflessione. Attraverso la narrazione di singoli eventi, l’autore mostra la provincia con i suoi pregi e difetti. Mostra un mondo in cui la sensibilità e la timidezza non sono ben accette, un mondo cupo segnato dalla violenza silente ma presente, dal litigio permanente, dalla superiorità del maschio. Il finale inaspettato manderà in frantumi quel mondo ma i frammenti resteranno lì, nel vialetto della casa di Marcello e del Salice. Frammenti che testimoniano come quell’universo ancora non sia del tutto scomparso. Non resta quindi che fuggir via da quella casa, dal vialetto maledetto, dai frammenti che riflettono la luce accecante di una realtà da cui non si può far altro che fuggire. In un modo o nell’altro, si fugge. Il mondo migliore, in cui tutti vorremmo vivere, è nella nostra mente, nel nostro cuore. A noi renderlo reale.

2 commenti:

  1. Tutti troppo belli questi Fazi.
    Peccato per la copertina...

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  2. Condivido il tuo parere, peccato per la cover ma il contenuto è davvero notevole :)

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