martedì 25 febbraio 2014

RECENSIONE "La vita quando era nostra" di Marian Izaguirre


Marian Izaguirre è una scrittrice spagnola, molto amata in patria. Con il romanzo “La vita quando era nostra”, traduzione di Tiziana Gibilisco, edito da Sperling & Kupfer, si presenta al pubblico italiano raccontando una storia tenera ed emozionante. Quando tutto attorno a noi assume i contorni labili di una società allo sbando, tra economie traballanti e guerre deleterie, possiamo trovare una via di fuga nei libri? Possono le pagine trasformarsi in rifugi per la nostra anima tormentata in cerca di un luogo di pace dove nutrirsi della magia della parola? Se volete trovare una risposta a queste domande, seguitemi si va in una capitale europea.

C’è un luogo a Madrid dove tutti i destini si incontrano, le storie prendono vita e i sogni mai realizzati trovano un’altra possibilità. E’ una libreria


Autore: Marian Izaguirre
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 384
Prezzo: € 17,90

Trama: 
Madrid, anni Cinquanta. «Mi manca la vita quando era nostra…» Lola lo ripete spesso al marito Matías, ripensando ai giorni pieni di libri, progetti e idee, prima che la guerra civile cambiasse la faccia e le strade della città, e distruggesse in un colpo solo le loro vite, la loro casa editrice, e i loro sogni. Ora Lola e Matías hanno una piccola libreria, incastonata in un vicolo seminascosto della città. Una libreria di libri già letti: libri usati, passati di mano in mano e di vita in vita, che Matías raccoglie e rivende andando in giro per le case madrilene. Ed è proprio mentre, carico di una pila di volumi, si inerpica come ogni giorno su per il vicoletto, che una donna lo vede. Si chiede chi sia quest'uomo che gira la città con le braccia piene di libri, e comincia a seguirlo. Da quel giorno la vita di Alice, inglese arrivata a Madrid prima della guerra, cambia per sempre. Grazie alla piccola libreria di Matías, e grazie a un libro: quello sistemato su un leggio in vetrina, che Lola e Alice leggeranno insieme, pagina dopo pagina. Piano piano, un'amicizia eccezionale, intensa e tessuta capitolo dopo capitolo, prende forma. Un'amicizia tra due donne che portano entrambe il peso del passato, due segreti – e due amori – nascosti nelle pieghe degli anni di guerra, e che entrambe troveranno, infine, il coraggio di rivelare. Solo così la vita com'era prima, prima della guerra, prima della dittatura, forse potrà tornare.  



STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 7



Imboccai il vicolo, e nel preciso istante in cui vidi quel posto, una libreria di seconda mano con la vetrina piena di matite colorate, gessetti e libri di Jules Verne, capii che stava succedendo qualcosa di straordinario. Potevo girare sui tacchi e lasciar perdere tutto.
O potevo entrare.
Entrai

In una Madrid, sconvolta dalla guerra civile, Lola e Matias cercano di dare un senso alle loro vite dopo che la crudeltà della guerra ha distrutto le loro esistenze, la loro casa editrice e i loro sogni. Ora Lola e Matias gestiscono una piccola libreria di libri già letti. Alice, inglese giunta a Madrid prima della Guerra, entrerà nella loro libreria e cambierà, per sempre, il corso delle loro esistenze. Tra Lola e Alice nasce, grazie alla lettura di un libro, un’amicizia vera e intensa. Un’amicizia che permette confidenze reciproche, la rivelazione di segreti taciuti ma mai dimenticati. Leggendo insieme, giorno dopo giorno, un romanzo molto particolare, “La ragazza dai capelli di lino”, le due donne condividono le loro passioni e traggono coraggio l’una dall’altra. Quel coraggio che darà loro la speranza di riavere una vita come era prima della guerra, della dittatura.


