Fazi Editore porta nelle librerie italiane, dal 7 febbraio, “Pioggia sottile” di Luis Landero, con la traduzione di Giulia Zavagna. Straordinario caso letterario spagnolo, il romanzo ci parla dei segreti familiari che si trasformano in demoni, in magma che ribolle sotto le ceneri. Si può parlare di tutto con i propri cari? Nessun racconto è innocente, tantomeno lo è quello che ci raccontiamo sulla nostra famiglia. In un vortice di incomprensioni vedremo la volontà e la necessità dei personaggi di affermare la propria verità senza alcun desiderio di riappacificazione.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8 |
Pagine: 238
Ormai sa con certezza che le storie non sono innocenti, non del tutto innocenti. Forse non lo sono nemmeno le conversazioni di ogni giorno, gli inciampi ed equivoci verbali o il parlare tanto per parlare. Forse nemmeno quel che si dice nei sogni è del tutto innocente. C’è qualcosa nelle parole che, di per sé, comporta un rischio, una minaccia, e non è vero che il vento se le porta via facilmente come dicono. Non è vero!
La storia ha inizio quando Gabriel tenta di riunire la famiglia per festeggiare il compleanno dell’anziana madre.
Mamma compie 80 anni: vogliamo festeggiarla con un pranzo di famiglia?
L’invito è rivolte alle sue due sorelle, Sonia e Andrea. Ebbene l’invito innesca una tragedia che inizia a far capolino già dalla lista degli invitati. Alla festa dovrà partecipare Horacio, l’ex marito di Sonia e padre delle sue figlie? Sicuramente se ci dovesse essere Horacio, allora Roberto, il nuovo compagno di Sonia, non potrà prendere parte alla riunione di famiglia. Nasce spontaneo chiedersi cosa mai si nasconde nel passato familiare. Una mamma vedova ormai anziana e tre figli adulti non si parlano più da mesi. Gabriel, l’unico figlio maschio vuol riunire tutti e sembra aver dimenticato i malumori e i risentimenti che hanno logorato i loro rapporti. Accuse reciproche hanno creato un groviglio inestricabile nutrito dalla gelosia fra le due figlie, il loro comune rancore verso il fratello, ma anche verso la madre, colpevole di aver sempre preferito lui. Il precario equilibrio di parole non dette e sentimenti soppressi, che caratterizza ogni relazione familiare, si spezza e ci permette di scorgere gli abissi dell’animo umano.
Passiamo quindi a conoscere i componenti della famiglia che creano, con i loro racconti, la storia abilmente raccontata da Luis Landero.
Sonia, la sorella maggiore, soffre per aver sposato, a quindici anni, un uomo molto più grande di lei, Horacio. Il matrimonio, organizzato dalla madre, le ha impedito di realizzare i suoi sogni: studiare. Viaggiare per il mondo, essere libera.
Andrea, la sorella minore, ricorda quando sua madre l’ha abbandonata in casa da sola e la considera l’artefice della sua infelicità per aver permesso a Horacio di sposare Sonia. Non Sonia ma lei, Andrea, era il vero amore di Horacio. A causa dell’infelicità per amore, Andrea aveva tentato il suicidio.
Gabriel, secondo le sorelle il preferito di mamma, era il destinatario di tutte le attenzioni materne. Lui da piccolo poteva giocare senza aver alcun compito da svolgere. A lui era permesso studiare e viaggiare e fare liberamente le sue scelte.
Era convinto che la felicità si può imparare e che dovrebbe essere la nostra prima occupazione fin da bambini, così come è necessario imparare a convivere con i contrattempi che il destino pone sulla nostra strada, e che la prima lezione di tutte consiste nell’alleggerire l’anima per poter fluttuare sopra la vita senza lasciarci ferire dalle asprezze della realtà, e senza che l’avversità o la fortuna, né il tedioso scorrere dei giorni, né la tentazione mortale di desiderare l’impossibile, né il fatalismo, né le sirene dei piaceri effimeri, né soprattutto la paura della morte, ci facciano sprofondare nel fango della frustrazione.
La madre era una donna fatalista, vedeva ovunque una minaccia e la paura era di casa. Paura delle guerre, delle malattie, della fame. Aveva reso l’ambiente familiare ermetico e soffocante. Per lei la vita era una sofferenza e la felicità una colpa. Se sei felice stai sicuro che non durerà a lungo perché il castigo arriverà a punirti. La madre non ha mai un sorriso per i figli, dopo la morte del marito, considera la vita una valle di lacrime. Bisogna pensare solo al lavoro e i soldi vanno spesi con oculatezza. Se sente ridere i figli subito li ammonisce:
Ridete, ridete, presto la pagherete. I pianti li sente Dio e le risate il diavolo.