Ho letto questo romanzo con passione e coinvolgimento. Mi sono ritrovata a far i conti con una storia in puro “stile Matrioska”. 
Infatti la narrazione principale contiene altre storie che si rincorrono, intrecciandosi, disegnando un canovaccio che crea un “ricamo di sensazioni impreziosito da emozioni che rapiscono il cuore”. Il ritmo pacato, la struttura narrativa agile e fluida, rendono la lettura molto piacevole con salti temporali che illuminano il percorso di crescita dei nostri protagonisti. 
Tra intuizioni e colpi di scena il romanzo ci pone davanti temi importanti su cui riflettere: i primi amori, le cocenti delusioni, le scelte di vita, l’impegno sociale e politico, la lotta per i propri diritti per la difesa di quegli ideali per cui si è pronti a morire. 




La speranza verso un futuro migliore passa anche attraverso l’accettazione di un passato che ci vive accanto, ci segue come un’ ombra e ci accarezza con le sue gelide mani. Cosa ci rimane di coloro che abbiamo amato se non un ricordo celato nel nostro cuore?
Si spazzano i cocci del cuore
 Con cura si ripone l’amore
 Che non vorremmo più usare
 Sino all’eternità.
 Immagino che tu li senta, vero?
 Anch’io, come te, tutti i giorni"

La vita quando era nostraӏ un romanzo che ci regala la speranza.
La strada verso un futuro migliore non è facile da percorrere, le tante difficoltà ci attendono, ma noi possiamo contare sulla nostra ostinazione, sul coraggio che ci viene donato dal potere della lettura.

Perché un giorno senza leggere è un giorno perso

lunedì 24 febbraio 2014

Detective Gufo #24

"Detective Gufo" è una rubrica settimanale creata da me appositamente per il blog Penna d'oro.
Perché detective? Semplice, Gufo andrà in giro tra i vari blog per scovare la recensione più 
emozionante tra le tante che vengono pubblicate. 


Buon inizio settimana a tutti.

Oggi è una bella e fredda giornata invernale, Detective Gufo ha scovato per voi una recensione molto particolare. 

Si tratta di Cento giorni di felicità” di Fausto Brizzi
Recensione scritta da Laura del Blog “La Libridinosa



Cosa faresti se mancassero cento giorni alla tua morte?...Non ho nessun merito per essere ricordato ufficialmente. Per giustificare una lastra di marmo su un palazzo…L’unico rimpianto è aver dovuto scoprire di morire per cominciare a vivere

Ho letto queste frasi, tratte dal romanzo, con interesse ed emozione. 
A una trama avvincente si è unito poi il giudizio di Laura che ha assegnato un bel 9 a questo libro.
Per meritare questo voto così alto il romanzo deve aver lasciato il segno nell’animo della nostra amica blogger. Infatti vi riporto alcune frasi della bellissima recensione di Laura:
Questo romanzo fa piangere (tanto) quindi, armatevi di fazzoletti e preparatevi ad entrare nella vita di una persona come noi che, d’improvviso, scopre che il gioco sta per finire. Più volte mi sono trovata a ridere per i racconto di Lucio e, pochi attimi dopo, avevo in mano un fazzoletto per asciugarmi le lacrime…'Cento giorni di felicità' è uno di quei (pochi) libri che, quando hai finito di leggerli, ti fa sentire l’esigenza di fare quattro chiacchiere col suo autore

Questa mattina sono corsa in libreria a comprare il libro e ho comprato anche i fazzoletti x)


Risate e lacrime mi attendono.
Brava Laura!


 Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, scopre di avere una malattia e solo cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri fi­gli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspetta­to. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sor­prende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa più difficile di tutte: essere feli­ce.

sabato 22 febbraio 2014

Il sabato del sondaggio #26

"Il sabato del sondaggio" è una rubrica settimanale creata da me appositamente per il blog Penna d'oro. 
Ogni sabato elaborerò delle domande per scambiare, con voi lettori, opinioni, pareri, 
consigli su temi che riguardano il mondo dei libri.

A volte mi succede di pensare alla miriade di libri pubblicati nel mondo! 
Il rapporto tra lettori e scrittori è davvero impari e non riesco a escogitar nulla che mi permetta di guadagnar posizioni in questa rincorsa senza speranza.
Massimo Troisi nel film “Le strade del signore sono finite” diceva:
“Io non leggo mai... Io sono uno a leggere loro sono milioni a scrivere.. Non li raggiungo mai!!”



Alcune volte con l’ironia si può dire una gran verità!  Per me la lettura e la vita procedono insieme, sono ottime compagne di viaggio, si sostengono a vicenda nei momenti difficili, sorridono insieme quando la felicità fa capolino tra le difficoltà che inevitabilmente incontriamo lungo il cammino. Leggere è una droga benefica che rinfranca lo spirito e nutre la mente, ma potrei leggere di più rispetto a quanto già faccio? 
Mi spiego: durante il giorno non riesco a usufruire di ogni attimo libero per leggere. Invidio coloro che riescono a isolarsi, con un libro tra le mani, anche se si trovano su un treno, in un ufficio, nell’anticamera del dottore, o dove più vi aggrada. 
Ultimamente ho trascorso alcuni giorni a Roma e ho visto tante persone leggere in Metropolitana o alla fermata dei bus. Mi direte: questo vuol dire ottimizzare il tempo, riempire le pause, vuol dire non sprecar neppur un attimo della giornata. Così facendo riuscirei, forse, a leggere un numero più elevato di libri diminuendo il divario tra “ciò che ho letto e ciò che mi rimane da leggere”. 
Se dovessi quantificare la mia passione, direi che, in un mese riesco a leggere cinque o sei libri. Molto dipende dagli impegni ma anche da quanto i romanzi riescano a coinvolgermi. 
Se ho tra le mani un thriller, cosa che accade molto spesso, non riesco a staccarmi facilmente dalle sue pagine. Io sono una persona molto abitudinaria, amo leggere di sera, a letto, prima di dormire. Non amo la confusione attorno a me, i rumori mi deconcentrano, quindi solo di sera,quando tutti dormono, si creano le condizioni ottimali per una lettura proficua e rilassante.  Infatti sul mio comodino c’è una pila di libri “in attesa” e molte volte mi chiedono se dormire con tutti quei thriller accanto non comporti “Incubi” e notti travagliate. Io sorrido e penso che, se potessi, non dormirei proprio e leggerei, leggerei, leggerei…
Ora, riprendendo il filo del discorso, ho calcolato che in un anno riesco a leggere tra i 54 e i 60 libri. Ben poca cosa visto il ritmo con cui l’editoria e il self publishing pubblicano nuovi testi. Pur amando i libri da sempre, quanti ne potrei mai leggere nell’arco di una vita? Qualsiasi numero mi sembra sempre infinitamente piccolo, mi sento una lettrice che rincorre l’ infinito. Conscia del fatto che leggere è un piacere e non un’ imposizione, vi chiedo:

“Voi, quanti libri riuscite a leggere in un anno? Avete delle strategie di lettura per ottenere dei risultati sempre più soddisfacenti?”

mercoledì 19 febbraio 2014

RECENSIONE "Il Grattacielo" di Francesco Capasso


Buon mercoledì cari lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo breve ma intenso:

Il Grattacielo” di Francesco Capasso.
L’autore, giovanissimo, al suo secondo lavoro, dopo “Il Silenzio Profanato”, pone all’inizio di questa storia una Premessa in cui illustra il suo pensiero sull’autopubblicazione. Egli definisce il self publishing  una possibilità, per l’autore, di pubblicare la sua opera senza l’intermediazione di un editore tradizionale. Capasso non considera questa pratica un mezzo per evitare i “no” delle case editrici ma una libera scelta per far conoscere la propria opera.