Per le figlie era una donna pessimista, acida e dominante, che aveva deciso il loro amaro destino. Per Gabriel, invece, la mamma era una donna realista e piena di abnegazione.
L’annuncio del pranzo imminente, riporta a galla i motivi di risentimento verso la madre e ognuna delle donne di famiglia cerca un’alleata in Aurora, l’irreprensibile nuora e cognata che suo malgrado è diventata la confidente di tutti ed è costretta a trascorrere molto tempo al telefono ascoltando le loro lamentele.
Aurora, la moglie di Gabriel, ha il ruolo di “confessore” della famiglia. Tutti la chiamavano per raccontarle le ingiustizie, i soprusi, i risentimenti che avevano alimentato l’odio tra di loro. Aurora era la loro confidente. Ad ognuna dava comprensione e consolazione. Non giudicava mai, aveva provato a ricucire i rapporti pensando che era “meglio non smuovere le acque rovinose del passato.” Aurora ascoltava, capiva, offriva consigli e compagnia ma nessuno le chiedeva mai se lei avesse qualcosa da raccontare.
Attraverso una catena di telefonate, i parenti acquisiti le riversavano addosso, come una pioggia sottile, un fluire di rancori sopiti ma mai dimenticati. Ognuno considerava gli altri componenti della famiglia come gli artefici dei propri fallimenti. Sonia, Andrea, Gabriel e la madre, narrano i fatti dal loro punto di vista e i ricordi non coincidono mai. Ognuno racconta a modo suo mettendo il proprio interesse al centro di tutto svelando dispiaceri e gelosie. Le storie e le parole non sono mai innocenti.
Nel DNA di “Pioggia sottile” c’è la sedimentazione del rancore e dell’odio. Le parole diventano macigni scagliati dai demoni del passato che non sono mai stati sconfitti. La voce super partes è quella di Aurora, ma tutti hanno la possibilità di raccontare la loro versione dei fatti. Spesso i dialoghi, le narrazioni, si mescolano con le telefonate e occorre fare molta attenzione nella lettura per non confondersi. Una cosa è però lampante: ogni personaggio si sente prigioniero della volontà altrui e paga le conseguenze di scelte fatte da altre persone. La madre e i tre figli sono arroccati ognuno nella loro versione dei fatti, non si ascoltano l’un l’altro, ognuno modella il trauma a modo suo in una pioggia sottile di risentimenti che li travolge.
Tutti abbiamo dentro un’infinità di parole che sono come bestie affamate e in gabbia che smaniano per uscire.
La verità è sempre soggettiva e i ricordi possono tradire penetrando nelle ferite mai guarite. Tutti i personaggi sono in guerra tra loro e anche Aurora è intrappolata in una ragnatela di parole a cui vorrebbe fuggire per potersi rifugiare nel silenzio. Ma il silenzio favorisce riflessioni importanti, pensieri profondi, è la porta per l’eternità.
“Pioggia sottile” è un romanzo intimo che implode nel microcosmo famigliare per liberare la “verità” confinata in un mondo di plus significati, colpe e accuse. Un romanzo che respira a pieni polmoni l’aria di una famiglia in perenne conflitto, dove tutto, alla fine, verrà detto per non lasciare nulla di inespresso. Una moltitudine di emozioni vi attende, scegliere con chi schierarsi sarà cosa ardua. Entrare nell’intimità dei personaggi è come smarrirsi in un labirinto in cui gli eventi svelano il loro volto di malinconia, dolore e odio. È un grido di sofferenza e amarezza che annega nel mare tempestoso dei ricordi che mutano di bocca in bocca al ritmo della fragilità umana. Sogni infranti, fallimenti esistenziali, libertà negate. Il romanzo è un percorso duro e all’arrivo non c’è perdono. L’affetto spesso si trasforma in possesso e il rispetto in odio e disprezzo. Come scriveva Omero:
Chi ama troppo, odia con la stessa forza
Tutti sappiamo che il contrario dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. Ma siatene certi in “Pioggia sottile” l’indifferenza non è di casa.
quanti torbidi segreti, malumori, rancori, invidie... possono covare sotto le ceneri di tante famiglie, anche di quelle all'apparenza unite, figuriamoci tra familiari che non si parlano neanche!
RispondiEliminaMi attirano sempre molto le storie in cui i rapporti famigliari sono al centro e in cui il riunirsi (magari controvoglia) possa far riemergere conflitti, dissapori, cose irrisolte; sono aspetti in cui non è difficile ritrovare qualcosa di sè o della propria storia,
Interessante!
La famiglia è, in questo romanzo, un microcosmo che ospita un covo di vipere. Se ti attira il genere non puoi non leggere "Pioggia sottile". Il finale, ne sono certa, ti conquisterà!
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