Il grattacielo

Autore: Francesco Capasso

Genere: Romanzo


Editore: Autopubblicato su Amazon

Pagine: 43 p.

Prezzo: € 0,89

Trama:
Trovarsi in un grattacielo e perdersi tra i suoi piani. Seguire l’impulso di salire sempre più su, anche se si sta cercando la via di ritorno. Intraprendere un viaggio in verticale tra personaggi surreali: l’uomo uccello, il collega della morte e tanti altri, mentre il mondo caotico della città si allontana, è sempre più in basso, e noi sempre più immersi nel cielo, che è lo specchio del mare della nostra coscienza.




STILE: 7
STORIA: 7
COPERTINA: 6




Il Grattacielo” è  un racconto fantastico-allegorico che rappresenta una riflessione sulla vita. E’ il riflesso di un viaggio introspettivo con l’incontro di personaggi allegorici. Il protagonista è un uomo, Gabriel, che deve pagare una multa per eccesso di velocità. L’Ufficio Pagamenti è sito in un grattacielo. Gabriel non sa l’esatta ubicazione dell’ufficio e inizia la ricerca salendo un piano dopo l’altro. Ben presto si accorge che le scale, al suo passaggio, svaniscono. Non può tornare indietro ma salire sempre più su. Durante questa salita, Gabriel incontra dei personaggi molto suggestivi che portano il lettore a una riflessione verso un’analisi morale e psicologica del testo. L’Uomo Uccello, Il Collega della Morte, L’Inventore, sono alcuni coprotagonisti di questa ascesa. Ho trovato interessante la personificazione di due creature che riflettono i mille problemi esistenziali dell’uomo. 


Al 96° Piano incontriamo “L’Uomo Invisibile”:
“Devi saper che io sono uno scrittore…Fin quando fui fanciullo, per me fu solo diletto…Poi da adulto sentii l’esigenza di pubblicare. Di rendere noto a tutti quello che mi passava per la mente. Cominciai a girare in cerca di editori. Fu allora che divenni invisibile”

Al 98° Piano c’è “L’Invalido”:
“Non credevo che sarebbe finita così quando ho iniziato. No, non lo credevo. Ero giovane, ero forte, non avevo pensieri o preoccupazioni. E mi dissi: OK, lo faccio, che sarà mai. Presi un coltello e ne staccai un pezzo. Cominciai dal quinto dito del piede. Lo tagliai e lo mangiai”


Gabriel è sempre più angosciato, sente la necessità di tornare indietro, ma non può. 
All’ultimo piano si verifica l’incontro più importante che lascio a voi il piacere di scoprire.
In questo breve romanzo idee e apparenze, realtà vera e il suo riflesso nell’immaginario, si mescolano creando una cornice inquietante. La salita propone varie riflessioni, ogni incontro può essere interpretato secondo la sensibilità del lettore. Una cosa è chiara: l’uomo non può vivere isolato, lontano dalle persone che ama con cui ha creato una quotidianità fatta di semplici gesti che lo rendono sicuro  perché simbolo delle proprie radici . L’io è, a volte, un elemento difficile da conoscere. Tuttavia è la conoscenza di sé che rappresenta il punto di partenza per creare un rapporto con gli altri.  Gabriel non si cura molto dei personaggi emblematici che incontra forse perché deve tornare a essere generoso con se stesso prima di poterlo essere anche con gli altri.
Ho letto questo breve racconto con interesse, avrei voluto un maggior approfondimento delle tematiche affrontate in punta di piede. Le figure rappresentate con un po’ di follia e realtà, sono fonte di riflessione ma il romanzo è pervaso dalla “fretta di concludere”. Buona l’abilità narrativa. Peccato per i molti refusi. Tuttavia questo racconto, di 62 pagine, è una piacevole lettura! Lo consiglio a tutti coloro a cui piace cercare una morale tra le parole, a coloro che riescono ad affrontare la vita a viso duro. Il percorso pluritematico è un guardasi allo specchio per meditare e per alzare gli occhi verso il cielo che inevitabilmente riflette il nostro vero “io”.


domenica 16 febbraio 2014

RECENSIONE "I Figli del Pozzo di carne" di Federica Soprani e Vittoria Corella


 Cari lettori,
se cito le nebbie della Londra vittoriana, la passione e la follia, un Medium e un ex Ispettore, l’istinto e la ragione, due cuori spezzati…a cosa e a chi pensate immediatamente? 
episodio 1
recensione - ebook
  
episodio 2
recensione+intervista - ebook
Ma bravi, avete capito che mi riferisco a Jericho e Jonas, travagliate creature nate dal talento di due bravissime scrittrici. Lo so che non c’è bisogno di dire i loro nomi perché tutti noi le conosciamo, ma giusto per quei pochi che ancora non lo sanno, dirò che mi sto riferendo a Federica Soprani e Vittoria Corella
Dopo “La Società degli Spiriti” e La Lega dei Gentiluomini Rossi”, le due talentuose scrittrici hanno confezionato il terzo episodio della serie Victorian Solstice.  Mi riferisco al racconto:  I Figli del Pozzo di Carne



Autore: Federica Soprani e Vittoria Corella
Casa EditriceLite
Pagine: 102 p.
Prezzo:  1,99 ebook
Serie: Victorian Solstice 

Episodio: 3




Trama: Nella Londra Vittoriana Uomini Neri e Boogeymen esistono davvero. I Mostri sono veri e hanno fame. Vengono e portano via quelli che hanno più paura. Per sconfiggere i Mostri ci vuole coraggio, follia e un pizzico di disperazione. Una nuova avventura di Jericho e Jonas nella pancia della Londra più nera.





STILE: 9
STORIA: 8
COPERTINA: 7


 

Che dire! Splendido!

Iniziamo con ordine. Il titolo è già un chiaro indizio su ciò che le due autrici hanno elaborato per noi lettori. 
Il Pozzo di carne di Macklin Street era un luogo che non c’era… Era un luogo che non era un luogo, al crocevia di strade con nomi di re, una zona d’ombra in pieno sole, una pustola purulenta sul seno immacolato di una regina vergine”.

Il breve romanzo ha un inizio d’impeto travolgente, le autrici non si perdono in giri di parole, il mistero è presente fin dalle prime pagine, l’inquietudine ti avvolge complice le nebbie londinesi e ti cela l’avvicinarsi dell’Uomo Nero (Boogeyman). 
Attento lettore! Questa storia fa venire la pelle d’oca e non c’è via di scampo: si rimane ipnotizzati dall’evolversi vorticoso degli avvenimenti. Se avete paura del buio sappiate che Boogeyman non è più l’incubo dei bambini che non vogliono dormire, le loro paure diventano realtà. 

In questo racconto ritroviamo Jericho e Jonas che hanno preso possesso della casa 'Fine del Mondo'. La presenza di Jonas influisce positivamente sull’animo tormentato di Jericho.
“Jonas Marlowe che gli diceva che non era più solo… che respirava da qualche parte nella casa silenziosa. Lo assordava, quel respiro, perfino quando tentava di scivolare via, di perdersi nella tomba silenziosa che si portava dentro. Lo distraeva dal laudano. Lo distraeva da se stesso”.

Ma gli incubi del Medium continuano, hanno un unico nome: Cristophe Safire il cui ricordo si “anima” e diventa “presenza”.  
“Sei ancora molto romantico, Cristophe…Ci sono cose che non muoiono- disse il mago. Jericho evitava di guardargli le labbra. Sapeva che erano blu. Cianotiche.”

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Con questa “dolce follia” ha inizio la nuova avventura dei nostri gentiluomini che dovranno far luce sulle misteriose sparizioni dei bambini  del Mondo Di Sotto dove regna il Re Dei Topi. Ancora una volta Londra è il palcoscenico di un dramma che si svolge senza che nessuno se ne occupi. Le strade londinesi sono lo spartiacque tra il Mondo di Sopra e il Mondo Nascosto, regno delle fogne, dove vige la legge del Taglione. 
Jericho e Jonas riusciranno a ritrovare i bambini scomparsi? Cosa succederà?


Londra è una città misteriosa e pericolosa, divisa, da una immaginaria linea di confine, in due parti: il Mondo di sopra e il Mondo di sotto. La violenza, però, non conosce barriere e i nostri due eroi dovranno risolvere un caso misterioso che vede la scomparsa di un bambino di nome Ansel. In verità i bambini scomparsi sono tanti, la polizia non si cura di loro, ma possono Jericho e Jonas abbandonare dei teneri fanciulli a un atroce destino? Ma certo che no! Sicuramente la vita dei due gentiluomini non è tranquilla e piacevole. I fantasmi del passato non vogliono saperne di dileguarsi anzi “ritornano”. Ma non c’è tempo per perdersi nei ricordi che si personificano, bisogna agire! Il ritmo serrato della storia travolge il lettore che viene subito a contatto con personaggi molto, molto particolari…
Lancelot Mercyful, puntaspilli umano: 
“Era un giocattolo anche lui, una bambola di pezza con le cuciture in rilievo, un puntaspilli di carne e stoffa, gingillo e creazione del suo Giocattolaio”.
Galahad, fanciullo biondo dal volto paradisiaco ma dagli occhi da vecchio.
Tristan Mercyful, padre di Lancelot e Galahad, macellaio che vuol sempre accontentare i clienti.
“Tristan fischiettava sempre, quando lavorava, quando vedeva la sua bella moglie ammiccare civettuola agli altri uomini. Lui fischiava mentre lavorava con il coltello…”

E’ tutto un susseguirsi di colpi di scena in questo racconto che concentra in pochissime pagine un magnifico esempio di “palpitazione da lettura”. Leggendo, anzi divorando, questo romanzo mi sono resa conto che Federica e Vittoria hanno realizzato una storia avvincente che si colora con sfumature gialle e nere. Non si può rimanere passivi davanti a scene cruenti narrate senza la ricerca del particolare macabro, ma credetemi, sembra di leggere dei versi quasi poetici. Coraggio, follia, disperazione sono i sentimenti alla base dell’agire di Jericho e Jonas che dovranno combattere contro dei “Mostri che hanno fame”. Tra le pagine del racconto sgorgano lacrime, scorre del sangue, terrore e morte si mescolano in momenti ad altissima tensione. I protagonisti, tutti in egual misura, sono perfettamente descritti con un’analisi psicologica che rende tutto più reale. “Le parole” sono usate come un’arma anzi come la lama di un coltello.

Vittoria e Federica hanno dimostrato, ancora una volta, di essere in piena sintonia, scrivono amalgamando alla perfezione i loro “istinti letterari”. Le parole si piegano ai loro voleri, con molteplicità di termini, nomi fantasiosi, l’uso caleidoscopico dell’aggettivo. Queste scrittrici sono caratterizzate dall’avere una notevole potenza narrativa con uno stile diretto e personale. Con loro ogni emozione violenta si trasforma in un trionfo di delicate sensazioni a cui nessuno può sottrarsi. 

In attesa di sviluppi, che spero non tarderanno ad arrivare, sulla “dolce follia” di Jericho e “sulla trasformazione”  di Jonas, invito tutti a leggere “I Figli del Pozzo di Carne”. Non potete perdervi una storia che vi emozionerà tenendo alta la tensione, per tutta la narrazione, disegnando luci e ombre dell’animo umano.  Leggetela, è un consiglio di Aquila Reale!